Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
“Non sono giovane, ma siete riusciti a commuovere questo cuore indurito da anni di indifferenza!”.
“Vedere gente come voi mi ha dato la spinta per credere ancora nelle persone, nella vita. Siete forti!”.
“Con la vostra gioia freschissima, mi avete veramente commosso e confermato che occorre vivere per Qualcosa di grande, per lasciare la propria impronta in questa vita!”.
Migliaia gli echi giunti via internet da telespettatori di tutte le età e da tutto il mondo che, domenica 26 maggio, in diretta televisiva, avevano seguito la grande manifestazione interreligiosa dei “Ragazzi per l’Unità” dei Focolari.
Momento culmine, un patto: vivere la ‘Regola d’oro’ comune a tutte le fedi: “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, per costruire insieme un mondo di pace, per sradicare odi e vendette, per un mondo unito dalla fraternità.
Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
I ragazzi hanno poi voluto portare questa testimonianza di pace e unità per le strade di Roma, coinvolgendo passanti e automobilisti incuriositi. A tutti il dono di un segnalibro arcobaleno con la proposta della “Regola d’oro” che si traduce nel concreto “No al di più. Sì alla cultura del dare.
L’altro è un pianeta da scoprire. Rispondiamo all’odio con il perdono. Iniettiamo dappertutto speranza.”
Si è conclusa così la seconda giornata del “Supercongresso 2002”, l’appuntamento quinquennale dei “Ragazzi per l’unità” iniziato il giorno precedente al Palaghiaccio di Marino (Roma).
Erano in dodicimila da tutto il mondo, raccolti nella cornice del Colosseo a Roma. Una manifestazione culminata con un patto: costruire insieme un mondo di pace, sradicare gli odii e le vendette, per un mondo unito dalla fraternità tra cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, indù, sikhs; il patto di vivere la ‘Regola d’oro’ comune a tutte le fedi: “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Loro stessi protagonisti, da 92 paesi diversi, di religioni diverse, a ritmo di musica e di danze variopinte, ma anche con testimonianze, hanno lanciato dal palco del Colosseo questo patto anche ai ragazzi e non solo, collegati con molte TV del mondo e via Internet, grazie alle riprese di Rai Tre.
Un patto che ha coinvolto anche i vari leaders civili – come il sindaco di Roma, Walter Veltroni – e religiosi: ebrei rappresentati da Lisa Palmieri del WCRP (Conferenza mondiale delle religioni per la pace), indù come la Dr. Vinu Aram del movimento gandhiano Shanti Ashram, buddisti come il rev. Keishi Miyamoto del Movimento Myochi-kai e il sig. Hoshina del Movimento Rissho Kosei-kai, la guida spirituale della comunità sikhs di Roma, Ajalb Singh, il card. Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il delegato del card. Camillo Ruini, mons. Mauro Parmeggiani, e i rappresentanti di Azione Cattolica, Sant’Egidio e Rinnovamento nello Spirito, presenti al Colosseo.
Lo slogan: “Lascia la tua impronta”. Con un gesto simbolico ognuno apponeva l’impronta di una mano dorata sull’ombrello colorato del vicino, mentre cantavano a ritmo di rock: ”C’è una regola d’oro che apre le porte del mondo intero verso l’unità, voglia di fare a te quello che farei per me”
E le adesioni sono arrivate anche via internet: oltre 4000 da 74 Paesi e continuano ad arrivare: “Voglio comunicarvi la mia gioia di essere protagonista con voi! ”, “Meraviglioso! Una trasmissione che ci ha fatto capire che siamo uniti, di qualsiasi colore sia la pelle! Vogliamo anche noi costruire la pace” (Brasile). Dal Panamà: “Mi è sembrato qualcosa caduto dal cielo in questo momento dove il mondo si trova avvolto da tante cose cattive. Questa è la via d’uscita”. “Penso di essere nato per seguire ‘l’arte dell’amore’. Ho solo 16 anni, ma voglio vivere a lungo per vedere un mondo senza odio e guerre. Anch’io mi impegnerò. Per questo lascio qui la mia impronta!”. Un operatore della TV nazionale slovacca scrive via e-mail: “Sto seguendo la trasmissione. Dietro a queste parole non sono stati conquistati solo i cuori dei ragazzi!”. Una mamma: “Sono tanto tanto commossa. Bisogna lanciarsi ad amare tutti e subito. Come abbiamo sentito questa mattina, dove c’è amore non scende mai la notte!”.
