1 Set 2025 | Idea del Mese
«Alcuni alunni frequentavano le lezioni saltuariamente – racconta un’insegnante. Durante le ore libere dall’insegnamento mi recavo presso il mercato vicino alla scuola: speravo di incontrarli proprio in quel luogo, perché avevo saputo che lavoravano lì per guadagnare qualcosa. Un giorno finalmente li ho visti ed essi si sono stupiti del fatto che fossi andata a cercarli personalmente e sono stati colpiti dal fatto di quanto essi erano importanti per tutta la comunità scolastica. Hanno così ripreso regolarmente a venire a scuola e davvero è stata una festa per tutti».
Questo fatto esprime il valore irrinunciabile di ogni essere umano. Ci parla di accoglienza incondizionata, di una speranza che non si rassegna e della gioia condivisa che nasce quando si restituisce la dignità reintegrando qualcuno nella comunità come persona unica e insostituibile.
Ci sono momenti nella vita in cui non tutti possiamo camminare allo stesso ritmo. La nostra fragilità, o quella degli altri, ci impedisce di procedere sempre accanto a chi ci accompagna. Le cause possono essere tante: stanchezza, confusione, sofferenza… Ma è proprio in questi momenti che si attiva una forma di amore profondamente umana e radicalmente comunitaria: è l’amore attento che sa fermarsi a guardare chi non riesce più a tenere il passo, che si fa vicino e non abbandona. È un amore che, come una madre o un padre con i propri figli, raccoglie, protegge e accompagna. È un amore paziente che guarda l’altro con comprensione, rispetto e fiducia. Si tratta di portare i pesi gli uni degli altri, non come un dovere, ma come una scelta d’amore lucida e libera che si impegna a camminare più lentamente, se necessario, per mantenere viva e unita la comunità, familiare e/o sociale.
Questo tipo di amore – quello che si prende cura, che cerca, che include – non fa distinzioni tra buoni e cattivi, tra “degni” e “indegni”. Ci ricorda che tutti, in qualche momento, possiamo trovarci perduti, e che la gioia collettiva del ritrovamento è più forte di qualsiasi giudizio o separazione.
Questa idea è un invito a vedere l’altro non per ciò che ha fatto, ma per il fatto che è unico e degno di essere amato. Ci invita a vivere l’etica della cura, senza lasciare indietro o abbandonare nessuno, ristabilendo così legami spezzati e celebrando insieme il contributo a rendere il mondo un po’ più umano.
Martin Buber – filosofo ebraico – riflettendo sulla relazione profonda tra le persone come luogo di verità, afferma che l’autenticità non si trova in ciò che facciamo da soli, ma nell’incontro con l’altro, soprattutto quando avviene con rispetto e gratuità.
Foto: © Sabine van Erp en Pixabay
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L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. www. dialogue4unity.focolare.org
1 Ago 2025 | Idea del Mese
Il “cuore” è il nucleo più intimo e autentico, il centro unificatore della persona; è ciò che dà senso a tutto ciò che si vive, luogo di desideri e di scelte vitali che guidano l’esistenza; è il luogo della sincerità, dove non si può ingannare né dissimulare. Di solito indica le vere intenzioni, ciò che si pensa, si crede e si vuole realmente.
Questa idea ci invita a interrogarci: qual è la realtà che più mi sta a cuore? Dove ripongo la mia speranza, le mie energie, la mia vita, il mio cuore? La risposta può assumere svariate sfumature: l’amore, il dono, la relazione con gli altri, ma anche lo status economico la fama, il successo, il potere o le proprie sicurezze.
La vera libertà parte innanzitutto dal cuore. I beni esclusivamente materiali, come si accumulano, così possono vanificarsi per le alterne vicende della vita. Il distacco da essi può aiutare a vivere con impegno più trasparente il lavoro e l’impegno quotidiano nella società, superando l’ansia, l’inquietudine e la paura del domani.
«Oggi – afferma Papa Francesco – tutto si compra e si paga, e sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati»[1]
L’esperienza ci dice che occorre rimettersi di continuo nella vita vera, che è il miglior “investimento” per cui impegnarsi. Non pensando a noi, ma agli altri, sperimentando così una vera libertà.
