Lug 23, 2019 | Focolari nel Mondo
Intervista a Lucia Abignente che, insieme con Giovanni Delama, ricostruisce la storia delle prime Mariapoli nel libro Una città tutta d’or, che sarà pubblicato a settembre da Città Nuova. La prima si svolse 70 anni fa sulle Dolomiti trentine. Era l’estate del ’49 e Chiara Lubich, che a Trento condivideva la scelta di vivere il Vangelo con alcune compagne, trascorreva un periodo di riposo a Tonadico di Primiero. Fu un momento decisivo nella storia del Movimento dei Focolari: un’esperienza mistica permise a Chiara di comprendere il progetto di Dio sull’Opera nascente: Opera di Maria. Da allora esperienze simili, chiamate Mariapoli, si sono ripetute ogni anno in estate, e nel tempo si sarebbero replicate in tutto il mondo. Nella storia delle Mariapoli, particolarmente significativi sono i primi dieci anni, dal ‘49 al ‘59. Ci spiega perché? Quegli anni segnano le origini della Mariapoli, quelli in cui la forza del carisma dell’unità, donato da Dio a Chiara per la Chiesa, produce frutti nuovi. Si sperimenta una comunione fortissima, partecipata, arricchente fra persone di tutte le età e i ceti sociali provenienti da diversi paesi del mondo (nel ’59 saranno complessivamente 12.000 da 27 nazioni). È una intensa esperienza di Dio, un cammino di santità che si fa insieme come fratelli. Si delinea in essa la realtà del popolo di Dio che il Concilio Vaticano II metterà in luce. Perché il nome Mariapoli? Il nome è venuto fuori solo nel ’55: cresciuta negli anni, questa convivenza si è configurata come una città, un popolo che si sentiva guidato da Maria. L’amore evangelico vissuto fra tutti generava la presenza del divino. Si realizzavano le parole di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt, 18,20). È questa realtà di luce che ispira il titolo del libro. Quali sono i tratti sostanziali di questi appuntamenti che in modi diversi si svolgono ancora oggi? Li racchiuderei in una parola: comunione, anzi comunioni. La comunione nell’Eucarestia, rinnovata quotidianamente; la comunione nella Parola del Vangelo; la comunione con i fratelli. È questa caratteristica che imprime un timbro forte all’esperienza del 1949 e che ritroviamo anche negli anni seguenti. Da ciò scaturisce l’impegno di continuare a vivere quest’esperienza nei luoghi di vita abituali, per cooperare al disegno di amore di Dio sul Creato e sulla realtà sociale che ci accoglie. Cosa l’ha colpita nei racconti di chi ha partecipato alle prime Mariapoli? Incontrando quei testimoni ho potuto constatare che l’esperienza della Mariapoli non è un ricordo ma una realtà ancora viva oggi. Dalle testimonianze scritte ho colto l’autenticità di una vita vissuta come corpo, ricercando l’unità. Le Mariapoli hanno prodotto anche frutti di lungo respiro… Anzitutto il giornale «Città Nuova», che è nato durante la Mariapoli e per tenere collegati i partecipanti una volta tornati a casa. Poi le Mariapoli “permanenti”, cittadelle internazionali stabili di cui Chiara parla già nel ’56. E i percorsi di dialogo avviati con persone di altre chiese cristiane, presenti a Fiera già nel ’57, e con altre figure carismatiche all’interno della Chiesa cattolica: vie di comunione che si svilupperanno con il Concilio Vaticano II e con il Magistero seguente. Sono visibili inoltre i prodromi dell’impegno del Movimento nella realtà politica e sociale. Nelle Mariapoli “permanenti” convivono persone di età, paesi, culture e denominazioni cristiane diverse, mettendo in pratica il Vangelo. Realtà dove la diversità si compone in unità. In questa Europa frammentata da nazionalismi e populismi, che messaggio viene da queste cittadelle? È molto significativo quello che Papa Francesco ha detto nella cittadella di Loppiano un anno fa sulla “mistica del noi”, che ci fa camminare insieme nella storia. Una realtà già molto viva nelle prime Mariapoli. Nel ’59 per esempio, nonostante gli echi della guerra, italiani e tedeschi, e persone di varie nazionalità, superando ogni barriera, consacrano i loro popoli a Maria: desiderano farlo insieme, come atto di amore reciproco che esprime la realtà di un unico popolo.
