Gen 23, 2013 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Di fronte a una cultura individualista e consumista è possibile proporre il valore della vita umana come dono da accogliere? Davanti al vuoto di una coppia sterile, come mostrare che la fecondità non coincide necessariamente con la fertilità? Come far scoprire alle giovani generazioni il valore della corporeità e della sessualità che meritano molto di più dello spontaneismo a cui sono spinti dai mezzi di comunicazione? Esiste il diritto al figlio? E per crescerlo è proprio necessario che le figure genitoriali siano una mamma e un papà?
Su interrogativi come questi hanno riflettuto 130 formatori del movimento Famiglie Nuove di oltre venti nazionalità, nel corso di un Seminario di studi presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) dal 10 al 13 gennaio 2013. Il convegno rientra in un progetto triennale iniziato lo scorso anno ed è volto ad offrire, a quanti si impegnano per la famiglia, strumenti adeguati ad affrontare le nuove sfide culturali che sfiorano il vissuto di tutti noi. Gli iscritti sono prevalentemente coppie di sposi, per la particolare credibilità che possono avere presso altre famiglie, per la capacità di intercettarne i bisogni grazie al loro stesso vissuto. Dopo la riflessione dello scorso anno sulle dinamiche della relazione coniugale, sono state individuate alcune tematiche di particolare attualità: la procreazione responsabile, le tecniche di fecondazione artificiale, l’omosessualità, l’ideologia del gender. I lavori hanno messo in luce il significato e il valore della sessualità umana, sulla base della visione antropologica cristiana, con approfondimenti specifici attraverso laboratori dedicati al dialogo e allo scambio di idee e di esperienze. Questi spazi di discussione si sono dimostrati particolarmente efficaci per l’internazionalità dei contributi e la competenza dei partecipanti, sia in ambito professionale che per la loro esperienza di percorsi di formazione, condivisi con altre coppie e famiglie delle più diverse aree geografiche. Grazie alla traduzione simultanea in sette lingue, i partecipanti si sono potuti suddividere in tre gruppi di lavoro multiculturali nei quali si è realizzato un vivace e fattivo confronto tra gli Usa e le Filippine, tra l’Europa Orientale e Occidentale, tra Medio Oriente e Africa, Brasile e Ispano America. (altro…)
Dic 6, 2012 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Questa testimonianza di accoglienza è stata raccontata a Brescia lo scorso 25 novembre, nella giornata “Percorsi comuni per la famiglia che ha visto un migliaio di famiglie musulmane e cristiane del Nord Italia. Marisa:«Avevo intenzione di riprendere il lavoro appena i bambini (1 e 3 anni) me lo avrebbero permesso, quando mia mamma, una donna dolce, attivissima, a 60 anni, si ammala di Alzheimer. E, molto presto, non è più autosufficiente. Con il papà decidiamo di curarla a casa, senza sapere a cosa si va incontro. Anche Francesco, mio marito, non si tira indietro. Ma, da subito, i risvolti della malattia mettono a dura prova il nostro rapporto e tutto l’equilibrio familiare». Francesco:«Da ragazzo ho dovuto dividere l’affetto della mamma con il suo lavoro e i nonni che vivevano con noi. Così, quando mi sono sposato con Marisa, mi sembrava logico che lei sarebbe stata tutta per me e che mi avrebbe coperto di attenzioni. In realtà mi sono ritrovato con molti problemi da affrontare. Quando poi, ha iniziato a prendersi cura anche della sua famiglia, il nostro matrimonio è entrato in una crisi profonda. Avevo voglia di scappare e, visto che, per lavoro, dovevo andare da clienti lontani, dormivo spesso fuori casa, lasciando a Marisa tutto il peso di due famiglie». Marisa:«Non è stato facile accettare di vedere cambiare così velocemente la persona che era il tuo punto fermo; vedere che in alcuni momenti non ti riconosce più e anche tu fai fatica a riconoscerla. Quando il papà è crollato psicologicamente e fisicamente, anche il rapporto con Francesco è sembrato vacillare. Ho trovato aiuto nel Vangelo: “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Ma dovevo continuamente superarmi. Proprio in quel periodo una coppia di amici ci ha invitati ad una giornata organizzata dai Focolari. Restiamo conquistati dall’amore che vediamo vissuto e intraprendiamo un cammino insieme ad altre famiglie impegnate a viverne la Spiritualità».