Ce lo ricorda il filosofo e umanista Erich Fromm, quando afferma che «Dare è l’espressione più alta della potenza. Nell’atto stesso di dare, sperimento la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa esperienza di maggiore vitalità e potenza mi riempie di gioia».[2]
Interroghiamoci davanti a ogni azione: qual è il motivo che mi spinge ad agire così? E se vediamo che occorre riorientare l’intenzione, facciamolo con decisione. Vedremo che il nostro cuore si libera da legami e condizionamenti.
[1]Papa Francesco “Dilexit Nos” no. 218
[2]Fromm The Art of Loving (1956)
Foto: © Alejandra-Ezquerro-Unsplash
1 Lug 2025 | Idea del Mese
Quotidianamente osserviamo intorno a noi tante sofferenze che possono farci sentire impotenti, se non si aprono squarci di umanità. A volte, però, la risposta viaggia su WhatsApp, come è accaduto a una piccola comunità cittadina dell’Italia che vuole vivere l’unità: “…nell’ospedale dove lavoro c’è un giovane, straniero, che è completamente solo e sta morendo. Forse qualcuno potrebbe passare qualche minuto con lui, per dare un po’ di dignità a questa situazione?” È una scossa: le risposte si susseguono rapide. Il messaggio di chi è stato presente nelle ultime ore dice: “Al suo capezzale abbiamo visto subito che l’assistenza è puntuale, attenta e amorevole e che quindi non avevamo nulla da fare di concreto se non stare lì. Né lui, ormai in coma, poteva giovare della nostra presenza”.
Inutile? In quelle poche ore una piccola comunità, dentro e fuori dall’Ospedale, ha accompagnato e dato senso. Chissà se una mamma lo potrà piangere nel suo Paese. Sicuramente il suo “passaggio” non è stato vano per chi ha potuto voler bene a quel giovane, non più sconosciuto. La compassione è un sentimento che nasce da dentro, dal profondo del cuore umano. Rende capaci di interrompe il proprio viaggio pieno di impegni e appuntamenti frenetici della giornata e prendere l’iniziativa per avvicinarsi e offrire uno sguardo di cura, senza paura di “toccare” le ferite.
Lo spiega con incisiva semplicità Chiara Lubich: “Immaginiamo di essere nella sua situazione e trattiamolo come vorremmo esser trattati noi al posto suo. Lui ha fame? Ho fame io – pensiamo. E diamogli da mangiare. Subisce ingiustizia? Sono io che la subisco! E diciamogli parole di conforto e condividiamo le sue pene e non diamoci pace finché non sarà illuminato e sollevato. Vedremo lentamente cambiare il mondo attorno a noi“1.
Ce lo conferma anche la saggezza africana con un proverbio ivoriano: “Chi accoglie uno straniero ospita un messaggero”.
Questa Idea ci offre una chiave per realizzare l’umanesimo più autentico: ci rende consapevoli della comune umanità, in cui si riflette la dignità connaturata ad ogni uomo e ogni donna, e ci insegna a superare con coraggio la categoria della “vicinanza” fisica e culturale. In questa prospettiva, è possibile allargare i confini del “noi” fino all’orizzonte del “tutti” e ritrovare i fondamenti stessi della vita sociale. Ed è importante curare noi stessi, con l’aiuto degli amici con cui camminiamo insieme, quando ci sembra di soccombere alle sofferenze che ci circondano. Ricordando che -come dice lo psichiatra psicoterapeuta Roberto Almada- “se i buoni abbandonano la battaglia a causa della stanchezza, la nostra comune umanità correrà il maggiore dei rischi: l’impoverimento valoriale”2.
1. Chiara Lubich, L’arte di amare, Città Nuova, p. 60
2. R. Almada, Il burnout del buon samaritano, Effatà editrice, 2016
Foto: © Alexandra_Koch en Pixabay
L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. dialogue4unity.focolare.org
1 Giu 2025 | Idea del Mese
Ogni giorno accadono avvenimenti terribili, di una tale dimensione da farci sentire impotenti: i migranti che affrontano viaggi di morte in condizioni disperate, le popolazioni che vivono la tragedia quotidiana della guerra o le drammatiche ingiustizie sociali che affliggono il pianeta.
“Che cosa posso fare io?”: è possibile che questa domanda ci paralizzi e ci faccia chiudere in un rassegnato individualismo. La prima sfida per la propria coscienza è quella di lasciarsi interrogare proprio da quella domanda. “Che cosa posso fare io?”