E’ questa la risposta dei ‘Ragazzi per l’unità’ alla consegna del Papa di essere “sentinelle docili e coraggiose della pace vera”, quella pace costruita sull’amore al nemico, con “coraggio, mitezza e tenacia”. Un messaggio accolto con grande gioia, letto dal card. Francis Arinze.
Ragazzi tra i dodici e i diciassette, capaci di sognare un mondo nuovo, tra coreografie che mostravano la bellezza delle diverse culture: indiana, indigena, filippina, canti a ritmo di rap e di rock, un sogno che nel quotidiano è già realtà.
Dal palco, Joyce racconta ciò che ha visto a New York dopo l’11 settembre: la solidarietà, ma anche la paura per il futuro, il risentimento e la discriminazione verso mediorientali e musulmani. “Ci siamo detti di cominciare noi per primi ad andare oltre il dolore per amare tutti”. Di qui le raccolte in denaro per le vittime, gli incontri con gli amici musulmani. “Molto più reale della guerra scoppiata in Afghanistan, era il nostro incontro fra fratelli”.
Wajiha, musulmana del Punjab (Pakistan), regione conosciuta per gli scontri interreligiosi, parla della scuola di Dalwal, nella cittadella dei Focolari, dove studiano cristiani e musulmani: “Non è facile perdonare i torti, non aspettare niente in cambio, amare per primi, ma è proprio questo che, insieme alla matematica, si impara a Dalwal”.
Dopo le esperienze di ragazzi delle più varie parti del mondo, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari – impegnato da decenni nel dialogo a tutto campo – che mostra lo spessore di quest’arte di amare. Non ignora i conflitti e le attuali nuove minacce di terrorismo.
Va alla radice: “E’ in atto la forza oscura del Male con la M maiuscola. Occorre impegnare le forze del Bene con la B maiuscola: Dio e tutto ciò che ha radice in lui”. Così sarà possibile rimuovere l’ingiustizia, il divario tra ricchi e poveri, realizzare la comunione dei beni, ma aggiunge: “E’ ovvio che i beni non si muovono se non si muovono i cuori”. “Occorre invadere il mondo con l’amore”. Lo chiede ‘la regola d’oro’ comune alle religioni. E dà ai ragazzi una consegna: trascinate a questi grandi ideali i ragazzi che incontrerete giorno dopo giorno.
E per “muovere i beni”, un’iniziativa concreta: “Schoolmates”: un euro al mese per diventare compagni di banco da una parte all’altra del globo e favorire lo scambio tra culture, lanciata anche via internet.
Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
Carissimi Ragazzi e Ragazze "GEN 3"!
1. Vi saluto con gioia ed affetto, in occasione del vostro ".Supercongresso", che ogni cinque anni raduna migliaia di ragazzi di tanti Paesi del mondo intorno ad un grande ideale: l’ideale dell’unità. Voi, infatti, vi chiamate "Ragazzi per l’unità".
Il mio saluto va ad ognuno personalmente, e vorrei che questo mio messaggio giungesse alla mente ed al cuore di ciascuno di voi. Ringrazio il Cardinale Francis Arinze, che di esso si fa portatore, aggiungendovi la sua preziosa testimonianza di Pastore della Chiesa, che da anni collabora con me per il dialogo con le religioni non cristiane. Un cordiale saluto rivolgo alla carissima Chiara Lubich, Fondatrice e Presidente del Movimento dei Focolari, come pure ai Sacerdoti ed agli animatori che vi hanno accompagnato.
