Movimento dei Focolari
“Dharma e Compassione Buddista – Agape Cristiana”

“Dharma e Compassione Buddista – Agape Cristiana”

“Tra buddismo e cristianesimo c’è un profondo fossato. Nonostante ciò, come buddista della tradizione Mahayana, ho potuto capire molti aspetti del significato profondo del dolore di Gesù crocefisso. C’è una convergenza sul piano esistenziale tra l’esperienza buddhista della compassione e quella cristiana dell’amore”. Così il dott. Tomonobu Shinozaki, rettore del Gakurin Seminary della Rissho Kosei-kai,  nella sessione dedicata alla sofferenza, nel corso del II Simposio buddista-cristiano, ospitato ad Osaka, nel centro della Rissho Kosei-Kai,  dal 24 al 27 aprile 2006. Aveva infatti suscitato profondo interesse tra i partecipanti la relazione che aveva approfondito il centro del mistero cristiano: Gesù che sulla croce giunge a gridare l’abbandono del Padre, cardine della spiritualità dei Focolari. Al secondo Simposio, dal titolo “Dharma e compassione buddista-Agape cristiana” hanno partecipato 90 persone. Erano rappresentate le antiche scuole tradizionali del buddismo giapponese e le giovani organizzazioni laicali; per il buddismo Theravada, erano presenti monaci e laici provenienti dalla Thailandia. Il Movimento dei Focolari era rappresentato, da un gruppo del Centro per il Dialogo interreligioso e del Centro Studi, insieme a membri provenienti dalla Thailandia, Corea, Filippine, Stati Uniti e Giappone. Sul monte Hiei, culla del buddis1265195600Simposio-amo giapponese – Per le conclusioni del Simposio, i partecipanti sono stati accolti dai monaci della Tendai-shu, nei luoghi dove, 1200 anni fa, ha avuto inizio la scuola Tendai: il Monte Hiei. Hanno visitato la tomba del loro fondatore, Saicho, e vi hanno appreso un suo insegnamento: “L’apice della compassione è dimenticare se stessi e servire gli altri”. Uno dei frutti emersi dal Simposio è stato il veder fiorire un dialogo infra-buddista, tra monaci del Theravada, monaci di varie scuole giapponesi e laici, come quelli della Rissho Ko-sei-kai e della Myochikai. Phramaha Boonchuay, Rettore dell’Università buddista Chulalon-korn di Chiangmai (in Thailandia) diceva: “Abbiamo fatto un nuovo passo avanti in tutti i sensi. Sono stato colpito anche dal fatto che il buddismo in Giappone ha tanti servizi concreti promossi dai templi o dai monasteri, cosa che possiamo imparare da loro”. Il Rev. Masami-chi Kamiya, Direttore del gruppo per il dialogo interreligioso della Rissho Kosei-kai, ha affermato che la RKk voleva trovare un rapporto di dialogo con i buddisti del Theravada e ha potuto realizzarlo, grazie a quest’incontro. Verso una fraternità spirituale sempre più profonda – È risaltato in modo particolare quanto l’amore vissuto fra tutti fosse il miglior terreno per sviluppare una conoscenza reciproca ed un autentico dialogo. Si è sentito un forte impulso dello Spirito ad andare avanti verso una fraternità sempre più profonda. (altro…)

“Noi e l’Islam”

