«Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino». Così, Papa Francesco, all’Angelus del 2 febbraio scorso. L’Anno della vita consacrata, «un tempo di grazia per la vita consacrata e per la Chiesa», è stato pensato nel contesto dei 50 anni del Concilio Vaticano II; e più in particolare nella ricorrenza dei 50 anni dalla pubblicazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita consacrata. Nella presentazione alla stampa, il Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, spiega come il «Concilio abbia rappresentato un soffio dello Spirito non soltanto per l’intera Chiesa ma, forse in modo particolare, per la vita consacrata. Siamo pure convinti che in questi 50 anni essa ha percorso un fecondo cammino di rinnovamento, non esente certamente da difficoltà e fatiche, nell’impegno di seguire quanto il Concilio ha chiesto loro: fedeltà al Signore, alla Chiesa, al proprio carisma e all’uomo di oggi (cf. PC 2)». È proprio sul rinnovamento che, alla vigilia dell’apertura dell’Anno, insiste papa Francesco rivolgendosi ai religiosi: «Non dobbiamo avere paura di lasciare gli “otri vecchi”: di rinnovare cioè quelle abitudini e quelle strutture che, nella vita della Chiesa e dunque anche nella vita consacrata, riconosciamo come non più rispondenti a quanto Dio ci chiede oggi per far avanzare il suo Regno nel mondo».
Quali gli obiettivi? Innanzitutto, «Vogliamo che sia un’occasione per fare “memoria grata” di questo recente passato – continua il cardinale – (…); riconoscere e confessare la nostra debolezza, ma anche ‘gridare’ al mondo con forza e con gioia la santità e la vitalità che sono presenti nella vita consacrata». Secondo obiettivo: «Abbracciare il futuro con speranza. Siamo ben coscienti che il momento presente è delicato e faticoso (…) ma vogliamo assumere questa crisi come un’occasione favorevole per la crescita in profondità (…). Di fronte a tanti “profeti di sventura”, vogliamo rimanere uomini e donne di speranza». Terzo obiettivo: «Vivere il presente con passione. La passione parla di innamoramento, di vera amicizia, di profonda comunione (…). Di testimoniare la bellezza del seguire Gesù nelle molteplici forme in cui si esprime la nostra vita. In quest’Anno i consacrati vogliono “svegliare il mondo” con la loro testimonianza profetica, particolarmente con la loro presenza nelle periferie esistenziali della povertà e del pensiero». Mons. José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione, ha illustrato alcune iniziative che si terranno durante l’anno: «Diversi incontri internazionali a Roma, per giovani religiosi e religiose, incontro dei formatori e formatrici; congresso internazionale di teologia della vita consacrata, con la collaborazione delle Università Pontificie, sul tema: “Rinnovamento della vita consacrata alla luce del Concilio e prospettive di futuro”; mostra internazionale su: “La vita consacrata e Vangelo nella storia umana”, con diversi stand secondo i vari carismi; un simposio sulla gestione dei beni economici e patrimoniali da parte dei religiosi; anche per le suore contemplative proporremo una “Catena mondiale di preghiera fra i monasteri”». I religiosi e le religiose del Movimento dei Focolari, invitano attraverso una lettera, a «vivere con un cuor solo, come un solo corpo, affinché quest’Anno possa segnare un’ulteriore tappa verso l’ut omnes», l’unità chiesta da Gesù al Padre. La chiusura dell’Anno è prevista per il 2 febbraio 2016, Giornata mondiale della vita consacrata. Programma
Coinvolgersi per fare la differenza
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