«Avendo saputo dei gravi disordini che si sono verificati in Burkina Faso, ho telefonato ai focolarini di Bobo-Dioulasso per chiedere notizie e per assicurare l’unità e le preghiere. Ho parlato con Dominique che mi ha rassicurato che la situazione, pur se tesa, è calma», scrive Augusto Parody Reyes, medico spagnolo, 24 anni vissuti in Africa, adesso al Centro internazionale dei Focolari. Ecco in breve la situazione secondo l’Agenzia Misna, in continua evoluzione: nei giorni scorsi a Ouagadougou e nelle principali città del paese si sono tenuti cortei di protesta senza precedenti per bloccare la strada alla candidatura del presidente Blaise Compaoré, al potere dal 1987, alle elezioni del 2015. Ma queste proteste sono degenerate il 30 ottobre nella capitale, ma anche a Bobo Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, proseguendo nel pomeriggio dopo l’assalto e l’incendio del parlamento. Fonti di stampa locali hanno riferito di almeno una persona uccisa negli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Segnalati anche saccheggi di negozi e di banche. Nel pomeriggio i dimostranti hanno circondato anche la sede della presidenza. Proclamazione dello stato di emergenza, dissoluzione del governo e appello per un negoziato con i dimostranti: sono gli elementi chiave di un messaggio trasmesso alla radio dal capo di Stato, dopo ore di disordini e violenze nel cuore di Ouagadougou. Poi, si è saputo che il presidente Blaise Compaoré non ha rassegnato le dimissioni e ha cancellato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, decretato poche ore prima. Gli ultimi provvedimenti sono stati annunciati direttamente da lui con un’allocuzione televisiva. Le dichiarazioni del presidente hanno aggiunto ulteriore confusione ad una situazione già intricata ed incerta. Di fatto, a Ouagadougou la capitale, non è chiaro chi sia attualmente al potere. Infatti, poche ore prima il capo di stato maggiore delle forze armate aveva fatto sapere che “i poteri esecutivi e legislativi verranno affidati ad un organismo di transizione che sarà costituito tramite consultazioni tra tutte le forze vive della nazione”. Inoltre l’obiettivo della transizione sarebbe “il ritorno all’ordine costituzionale entro 12 mesi”. L’esercito ha anche decretato un cessate il fuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 19 alle 6. Questa la situazione al 30 ottobre, che è in continuo sviluppo. Infatti, nel frattempo il presidente si è dimesso e non si sa dove sia. I militari si sono divisi in due gruppi: l’esercito e la guardia presidenziale, ognuno con un leader a capo. “Stiamo pregando per la pace. Chiediamo a tutte le parti di dare prova di ritegno e di limitare i danni in questo momento particolarmente critico per la nostra nazione”: è l’appello rivolto dal vescovo di Bobo Dioulasso e presidente della Caritas Burkina Faso, monsignor Paul Ouédraogo, “nel quale tutti – dicono i Focolari del Burkina Faso – ci sentiamo espressi”. Aggiornato al 3 novembre 2014
Andare oltre ai nostri schemi
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