Claudia Di Lorenzi
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Lug 18, 2019 | Focolari nel Mondo
E’ da poco iniziata la prima Mariapoli Europea promossa dal Movimento dei Focolari, a Tonadico sulle Dolomiti dal 14 luglio all’8 agosto Nel contesto storico e politico di un’Europa divisa e conflittuale, l’evento vuole testimoniare che il sogno della fratellanza fra i popoli non è un’utopia. L’intuizione originaria di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, a cavallo fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, trova attuazione nei diversi campi del sapere, come nel cuore delle relazioni fra i singoli e fra i popoli. Ne parliamo con Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro studi interdisciplinare del Movimento “Scuola Abbà”: Qual è il legame fra le esperienze mistiche che Chiara Lubich ebbe negli anni ’49 e ’50, durante e dopo la prima Mariapoli, e la nascita della Scuola Abbà? “La Scuola Abbà è nata per approfondire quello che è avvenuto in quegli anni. Chiara ha avuto occasione di scrivere di quell’esperienza a mano a mano che avveniva, consapevole che lì c’era una dottrina, dei valori così profondi e ricchi che avrebbero potuto nutrire non soltanto l’Opera ma anche la Chiesa. Ad un certo punto ha sentito il bisogno di riprendere in mano quelle carte e ha iniziato a chiamare intorno a sé persone di un certo livello culturale per entrare in profondità dentro questa sua esperienza e farne scaturire la dottrina che è già in sé insita”. Tra le discipline oggetto di studio della Scuola Abbà ci sono la storia e la politologia. La riflessione della Scuola in questi ambiti può aiutare a comprendere le ragioni fondative dell’Unione Europea? “L’esperienza che Chiara ha fatto nel ’49, le ha consentito di avere una visione dall’alto del disegno di Dio sull’umanità e sulla storia. Vi si ritrovano quindi valori che stanno alla base anche dell’Europa. La Scuola Abbà vuole metterli in luce e mostrarne l’attualità. Oggi la Mariapoli ci aiuta a riscoprire quel disegno, a comprendere qual è il progetto di Dio sulla nostra storia, sulla nostra identità”. In quei primi tempi Chiara intuì che l’Europa era chiamata ad essere unita al suo interno – Igino Giordani, cofondatore del Movimento, auspicava la nascita degli Stati Uniti d’Europa – e a porsi come entità federatrice dei popoli nel contesto mondiale. Oggi però siamo lontani da quella visione e l’Europa è attraversata da nazionalismi e populismi. Come ritrovare quello slancio e renderlo “contagioso”? “A me sembra che nell’esperienza iniziale del ’49 ci siano tutte le componenti per allargare il cuore, per far crescere il senso di fraternità, accoglienza, condivisione, e per promuovere un cammino insieme. All’inizio la riflessione di Chiara era concentrata sull’Italia: parlava di Santa Caterina e San Francesco come i patroni dell’Italia. Ma presto gli orizzonti si sono allargati perché si sono unite al Movimento persone di altri paesi d’Europa e di altri continenti e lei vedeva il carisma dell’unità vibrare in tutti ed ognuno vi ritrovava i suoi valori più profondi. Chiara vedeva tutta l’umanità in marcia verso l’unità. E questo mi sembra sia l’ideale fondamentale che può essere attuato anche oggi. Ci vuole una riflessione culturale che sappia coniugare il grande progetto di Dio sull’umanità con la situazione politica, storica, economica attuale”. L’esperienza di una Mariapoli europea che messaggio può dunque mandare ai cittadini d’Europa? “L’idea che l’unità europea non è uniformità o imposizione, ma è ricchezza che viene da una grande diversità. Non soltanto dei popoli europei storici ma anche dei nuovi popoli che arrivano. L’Europa si fa, è in costruzione continua sin dalle sue origini, e dovrebbe saper coniugare questi due elementi: promuovere la fraternità, la condivisione, la comunione, l’unità e, allo stesso tempo, valorizzare la grande diversità culturale, la storia particolare di ogni popolo. Penso che la Mariapoli possa essere il nuovo crogiolo nel quale si impara a rispettarsi, amarsi, a vivere insieme”. La Mariapoli dunque come “laboratorio” di unità per l’Europa. Si potrebbe obiettare che si tratta di una prospettiva utopica… “I luoghi dell’utopia sono luoghi immaginari nei quali uno sogna una realtà che di fatto non c’è. La Mariapoli invece è un luogo diverso, non è utopico ma reale, e penso che occorra riproporre esperienze come questa, significative, anche se piccole, che facciano vedere come potrebbe essere il mondo se si vive davvero la legge della fraternità, dell’amore e dell’unità”.