Cari giovani amici, voi avete tanto desiderato coinvolgere il Papa in questo evento che vi sta molto a cuore. Come sapete, però proprio durante il vostro Congresso, sarò lontano da Roma: mi troverò in Visita Pastorale in Azerbaijan e in Bulgaria. Questo mi impedisce di incontrarvi, ma non di esservi spiritualmente vicino! E sono certo che anche voi, con la preghiera e con l’affetto, mi accompagnerete e sosterrete nel mio Viaggio Apostolico.
2. Voi, "Ragazzi per l’unità", comprendete bene perché ogni tanto lascio la mia Sede per visitare Chiese e Nazioni lontane. Questo rientra nel mio servizio di Successore dell’Apostolo Pietro, incaricato da Cristo di custodire e promuovere l’unità dell’intero Popolo di Dio. Tutti i Vescovi sono al servizio dell’unità, ma il Vescovo di Roma lo è con una propria e più forte responsabilità. Così, tutti i ragazzi cristiani sono "per l’unità", ma voi, che aderite al Movimento dei Focolari, lo siete in modo speciale!
Lo stesso Spirito ci muove, carissimi, lo stesso Spirito ci unisce. E’ lo Spirito Santo di Dio, che, in modo misterioso, spinge la Chiesa verso una sempre più profonda comunione con Dio. Lo fa non come un Assoluto, che tutto assoggetta e domina, ma come Amore, che tutto dona, vivifica e santifica.
3. Da chi ci viene questa meravigliosa "teo-logia", cioè questa dottrina su Dio? Ci viene da Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo e nato dalla Vergine Maria. Gesù è il rivelatore del Padre, l’immagine del mistero invisibile, il "volto" di Dio in un uomo come noi, il "testimone" fedele del suo amore. Per questo è venuto sulla terra, si è dedicato alla predicazione del Regno dei Cieli e lo ha inaugurato con segni e prodigi, guarendo coloro che erano prigionieri del male (cfr At 10,38). Per questo si è consegnato volontariamente alla morte lasciandoci, nella Cena pasquale, il testamento del suo Sacrificio. Per questo il Padre lo ha risuscitato dai morti e lo ha innalzato alla sua destra, costituendolo Signore del mondo e della storia. Nel nome di Gesù la salvezza è offerta e annunciata agli uomini, di ogni lingua, popolo e nazione.
Sì, Gesù è il Salvatore del mondo intero. E’ il Principe della pace. Anzi, come dice l’apostolo Paolo, "egli è la nostra pace" (Ef 2,14), perché ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli tra loro. Gesù è la nostra speranza, la speranza per tutta l’umanità che, in ogni generazione, è chiamata a costruire la pace nella giustizia, nella verità e nella libertà.
4. Cari Ragazzi e Ragazze, Cristo vi chiama ad essere gli annunciatori e testimoni di questa splendida verità. Vi chiama ad essere gli apostoli della sua pace. Costruite la pace in tutte le situazioni in cui vi trovate quotidianamente a vivere: in famiglia, nella scuola, tra gli amici, nello sport e nel tempo libero… Siate sempre pronti all’ascolto, al dialogo, alla comprensione. Sappiate unire il coraggio e la mitezza, l’umiltà e la tenacia nel bene. Imparate dal divin Maestro che la verità non si sostiene con la violenza, ma con la forza della verità stessa. Alla scuola del Vangelo, tenete sempre uniti la giustizia e il perdono, perché la pace vera è frutto di entrambi. Animati dallo Spirito di Gesù, amate chi non vi ama e vogliate bene a chi non ve ne vuole, perché cresca nel mondo il Regno di Dio, che "è giustizia, pace e gioia nello Spinto Santo" (Rm 14,17). In questo modo, carissimi, sarete veramente costruttori di unità e di pace.
5. Cari Ragazzi e care Ragazze, siate apostoli di pace! Vorrei ripetere a voi le parole che ho pronunciato ad Assisi il 24 gennaio scorso, in occasione della Giornata di Preghiera per la Pace: "Giovani del terzo millennio, giovani cristiani, giovani di tutte le religioni, chiedo a voi di essere, come Francesco d’Assisi, “sentinelle” docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia! Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace. Della sua luce ha bisogno il mondo!" (Discorso ad Assisi, n. 7: L’Osservatore Romano, 25.1.2002, p. 7). Così il Papa vi desidera, perché così vi vuole Gesù. Non abbiate paura di donarvi totalmente al Signore.