Francesco:«Improvvisamente vengo ricoverato per una grave malattia. Ce l’avevo con il mondo intero! Poi, mi sono tornate alla mente queste parole di Chiara Lubich: “La nostra salute, “essere una sola famiglia”… Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? … Patite con loro”. Provo a metterle in pratica con il vicino di letto, con quella signora anziana che tutti trascurano… Pian piano comprendo il modo di amare di Marisa che, nonostante i bambini e la mamma da accudire, trovava il tempo di venirmi a trovare due volte al giorno. Mi rappacifico con lei e con la mia vita. E da allora condivido con lei ogni scelta, soprattutto quelle che più costano. Ora, la malattia non mi faceva più paura ma ero sereno. Dopo sei mesi la malattia scompare». Marisa:«Sentiamo che ogni malattia è un’occasione che ci viene data per crescere come persone, crescendo nell’amore. Amavo mia madre, ma ora occorreva amarla in modo nuovo: saper dare significato e dignità ad ogni gesto, ad ogni parola. Farla sentire amata da Dio. E l’amore risana. Anche quando a tutti appariva quasi un vegetale incapace di interagire, un gesto d’amore di maggiore intensità suscitava in lei sguardi di presenza, parole di riconoscenza, lacrime liberatorie che diventavano anche le mie. E questo mi dava una tale forza e gioia che nulla e nessuno può cancellare. Così per 10 anni». Francesco:«Questo impegno non ci ha impedito di aprirci agli altri come, per esempio, dare ospitalità a un parente di un ammalato, condividendone le ansie e il dolore. Così anche aprire la nostra casa a gruppi familiari o di fidanzati per una formazione di coppia. Da tre anni, ospitiamo a casa nostra il papà di Marisa che quest’anno compie 93 anni. A volte ci sfiora l’idea di trovare soluzioni differenti per una nostra maggiore autonomia ma sappiamo che lui ne soffrirebbe molto e siamo convinti che la sua vita e la sua dignità siano più importanti». (altro…)
Nov 22, 2012 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

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Un momento di aggregazione frutto di una rete di rapporti e di esperienze comuni, maturate negli anni in molte città italiane, che apre nuove possibilità: nella diversità di prospettive religiose e culturali, la famiglia si pone, infatti, come orizzonte comune per uno scambio di testimonianze e riflessioni in dialogo e in ascolto. Sarà il capoluogo bresciano ad ospitare domenica 25 novembre al Pala Brescia, questo originale laboratorio composto da circa 1300 persone, famiglie musulmane e cristiane, provenienti da oltre 50 città del Nord Italia (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna) – l’area del Paese con l’indice più alto di presenza di nuovi cittadini emigrati che hanno fatto dell’Italia la loro attuale casa – e dalle Marche. L’appuntamento è il risultato di un processo di accoglienza e amicizia in atto da anni tra cristiani e musulmani, radicato nella comune fede in Dio. Un dialogo della vita quotidiano che attinge all’ideale di fraternità universale che ispira il Movimento dei Focolari e persone di fede islamica appartenenti ad alcune comunità musulmane in Italia. Un processo di reciproco riconoscimento, che costruisce un tessuto sano e diffuso da Nord a Sud della Penisola, così come in molti altri Paesi del mondo. Già nell’ottobre del 2010 si era svolto a Loppiano, cittadella del Movimento dei Focolari, l’incontro