10 Feb 2021 | Focolari nel Mondo
Dalle comunità dei Focolari in Croazia, Macedonia e Serbia: dove si sperimenta la gioia del dare gratuitamente per aiutare chi è in difficoltà “La comunione dei beni che noi facciamo è nata osservando la primitiva comunità cristiana: abbiamo visto che lì facevano la comunione dei beni, e per la comunione dei beni non c’era nessun indigente (..). Allora ecco la formuletta, noi diremo: se tutto il mondo attuasse la comunione dei beni i problemi sociali, i poveri, gli affamati, i diseredati, etc. non ci sarebbero più”. Così Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, lanciando il progetto dell’Economia di Comunione, nel 1991, racconta come è nata nel Movimento la consuetudine di praticare la comunione dei beni, materiali e spirituali. Nel 1943 a Trento la guerra aveva distrutto la città e in molti avevano perso la casa, il lavoro, qualche familiare. Di fronte a tanta disperazione, alla luce delle parole del Vangelo meditate nei rifugi – Chiara e le sue prime compagne decidono di prendersi cura dei più bisognosi: “Avevamo la mira di attuare la comunione dei beni nel massimo raggio possibile per risolvere il problema sociale di Trento. Pensavo: “vi sono due, tre località dove ci sono i poveri…andiamo lì, portiamo il nostro, lo dividiamo con loro”. Un ragionamento semplice, e cioè: noi abbiamo di più, loro hanno di meno; alzeremo il loro livello di vita in modo tale da arrivare tutti ad una certa uguaglianza”. A distanza di ottant’anni, la prassi della comunione dei beni è nel Movimento una realtà sempre viva. Ciascuno dona liberamente secondo le proprie possibilità, spesso esprimendo gratitudine per aver ricevuto. Si moltiplicano le esperienze ovunque nel mondo. Dalla Croazia raccontano: “Sono andato a comprare 10 kg di grano per i miei polli. L’uomo che me l’ha venduto non ha voluto soldi. Ho versato quello che ho risparmiato per la comunione dei beni straordinaria in questo tempo di pandemia”. Certo non è sempre scontato donare beni e denaro, ma l’impegno rafforza il valore del gesto: “Recentemente ho venduto del vino a un vicino. Lui mi ha dato più soldi del dovuto e non ha voluto il resto. L‘ho dato per la comunione dei beni straordinaria, ma non è stata facile, ho dovuto superare un modo di pensare umano”. Comune invece è l’esperienza di ricevere dopo aver donato. È il “Date e vi sarà dato” (Lc 6,38) evangelico che Chiara e le prime compagne sperimentavano concretamente. Dalla Macedonia: “Abbiamo aiutato alcune famiglie rimaste senza lavoro per la crisi dovuta alla pandemia, donando cibo, medicine e materiale scolastico. Piccoli aiuti, ma una di loro ci ha detto che così avevano da mangiare per due settimane. Poco dopo un’altra famiglia ha fatto una donazione che copriva le spese. Tutto circolava”. E comune è anche la gioia di dare e quella di ricevere. In Serbia la comunione dei beni ha raggiunto una famiglia con figli dove padre e madre sono malati e disoccupati. Vivono dei prodotti dell’orto e per pagare le bollette Toni dà un aiuto in parrocchia. “Quando siamo andati a portargli dei soldi lui tornava a casa dopo aver chiesto un prestito per comprare la legna. Abbiamo spiegato loro da dove arrivava l’aiuto ed erano commossi perché sentivano che Dio attraverso di noi li ha “guardati”. La comunione dei beni, in fondo, non è altro che uno strumento della Provvidenza di Dio.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)
3 Feb 2021 | Focolari nel Mondo
Nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia, la comunità dei Focolari di Toronto si fa vicina ad una mamma malata e alla sua famiglia “Non mi sento sola in questo viaggio, grazie a tutti voi che mi siete famiglia!”. Susan vive a Toronto, in Canada, ha cinque figli e da un anno circa ha scoperto di essere affetta da un cancro in fase avanzata. È un cammino accidentato il suo, dove a progressi e sentimenti di speranza si alternano momenti di prova in cui le sue condizioni di salute peggiorano. Ma condividere la sua esperienza con la comunità dei Focolari, di cui fa parte da molto tempo, l’aiuta ad alleggerire il peso della sua sofferenza e a dare eco alla sua gioia.