Vi aiuti Maria Santissima , che ama come proprio figlio ogni singolo discepolo di Gesù. Amatela, cari Ragazzi, come vostra Madre, e lasciatevi sempre guidare da Lei nel cammino della vita. Io vi accompagno volentieri con grande affetto e vi mando di cuore una speciale Benedizione.
Dal Vaticano, 8 Maggio 2002
JOANNES PAULUS II
Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
Carissimi ragazzi per l’unità e voi tutti ragazzi e ragazze presenti,
eccovi qui, nella città di Roma, piena di sole, colma di storia, centro della Chiesa cattolica, convenuti da novantadue nazioni del mondo, rappresentanti di tante culture e di molte fedi: ebrei, musulmani, buddisti, indù, sikhs, zoroastriani, di religioni tradizionali africane e cristiani di 14 Chiese.
Eccovi all’ombra del Colosseo, dove tanti cristiani dei primi secoli hanno pagato col martirio la loro fede in Gesù.
Eccovi qui a celebrare e a manifestare a favore di un grandissimo ideale: la pace.
La pace.
Ma è di così grande attualità la pace?
Certamente sì, e forse più che mai. E non solo per le decine di guerre in corso qua e là sul nostro pianeta, ma anche perché oggi la pace è minacciata in modo diverso, più subdolo.
Vedete: anche se sono passati più mesi ormai, è certamente ancor vivo nei vostri giovani cuori quel terribile 11 settembre col crollo delle due torri gemelle a New York. Ed è vivo in modo particolare in questi giorni in cui sembrano profilarsi nuove analoghe minacce di terrorismo. Ebbene, di fronte a tale situazione, si fa sempre più strada il pensiero di spiriti eletti e illuminati che tutto ciò non sia frutto solamente dell’odio fra singoli o popoli, ma sia anche effetto dell’oscura forza del Male con la M maiuscola.
La situazione, dunque, è seria. Perché, se le cose sono così, non è sufficiente opporsi a tanto pericolo con sole forze umane. Occorre impegnare le forze del bene con la B maiuscola.
E voi tutti conoscete cos’è questo Bene: è anzitutto Dio e tutto ciò che ha radice in lui: il mondo dello spirito, dei grandi valori, dell’amore vero, della preghiera.
E qui è il perché di Assisi, il 24 gennaio scorso, quando Giovanni Paolo II ha invitato per la seconda volta i rappresentanti delle più grandi religioni del mondo nella città di san Francesco per invocare dal Cielo la pace.
La pace però è oggi un bene così prezioso che tutti noi, adulti e giovani, persone responsabili e semplici cittadini, dobbiamo impegnarci a salvaguardarla. E anche voi ragazzi e ragazze.
Naturalmente, per sapere come comportarci, occorre conoscere bene le cause più profonde dell’attuale drammatica situazione.
Anche a voi è noto come nel mondo non regni la giustizia, come vi siano Paesi ricchi e Paesi poveri, mentre il piano di Dio sull’umanità sarebbe quello d’essere tutti fratelli, in una sola grande famiglia con un solo Padre.
E’ questo squilibrio uno dei fattori, forse più determinante, che genera risentimento, ostilità, vendetta, terrorismo.
E allora come creare maggiore uguaglianza, come suscitare una certa comunione di beni?
E’ ovvio che i beni non si muovono se non si muovono i cuori. Occorre, quindi, diffondere l’amore, quell’amore reciproco che genera la fratellanza. Occorre invadere il mondo con l’amore! Cominciando da noi stessi.
Così voi, ragazzi.
Ma, qualcuno dei presenti mi potrebbe chiedere: "E’ compatibile l’amore, l’amarsi con lo stile di vita che le nostre culture ci hanno tramandato?"
Sì, è possibile: andate a cercare nei vostri Libri sacri e troverete – è quasi dovunque – la cosiddetta "Regola d’oro". Il cristianesimo la conosce così: "Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te" (cf Lc 6,31). E così dice Israele: "Non fare a nessuno ciò che non piace a te" (Tb, 4,15).