Claudia Di Lorenzi
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Lug 11, 2019 | Focolari nel Mondo
Dal 29 giugno al 4 luglio scorso Maria Voce e Jesús Morán si sono recati a Birmingham (UK), per partecipare ad una sessione dell’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Hanno incontrato anche la comunità dei Focolari e hanno fatto visita a uno dei centri Sikh della città. Da secoli nota come “città dei mille mestieri” e “officina del mondo”, Birmingham è la seconda città più popolosa del Regno Unito; oggi presenta un volto giovane – il 25% dei suoi abitanti ha meno di 25 anni – e spiccatamente multiculturale. Conseguenza, in larga parte, del via vai di lavoratori provenienti da ogni parte del Paese e del mondo che, dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, hanno calpestato (e costruito) le vie della città e l’economia del Paese. È qui che dall’1 al 4 luglio si è svolto l’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) sul contributo del cristianesimo al risveglio di una coscienza che possa dirsi realmente europea. Maria Voce è stata invitata a portare la sua testimonianza sull’importanza dei carismi all’interno della Chiesa, con una relazione dal titolo “Profilo petrino e profilo mariano: insieme per una nuova Pentecoste”. Nonostante il viaggio-lampo, la presidente e il co-presidente dei Focolari hanno potuto conoscere la piccola comunità del Movimento che rispecchia la varietà di razze e culture presenti in città. C’erano persone da Burundi, Uganda, India, Malesia, Filippine accanto a quelle nate in Gran Bretagna; erano Sikh, Musulmani e Cristiani dalle Chiese Cattolica e Anglicana, ma anche di convinzioni non religiose.
In un dialogo semplice e spontaneo, Maria Voce ha indicato loro una via: “La fratellanza del genere umano è la nostra meta e ciascuno di noi deve fare il proprio passo; e lo facciamo quando amiamo, perché l’amore fa vedere ciò di cui gli altri hanno bisogno. Questa città dei mille mestieri può diventare la città dei mille volti, dei mille sapori e dei mille incontri con le tante persone che incontrate. Vi auguro che ogni persona che incontrate sia veramente toccata dall’amore che avrete verso tutti”. Hanno poi visitato anche il Guru Nanak Nishkam Sewa Jatha Gurdwara dove ha sede il
centro di una delle comunità Sikh della città. Il Presidente, Bhai Sahib Bhai Mohinder Singh l’ha accolta con affetto, assieme a un gruppo di ragazzi di due scuole superiori della città, la scuola Sikh Nishkam High school e la scuola cattolica Saint Paul’s High. Presente anche l’arcivescovo cattolico di Birmingham Bernard Longley e un rappresentante del vescovo anglicano David Urquhart . Da anni le due comunità – quella Sikh e dei Focolari – lavorano fianco a fianco per la pace, per testimoniare, come è stato detto, che è molto di più ciò che unisce che ciò che divide. La tappa a Birmingham del complesso internazionale Gen Verde, nel novembre scorso, ne è stata un esempio: molti giovani di fedi diverse hanno partecipato ai workshop organizzati dalla band e allo spettacolo finale. Durente la visita al Gurdwara, a Maria Voce è stata consegnata la “Carta della pace per il perdono e la riconciliazione”, sottoscritta da diversi leader e organizzazioni religiose internazionali e che punta a “a promuovere la guarigione dalle divisioni, l’armonia, la giustizia e la pace sostenibile nel nostro mondo”, come recita il preambolo stesso. “La divisione non è il progetto di Dio; il progetto di Dio è l’unità e noi ci crediamo – ha concluso quindi Maria Voce – ciò che ci lega non sono solo gli sforzi di collaborazione per scopi comuni. Ci lega un dono di Dio: il sogno di unità di tutta la famiglia umana”. Ha poi sottolineato la centralità del perdono in uno stile di vita e di relazioni incentrate sul dialogo e l’accoglienza reciproca: “Solo attraverso questi piccoli passi riusciremo a superare anche i conflitti che ogni giorno tentano di dividerci”. Bhai Sahib Bhai Mohinder Singh ha poi donato alla presidente dei Focolari un brano tratto dalle Sacre Scritture Sikh che raccontano l’amore e l’unione tra Dio e il creato, auspicando di continuare a camminare insieme per la pace e l’armonia dei popoli.