Una condivisione che neppure le restrizioni imposte dalla pandemia possono impedire. Sarà perché l’amore s’ingegna nel superare gli ostacoli più ardui. E vale anche per i rapporti di fraternità che legano fra loro i membri di una comunità. “Quando Susan ha condiviso la situazione con tutti noi – raccontano dal Focolare di Toronto – ci ha detto di sentirsi in pace e di voler offrire la sua sofferenza per tutti coloro che sono colpiti dalla pandemia. Noi le abbiamo assicurato la nostra preghiera personale, e una delle nostre famiglie ha avuto l’idea di incontrarci su Zoom tutti insieme per recitare il Rosario chiedendo la sua guarigione”. Così dal marzo scorso, tutte le domeniche alle 16.00, i membri della comunità di Toronto si incontrano su Zoom: “Ci si alterna nel recitare una decade del Rosario, lasciando a Susan e alla sua famiglia la quinta”. È un momento di preghiera così forte che sentono fra loro la presenza spirituale di Gesù, secondo il Vangelo che dice «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,15-20). E per intercessione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, chiedono la guarigione di Susan. “Terminata la preghiera – continuano – Susan ci aggiorna sull’andamento delle cure, e noi tutti gioiamo con lei e Nino, suo marito, se ci sono dei progressi e soffriamo con loro per i momenti difficili. Lei sottolinea continuamente che grazie alla presenza spirituale di Gesù fra noi, si sente più forte spiritualmente ed emotivamente, sperimentando che portiamo questa sofferenza tutti insieme!”. L’amore per questa mamma e per la sua famiglia trova espressione anche in gesti concreti. E se i medici le prescrivono riposo e le sconsigliano di cucinare, allora a turno c’è chi si occupa di preparare la cena, ogni volta diversa. “È incredibile – osservano – quando c’è l’amore si superano tutte le difficoltà, anche quelle causate dal virus con il lockdown. Per i membri della famiglia di Susan, specialmente per i figli giovani, è sempre una gioia scoprire cosa arriva loro per cena perché ogni volta, dalla nostra comunità multiculturale, ci sono le pietanze di diverse cucine del mondo. Questa esperienza che stiamo vivendo con tanti atti d’amore ci ha fatto crescere come comunità”. È il sentirsi famiglia che infonde a Susan coraggio. Ed è per amore di Susan che la comunità si riscopre ogni giorno famiglia.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)
30 Gen 2021 | Focolari nel Mondo
La storia di Irena, medico in Lituania aderente al Movimento dei Focolari, nell’est europeo, contagiata dal virus del Covid 19. La fatica della malattia e la forza nell’amore di Dio attraverso la preghiera
“Sono inondata di messaggi e preghiere, non so nemmeno come i miei amici, i conoscenti, i colleghi lo vengano a sapere. Pregano anche amici che non sapevo nemmeno che sapessero pregare. Non immaginavo che così tante persone potessero unirsi in preghiera per la mia salute”. Irena è un medico ospedaliero aderente al Movimento dei Focolari e vive in Lituania, in est Europa. In questi mesi in cui anche il suo Paese è colpito dalla pandemia da Covid–19, insieme al lavoro divenuto estenuante, è stata contagia dal virus e ha sperimentato la fatica della malattia. Ma la sua forza – racconta – è stata la fiducia nell’amore di Dio. La scoperta, poi, di essere unita a tanti nella preghiera ha ripagato i suoi sforzi e dato energia al suo percorso di guarigione. La sua esperienza, infatti, è stata particolarmente dura. Dapprima il lavoro in reparto è proseguito con i ritmi abituali, ma presto il contagio si è diffuso fra i colleghi e Irena si è trovata a lavorare da sola. “Dovevo trovare posti per il personale da mandare in isolamento – spiega – sistemare i pazienti che dovevano essere dimessi perché non c’era nessuno a curarli; contattare i parenti perché potessero prendersi cura di loro. Non c’erano mascherine per i malati e distribuivo le mie. Una volta, con una collega rimasta dopo