Movimento dei Focolari

Eventi in Oceania e nel continente americano

Dal Nord America all’Oceania, le comunità dei Focolari hanno ricordato il 14 marzo, a due anni dalla sua partenza per il Cielo, Chiara Lubich. Messe di ringraziamento, feste e ricevimenti. Ma soprattutto momenti vissuti in famiglia e di profonda comunione. Presenti ovunque rappresentanti  di diverse religioni, segno di una società fortemente multietnica. Nella Mariapoli Luminosa, cittadella del Movimento dei focolari che si trova vicino a New York, il programma si è centrato sull’impatto del carisma dell’unità nel mondo della famiglia. Nel corso della giornata è stato infatti conferito l’annuale Premio Luminosa per l’Unità  ad Howard e Rose Belcher, tra le primissime famiglie del Nord America ad aderire alla spiritualità dei Focolari. Erano presenti anche i musulmani seguaci dell’Imam Warith Deen Mohammed, “felici – scrivono da New York – di essere insieme a noi per ricordare Chiara”.  A celebrare invece la Santa Messa è stato mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. A Los Angeles, centro del cinema mondiale nonché dello star system  internazionale, la cerimonia non poteva non svolgersi presso il centro del “Family Theater Production” dove la comunità dei Focolari è stata accolta dal suo direttore nazionale, padre Willy Raymond e da mons. Chaffman dell’arcidiocesi di Los Angeles.  Di Chiara è stato ricordato in particolare “la sua capacità di comunicare al massimo, utilizzando per un grande bene, tutti i media”. “Ora più che mai – ha aggiunto padre Raymond – la sua vita continua ad irradiare. Direi che la sua vita è un’unica opera d’arte”. A Washington, nella Basilica dell’Immacolata Concezione, si è ricordata Chiara come “la donna del Vangelo, che con il carisma dell’unità, ha accolto tutti a braccia aperte”. “Un immenso grazie a Chiara” giunge da Chicago dove padre Tom Baima, rettore del Seminario, ha sottolineato l’importanza della “spiritualità comunitaria in una società in cui domina l’individualismo”. Da Vancouver a Montreal fino Toronto. E’ la festa del Canada riunito attorno al carisma  dell’unità. “Chiara – ha detto il vescovo ausiliare di Toronto, mons. André Gazaille – ha dato un contributo importantissimo alla Chiesa, centrato sull’amore”. Con salto planetario, anche le immense isole dell’Oceania, dalla Nuova Caledonia alle isole Fiji a Perth, Sydney, Wellington, Auckland e Melbourne, si sono strette in questo giorno a tutte le comunità dei Focolari sparse nel mondo. L’arcivescovo di Melborne, mons. Dennis Hart, ha affermato: “Voi siete gli ambasciatori dell’amore di Cristo”. (altro…)