nazionale “Percorsi comuni per la fraternità” con la partecipazione di oltre 600 persone (musulmane e cristiane) e diverse autorità civili e religiose. Brescia 2012 è anche una nuova tappa di un progetto che confluirà in un evento nazionale a Roma nel maggio 2013, ulteriore passo per costruire il percorso insieme. Il 25 novembre si attende la partecipazione di personalità civili e religiose, tra cui il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, l’imam della Comunità islamica di Brescia dr. Amyn Hasmy e tanti altri imam e responsabili delle Comunità musulmane presenti nell’Italia settentrionale. La tavola rotonda al centro della Giornata sarà incentrata sulla famiglia promotore del bene comune nella città, intesa quindi come una risorsa e non un problema, puntando l’accento sui rapporti nelle e tra le famiglie come spazio di contagio virtuoso con la società circostante, per costruire reti di solidarietà e progetti condivisi. Il 2013 inoltre è anno europeo della Cittadinanza: in quest’ottica – ne sono convinti i promotori – anche la famiglia può portare un contributo importante nella formazione di cittadini responsabili e attivi per perseguire il bene comune. Promotori:
- Movimento dei Focolari
- Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia)
- Crii (Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane)
- Gmi (giovani musulmani d’Italia)
- Admi (Associazione donne musulmane d’Italia)
- Comunità islamiche del Triveneto
- Centro Culturale Islamico di Brescia
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Ott 28, 2012 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Durante la visita alle famiglie di Loppiano
Il Rev. Saito dell’Associazione buddista Rissho Kosei-Kai insieme alla moglie Hiroyò e alla Sig.ra Erikò sono stati quest’anno in Italia per un viaggio ricco di appuntamenti ed incontri, iniziato al centro Famiglie Nuove del Movimento dei Focolari. L’impegno della Rissho Kosei-Kai nel campo della famiglia si muove in particolare sintonia con le finalità di Famiglie Nuove, con cui collaborano da diversi anni: “Io appartengo alla Rissho Kosei-kai. Tra gli insegnamenti cui essa si ispira ce n’è uno che dice così: noi membri vogliamo impegnarci per costruire la pace nel mondo, nello Stato, nella società, nella famiglia. Mi ricordo che anche Chiara Lubich ha detto che dalla famiglia comincia la società, per cui è importante praticare l’amore, viverlo innanzitutto nella famiglia che è la realtà più vicina a noi; poi nella società che è fatta di tante famiglie, poi nello Stato, poi nel mondo. In quest’ordine possiamo costruire la pace. Possiamo dire che la famiglia è sostanzialmente un apporto d’amore al mondo“.
Un appuntamento particolarmente importante in questo viaggio è stata l’udienza con Papa Benedetto XVI; il Rev. Saito così ricorda quel momento: “In Giappone sono successi grandi disastri, come lo tzunami dello scorso marzo, per questo tante persone sono morte, tanti hanno perso la famiglia, la casa e il lavoro. Il Papa ha fatto un appello chiedendo di pregare per il Giappone e credo che ciò abbia mosso profondamente il cuore di tante persone nel mondo. Ho potuto dirgli che i giapponesi non dimenticheranno mai le sue parole e gli ho espresso la mia personale, profonda gratitudine. Benedetto XVI ha sorriso e mi ha stretto la mano con tanta gentilezza. Questo mi ha fatto comprendere quanto amore vive nel suo cuore“. 