Il 2 luglio la presidente dei Focolari ha tenuto il suo intervento all’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa; presente anche Jesús Moran, Co-presidente, che ha partecipato ad una sessione di dialogo. Maria Voce ha sottolineato la “co-essenzialità tra doni gerarchici e doni carismatici nella Chiesa”. Per la presidente dei Focolari le diverse realtà “che nascono da un carisma hanno bisogno di vivere ben innestate nell’insieme della compagine ecclesiale di cui fanno parte e di coltivare un fecondo interscambio con tutte le altre realtà”. “Non si tratta di fare tutti insieme la stessa cosa, stando fermi ‘a casa’, ma di mettersi in cammino nelle direzioni più diverse, animati dalla comune ansia di arrivare fino ai confini della terra”. Infine ha indicato il profilo mariano della Chiesa quale dimensione che “insegna come dar vita a una pastorale autenticamente generativa”.
Stefania Tanesini
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Lug 9, 2019 | Focolari nel Mondo
Per la prima volta il meeting storico dei Focolari viene organizzato a livello continentale e sarà l’Europa a fare da apripista. Dal 14 luglio all’11 agosto prossimi sulle Dolomiti italiane sono attese 3.000 persone. Per la prima volta in 70 anni i Focolari organizzano il loro raduno storico, la “Mariapoli” (città di Maria), per un intero continente, l’Europa. La Mariapoli europea che ha come titolo e motto “Puntare in alto” si svolgerà dal 14 luglio all’11 agosto 2019 a Fiera di Primiero, sulle Dolomiti italiane, proprio dove questa esperienza è iniziata, ispirata dal carisma dell’unità, 70 anni fa.
Secondo gli organizzatori l’evento sta suscitando molto interesse. In poche settimane, le prenotazioni anticipate hanno superato di gran lunga gli alloggi disponibili. Al 31 gennaio, data di chiusura delle pre-iscrizioni, si sono registrate quasi 3.000 persone, sarannò dunque presenti circa 600 persone a settimana. La Mariapoli europea si colloca sullo sfondo di un continente sempre più frammentato. “Il nostro sogno è quello di avere un evento che sottolinea la bellezza del continente europeo in tutta la sua diversità, dove la ricchezza di ogni cultura emerge nello splendido arazzo che è l’Europa”, ha detto Peter Forst dei Focolari. “Crediamo che attraverso la condivisione e una sempre maggior conoscenza delle nostre testimonianze, delle nostre culture e della nostra storia possiamo gettare le basi per un’Europa più unita”. La Mariapoli è un incontro in cui i cittadini di una città temporanea cercano di costruire un nuovo tipo di società umana basata sulle relazioni, come in una famiglia: fraternità e rispetto reciproco sono al centro di queste vacanze. I partecipanti saranno ospitati in strutture alberghiere, istituti religiosi, case e appartamenti in affitto nella bella valle del Primiero. Un team composto da persone provenienti da diversi Paesi europei ha preparato il programma delle quattro settimane, che comprenderà una serie di input tematici, momenti di scambio culturale, workshop e tavole rotonde. “Speriamo che ci sia qualcosa per tutti! E, naturalmente, sia anche una vacanza. I partecipanti avranno ampia scelta: passeggiate, escursioni e altri eventi culturali”, ha commentato Ana Siewniak dal Regno Unito, membro del comitato scientifico. Ha detto a CatholicIreland.net che uno degli obiettivi della Mariapoli europea è quello di avere “spazi in cui scambiare la ricchezza delle nostre culture e delle nostre esperienze”, per esempio imparando i rispettivi repertori musicali o danze nazionali. In una recente intervista, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha descritto la sua prima esperienza dell’ultima Mariapoli a Primiero nel 1959. “Me lo ricordo bene, dormivamo nelle aule scolastiche, tutti i materassi erano sul pavimento. C’era una sedia tra ogni letto e questo costituiva l’arredo per tutti i partecipanti. Non c’erano armadi, non c’erano specchi, eppure niente di tutto questo ha compromesso l’esperienza della Mariapoli”. Anche se la Mariapoli era materialmente povera, continua Maria Voce, era “molto ricca di grazie spirituali. Il divino costruito tra tutti risplendeva tra la gente della Mariapoli, coinvolgeva i partecipanti”. Tra le 12.000 persone che passarono per la Mariapoli di Fiera di Primiero nel 1959 c’erano persone di ogni ceto sociale, spiega ancora la presidente dei Focolari, e di molti Paesi. “I poveri e i ricchi arrivarono grazie a una grande comunione di beni tra tutti”. “Era veramente l’incontro di una città ricca di relazioni e d’amore reciproco. Le persone erano tutte uguali e l’amore dava a tutti la stessa vita divina e piena gioia”.