Oltre il profitto: obiettivi più grandi, che sanno di eterno

Un racconto a due voci: Tom, che ci ha lasciato da qualche anno, e Jeanne, la moglie, che ha condiviso con lui questa esperienza. “Il mio settore di attività si stava riducendo, ed avendo risparmiato qualche soldo, ho pensato che era il momento di iniziare una attività in proprio. Proprio allora avevo saputo dell’economia di comunione, e con mia moglie Jeanne siamo stati subito attratti dalla possibilità di renderci responsabili non solo di provvedere alla nostra famiglia ma anche alle necessità di tanti nel mondo”. “Il saper preparare e condividere il cibo era da generazioni tradizione della famiglia Petrucci, così abbiamo deciso di aprire un ristorante a Camarillo, in California: il Petrucci’s”. Jeanne, che ha lavorato negli ultimi anni al ristorante, così descrive come Tom gestiva l’azienda: “Voleva dare a ciascuno dei suoi collaboratori la possibilità di migliorarsi: se qualcuno era stato assunto come lavapiatti o autista ma voleva imparare un lavoro di livello superiore,Tom gli dava sempre la possibilità di farlo; se poi uno diventava esperto nel nuovo lavoro e non vi era per lui un posto adeguato, non cercava di trattenerlo in azienda. Molti avevano una famiglia a cui provvedere e Tom voleva che potessero migliorare ed avere successo”. Tom scriveva: “Nel nostro ristorante cerchiamo di lavorare come se tutto dipendesse da noi, ma sapendo che in realtà tutto dipende da Dio. Jean ed io ben sappiamo che non faremo mai grandi profitti, ma sentiamo che riuscendo a dare lavoro a dieci persone, assicurando così un’entrata a dieci famiglie, ed in più contribuendo a ridurre il problema della povertà, abbiamo raggiunto obiettivi più grandi, che sanno di eterno”. “Nel breve momento di meditazione del mattino scegliamo un pensiero chiave da mettere in pratica durante il giorno. A volte sono bombardato da migliaia di idee su come gestire meglio il ristorante, su come guadagnare di più, e così via, ma l’unità degli altri mi permette di rimanere orientato a ‘quello che conta veramente’. Il momento insieme del mattino rafforza nella mia anima la decisione che con Jeanne abbiamo preso quando abbiamo iniziato questa avventura: e cioè di amare il momento presente e cercare la volontà di Dio, non la nostra. Quando abbiamo iniziato l’attività sapevamo ben poco su come gestire un ristorante. Se ha successo, è perché è nei Suoi piani”. “Fin dal primo mese di apertura del ristorante, abbiamo deciso di dare comunque una somma mensile per i poveri. Un atto di fede che ci ha aiutato a tenere sempre al primo posto l’importanza del dare”. (Tom e Jeanne Petrucci, da L’amore come piatto principale in Economia di Comunione, Periodico quadrimestrale, Anno X/n.2, novembre 2004) (altro…)

Il Vangelo “funziona”… Fioretti del tempo presente

I tre cappotti

Una mamma di New York ha tre bambini piccoli. E’ povera, e quell’inverno bisognava comprare i tre cappotti ai tre bambini, perché ormai erano consumati. Lei non ha soldi, ma attraverso il giornale vede che c’è un negozio che svende cappotti a prezzo minimo. Allora lei dice: bisogna che ne approfitti, entro oggi devo andare a comprare i tre cappotti per i bambini. Ma in quel momento la suocera – che viene solo di rado – telefona per fare una visita ai bimbi. Dapprima pensa: io dico che devo uscire. E subito dopo: ma Gesù riterrà fatto a sé quello che io dico a lei, perché c’è Gesù anche dietro di lei. Allora dimentica i cappotti, con grande dolore per i suoi bambini, e risponde al telefono: “Vieni pure.” Finalmente arriva, suona il campanello ed entra questa signora anziana con un grande pacco, va lì dai tre bambini e lo apre. Cosa conteneva? Tre cappotti, piccolini, per i bambini. E’ proprio Gesù che risponde.

Per un atto d’amore

Mentre faccio la passeggiata giornaliera, indicata dal medico, cerco di conoscere il quartiere dove risiedo da poco tempo: sono, infatti, il nuovo vescovo del posto. Alcuni giorni dopo, mi trovo a mettere un po’ d’ordine nella casa vescovile, cercando di far sì che essa esprima meglio Dio, che è bellezza. Trovo alcuni candelabri di bronzo che non vanno d’accordo col resto. Mi viene in mente un piccolissimo negozio di compravendita, scoperto durante le passeggiate. Penso che, data la difficile situazione economica dell’argentina, il suo proprietario possa trovarsi in gravi difficoltà, e vedo in lui Gesù. Chiedo alla segretaria di fare un pacco con i candelabri e consegnarli a quel signore con un bigliettino che dice: “Sono un piccolo dono del vescovo. Se riesce a venderli, la prego di dare i soldi ai poveri. Ma, se lei ne avesse bisogno, può tenerseli.” Nel pomeriggio improvvisamente viene al vescovado questo signore. Insiste che vuol vedermi. Quando ci troviamo di fronte mi dice: “Oggi volevo suicidarmi. Ma, quando è arrivata la sua segretaria, ho capito che io interessavo ancora a qualcuno, e ho cambiato idea. Mille grazie!” (Argentina)