L’Islam: "Nessuno di voi è vero credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per se stesso" (Hadith 13, Al Bukhari). E l’induismo: "Non fare agli altri ciò che sarebbe causa di dolore se fosse fatto a te" (Mahabharata 5:1517). Tutte frasi che significano: rispetta e ama il tuo prossimo.
E se tu, ragazzo musulmano, ami, e tu, cristiano, ami, e tu, indù, ami, arriverete certamente ad amarvi a vicenda. E così fra tutti. Ed ecco realizzato un brano di fraternità universale.
Poi occorre amare gli altri prossimi, e voi in particolare, i ragazzi che incontrerete nella vita: perché se ogni simile ama il proprio simile, i ragazzi si lasciano meglio convincere e trascinare a grandi ideali dai ragazzi.
Amare dunque: è uno dei grandi segreti del momento.
Amare con un amore speciale. Non certo con quello rivolto unicamente ai propri familiari o agli amici, ma l’amore verso tutti, simpatici o antipatici, poveri o ricchi, piccoli o grandi, della tua patria o di un’altra, amici o nemici… Verso tutti.
E amare per primi, prendendo l’iniziativa, senza aspettare d’esser amati.
E amare non solo a parole, ma concretamente, a fatti.
E amarsi a vicenda.
Carissimi ragazzi e ragazze, se così farete, se così faremo tutti, la fratellanza universale s’allargherà, la solidarietà fiorirà, i beni saranno meglio distribuiti, e potrà risplendere sul mondo l’arcobaleno della pace: su quel mondo che, fra pochi anni, sarà nelle vostre mani.
Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
Tutti abbiamo assistito alla tragedia dell’11 settembre. E forse, guardando increduli le immagini della TV, abbiamo avuto l’impressione che, insieme a quelle Torri, crollassero anche tante certezze. Abbiamo provato sentimenti di paura, di incertezza per il futuro. Qui con noi c’è Joyce, che è arrivata dagli Stati Uniti. Vorremmo chiederti: come avete reagito a New York?
Da quel giorno il nostro Paese è cambiato. Appena la città si è ripresa dal terribile shock, abbiamo visto dilagare un incredibile senso di solidarietà che solo la sofferenza poteva generare e che ha unito la nazione. I muri di indifferenza si sono sciolti in una valanga di aiuti concreti. Tutti volevano fare qualcosa per gli altri. Era commovente vedere la gente riempire le chiese, rivolgere a Dio preghiere spontanee, dal Parlamento alle piazze.
Però c’era anche collera, risentimento.
A scuola alcuni miei compagni hanno iniziato a trattare con disprezzo gli studenti mediorientali. Ci faceva male constatare una discriminazione già in atto. Ci siamo detti di cominciare noi per primi ad andare oltre il dolore, per amare tutti. Solo così è possibile trovare una strada di pace. Insieme ad altri abbiamo organizzato raccolte di denaro per le vittime e per il popolo afgano. Abbiamo sentito l’esigenza di incontrarci con alcuni amici musulmani che si impegnano con noi a costruire il mondo unito. Mentre eravamo insieme nella loro moschea, la radio annunciava l’inizio dell’attacco in Afganistan.
Ma la guerra ci sembrava lontana: molto più reale era il nostro incontro tra fratelli.
Tutti, cristiani e musulmani, ci siamo sentiti parte di un unico disegno: realizzare la fraternità universale.
Samuel è arrivato dalla Nigeria, dove ci sono scontri fra le etnie. Tu ti sei trovato davanti ad una scelta difficile, vero?
Nel mio Paese, per più di 100 anni, le duecento minoranze etniche hanno vissuto in pace e in armonia.
Nello stesso periodo in cui a New York crollavano le Torri, anche in Nigeria è scoppiata la guerra civile a causa dei contrasti tra le etnie, tra cristiani e musulmani, con saccheggi e stragi da entrambe le parti.