Susan Gately
Fonte: Catholicireland.net Per informazioni: mariapolieuropea.org (altro…)
Giu 14, 2019 | Focolari nel Mondo
Un centro, promosso da un gruppo di volontarie del Movimento dei Focolari, a Douala accoglie ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi e offre percorsi di formazione integrale e professionale. “Ci siamo guardate intorno e, con un senso di dolore e impotenza per le drammatiche situazioni nelle quali vivono le adolescenti di alcune zone della città, ci siamo chieste che cosa potevamo fare”. Con queste parole Albine Essene, di Douala (Camerun) spiega la scintilla ispiratrice che ha portato lei ed un gruppo di volontarie dei Focolari, ad impegnarsi a favore delle ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi fino a dare vita, nel 1998, al centro sociale HUPJEFI (Halte Utile Pour Jeunes Filles) a Douala (Camerun). “Tante sono le adolescenti – continua – che ogni sera per le strade, soprattutto di fronte ad alberghi e ristoranti, sono costrette a prostituirsi per ottenere il denaro che garantisca loro la sopravvivenza. Molte di loro sono minorenni, quindi si tratta di veri e propri abusi”. Come avete iniziato ? “Una sera, una di noi insieme al marito, si è fermata a conoscere una di queste ragazze e l’ha accolta a casa. Poi ha contattato i genitori per farla rientrare in famiglia. Questo episodio ci ha messo in cuore molte domande: come potevamo continuare a seguirla ? Come aiutare anche altre ragazze? Occorreva un centro che le accogliesse ed offrisse una formazione integrale. Abbiamo fatto tra noi una comunione di beni: c’è chi ha messo a disposizione la casa, chi si è offerto di prendersi cura delle ragazze, chi ha dato il proprio tempo per raccogliere informazioni dalle assistenti sociali, altri hanno offerto denaro. La prima sede era nel centro della città, dove la prostituzione è molto diffusa.
Abbiamo iniziato con due ragazze, ma poco dopo il centro era pieno. Poi abbiamo creato altri tre centri per ragazze dai 14 ai 22 anni. Il nostro lavoro consiste nell’ascoltarle, nel prenderci cura del loro sviluppo intellettuale e sociale, organizzando anche sessioni di formazione all’affettività e alla sessualità attraverso il programma EVA (educazione alla vita e all’amore). Abbiamo creato poi un centro di formazione professionale con corsi di scrittura, diritto commerciale, taglio, cucito…, tutte attività finalizzate a favorire il loro inserimento sociale. Siamo l’unico centro del Paese a prenderci cura di loro con una formazione integrale”. In questi anni avete incontrato tante ragazze, oltre 300. Ci sono delle storie che ricordi in particolare ? “Ne ho tante nel cuore. Ricordo una ragazza che ci ha confidato di avere problemi di rapporto con la madre. Per questo aveva deciso di sposare un ragazzo che stava frequentando. Le abbiamo chiesto se lo amasse spiegando che il matrimonio è una decisione importante, non una fuga dai problemi. Ci ha ascoltato senza dire nulla. Il giorno dopo, in una lettera, ci ha spiegato di non amare il ragazzo. Una settimana dopo è tornata a ringraziarci: aveva trovato il coraggio di lasciare il fidanzato e aveva chiesto perdono alla madre, tra loro era tornata la pace. ‘Ora mi sento libera’ ci ha detto. Un’altra invece, iniziando ad arrivare sempre in ritardo, ci ha spiegato che, ogni giorno, prima di venire al centro, frequentava un ragazzo che la sua famiglia non conosceva. Lui le aveva fatto molte promesse. L’abbiamo messa in guardia sul fatto che alcuni uomini approfittano della debolezza economica delle ragazze per abusare di loro. E abbiamo cercato di capire se aveva valutato le conseguenze di questo tipo di incontri (traumi, malattie a trasmissione sessuale, gravidanze indesiderate..). Se il ragazzo aveva buone intenzioni, doveva presentarsi ai suoi genitori. Ci ha ascoltato. Poco dopo ha chiuso ogni rapporto con quest’uomo. Ha iniziato a frequentare un centro professionale di cucito, ma anche lì le difficoltà non sono mancate. Non avendo mezzi di trasporto andava sempre a piedi fino a quando non ha conosciuto un uomo che, dapprima, si è offerto di accompagnarla, poi ha iniziato a darle appuntamenti in bar o alberghi. Sentendosi in pericolo è tornata nel nostro centro per chiedere aiuto. Oggi è molto apprezzata da tutti gli insegnanti della scuola che frequenta e si sta preparando per gli esami conclusivi del corso”.