Il seminario “Noi e l’Islam” si pone una sfida: rispondere al bisogno dei giornalisti di approfondire le conoscenze necessarie a saper “leggere” al di là delle precomprensioni e degli stereotipi, alcuni aspetti del mondo islamico, in particolare il rapporto con l’Europa, per “tradurli” più fedelmente in informazione. Una nuova grammatica dell’informazione – Di fronte ai recenti fatti riguardanti le vignette satiriche sull’Islam, le associazioni e gli enti promotori, ACLI, Legambiente, Movimento politico per l’unità, Comunità di Sant’Egidio e Comune di Montepulciano, lanceranno un appello per un’alleanza tra i media e la società civile: “Occorre una nuova consapevolezza di essere cittadini del mondo – è stato detto dagli organizzatori -. La categoria dell’interdipendenza si traduce in una nuova grammatica dell’informazione e può ispirare opportunità e strumenti ancora inediti al servizio di una convivenza più matura e fraterna tra persone e popoli della terra”. “Noi e l’Islam” è promosso nel quadro delle Giornate dell’Interdipendenza. L’iniziativa è realizzata, tra gli altri, con il Patrocinio della Fnsi (Federazione Nazione della Stampa italiana) e dell’Usigrai (Sindacato giornalisti RAI) e si svolgerà dal 23 al 25 febbraio a Montepulciano. Terrorismo, guerra, dialogo interreligioso, questione palestinese: queste le quattro sessioni tematiche di approfondimento del rapporto con il mondo islamico in cui si articola il seminario, e che si svolgeranno sotto il profilo politico, economico, culturale, religioso, con interventi di esperti e testimoni provenienti da vari Paesi. L’iniziativa culminerà con una giornata aperta su “L’Islam di casa nostra”, alla quale prenderanno parte rappresentanti delle istituzioni politiche italiane. Giornate dell’Interdipendenza – L’appuntamento di Montepulciano è, nelle intenzioni dei promotori, la prima di una serie di giornate di studio e di dibattito, in cui confrontarsi sull’idea dell’interdipendenza positiva come chiave per affrontare la grande sfida del saper vivere insieme, posta dalla società attuale: la scelta del dialogo rispetto all’egemonia, della condivisione rispetto alla concentrazione delle risorse e dei saperi in una sola area del mondo, e della costruzione di reti sociali e linguistiche che favoriscano il dialogo interculturale e religioso. Ideata dal politologo americano e professore dell’Università del Maryland, Benjamin Barber, la Giornata dell’Interdipendenza si è svolta per la prima volta il 12 settembre 2003 a Philadelphia, per contribuire nel mondo alla maturazione di una cultura della pace, del dialogo, della solidarietà e della fraternità universale. Per saperne di più: Ufficio Stampa di Legambiente – Tel: +39-06-86268399/80 (altro…)

“Dharma e Compassione Buddista – Agape Cristiana”

L’Islam che non fa paura

L’Islam che non fa paura è un viaggio nell’Islam più tollerante, con interviste a leader religiosi, opinion maker e accademici musulmani. In uno spirito di ascolto, l’autore ha voluto dar loro voce, per presentare il volto dell’Islam seguito dalla maggioranza dei suoi fedeli, un Islam che non vuole lo scontro di civiltà. Non esiste infatti solo l’Islam intollerante e fondamentalista; esiste anche un altro Islam, impropriamente definito “moderato”, costituito da correnti e tendenze più spirituali, intrise di tolleranza e misericordia, caratterizzate da un forte impegno sociale e civile. Il libro conduce alla scoperta sul posto dei principali personaggi protagonisti di movimenti e correnti islamiche moderate. Un vero reportage del mondo islamico: le questioni più calde, i personaggi più coraggiosi, la cultura più antica, la spiritualità e la tradizione. La logica che sta alla base del libro è quella della “regola d’oro”: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te». L’autore ha scelto questa prospettiva come sua regola professionale. Una scelta che appare valida per le inchieste svolte nel mondo islamico, trovando negli interlocutori una sensibilità confacente a questo stile di lavoro. Lo spirito di accoglienza, uno dei capisaldi etici dell’Islam, in questo libro viene perciò continuamente in evidenza, nonostante la franchezza dei dialoghi. Il viaggio ha portato l’autore a intervistare una sessantina tra i leader musulmani tolleranti più conosciuti: tra le voci, personaggi del calibro dell’ayatollah iraniano Muhammad Khamenei, fratello della guida suprema Ali, dello sceicco Tantawi (Il Cairo), dell’ex presidente indonesiano Wahid, del principe Hassan di Giordania, dell’imam sciita Jamal al-Din (Iraq) e altri. Michele Zanzucchi è giornalista e caporedattore di Città Nuova. Per le Edizioni San Paolo ha curato, tra l’altro, “Un popolo nato dal Vangelo”, sui 60 anni di storia del Movimento dei Focolari.   (altro…)

