Movimento dei Focolari

Chiara Lubich: agire da figli di Dio

Stabilire rapporti che conducano alla pace è qualcosa di rivoluzionario. La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani che il credente cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono rapporti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità, o di concorrenza, o di egocentrismo. Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario. Le relazioni infatti che normalmente esistono nella società sono di tutt’altro tenore e, purtroppo, rimangono immutate. Gesù sapeva che la convivenza umana era tale e per questo ha chiesto ai suoi discepoli di far sempre il primo passo senza aspettare l’iniziativa e la risposta dell’altro, senza pretendere la reciprocità: “Io vi dico: amate i vostri nemici… Se date il saluto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?”[1]. “…saranno chiamati figli di Dio”. Ricevere un nome significa diventare ciò che il nome esprime. Paolo chiamava Dio “il Dio della pace” e salutando i cristiani diceva loro: “Il Dio della pace sia con tutti voi”[2]. Gli operatori di pace manifestano la loro parentela con Dio, agiscono da figli di Dio, testimoniano Dio che – come dice il Concilio – ha impresso nella società umana l’ordine, che ha come frutto la pace.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 197) [1]     Mt 5, 43.47 [2]     Cf. Fil 4, 9 (altro…)

Chiara Lubich: operatori di pace

La Parola di vita di questo mese di novembre 2021 ci invita ad essere operatori di pace. Chiara Lubich spiega in questo brano come si può diventarlo. Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù? Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano la tranquillità, non sopportano le dispute e si manifestano per natura loro concilianti ma spesso rivelano un recondito desiderio di non essere disturbati, di non voler avere noie. Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle brave persone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese. Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti per procurarla a coloro che sono in discordia. Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Occorre essere portatore di pace anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e la sua volontà. Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che si incontra in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni ecc.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 196) (altro…)

Chiara Lubich: Santi per amore dei fratelli

Nella festa di Tutti i Santi, Chiara Lubich ci invita a cercare la santità insieme per testimoniare l’amore reciproco anche oltre il limite della nostra vita terrena. Si è capito che noi siamo chiamati ad amare i fratelli, ma che essi si possono amare poco o molto. Ama poco colui che si limita a farlo durante la sua vita terrena; ama molto, invece, chi trova il modo di amarli anche dopo, negli anni e nei secoli perché, vivendo in lui Cristo, rimane qui in terra come modello che molti possono imitare. Così hanno fatto i santi. Si medita sulla loro vita, sui loro scritti e sulle loro opere, anche dopo secoli e secoli dalla loro “partenza”. Sul loro esempio, anche noi possiamo far questo: farci santi per amore dei nostri contemporanei e di quelli che verranno, per dar loro luce e sprone nella via della vita per lungo tempo, e infondere nei loro cuori la fiamma dell’amore. Farci santi non quindi e non certo per la nostra soddisfazione, ma – oltre che per la gloria di Dio – per i nostri fratelli.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2019, pag. 430-431) (altro…)

Chiara Lubich: Siamo ancora in viaggio

“La vita può tradursi in una divina avventura” scrive Chiara Lubich suggendo il modo per rendere tale la nostra esistenza. Occorre imparare a guardare a quanto ci accade credendo che tutto è segno dell’amore di Dio per noi e tutto quanto ci succede può contribuire al nostro bene.. Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio. Il fatto è che egli ha un suo disegno d’amore su ognuno di noi, ci ama di amore personale, e – se crediamo a questo amore e vi corrispondiamo col nostro amore (ecco la condizione!), – porta ogni cosa al compimento del suo disegno su di noi. Basta guardare Gesù. Sappiamo come egli abbia amato il Padre. Ebbene, se si pensa anche solo un attimo a Lui, possiamo osservare come egli abbia realizzato [questa] Parola, durante tutta la sua vita. Nulla è successo a caso per Lui. Tutto ha avuto un significato. Ma si vede questa Parola impersonata in Lui in modo specialissimo soprattutto nell’ultimo tratto della sua esistenza: nulla è successo a caso nella sua passione e morte. Per Lui anche l’abbandono da parte del Padre, estrema prova, ha cooperato al bene perché con il suo superamento ha dato compimento alla sua Opera. Le cause erano magari cieche: quelli che l’hanno sottoposto a patimenti e poi alla morte non sapevano quello che facevano; e non solo nel senso che non conoscevano chi flagellavano e crocifiggevano, ma anche perché non conoscevano di essere autori d’un sacrificio, del sacrificio per eccellenza, che avrebbe fruttato la salvezza dell’umanità. I dolori arrivavano quindi a Gesù senza questa intenzione, ma egli, perché amava il Padre, li ha tradotti tutti in mezzi di redenzione, vedendo anzi in quei terribili momenti l’ora da sempre attesa, il compimento della sua divina terrena avventura. L’esempio di Gesù deve essere di luce per la nostra vita: tutto quanto arriva, quanto succede, quello che ci circonda e anche tutto quanto ci fa soffrire noi dobbiamo saperlo leggere come volontà di Dio che ci ama o una permissione di Lui che ancora ci ama. Allora tutto risulterà più che interessante nella vita; tutto avrà senso; tutto sarà estremamente utile. Coraggio: siamo ancora vivi. Siamo ancora in viaggio. La vita può ancora tradursi in una divina avventura. Il disegno di Dio su di noi può ancora compiersi. Basta amare e tener gli occhi aperti alla sua sempre splendida volontà.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Città Nuova, Roma, 2019, pp. 160-161) (altro…)