Se lo sono chiesti in Italia i pescatori delle coste di Lampedusa, formando insieme alla gente generosa del posto vere e proprie catene umane, per tendere la mano e cercare di salvare uno alla volta almeno uno (e poi dieci, cento, mille…) dei naufraghi disperati abbandonati alle onde del mar Mediterraneo. Se lo sono chiesto le comunità ai confini dei luoghi di guerra (in Europa, in Africa, in Asia…), che hanno aperto le porte delle loro case non in base ad un calcolo politico o economico, ma su una naturale scelta di compassione e accoglienza. Proprio in queste situazioni è possibile osservare piccoli o grandi “miracoli” quotidiani, che non sono sogni utopici, ma sono i gesti che costruiscono la società del futuro.
Cercare la speranza, non aspettare che venga a noi: lo sottolinea il prof. Russell Pearce[1] della Fordham School of Law di New York. Ha condotto interviste in due organizzazioni che promuovono il dialogo e la pace tra israeliani e palestinesi – Parents Circle e Combatants for Peace – finalizzate a comprendere come i loro membri siano riusciti a mantenere le relazioni reciproche all’indomani del 7 ottobre 2023 e durante la successiva guerra a Gaza.
Perché questi gruppi hanno mantenuto i loro legami e questi sono addirittura diventati più forti? Sia i palestinesi che gli israeliani riferiscono che il loro dialogo è stato trasformativo. Dicono che il loro è dialogo d’amore. Un partecipante palestinese osserva: «La trasformazione che abbiamo vissuto è stata per ognuno di noi un’esperienza molto sacra e ha lasciato nelle nostre anime un impatto e anche un legame profondo. Si tratta di un viaggio e di un processo che trasforma l’altro in un fratello».
Un israeliano osserva similmente: «Lavoriamo per costruire la fiducia e diventare una famiglia, anni di un lavoro sacro con tutte le sfide, le dinamiche e i dubbi». Conclude Pearce: i saggi ebrei insegnano che «se salvi una vita, salvi il mondo intero»; un palestinese che guida il programma giovanile del Parents Circle ha spiegato: «Se cambi una persona, cambi un mondo intero».
Diceva Chiara Lubich: «L’aspetto più visibile dell’unità è la fraternità. Questa mi sembra certamente la strada più adatta per risalire la corrente (…) per raggiungere più pienamente la libertà e l’uguaglianza. (…) È una via valida per chi ha in mano le sorti dell’umanità, ma anche per le madri di famiglia, per i volontari che portano brani di solidarietà per il mondo, per chi mette a disposizione parte degli utili della propria azienda per eliminare spazi di povertà, per chi non si arrende alla guerra. La fraternità “dall’alto” e quella “dal basso” si incontreranno così nella pace»[2]
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L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. dialogue4unity.focolare.org
[1] R. Pearce: “Dialogo e Pace sostenibili” [Ekklesia-Sentieri di Comunione e Dialogo- n.4 ottobre dicembre 2024].
[2] C. Lubich, No alla sconfitta della pace, in «Città Nuova» n. 24/2003
Foto: © Rineshkumar Ghirao – Unsplash
1 Mag 2025 | Idea del Mese
Spesso la vita ci porta in situazioni in cui, a poco a poco e senza volerlo, ci chiudiamo in noi stessi: una discussione, le nostre certezze, il nostro ego o le nostre paure.
Ma a volte basta fermarsi davanti a una domanda semplice fatta di parole semplici, per osservare impreviste possibilità di cambiamento: “Chi sei tu per me?” o, in altre parole, “Chi sono io per te?” Domande che, come dice Margaret Karram, aprono la strada a gesti concreti: “fare il primo passo, ascoltare, non risparmiare tempo, lasciarsi toccare dal dolore”[1]. È ovvio: se pensiamo agli altri, non pensiamo a noi stessi, né alle nostre debolezze, ai fallimenti o alle ferite. Pensare all’altro ci porta a metterci nei suoi panni, in un atteggiamento di reciprocità: “come mi sentirei se l’altro mi dicesse quello che io sto dicendo a lui?” oppure “cosa posso fare per lui?”
Se le nostre azioni nascono dal desiderio di mettere al primo posto il benessere di chi ci sta accanto, tutto può acquisire una dimensione più grande, fino a poter dire all’altra persona che la amiamo in modo gratuito e senza aspettarci nulla in cambio.