l’orario di lavoro esaminammo 37 pazienti. Solo la notte era calma, e potevo pregare”. Dopo giornate vissute in ospedale senza riposo, Irena può tornare a casa. Con la consapevolezza però di aver contratto la malattia. Ma un sollievo giunge per lei dal sentire la vicinanza spirituale di Chiara Lubich (fondatrice dei Focolari): “Sulla mensola accanto al mio letto c’era la foto di Chiara sorridente, la vedevo come per la prima volta. Mi sorrideva e io le sorridevo, diventava tutto più facile”. Pian piano i sintomi della malattia si fanno pesanti, ma Irena non si abbandona al dolore. “Persi i recettori del gusto e mi resi conto che anche il senso del gusto è un dono di Dio. Offrivo la mia sofferenza per i miei colleghi e per il mio Paese. Le notti erano molto difficili, ma con me c’era Chiara sorridente”. Quando la malattia si fa più aggressiva il ricovero in ospedale è inevitabile, ma porta nuove prove. “Non avevo più la forza di parlare, fui sottoposta ad un trattamento sperimentale. La responsabile si prendeva cura di me, ma le infermiere dimenticavano di portarmi le medicine e non chiedevano se avevo la forza di prendere il cibo dal carrello. Ma io potevo offrire anche queste difficoltà”. Anche qui l’aiuto arriva da chi le è vicino: “Nella mia stanza c’era una signora con una malattia oncologica, mi portava da mangiare, da bere. Diventammo amiche e quando mi sentivo meglio pregavamo insieme”. Sentirsi unita nella preghiera con i tanti che pregavano per lei ha permesso ad Irena di sentirsi amata, da Dio e dai fratelli. Sono grata a Dio per l’indescrivibile esperienza d’amore che ho vissuto durante la malattia – conclude – perché l’ho sempre sentito vicino e per l’esperienza bellissima della comunione di preghiera, che ha una potenza gigantesca e Dio mi ha permesso di sperimentarlo dal vivo. Mi sento rinata”.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)
30 Gen 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Come vedere i sottotitoli in italiano, clicca qui https://youtu.be/_K8Vbe0_LCk
29 Gen 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Diario dell’Assemblea generale /6, del 29 gennaio 2021 Si chiama “Open Space Technology” (Tecnologia spazio aperto) la metodologia di lavoro che l’Assemblea generale dei Focolari adotta oggi e domani per i lavori di gruppo. Si tratta di un sistema che consente ai 359 partecipanti collegati online da tutto il mondo di suddividersi in gruppi di lavoro virtuali e parlarsi, dialogare in modalità ravvicinata, come se si fosse seduti attorno ad un tavolo.
Per facilitare la partecipazione di tutti, da qualsiasi latitudine si colleghino, le sessioni di lavoro si svolgono in tre diverse fasce orarie, corrispondenti ad altrettante aree geografiche: Asia e Oceania; Africa, Europa e Medio Oriente; Americhe. Il fatto che l’Assemblea dedichi varie giornate al lavoro in gruppi, allo scambio, alla discussione di tematiche di vario genere, dimostra la necessità e la centralità di un dialogo globale, iniziato nel cammino pre-assembleare, circa due anni fa, con il coinvolgimento delle diverse comunità dei Focolari presenti nei diversi punti del globo. Singoli e gruppi hanno partecipato ad una grande riflessione mondiale, facendo arrivare alla Commissione preparatoria dell’Assemblea oltre 3.000 proposte di argomenti da trattare in questi giorni. Per praticità sono stati raccolti e ordinati in 16 grandi filoni tra i quali in un ulteriore sondaggio sono emerse 4 tematiche prioritarie:
- andare in profondità alle radici del carisma dell’unità oggi;
- concretizzare il carisma in ogni ambito, in collaborazione con le Chiese, le istituzioni, i fedeli delle varie religioni e le persone di buona volontà;
- porre particolare attenzione ad un’ecologia integrale che sappia prendersi cura della persona, della famiglia e della nostra casa comune, con uno sguardo al futuro;
- vivere il dialogo intergenerazionale in modo particolare con le nuove generazioni.
