Movimento dei Focolari
Papa Francesco in Bulgaria

Papa Francesco in Bulgaria

La comunità del movimento presente nel Paese dagli anni ’70, ha collaborato attivamente a questa visita papale in vari ambiti: nel coro, facendo volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste. Sono passati come un lampo i due giorni della visita di Papa Francesco in Bulgaria, che ha suscitato un grandissimo interesse non solo fra i cattolici, che rappresentano solo lo 0,6% della popolazione bulgara, ma in tutte le componenti della società. I mass media hanno dato grande risalto all’evento, creando nell’opinione pubblica, già durante la preparazione, una grande attesa. Le principali televisioni del Paese in questi giorni hanno seguito la visita momento per momento. Molto cordiale l’incontro con Sua Santità il patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara, Neofit, che ha accolto il Papa con calore. 59379898 1413775128762450 1175393529413763072 nImpressionante è stata la partecipazione della gente. Alla liturgia, sulla piazza dove un tempo si svolgevano le manifestazioni di un regime che ha perseguitato duramente la Chiesa  – la sagrestia era nella ex Casa del Partito -, erano presenti più di 15 mila di persone, mentre in altre parti della città la gente seguiva attraverso maxi schermi, fatto insolito per la Bulgaria, Paese a maggioranza ortodossa. Il Papa è riuscito a parlare al cuore dei bulgari, nonostante la difficoltà della lingua, con i gesti, con il suo essere, con la sua straordinaria capacità di comunicare con chiunque. Come quando, il giorno dopo, a Rakovski, cittadina a maggioranza cattolica, durante la Messa il Papa, con un sorprendente cambio di programma, ha dato la Prima Comunione a tutti i 245 bambini che dovevano riceverla, e non solo a 10, e ha intrattenuto con loro un dialogo spontaneo, sottolineando i principali punti della fede e la sacralità di quello che stava avvenendo. Nel pomeriggio, poi, incontro con la comunità cattolica, costellato di gesti spontanei e saluti che hanno fatto gioire i 700 presenti (l’incontro si svolgeva in una chiesa ed era a numero chiuso). Dopo le testimonianze di una suora, di un sacerdote e di una famiglia, tutti giovani, il Papa ha svolto il suo discorso, interrompendolo varie volte per parlare a braccio, suscitando immediatamente la viva reazione dei presenti. Il Focolare ha dato il suo contributo in vari ambiti, dove era richiesto: nel coro, nella diffusione degli inviti in ambienti diversi, nel59614544 2220135458075941 1858919862127034368 n volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste, ecc. Per sostenere il Papa nelle fatiche di questi giorni gli abbiamo pure regalato un pacco di mate, . Il Movimento è arrivato in Bulgaria negli anni ‘70, unica realtà laicale presente negli anni del comunismo ed il più radicato nella Chiesa locale. Dal 1991 c’è il focolare femminile a Sofia e le comunità del Movimento esistono in 9 città del Paese, composte da Cattolici, Ortodossi e persone senza un preciso riferimento religioso. Abbiamo forti legami di amicizia con esponenti della Chiesa Ortodossa a vari livelli. Questa visita, fra l’altro, ci ha dato l’occasione di approfondire rapporti costruiti nel tempo, allacciare legami con persone nuove, riallacciare legami precedenti.