Il dialogo nella fraternità come sfida per la società di domani

Il dialogo nella fraternità come sfida per la società di domani

Una cultura dell’unità nella diversità, per contribuire all’unità della famiglia umana. Non solo una proposta questa, ma esperienza viva per i circa 250 cristiani, ebrei, numerosi musulmani, e rappresentanti di altre religioni, presenti al Forum svoltosi al Centro di incontri «Unità», del Movimento dei Focolari, a Rotselaar, in Belgio, nei pressi di Lovanio. La sopravvivenza passa per il dialogo – Albert Guigui, Grande Rabbino di Bruxelles, alludendo al racconto biblico di Caino e Abele, ha evidenziato che l’assenza della comunicazione molto spesso è fonte di conflitto. Ha pure evocato il tema scottante del fanatismo religioso. Il credente si mette al servizio di Dio, mentre il fanatico mette Dio al suo servizio. Opposto al fanatismo è l’atteggiamento di chi accetta l’altro così com’è e non come vorrebbe che egli fosse. «La sopravvivenza passa per il dialogo», ha affermato con forza e convinzione il Grande Rabbino. Dialogo del popolo da portare avanti con continuità – Mohammed Boulif, consulente in economia musulmana, ha sottolineato l’importanza di prediligere ciò che ci unisce per giungere ad una conoscenza approfondita e ad un mutuo arricchimento. In questa dinamica, la sincerità è di rigore. Nella sua esposizione ha ricordato che alcuni suoi amici musulmani dell’Algeria, grazie ai contatti avuti con degli amici cristiani dei Focolari, hanno riscoperto, in profondità, il senso religioso. Il sig. Boulif ha sottolineato quindi l’importanza del «dialogo del popolo» da portare avanti «in permanenza». Le chiavi del dialogo – Paul Lemarié, del Centro internazionale per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, ha condiviso la sua esperienza – 25 anni vissuti in Algeria e in Medio Oriente – durante i quali i contatti con i musulmani e gli ebrei gli hanno fatto riscoprire alcuni aspetti della sua fede cattolica. Paradossalmente, dunque, il dialogo interreligioso rafforza la propria credenza pur aprendosi a quella dell’altro. Ha poi indicato nell’arte di amare evangelica, le chiavi del dialogo: si tratta di un amore che spinge a prendere l’iniziativa, a considerare l’altro come un altro se stesso, ad amare con amore gratuito e concreto. È un’arte che richiede esercizio ed impegno, un’arte che eleva il dialogo ad un livello tale che porta frutti fecondi ed apre sempre nuovi orizzonti. Educazione al dialogo per impedire ogni fondamentalismo – Ha commosso il pubblico la testimonianza di un gruppo di bambini della scuola St. Joseph di Uccle (Bruxelles): nel marzo 2005, hanno organizzato un grande incontro con 1500 bambini, ebrei, musulmani e cristiani. Comunicare-dialogare-conoscere-amare: le tappe da loro proposte a tutti per giungere al vero dialogo. La loro testimonianza è stata sottolineata durante la tavola rotonda che ne è seguita: l’educazione al dialogo impedisce qualsiasi fondamentalismo. (altro…)

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai rappresentanti di alcune comunità musulmane