In questi primi giorni di Assemblea, i partecipanti hanno aggiunto altre tre macro-gruppi di argomenti:
- famiglia
- governance
- opzione per gli ultimi, gli esclusi.
Ciò che emergerà dai lavori di gruppo di questi giorni costituirà un contributo fondamentale per la redazione del “documento finale” che riporterà le prospettive e gli orientamenti futuri “per le linee che verranno poi elaborate e attuate soprattutto localmente e in profonda sinergia fra il centro internazionale e il Movimento presente nelle varie le zone geografiche”, come ha auspicato ieri Maria Voce. Alla redazione del documento finale lavoreranno otto partecipanti all’Assemblea che compongono il comitato di redazione. Il testo verrà poi sottoposto all’approvazione dell’Assemblea.
Ufficio Comunicazione Focolari
Testo in PDF (altro…)
13 Gen 2021 | Focolari nel Mondo
Ad un anno dall’eruzione del vulcano Taal e in piena pandemia da Covid-19 nella Cittadella dei Focolari la reciprocità dell’amore fonda la ricostruzione di luoghi e relazioni
“La vita continua nella Mariapoli Pace. L’amore reciproco è vissuto tra noi con un’intensità mai sperimentata prima, forse a causa delle grandi sofferenze che abbiamo dovuto affrontare insieme e che hanno reso le nostre relazioni più profonde e più semplici, il nostro amore e la cura l’uno per l’altro più tangibili e concreti, i sorrisi e la disponibilità a fermarci e ad ascoltarci più spontanei e naturali”. Ting Nolasco, focolarina nel centro del Movimento a Tagaytay, nelle Filippine, racconta come vive oggi la comunità dei Focolari nel territorio, ad un anno dall’eruzione del vulcano Taal, il 12 gennaio scorso. La distruzione che ne seguì, e che vide l’area intorno al vulcano per chilometri ricoperta di cenere e fango, con popolazioni sfollate senza cibo, acqua, elettricità, non impedì la rinascita di luoghi e comunità, piuttosto rinnovati dall’esigenza di ricostruire insieme strutture e relazioni.
“Vedere l’effusione di generosità da parte di persone da tutto il mondo che donavano beni di soccorso – continua Ting – e vedere al mattino il convoglio di camion che arrivava da luoghi lontani per aiutare le persone nelle zone colpite è stato travolgente”. Gli stessi focolarini, i giovani, le famiglie e i religiosi abitanti della Mariapoli Pace sono strati costretti ad evacuare e alcuni sono stati accolti in un’abitazione poi “trasformata” in centro logistico per la distribuzione dei beni di soccorso. Passata l’emergenza ci si è dedicati alla ricostruzione, occasione ulteriore per vedere all’opera la generosità di molti: famiglie, studenti, persone che avevano ricevuto sostegno dai centri si sono offerti di aiutare, anche mettendo a rischio la loro incolumità, “come espressione di gratitudine e di reciprocità per ciò che hanno ricevuto”. Anche l’ambiente circostante sembra oggi rigenerato: “I dintorni, un tempo grigi e apparentemente morti, sono ora esplosi in un tripudio di colori e un’abbondanza di verde – dice Ting – fiori, alberi, frutta e verdura crescono più vigorosi grazie al concime naturale che la caduta di cenere mescolata al terreno ha portato. È un’esperienza di resurrezione”.
Pochi mesi dopo l’eruzione, tuttavia, lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio di nuovo la Cittadella, senza però fermarne il cammino di rinascita: “C’è stata la spinta a vivere per gli altri – racconta ancora Ting – soprattutto per coloro che sono impegnati in prima linea. I bambini hanno preparato delle cartoline per mostrare loro il loro amore e il loro apprezzamento. Con l’aiuto delle nostre famiglie, abbiamo realizzato 2.500 visiere da distribuire a ospedali, centri sanitari, Croce Rossa, comuni e scuole. In cambio sono arrivate donazioni che hanno coperto le spese e hanno permesso di acquistare altri beni di soccorso e di distribuire soldi alle famiglie. In tutti questi casi sentiamo la mano di Dio all’opera”. “Dio ci ha permesso di affrontare queste due apparenti calamità perché potessimo sperimentare il suo immenso amore e vedere la bontà nel cuore delle persone”.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)