Majda Šušteršič

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Macedonia: terra di dialogo

Macedonia: terra di dialogo

Anche nella piccola repubblica balcanica visitata da Papa Francesco dal 5 al 7 maggio c’è una comunità dei Focolari che ha lavorato intensamente per questo evento. Ce ne parla Mato Mikulec. 21f5174f b6c9 47f2 b600 853057e3620f“Da sempre la caratteristica principale di questa terra è il dialogo e anche la comunità dei Focolari qui è composta da cristiani (cattolici e ortodossi) e musulmani”. Mato Mikulec è un pioniere del movimento a Skopje, è croato di origine e 30 anni fa si è trasferito in Macedonia per lavoro. Vive con trepidazione e grande gioia la visita del Papa: “Siccome Francesco ha molto a cuore le periferie, il suo primo obiettivo è sostenere e incoraggiare la piccola comunità cattolica, ma non solo. Per lui ogni uomo è un valore immenso e quindi viene qui come amico di tutte le persone di questo Paese. Naturalmente, è anche incoraggiato dallo spirito di tolleranza e convivenza che sono parte della natura di questo popolo”. Ormai Mato considera questa la sua terra: la maggior parte della popolazione è macedone (64%), poi ci sono gli albanesi (25%), i turchi (4%) e una piccola percentuale di altri popoli. Le due religioni principali sono il Cristianesimo e l’Islam; i cattolici dei due riti – occidentale e orientale – sono solo l’1%. La storia racconta che in Macedonia la tradizione cristiana risale addirittura ai tempi dell’apostolo Paolo, rafforzata e diffusa nei secoli successivi, da grandi figure di evangelizzatori come i due fratelli Cirillo e Metodio nel IX secolo e da molti altri che, successivamente, danno un contributo inestimabile allo sviluppo della religiosità e dell’alfabetizzazione dei popoli slavi. Ma la regione balcanica è anche testimone della dolorosa divisione delle Chiese, di conflitti tra potenze e interessi politici, come l’occupazione ottomana durata oltre 500 anni. “Nonostante tutto – continua Mato – le persone qui hanno conservato molti valori, una profonda religiosità, grande apertura alla diversità e una profonda aspirazione alla comunione. Quindi non c’è da sorprendersi che proprio in questa terra sia germogliato un fiore tanto bello come Madre Teresa”. Racconta poi che la visita di Papa Francesco è avvenuta su invito del vescovo locale Kiro Stojanov e delle autorità statali. “Unaf20e2bec 0cdc 43f6 bec0 2716429a4c90 bellissima tradizione vuole che ogni anno una delegazione di Stato si rechi a Roma alla tomba di San Cirillo presso la Basilica di San Clemente. Ne fanno parte anche rappresentanti delle Chiese Cattolica e Ortodossa. E’ inclusa anche l’udienza con il Santo Padre e proprio in questa occasione gli è stato rivolto l’invito a visitarci”. Ci racconta poi che i primi contatti con i Focolari in Macedonia e Kosovo risalgono agli anni ’70 quando uno dei primi focolarini, Antonio Petrilli, andò a visitare l’amico sacerdote d. Luka Cirimotić. In seguito, negli anni ’80 una famiglia originaria di Zagabria si stabilisce a Skopje e nasce così la prima comunità composta da giovani e adulti, famiglie e consacrati, persone di varie Chiese e Religioni, o senza un orientamento religioso. È stato grazie all’impegno del vescovo Kiro Stojanov che nel 2006 si apre a Skopje il focolare femminile, l’ultimo che Chiara Lubich ha approvato personalmente prima di lasciarci. “Vediamo che la diversità non è un ostacolo alla sincera comunione e alla fraternità – prosegue Mato – che stanno diventando sempre più visibili e apprezzate anche dai capi delle comunità religiose. Per noi dei Focolari questo evento è una gioia speciale, crediamo che il Papa sia attratto anche  dal nostro amore e dalla comunione tra noi. Sentiamo che il Papa ci porta il nuovo volto e l’abbraccio della Chiesa dove anche la nostra comunità ha il suo posto”.

Stefania Tanesini

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“Il Villaggio per la Terra”: la cura del Creato è un obiettivo comune