Ad Assisi
Importante per il Rev. Saito è stata anche la visita ad Assisi: “Le parole di Dio – Buddha diventano reali perché ci sono state persone che le hanno messe in pratica. Così è per le parole di Gesù. ‘Amatevi l’un l’altro come ho amato voi’, ‘Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avete fatta a me’. Queste parole di Gesù sono diventate per noi concreti insegnamenti da vivere proprio perché c’è stata la testimonianza di san Francesco“. La conoscenza personale e la grande stima che il rev. Saito ha per Chiara Lubich lo ha portato infine a recarsi personalmente a visitare la sua casa: “Quando siamo entrati nella stanza dove aveva vissuto gli ultimi momenti della vita, davanti al suo letto, la focolarina che ci faceva da guida ci ha detto che nell’ultimo periodo Chiara aveva voluto rileggere tutti i Vangeli per verificare se aveva cercato di mettere in pratica tutte le parole di Gesù. Avuta questa conferma, Chiara è partita per il cielo. Io vorrei vivere la fede come l’ha vissuta Chiara, seguendone l’esempio“. (altro…)
Ott 5, 2012 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo
«Abitiamo da quindici anni in un condominio. Quattro scale, centoventi appartamenti. Appena sposati, desideravamo impostare rapporti di buon vicinato e magari anche trasmettere con gioia il nostro stile di vita, improntato sul Vangelo vissuto. Ma, lavorando tutto il giorno, non riuscivamo nemmeno a vederli, i nostri vicini. Dopo la nascita dei bambini, abbiamo conosciuto altri genitori con i loro figli al parco o nel cortile condominiale. È nata l’idea di invitare qualcuno di loro a cena, cui sono seguite altre occasioni di festa e scampagnate. L’atmosfera condominiale finalmente cominciava ad acquistare un certo calore. Alle volte i rapporti decollano quando, superato il naturale riserbo, non solo si cerca di dare, ma si trova anche il coraggio di chiedere. Marco un giorno stava passando dei cavi nel nostro appartamento, ma si accorge che da solo non ce l’avrebbe fatta. Con un po’ di umiltà chiede aiuto al dirimpettaio, che accorre con gentilezza inaspettata. Un sabato di agosto particolarmente torrido e afoso rientriamo a mezzanotte. I bambini addormentati sono a peso morto tra le nostre braccia. Davanti alla luce rossa dell’ascensore due coppie sono già in attesa. Non sembrano avere la minima intenzione di lasciar salire prima noi, nonostante il “carico”. Con loro c’erano state discussioni, circa l’inopportunità – a detta loro – di far giocare i bambini – i nostri – nel cortile condominiale. Entrano nell’ascensore. Mentre aspettiamo di salire a nostra volta, l’ascensore si blocca e suona l’allarme. La scala è praticamente deserta, con questo caldo sono tutti fuori città. Che fare? Chiamare i vigili del fuoco o l’assistenza, e poi portare a letto i bambini e stare tranquilli? In fondo non ci hanno trattato molto bene. Però l’aria starà diventando infuocata dentro la cabina dell’ascensore… Marco corre nel locale del motore e con molta fatica riporta l’ascensore al piano, liberando i malcapitati. Una sera siamo a cena fuori con dei nostri vicini. A un certo punto i loro genitori, pure nostri condomini, li chiamano per avvertirli che dal loro appartamento sta uscendo acqua. Ci precipitiamo tutti a casa. Lo sportello della lavatrice si era aperto e l’acqua continuava a caricare all’infinito. Risultato: due centimetri di acqua dappertutto, senza contare quella che stava defluendo giù per le scale dalla porta d’ingresso. La situazione appariva tragica pensando ai possibili danni per i vicini del piano di sotto, che avevano appena messo il parquet. Ci offriamo di far dormire da noi i bambini. Gli uomini cominciano a spingere l’acqua fuori dalbalcone, le donne a raccoglierla nei secchi con gli stracci. Il peggio è evitato, per fortuna. Una sera, mentre riordino il salone, sentiamo urla terribili provenire dal piano di sotto. Sulle prime pensiamo di non immischiarci. Ma poi Marco scende. La porta dell’appartamento è spalancata. Marco con trepidazione entra. Il figlio di 18 anni è trattenuto a terra da due condomini. Il padre barcolla, con lo sguardo perso nel vuoto. La madre si dispera e tra i singhiozzi dice che il ragazzo voleva gettarsi dal balcone. Un altro vicino si tampona la faccia perché aveva ricevuto un pugno dal ragazzo, che nel frattempo continua a sussultare e a imprecare con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Aiutiamo come possiamo, soprattutto consolando i genitori e aspettando insieme l’ambulanza che avrebbe portato il ragazzo all’ospedale, in overdose di cannabis. Anche questo può accadere in un condominio». (Anna Maria e Marco, Italia) Tratto da Una buona notizia. Gente che crede gente che muove – Città Nuova Editrice, 2012
E nel tuo condominio come va?