Cari amici musulmani,

è motivo di grande gioia per me accogliervi e porgervi il mio cordiale saluto. Sono qui per incontrare i giovani venuti da ogni parte d’Europa e del mondo. I giovani sono il futuro dell’umanità e la speranza delle nazioni. Il mio amato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, disse un giorno ai giovani musulmani riuniti nello stadio di Casablanca (Marocco): “I giovani possono costruire un futuro migliore, se pongono innanzitutto la loro fede in Dio e si impegnano poi a costruire questo mondo nuovo secondo il disegno di Dio, con saggezza e fiducia” (Insegnamenti, VIII/2, 1985, p. 500). E’ in questa prospettiva che mi rivolgo a voi, cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo. Sono certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni, quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. Continuano a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che seminano morte e distruzione, gettando molti nostri fratelli e sorelle nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti, servendosi di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di convivenza pacifica, leale e serena. Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente infatti sa di poter contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera. Cari amici, sono profondamente convinto che dobbiamo affermare, senza cedimenti alle pressioni negative dell’ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. La vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani. Abbiamo un grande spazio di azione in cui sentirci uniti al servizio dei fondamentali valori morali. La dignità della persona e la difesa dei diritti che da tale dignità scaturiscono devono costituire lo scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo posto in essere per attuarlo. E’ questo un messaggio scandito in modo inconfondibile dalla voce sommessa ma chiara della coscienza. E’ un messaggio che occorre ascoltare e far ascoltare: se se ne spegnesse l’eco nei cuori, il mondo sarebbe esposto alle tenebre di una nuova barbarie. Solo sul riconoscimento della centralità della persona si può trovare una comune base di intesa, superando eventuali contrapposizioni culturali e neutralizzando la forza dirompente delle ideologie. Nell’incontro che ho avuto in aprile con i Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali e con i rappresentanti di varie Tradizioni religiose dissi: “Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme” (in: L’Osservatore Romano, 25 aprile 2005, p. 4). L’esperienza del passato ci insegna che il rispetto mutuo e la comprensione non hanno sempre contraddistinto i rapporti tra cristiani e musulmani. Quante pagine di storia registrano le battaglie e le guerre affrontate invocando, da una parte e dall’altra, il nome di Dio, quasi che combattere il nemico e uccidere l’avversario potesse essere cosa a Lui gradita. Il ricordo di questi tristi eventi dovrebbe riempirci di vergogna, ben sapendo quali atrocità siano state commesse nel nome della religione. Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro. La difesa della libertà religiosa, in questo senso, è un imperativo costante e il rispetto delle minoranze un segno indiscutibile di vera civiltà. A questo proposito, è sempre opportuno richiamare quanto i Padri del Concilio Vaticano II hanno detto circa i rapporti con i musulmani. “La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce… Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione Nostra Aetate, n. 3). Voi, stimati amici, rappresentate alcune Comunità musulmane esistenti in questo Paese nel quale sono nato, ho studiato e ho vissuto una buona parte della mia vita. Proprio per questo era mio desiderio incontrarvi. Voi guidate i credenti dell’Islam e li educate nella fede musulmana. L’insegnamento è il veicolo attraverso cui si comunicano idee e convincimenti. La parola è la strada maestra nell’educazione della mente. Voi avete, pertanto, una grande responsabilità nella formazione delle nuove generazioni. Insieme, cristiani e musulmani, dobbiamo far fronte alle numerose sfide che il nostro tempo ci propone. Non c’è spazio per l’apatia e il disimpegno ed ancor meno per la parzialità e il settarismo. Non possiamo cedere alla paura né al pessimismo. Dobbiamo piuttosto coltivare l’ottimismo e la speranza. Il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro. I giovani, provenienti da tante parti del mondo, sono qui a Colonia come testimoni viventi di solidarietà, di fratellanza e di amore. Vi auguro con tutto il cuore, cari amici musulmani, che il Dio misericordioso e compassionevole vi protegga, vi benedica e vi illumini sempre. Il Dio della pace sollevi i nostri cuori, alimenti la nostra speranza e guidi i nostri passi sulle strade del mondo. Grazie!   (altro…)

“Dharma e Compassione Buddista – Agape Cristiana”

Islam – Storie italiane di buona convivenza, di Luigi Accattoli

Dalla presentazione: «Cresce la paura dell’Islam, e questa inchiesta la combatte raccontando storie di buona convivenza: oltre 150, ambientate nel nostro paese o vissute da italiani in giro per il mondo. Il libro è ispirato all’idea che la buona convivenza è frequente, ma il suo racconto è raro. La narrazione passa da eventi minimi, come un gesto o una parola occasionali di riconoscenza, a scelte di vita da parte di immigrati che hanno ricevuto aiuto e vogliono ricambiarlo. E’ frequente la scoperta di storie singolari: un tunisino che fa il sacrestano a Milano, un ingegnere di origine siriana sindaco di un paesino dell’Abruzzo, un imprenditore piemontese che ha sei dipendenti musulmani su trenta in azienda e li tratta come figli, giovani turchi e di altri paesi che studiano alla Gregoriana, una decina di immigrati islamici in contatto con il Movimento dei Focolari, famiglie osservanti che mandano i figli a scuola dalla suore o scelgono per loro l’insegnamento della religione cattolica. Vengono intervistati musulmani che lavorano alle ACLI, alla Caritas, al Centro Astalli e addirittura in Vaticano». L’inchiesta è stata condotta con la collaborazione di Ciro Fusco ed Emilio Vinciguerra e con il contributo del Servizio nazionale per il Progetto culturale della CEI. Islam – Storie italiane di buona convivenza, di Luigi Accattoli, Edizioni Dehoniane, Bologna 2004, pp. 222

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