“Il Villaggio per la Terra”: la cura del Creato è un obiettivo comune

A Roma (Italia) la quarta edizione  Aver cura della terra e dell’uomo, individuando percorsi e obiettivi comuni. È con questo intento che associazioni, professionisti, e istituzioni civili ed ecclesiali si ritrovano in questi giorni (25-29 aprile 2019) a Villa Borghese (Roma-Italia), per la quarta edizione del “Villaggio per la Terra”. Promosso da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari, l’evento vuole essere un contributo alla realizzazione dei 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda ONU per il 2030, e all’attuazione dei principi espressi da Papa Francesco nella “Laudato si”. Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma, racconta come nasce l’amicizia fra il Movimento e Earth Day Italia: “Ci siamo conosciuti a novembre 2015 in occasione della marcia per la ‘Laudato si’ che il Vicariato di Roma aveva chiesto a Earth Day di organizzare. Poi, sapendo che desideravamo portare nel cuore di Roma la Mariapoli, l’incontro annuale dei Focolari – secondo il desiderio della fondatrice del Movimento Chiara Lubich – Earth Day ci ha offerto di ospitarci negli spazi dove da anni loro celebrano la Giornata Mondiale della Terra. E’ stato un incontro provvidenziale: loro, un’ impresa di promozione sociale, tesa a fare opinione sui temi ambientali, e noi, un popolo impegnato con passione sui fronti più diversi e con il desiderio di mostrare quanto di bene e bello Roma può dare”. Il Papa ha visitato “Il Villaggio” nel 2016, incoraggiando i presenti a continuare nell’impegno di “trasformare il deserto in foresta”. Non si riferiva solo all’ambiente fisico, ma anche ai luoghi umani dove manca la vita… “Il Papa ci parlò di amicizia sociale. Vide davanti a sé questo popolo – fatto anche di immigrati, imam, ex detenuti, giovani dipendenti dall’azzardo – una foresta disordinata ma piena di vita. La frase “trasformare i deserti in foresta” è diventata la nostra missione”. villaggio per la terraIn che modo “Il Villaggio per la Terra” vuole essere una risposta alla sollecitazione del Papa? “’Il Villaggio’ vuole essere un modello, un luogo dove ognuno si sente parte di una comunità, e dove si può sperimentare che relazioni fraterne – che sono la radice dell’ecologia integrale – sono possibili, che la parte che ciascuno può fare non è piccola se condivisa, che l’impegno per raggiungere le mete della sostenibilità nello sviluppo economico è ben riposto”. L’offerta dei contenuti muove dalla “Laudato si’ “e dall’Agenda ONU 2030. Come mai la scelta di dedicare particolare attenzione all’Amazzonia? “L’Amazzonia è simbolo della biodiversità ambientale ma anche etnico – culturale. Sulla scia del Sinodo dei Vescovi, che affronterà il tema in autunno, ‘Il Villaggio’ vuole accendere un faro su questi aspetti e porre attenzione all’impegno della Chiesa in Amazzonia. Al Villaggio sono presenti i Francescani Cappuccini, che hanno una Missione in Amazzonia da oltre 100 anni, Survival International, che celebra i 50 anni di attività in favore dei popoli indigeni, e il Cortile dei Gentili del Pontificio Consiglio per la Cultura”. Raggiungere l’uomo nei più vari ambienti di vita è un’altra via di evangelizzazione.. Villaggio 3“Come non ricordare le parole di Chiara Lubich: ‘perdersi nella folla per informarla del divino’. Nel ‘Villaggio’ infatti ti trovi circondato da 200 associazioni e decine di relatori, sportivi, artisti e persone di passaggio. Hai un solo strumento, il tuo cuore, e l’impegno condiviso è quello di voler bene a ciascuno. Spesso vediamo davvero deserti trasformarsi in foreste e non possiamo non riconoscere l’intervento di Dio. I rapporti personali maturano e si seminano le perle del Vangelo: amore vissuto, impegno sociale, attenzione ai fragili, reciprocità. Tra i luoghi ideali da raggiungere c’è l’universo dei giovani, che in tema di tutela dell’ambiente vogliono essere protagonisti. Quali spazi hanno nel Villaggio per la Terra? “Il 29 aprile al ‘Villaggio” ci sono i ragazzi con le loro scuole e universitari che, tramite il ‘service learning’ aiutano ad approfondire i 17 obiettivi dell’Agenda ONU. Un servizio volontario avviato lo scorso anno con l’Università Cattolica del Sacro Cuore,e che quest’anno coinvolge studenti delle università pontificie e giovani arrivati da altre nazioni tramite la Fondazione Scholas Occurrentes.

