Le pagine evangeliche di riferimento sono quelle del capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, pagine densissime, puntellate di espressioni dai molti significati, la cui lettura porta Chiara Lubich a capire che questa è la sua missione, che condivide subito con le primissime compagne “di avventura”. Riportiamo uno stralcio del commento di Don Foresi del 1979. «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». «Perché tutti siano una cosa sola». È una frase collegata col versetto precedente, dove Gesù prega anche per coloro che per la parola degli apostoli avranno creduto in lui. È perciò la Parola che fa uno. Unità delle menti attorno alla potenza unificante della Parola che è Cristo. Questa Parola passerà lungo il corso dei secoli, attraverso le culture più varie, potrà aprirsi a molte interpretazioni, ma rimarrà sempre una e farà uno quelli che la accoglieranno. Un’altra caratteristica di questa unità è che mentre, per esempio, nelle scuole filosofiche per rimanere uniti basta non allontanarsi dalle intuizioni fondamentali del maestro, l’unità cristiana è vitale. È unità della mente e del cuore, è famiglia. «Tutti». Indica la più assoluta e ampia universalità senza eccezioni […]. Nel versetto, “tutti” è legato a «una cosa sola». Sono due note caratteristiche della Chiesa: la cattolicità e l’unità. Paolo ribadisce questa vocazione cristiana all’unità quando scrive agli Efesini: «Un sol corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 4-6). Pasquale Foresi, Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, Città Nuova editrice, 2014 p. 131
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