Come i primi tempi

Un sabato mattina arriva una persona a farci una breve visita. Quando sta per uscire, sapendo che la sua famiglia ha tanti figli ed economicamente non va troppo bene, noi, focolarine, le abbiamo dato tutta la frutta che avevamo in casa: le nostre provviste per la settimana. Dopo un po’ arriva a visitarci un’altra famiglia che, essendo passata dal mercato, ci offre delle pere e mele fresche. Eravamo contente perché vi vedevamo il “date e vi sarà dato”. Nel pomeriggio, per fare un altro atto d’amore, avevamo promesso di andare ad una festa organizzata dalla comunità italiana del posto. Prima di arrivarvi però, abbiamo pensato di passare da un’altra famiglia bisognosa e di portare tutte le pere e le mele che avevamo ricevuto. Finita la festa, prima di partire, la famiglia che ci aveva invitato ci ha dato una scatola grande, piena di pere e mele del suo frutteto, di prima qualità, e in più un grandissimo cocomero. Eravamo felicissime, perché queste esperienze non succedevano soltanto ai primi tempi del Movimento, ma anche oggi. Il “date e vi sarà dato, una misura piena e traboccante vi sarà versata in grembo“, è di tutti i tempi. Pubblicato su I Fioretti di Chiara e dei Focolari, ed. San Paolo 2003

Il perdono a qualunque prezzo

Sia mio marito che i miei figli sono alcolizzati. Fino ad un anno fa, Tom il più grande conviveva con una ragazza. Tutti e due si sono trovati ad essere non solo alcolizzati, ma anche tossicodipendenti. E’ stato circa un anno fa che mio figlio è tornato a casa perché non andava più d’accordo con la donna con cui viveva. Intanto, però, era nato un bambino. L’idea di questo nipotino mi dava tanta pena perché la sua situazione era dolorosissima. Io ne incolpavo la madre e un giorno, incontrandola per la strada, l’ho apertamente accusata di tante cose. Ci siamo lasciate con tanta amarezza da ambo le parti. Inutile dire che tornando a casa mi sentivo colpevole di non aver amato. E tutte le giustificazioni che cercavo di darmi, il ripetermi che in fondo avevo ragione, che l’avevo fatto per mio nipote, non mi davano pace. Qualcosa dentro di me mi spingeva a chiamarla per chiedere scusa, anche se trovavo la cosa molto difficile. Non sapevo neanche se mi avrebbe ascoltata. In realtà, quando io mi sono scusata con lei, è stata poi lei a scusarsi con me. Alcune settimane dopo questo episodio, Dorothy è stata messa in prigione. Le cose andavano di male in peggio, e io, preoccupata per la situazione del nipotino, provavo un forte risentimento verso i genitori che l’avevano messo al mondo in quella situazione. Non essendo sposati, il bambino sarebbe stato affidato allo Stato. Il risentimento dentro di me cresceva di ora in ora, eppure le parole di Gesù sul perdono non mi davano pace. Dovevo amare anche Dorothy, qualunque cosa fosse successa a mio nipote. Dopo vari sforzi, finalmente la Parola ha fatto breccia nel mio animo ed è stato con un’anima nuova che sono andata a trovarla in prigione: mi ha abbracciata, commossa. Credo abbia sentito che sono andata per amarla ed accettarla così com’era. E’ stata lei a parlarmi del bambino e a chiedermi se potevo tenerlo io. Così la custodia legale del nipotino è passata a mio figlio e ambedue adesso sono sotto il mio tetto. Mi è sembrato il centuplo promesso da Gesù a chi cerca il suo Regno, facendo la sua volontà, il frutto dell’essermi impegnata ad amare, fino in fondo. (J.S. – USA) (altro…)