Claudia Di Lorenzi

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Sri Lanka: è l’ora di costruire ponti

Mentre il mondo è ancora attonito e il popolo dello Sri Lanka si stringe per piangere le vittime del terribile attentato di Pasqua, ci arriva il messaggio di Suchith Abeyewickreme, giovane attivista per la pace e co-fondatore di un network interreligioso di giovani. Cosa possiamo fare per il popolo dello Sri Lanka, dopo l’orrore che ha vissuto in seguito agli attentati terroristici di Pasqua? Guardando le immagini di tanto orrore quante volte sperimentiamo quel senso d’impotenza verso la violenza in atto o l’impossibilità di alleviare il dolore di chi piange i propri morti. Eppure una strada c’è: “Dio ci sfida a credere nel Suo amore e ad andare avanti con coraggio sulla via della pace e dell’unità”, come ha scritto la presidente dei Focolari, Maria Voce, a Suchith Abeyewickreme, giovane leader di un network interreligioso cingalese. Il 25 aprile ha scritto un messaggio a tutti i membri dei Focolari nel mondo che pubblichiamo integralmente di seguito:   Cari amici del Focolare, Vi parlo dallo Sri Lanka, dove piangiamo le perdite a causa dei recenti attacchi della domenica di Pasqua nella nostra bella isola. Siamo scioccati, rattristati e scossi da questi eventi senza precedenti. La nostra priorità è l’assistenza alle vittime e alle loro famiglie. Sosteniamo gli sforzi gli uni degli altri nelle varie comunità. Dopo gli attacchi molti di noi sono usciti per donare sangue, aiutare le vittime e donare soccorsi e forniture mediche. Siamo ora in procinto di dare insieme il saluto finale a coloro che abbiamo perso. Siamo consapevoli in questa occasione che questi atti di terrorismo mirano a causare distruzione e paura, sospetto e divisione nel le nostre comunità. Stando fianco a fianco noi cingalesi cristiani, buddhisti, indù, musulmani e di altre tradizioni religiose e culturali, diciamo a chi ci impone il terrore che non permetteremo che raggiungano i loro obiettivi. Comprendiamo che in tali attacchi, ciò che segue le distruzioni fisiche e la morte è la paura, il sospetto, l’odio e la divisione. Ci sono state reazioni di odio, ma dobbiamo dire che la maggioranza dei cingalesi ha mostrato empatia e attenzione gli uni per gli altri. Stiamo lavorando sodo per garantire che questi gesti ad opera di pochi estremisti non finiscano per essere utilizzati per discriminare e alienare persone innocenti o intere comunità. Questi eventi si sono verificati quando in Sri Lanka stavamo per commemorare i 10 anni dalla fine del conflitto armato durato 26 anni. Come società abbiamo molte ferite passate da guarire, ma ora siamo di nuovo feriti. Ma il popolo dello Sri Lanka è forte e resistente. Lavoreremo insieme per guarire noi stessi e la nostra società. E’ in questo momento difficile che dobbiamo praticare le virtù della compassione, dell’amore, dell’empatia, della responsabilità e della pace, guidati dai nostri insegnamenti spirituali. Dobbiamo innalzarci al di sopra della divisione per riconoscere la nostra connessione e umanità condivisa. L’appello che vi facciamo non è per fare donazioni. Con il nostro appello chiediamo il vostro tempo e il vostro impegno per rafforzare il lavoro nelle vostre comunità, per costruire ponti al di là delle divisioni, per intensificare le voci moderate e sostenere la non violenza. In tutto il mondo c’è molta polarizzazione, discriminazioni, odio e violenza che offrono un terreno ideale per l’ estremismo violento. Dobbiamo lavorare insieme per essere i leader sensibili, empatici e responsabili di questo mondo, per curare le sue ferite. “L’oscurità non scaccia l’oscurità: solo la Luce può farlo. L’odio non scaccia l’odio: solo l’Amore può farlo”. Grazie per la vostra solidarietà con noi qui in Sri Lanka, in questo momento così difficile. Vi auguro salute, felicità e pace.