Chiara Lubich: Tutte le cose

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio», é la parola di vita che cerchiamo di mettere in pratica durante questo mese di ottobre 2021. Chiara Lubich, in questo brano ci aiuta a calarci di più in queste parole che l’apostolo Paolo scrisse ai Romani. Egli [Dio] fa concorrere tutto al bene di coloro che lo amano (…) Non per chiunque, dunque, tutto concorre al bene, ma per coloro che amano Dio e sono quelli che corrispondono al suo amore. Egli non ha per ciascuno di noi un amore generico, bensì un amore personale e speciale e fa concorrere tutte le cose al bene – cioè alla salvezza, alla vera felicità, al progresso spirituale – in coloro che lo amano. Tutte le cose. Non si tratta quindi soltanto della sua Parola o dei sacramenti o dei ministeri o dei vari mezzi, che Egli ha disposto nella Chiesa, per il nostro bene spirituale. Ciò sarebbe evidente. L’Apostolo vuol dire qualcosa di più: per chi crede all’amore di Dio e lo ama, le circostanze svariate, che condizionano la sua esistenza, non sono semplici effetti del caso o delle cieche leggi della natura o della volontà degli uomini, ma sono guidate da questo amore; sono tante occasioni e mezzi di cui Dio si serve per portare a compimento l’opera della sua santificazione. Egli si nasconde dietro tutti gli avvenimenti della sua vita, come dietro una particolare condizione di salute, un contrattempo, un cambiamento improvviso di programma imposto dalle circostanze; dietro lo stato di vita nel quale si trova, o una prova morale improvvisa, o una difficoltà di qualsiasi genere che incontra nel lavoro. Si nasconde dietro al fatto di trovarsi in un determinato posto oppure accanto ad un determinato prossimo. Tutto, per colui che ama Dio, anche le stesse mancanze della vita passata, acquista un significato positivo, perché in tutte queste circostanze egli sperimenta l’amore di Dio che vuole guidarlo verso la santità. (…) Dobbiamo anzitutto non fermarci mai all’aspetto puramente esteriore, materiale, profano delle cose, ma credere che ogni fatto è un messaggio con il quale Dio ci esprime il suo amore. Vedremo allora come la vita, che può apparire a noi simile ad un tessuto di cui non vediamo che nodi e fili confusamente intrecciati tra di loro, è in realtà un’altra: è il disegno meraviglioso che l’amore di Dio va tessendo sulla base della nostra fede. In secondo luogo, dobbiamo abbandonarci fiduciosamente e totalmente a questo amore in ogni momento, sia nelle piccole cose come nelle grandi. Anzi, se sapremo affidarci all’amore di Dio nelle circostanze comuni, egli ci darà la forza di affidarci a Lui anche nei momenti più difficili, quali possono essere una grande prova, una malattia o il momento stesso della morte.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 297) (altro…)

Chiara Lubich: Come se fosse il primo giorno

Viviamo un tempo durante il quale occorre camminare insieme, in uno stile sinodale. In questo brano di Chiara Lubich ci viene proposto mettere al primo posto l’amore per il fratello, per ogni fratello e sorella, ma sopratutto per coloro con i quali lavoriamo, studiamo, viviamo. […] Nell’aiuto al fratello sono […] riassunti tutti i nostri doveri. Lo conferma una di quelle parole della Scrittura, incentrate sull’amore, che risuonano in noi in modo particolare: “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5, 14). Se le cose stanno così, per noi tensione alla santità significa porre tutta la nostra attenzione, il nostro sforzo, nell’amare il fratello. Il cercare la santità […], per noi, non consiste tanto nel toglierci i difetti uno per uno, quanto nell’amare, nel pensare agli altri, dimentichi completamente di noi stessi. […] Ma si sa: chi ama il fratello, chi vive nell’altro, si accorge ben presto che non è più lui in realtà che vive in se stesso, ma Cristo in lui. Cristo vive nel suo cuore. E chi è Cristo? E chi è Gesù? È la santità. Noi troviamo la santità in Gesù, che fiorisce in noi perché amiamo. La santità per noi viene come conseguenza dell’amare. E noi non possiamo raggiungerla che in questa maniera. Se cercassimo la santità per se stessa non la raggiungeremmo mai. Amare, dunque, e null’altro. Perdere tutto, anche l’attaccamento alla santità, per tendere solo, solo, solo ad amare. Solo così potremo un giorno fare della santità un dono a Maria. […] Oggi ripartiamo come fosse il primo giorno della nostra rivoluzione d’amore, il primo giorno del nostro Santo Viaggio. Ripartiamo senza pensare a niente altro, perché nell’amore è tutto. Viviamo […] disponendoci ad amare ogni nostro prossimo proprio come noi stessi e per questo nell’atteggiamento costante di “calarci” in ogni singola situazione. […]

Chiara Lubich

https://vimeo.com/623447878   (Tratto da LUBICH, C; a cura di Michel Vandeleene, Conversazioni in collegamento telefonico, Cittá Nuova, Roma, 2019, pp. 120-121) (altro…)