Anna Lisa Innocenti
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Giu 3, 2019 | Focolari nel Mondo
Molti gli appuntamenti realizzati ed in programma in varie località del continente con testimonianze e progetti concreti Il 9 maggio 1950 Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’Europa e primo Presidente dell’Assemblea parlamentare europea, presentava il piano di cooperazione economica con l’obiettivo di formare una futura unione federale. Cinque anni prima, sempre il 9 maggio del 1945, l’Europa vedeva finalmente la fine della sanguinosa guerra che l’aveva travolta e distrutta. In tutta Europa è stata ricordata questa data e vari appuntamenti hanno costellato molte città con tante comunità che si sono interrogate su quale futuro, oggi, vogliono scommettere i cittadini del vecchio Continente. Da Bruxelles, la capitale dell’Unione europea, a Praga, da Paesi come la Slovenia, Svizzera, Francia, Germania all’Austria, Italia e tanti altri, migliaia di cittadini di più di 300 confessioni religiose hanno partecipato a convegni, seminari, momenti di preghiera, promossi da “Insieme per l’Europa” (IPE), un organismo internazionale formato da Comunità e Movimenti che agiscono insieme per scopi condivisi, portando ciascuno il contributo del proprio carisma. Alcuni appuntamenti importanti si sono tenuti anche a Roma, Palermo e Castel Gandolfo. Il gruppo di Movimenti e Comunità di Roma ha accolto in pieno l’invito a seguire un cammino di preghiera per l’Europa per la durata di sei settimane, dal 25 marzo al 9 maggio 2019, coinvolgendo le comunità di cinque importanti Basiliche legate ai SS. Patroni d’Europa, cammino che si è concluso con una partecipata veglia ecumenica presso la Basilica romana dei XII Apostoli. I giorni 8 e 11 maggio due appuntamenti hanno voluto inoltre approfondire la prospettiva economica e culturale. All’interno dello ‘Spazio Europa’, sede della rappresentanza in Italia della Commissione europea, si è parlato di migrazioni, finanza e risparmio, lavoro, sovranismi ed euroscetticismo con il prof. Leonardo Becchetti. L’economista, pur non risparmiando critiche alle tentazioni sovraniste che stanno spingendo molti Paesi europei a un isolamento non certamente fruttuoso, ha offerto alcune nuove prospettive che stanno vedendo la “Scuola di economia civile” protagonista di una nuova ventata di proposte in alternativa all’attuale modello economico. A Castel Gandolfo l’11 maggio si è tenuta una serata culturale che ha visto la presenza, oltre dei rappresentanti delle Comunità di IPE, dei relatori prof. Alberto Lo Presti su “Il disegno dell’Europa secondo i Vescovi di Roma”, prof. Dimitrios Keramidas su “L’Europa e il Patriarcato di Costantinopoli” e Pál Tóth su “Est e Ovest in Europa”. A Palermo, il 9 maggio, 1600 persone hanno partecipato al convegno “La società Europea riscopre i suoi valori cristiani” promosso dalle varie comunità cristiane di I.P.E., un appuntamento giunto alla sesta edizione. Sono stati presentati alcuni progetti concreti e numerose testimonianze di persone e gruppi che hanno dato vita a iniziative nella città a servizio degli “ultimi”, aprendo le porte a migranti, disoccupati, visitando carcerati, scegliendo la via della legalità, operando nel campo della prevenzione sui rischi delle dipendenze, specie quella del gioco d’azzardo, agendo per una cittadinanza attiva nei quartieri più a rischio o sensibilizzando alla responsabilità in ecologia. Il prossimo appuntamento si terrà ìn Germania a Ottmaring e Ausburg dal 7 al 9 Novembre per i 20 anni dalla fondazione di Insieme per l’Europa.
Patrizia Mazzola
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