Grazie, Suchith Abeyewickreme

Attivista per la pace, Co-fondatore Interfaith Colombo and Interfaith Youth Network Global Council Trustee, United Religions Initiative

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Mali: cercare la pace al di là delle nostre differenze

Mali: cercare la pace al di là delle nostre differenze

Nella parte settentrionale e centrale del Mali da tempo ci sono tensioni e scontri. Due le etnie coinvolte: i dogon e i fulani. Il recente massacro di 160 pastori fulani è stato solo uno dei tanti episodi di una violenza che continua. E intanto anche le Nazioni Unite chiedono azioni urgenti verso la pace. Nel Paese è presente una comunità dei Focolari, della quale fa parte anche Padre E.M.S., che abbiamo intervistato.  51ca89be 1e1e 4997 bf63 23d5c81cf354I media parlano di violenze di origine inter-etnica. Secondo lei è questa la causa degli scontri? La violenza è presente nel nord del Mali dal 2012 e si è attualmente estesa anche al centro del Paese e soprattutto nei paesi abitati dalla popolazione dogon, la regione di Mopti. Conosco bene queste zone. Ci sono gruppi armati, gruppi di terroristi che si sono stabiliti in questa parte del Paese e che sono stati accolti sia dai dogon che dalle comunità fulani. Pian piano i terroristi, che parlano la lingua fulani, hanno iniziato ad attaccare villaggi dogon. E, visto che l’esercito non è presente in questa zona, i villaggi dogon si sono organizzati per la difesa. Con la complicità di alcuni fulani, hanno chiesto loro di lasciare le zone nelle quali si erano insediati. In realtà non è un conflitto tra etnie, ma i terroristi fanno credere che si tratti di una guerra inter-etnica per meglio guadagnare terreno. I massacri degli ultimi giorni hanno spinto la Chiesa cattolica e quelle evangeliche ad inviare un messaggio congiunto di condoglianze alla nazione diffuso in occasione delle funzioni religiose festive. Come è stato accolto questo gesto? Ogni popolo in difficoltà trova consolazione quando le persone sono solidali con le loro difficoltà. I messaggi e le preghiere organizzate, non solo dalla Chiesa cattolica e da quelle evangeliche, ma anche dalla comunità musulmana, sono state un segnale ben accolto da tutti. E questa esprime l’aspirazione di tutti alla pace. La popolazione del Mali  desidera la fine delle violenze. Per questo oggi ci sono molti incontri e confronti per cercare di calmare gli animi da una parte e dall’altra e, anzi, unirsi per vincere insieme la violenza. La popolazione sa con certezza che non si tratta di un conflitto tra dogon e fulani, ma di un problema che coinvolge tutto il Paese. 509f16a6 ca32 446f 9327 630b705ff219Come sta vivendo questo momento la comunità dei Focolari in Mali? In Mali c’è una bella comunità del Movimento. Siamo presenti in varie Diocesi. E le attività che si realizzano sono coordinate dalla comunità di Bamako. In Mali non ci sono focolari, ma siamo in stretto contatto con i due che si trovano a Bobo-Dioulasso in Burkina Faso. Quello che ci aiuta in questa situazione è, come Chiara Lubich ha scoperto durante il conflitto che anche lei ha vissuto, che Dio è il solo ideale che non passa. Molti gruppi si stanno organizzando e lavorano per il ritorno della pace. Nella mia Diocesi con i membri del Movimento cerchiamo ogni modo per aiutarci a vivere l’amore fraterno tra noi e con tutti attorno a noi. E preghiamo per la pace chiedendo a ciascuno di implorare da Dio questo dono. E crediamo che Lui ascolterà il nostro grido. Ma vorrei invitare tutti a portare il Mali nelle loro preghiere. Mentre ai maliani, siano essi cristiani (cattolici ed evangelici), musulmani o non credenti, dico che occorre impegnarci per mettere il nostro Paese e la fraternità umana al di sopra e al di là delle nostre differenze. Quello che abbiamo in comune è più di quello che ci divide, non dobbiamo dimenticarlo.