Ma a volte possiamo essere invasi dallo scoraggiamento, dalla frustrazione, dalla stanchezza. Il medico statunitense Ira Robert Byock afferma che i momenti di maggiore disperazione nascono quando ci si sente prigionieri di “una gabbia di rabbia, paura, sfiducia”[2]. In quei momenti, arrendiamoci alla forza dell’amore che tutto può, che ci libera da ogni legame e ci incoraggia a ricominciare senza paura. Lo esprime così il gruppo musicale Gen Rosso in una delle sue canzoni: “Ricominciare è come dire ancora sì alla vita, per poi liberarsi e volare verso orizzonti senza confini, dove il pensiero non ha paura. E vedere la tua casa diventare grande come il mondo. Ricominciare è credere all’amore e sentire che anche nel dolore l’anima può cantare e non fermarsi mai”.
Un atteggiamento di questo genere può portare a un cambiamento personale, ma anche comunitario, quando condividiamo, in un dialogo sincero e costruttivo, i nostri disagi. In quel clima di vera amicizia, potremo ricostruire un tessuto sociale che sostituisca la rabbia con la riflessione, la paura con la ricerca di nuovi cammini, e la sfiducia con la speranza. Diventeremo così un segno di un nuovo modo di costruire la società.
A volte basta davvero una parola semplice:
“Tu per me sei importante… perché tu sei tu!”
Foto: ©Pixabay
[1] M. Karram: “Prossimità” – 2024
[2] in: The Economist – The 2015 Quality of Death Index. Ranking palliative care acrosstheworld
L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. dialogue4unity.focolare.org
1 Apr 2025 | Idea del Mese
La nostalgia è un sentimento decisivo per gli interrogativi morali, filosofici e spirituali dell’essere umano. Etimologicamente significa “dolore del ritorno”, in senso a volte indeterminato, perché non è tanto rivolto a un passato fatto di luoghi, persone o eventi concreti, quanto a un’emozione profonda che ci fa anelare a un qualcosa di bello, giusto e universale, come se, in fondo, sapessimo di farne parte o di esserne chiamati.
Il tema dell’esilio attraversa la storia del pensiero umano: il viaggio di Ulisse (cantato nell’Odissea di Omero) è un viaggio che richiama all’infinito perché sempre incompiuto ma che comporta una esperienza di saggezza.
(…)
“Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni (…). E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”[1]
Ogni racconto di esilio, dalle più antiche civiltà ai giorni nostri, affronta domande esistenziali, fondamentali non solo per quel tempo: esiste un “filo” che dà significato alla storia? Questa domanda può essere rivolta anche a livello personale: C’è un senso di quello che sto vivendo o che ho vissuto? Perché il male, il dolore, la morte? Sono le domande inespresse ma profondamente rappresentate nelle più recenti ricerche sui bisogni autentici dei giovani. Spesso la nostalgia dell’infinito viene raccontata come malinconia, solitudine dell’anima, ricerca di un perché[2].
Eppure questi interrogativi fanno fatica a emergere: siamo distratti da eventi che ci accadono, dalle mille preoccupazioni che ci attanagliano l’anima, da pensieri che ci importunano. Forse non ci fermiamo abbastanza per scoprire attorno a noi piccole risposte che possano essere un faro che ci aiuti a non smarrire il senso del nostro percorso.
Proviamo allora a cercare in ogni modo le occasioni – in tempi e spazi di ascolto, riflessione, condivisione – e insieme a coloro che condividono con noi il cammino della nostra esistenza: la nostra comunità, gli amici, i colleghi di lavoro, proviamo a lavorare, a confrontarci senza perdere la fiducia che le cose possano cambiare in meglio. Anche noi ci sentiremo cambiati.
Nelle comunità cristiane sparse per il mondo, in questo mese ricorre la Pasqua. Il messaggio dei “tre giorni” è forte e continua a interrogare tutte le persone capaci di domande e di dialogo[3]. Il mistero del dolore, la capacità di “stare” nelle ferite dell’umanità, la forza di ricominciare sono i valori presenti in ogni cuore che accompagnano il nostro viaggio attraverso i deserti e guidano la storia e la nostra vita.
© Foto da StockSnap/Pixabay
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L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali.
[1]Konstandinos P. Kavafis. Poesie, Mondadori, Milano 1961
[2]Istituto Giuseppe Toniolo: Cerco, dunque credo? (Vita e Pensiero, 2024) cura di R. Bichi e P. Bignardi
[3]Convegno Internazionale “Il senso nel dolore?” (Castel Gandolfo, 2017) https://www.cittanuova.it/senso-neldolore/?ms=006&se=007