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Set 28, 2012 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Da quando ho saputo che l’anno appena trascorso sarebbe stato dedicato a vivere la “Parola” – racconta Maria –, il mio pensiero è tornato a quando, conosciuto il Movimento dei Focolari da ragazza, Chiara Lubich ci aveva incoraggiato a riscrivere, con la nostra vita, il Vangelo. Nel mese di marzo si viveva la frase: “Signore da chi andremo?”( Gv 6,68) e nel commento Chiara afferma che le Parole di Gesù vissute cambiano il nostro modo di pensare e di agire. Erano venuti alcuni operai a fare dei lavori in garage. Una persona del condominio, non essendo al corrente del fatto, si era risentita e aveva inveito contro l’idraulico. Per caso, mi sono trovata in mezzo a questa discussione e ho cercato di riportare la pace. Così prima ho parlato con l’uno, spiegandogli il motivo di questi lavori improvvisi e poi, con l’altro, perché capisse la ragione di questo suo sfogo. La tensione è cessata ed è tornata la serenità». «Una delle nostre figlie – continua Luigi –, con il cambio d’insegnante ha manifestato alcune difficoltà in una delle materie dove era sempre riuscita bene. Il problema era esteso a buona parte della classe, tanto che molti genitori sono intervenuti prendendo posizione contro l’insegnante. Abbiamo pensato di fare qualcosa per aiutare a sciogliere la tensione. La frase del Vangelo «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49), dove Chiara ci invita ad amare ciascuno coi fatti, ci ha aiutato ad avere l’atteggiamento giusto sia con nostra figlia, sia con gli altri genitori, sia con il professore. Ci siamo impegnati inviando lettere, partecipando alle riunioni dei genitori e con la preside, parlando con il professore, ascoltando le ragioni di ognuno e cercando di orientare tutti verso un dialogo costruttivo. Apparentemente questa esperienza non ha avuto un lieto fine perché circa la metà degli alunni della classe ha avuto il debito in questa materia. Ci pare, però, sia stata un’occasione per portare uno spirito diverso nella scuola e, soprattutto, abbiamo condiviso con nostra figlia questa “sconfitta”, aiutandola a superare l’ostacolo, pronti con lei a rispettare questo professore e pregando ogni sera anche per lui». «A maggio, ad una delle nostre figlie è stato diagnosticato un grave tumore – racconta Maria –. È stata una sorpresa: perché Dio ci chiede questo? Eravamo confusi… non era facile superare questo dolore. La Parola ci è stata ancora una volta di aiuto e pian piano abbiamo cercato di aderire a quanto Dio ci chiedeva. Il rapporto con Luigi e con i figli è diventato più forte. Abbiamo sentito l’amore di tanti con i quali abbiamo condiviso questa sospensione. L’operazione è andata bene. Nella stanza di Letizia – sono potuta stare accanto a lei tutto il tempo del ricovero – c’era una signora la cui famiglia abitava lontano. Era a digiuno da parecchi giorni per vie delle cure che stava facendo. La Parola di Vita di quel mese era «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,27). Sentivo che questo cibo potevo offrirglielo attraverso le parole e alcuni piccoli servizi. Un giorno le ho prestato il giornale “Città Nuova”, e dopo poco ho visto che stava leggendo proprio la Parola di Vita». «Con l’estate siamo tornati al nostro paese natale dove ci attendeva una situazione familiare difficile: una zia di Maria bisognosa di tante cure e suo marito malato in ospedale, entrambi anziani e senza figli. Lo zio non conosceva in pieno della gravità del suo male. Gli siamo stati accanto fino al momento della morte. Le ultime notti, poi, le abbiamo trascorse sussurrandogli all’orecchio qualche preghiera. Ci sembra si sia preparato gradualmente all’incontro con Dio». (altro…)