Anna Lisa Innocenti

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Venezuela: non far morire la speranza

Venezuela: non far morire la speranza

I continui e lunghi black-out in tutto il Paese paralizzano i servizi di base e le attività commerciali rendendo difficilissima la vita della popolazione. Un dramma umanitario che crea anche profonde fratture sociali. Rosa e Óscar Contreras, famiglia della comunità dei Focolari, raccontano come sia possibile non farsi trascinare dalla disperazione e continuare, con fede e coraggio, ad essere tessitori  di fraternità. “La situazione continua a peggiorare. – racconta Rosa – Qualche settimana fa, dopo 105 ore senza servizio elettrico, la nostra città era distrutta, soprattutto in ambito commerciale e finanziario. A rendere tutto più complicato è l’assenza o la presenza non costante di servizi pubblici come l’erogazione di acqua, la raccolta dei rifiuti, la telefonia e internet. E, poi, il fatto che i black-out nazionali continuino…” “Sentiamo comunque che, anche in questo momento, la vita deve continuare – spiega Oscar. – Siamo riusciti a riaprire la nostra azienda, che realizza articoli in legno e in acrilico, e riprendere alcune attività. È sempre una sfida rimanere in piedi e operativi nonostante la riduzione delle vendite. Enorme è lo sforzo per poter rispettare gli impegni nei confronti dei fornitori e dei dipendenti, senza che questo rappresenti un rischio di fallimento. Con creatività e disponibilità a cambiare costantemente strategia, abbiamo reagito alla iper-inflazione ed alle complesse politiche fiscali. Per questo abbiamo attuato un cambiamento totale nelle strutture salariali dei dipendenti, trovando nuovi modi per migliorare il loro reddito, incoraggiare una maggiore motivazione al lavoro ed ottenere risultati migliori. WhatsApp Image 2019 04 15 at 20.23.30 2E intanto, anche gli imprevisti non mancano. Fino a qualche tempo fa eravamo in grado di viaggiare per andare a trovare le persone ed essere loro vicini, ma, in questo momento, la nostra auto è stata danneggiata e ripararla è costoso, i tempi lungi dipendono anche dalla mancanza di elettricità. Intanto i nostri risparmi stanno finendo, anche se la Provvidenza di Dio non ci abbandona e recentemente siamo riusciti a comprare alcune cose necessarie per mantenerci in questo periodo”. “E ci siamo accorti di una quantità inimmaginabile di opportunità per vivere radicalmente il Vangelo – continua Rosa- Quotidianamente nei vicini e nei parenti troviamo tanta disperazione e mille necessità che costringono ad essere attenti, ogni momento, a condividere quel poco che abbiamo. Ogni volta ci chiediamo che cosa Maria, Giuseppe e Gesù farebbero al nostro posto. Abbiamo visto con gioia che un buon gruppo di vicini, invece di rimanere chiusi in casa propria, ha cominciato a fare amicizia, frutto, ci sembra, di molte iniziative che abbiamo realizzato in silenzio per aiutare e generare queste relazioni”. “La realtà, però, è che siamo esausti fisicamente, mentalmente ed emotivamente – confida Oscar – ma, pur essendo così,  abbiamo la certezza che lo Spirito Santo ci aiuti e, attraverso di noi, sia Lui a poter dare agli altri la gioia e la speranza che cerchiamo di trasmettere. Una settimana fa, anche se eravamo senza servizio elettrico, abbiamo pensato di incontrare un gruppo di giovani e ragazzi del Movimento per condividere esperienze, riflessioni e guardare un film insieme. Tutti hanno raccontato che questi giorni difficili sono tuttavia favorevoli per generare molta comunione nelle loro famiglie: grazie all’assenza di telefoni cellulari, tv, scuola, lavoro e altri impegni, nascono dialoghi profondi nelle famiglie e si affrontano questioni delle quali non si parla mai. Molti hanno potuto pregare insieme e condividere con i vicini ciò che avevano. Interessante è constatare che c’è in tutti un’attenzione diversa quando si acquista qualcosa, perché lo si fa non solo in funzione della propria famiglia, ma valutando quanto possa essere utile anche ad altri”.

a cura di Anna Lisa Innocenti

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