Il governo ha cercato di riportare l’ordine ma, non riuscendovi, sia i cristiani che i musulmani hanno formato truppe di sorveglianza. Anch’io ero in uno di questi gruppi e combattevo dalla parte dei cristiani.
Una sera, durante un giro di controllo, ci siamo imbattuti in un gruppo musulmano. Avevamo accerchiato i nostri nemici. La maggioranza dei cristiani ha suggerito di ucciderli. Ma io non potevo farlo: il Vangelo dice che dobbiamo amare tutti, siano essi cristiani, musulmani o buddisti. E amare anche i nemici.
Ho chiamato il nostro capo-gruppo ed ho proposto a lui e agli altri di risparmiare le loro vite, non perché non ci avessero fatto del male, ma perché quelli dell’altra etnia sono, come noi, figli di Dio. Queste parole hanno colpito tutti e le vite di quei ragazzi musulmani sono state risparmiate.
Ero felice perché, anche se eravamo nemici, la volontà di Dio per i suoi figli è che ci amiamo come fratelli.
Hind arriva dalla Terra Santa e ci porta i saluti anche di tanti Ragazzi per l’unità che, data la difficile situazione, non sono riusciti a venire.
Che cosa vuol dire per voi vivere per la pace? Pensi che sia possibile realizzarla?
Un anno fa, in un incontro con ragazzi di diversi Paesi, la scoperta che Dio è amore e ci ama immensamente mi ha cambiato. Ho capito che non c’è differenza fra cristiani, musulmani ed ebrei. Dovevo amare tutti, senza distinzione. Con altri ragazzi della Terra Santa abbiamo fatto il patto di fare una rivoluzione d’amore nel nostro Paese. Ho saputo che anche alcuni ragazzi palestinesi vogliono vivere come noi per la pace e si sono accordati per trasformare la lotta in Intifada d’amore.
Per arrivare a scuola ogni giorno devo fare una lunga coda ad un posto di blocco israeliano. Questo fa nascere in me un sentimento di rabbia, ma cerco di amare tutti. Un giorno, arrivato il mio turno, alcuni soldati mi hanno rimandato alla fine della fila, ma consegnando il documento ho accolto il soldato con un sorriso. Lui, sorpreso, me ne ha chiesto il motivo. Ho detto che credo in un Dio che è Signore della pace: Lui mi dà la gioia. Alla sua richiesta a proposito dell’attentato negli USA ho spiegato che non è Dio a fare cose cattive, ma l’uomo. Gli ho assicurato che in tanti preghiamo per la pace. E lui: “In questa situazione, non avevo mai incontrato nessuno cosi felice!”.
Abbiamo poi lanciato il Time-out: un momento di silenzio per la pace che i Ragazzi per l’unità fanno ogni giorno in tutto il mondo. A Gerusalemme in varie scuole più di 600 ragazzi si fermano adesso insieme per chiedere insieme la pace.
Tra loro anche alcune amiche musulmane con le quali, superata la diffidenza, adesso ci vogliamo bene davvero. Una di loro, che frequenta una scuola dove tutti sono musulmani, ha risposto alle critiche sui cristiani spiegando che, più che le differenze, importa amarci reciprocamente: è questo che ci fa entrare in paradiso.
Questo cammino non è facile, ma sempre chiedo a Dio di aiutarci perché se ognuno sarà una pietra viva nella costruzione del mondo unito, riusciremo a fare della nostra terra una casa per tutti, dove tutti vivranno in pace.
Mag 30, 2002 | Nuove Generazioni
Un mondo di pace nasce e cresce ogni giorno da ognuno di noi.
Il segreto è: ‘fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te’. Questa ‘Regola d’oro’, presente in quasi tutte le fedi del mondo, è iscritta nel cuore di ogni uomo. Ci invita a vivere il rispetto, l’amore. Ma amare è un’‘arte’ che ha delle qualità.
Chiede di amare tutti, amare per primi, amare concretamente, amare immedesimandosi nell’altro, amare anche il nemico. Mettere in pratica questa ‘arte di amare’ in tutti gli ambiti della nostra vita, è già realizzare la fraternità universale per fare dell’umanità una famiglia di popoli uniti.
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