Un mese intenso a Man

 
Veronica Podestà, giovane infermiera italiana, dopo un’esperienza di volontariato di un anno, ritorna alla Mariapoli Victoria questa volta con la mamma.

FotoVeronicaMan2015 (5)«Ciao a tutti, come state? La nostra esperienza in Costa d’Avorio è GIA’ finita.

Un mese è passato in fretta, vissuto a pieno ritmo, a pieni polmoni e con un grandissimo entusiasmo, felice di aver trascorso il mio mese di ferie in questo modo.

Prima di partire più di una volta mi sono chiesta come sarebbe stato il mio ritorno in questa stupenda terra, ritrovare alcune situazioni, rivedere quel bellissimo contrasto tra il colore rosso della terra e il verde acceso della natura, tante erano le domande e i pensieri, ma poi ho capito che non serviva partire con idee già fissate nella testa, non potevo partire con aspettative, così ho cercato di fare il vuoto dentro di me e anche questa volta cercare di accogliere e di vedere tutto con occhi nuovi.

Così il conto alla rovescia è cominciato e il giorno della partenza è arrivato, le nostre piccole avventure iniziano da subito, dal taxi all’uscita dell’aeroporto, al pullman per andare a Man, ma è bello riuscire a mettersi subito in gioco e accettare tutto.

Una volta a Man ritrovo la mia famiglia africana, l’accoglienza è forte e unica, a partire dalle e dai focolarini ma anche dalle persone che ho conosciuto, che subito mi hanno riconosciuto e mi hanno dato il benvenuto senza mai farmi mancare il loro calore e come di tradizione “il y a place à la maison” questa frase non può mai mancare.

FotoVeronicaMan2015 (2)È vero che sono andata per le mie ferie ma cosa serve andare e non fare niente, stare a guardare? Non ha senso. Così ho potuto lavorare e vedere in funzione il nuovo centro medico. Molto più grande e funzionale per i pazienti e per il personale. Bello e accogliente. Tante sono state le esperienze e le situazioni vissute al Centro Medico, bello era affrontare le cose sempre tutti insieme.

Sono anche riuscita a rincontrare le ragazze con cui mi vedevo due pomeriggi alla settimana, rivederle e passare insieme a loro qualche ora mi ha riempito il cuore.

Nonostante fosse già aperto da una ventina di giorni, abbiamo vissuto insieme con la mamma, tutta la comunità e all’incirca più di 350 persone anche l’inaugurazione del nuovo dispensario. È stata anche questa un’esperienza forte vissuta tutti insieme.

Posso dire che anche questa volta il cielo stellato e luminoso mi ha aiutato più di una volta, mi ha accompagnato nei momenti difficili e in quelli belli, semplicemente per il fatto di ringraziare per la giornata. Anche questa volta vado via e arrivo più arricchita di quando sono partita, più consapevole che l’essenziale non è solo materiale, che basta veramente poco per essere felici, e tante volte serve anche solo un semplice sorriso o uno sguardo pieno di amore o dato con semplicità per riempire il vuoto o una difficoltà altrui o a volte anche solo per ricambiare un grazie che non si può esprimere diversamente» – Veronica

E ora la parola alla mamma:

FotoVeronicaMan2015 (6)«Quando Veronica ci ha detto che durante il suo mese di ferie sarebbe ripartita per la Costa D’Avorio subito le ho chiesto se era contenta che l’accompagnassi. In fondo al cuore anch’io come tanti ho sempre desiderato conoscere e fare un’esperienza di questo genere in qualche nazione dell’Africa. Così abbiamo iniziato le pratiche per il viaggio.

Mano a mano che il tempo passava e si avvicinavano i giorni per partire mi aveva preso un forte senso di insicurezza e paura. Mi sembrava che per certe cose dovessi essere presente ed ero indispensabile a casa. Lasciare il marito, i figli, la mia mamma e i suoceri…

Sergio (mio marito) ha capito questo mio stato di ansietà e mi ha incoraggiata molto. Questa esperienza è servita anche a noi due come coppia. Stare lontani un mese ci ha fatto capire di più il valore dello stare insieme, il valore dell’altro.

Così siamo partite. Nonostante Veronica mi avesse raccontato e avessi visto foto e video, alcune cose sono state veramente molto forti. Certe cose bisogna proprio vederle, non si possono immaginare. Quante volte mi sono chiesta come può una persona adattarsi a vivere in tanta povertà e miseria, nel fango, nella polvere. Eppure le persone sono felici non gli manca niente. Si incontrano per strada e si salutano dando la mano, chiedendo come va, invitando a casa loro (nonostante le case siano di 10 metri quadrati) perché a casa loro c’è posto.

Ho cercato di aiutare al Centro Nutrizionale. Essendoci stato il trasloco (da Libreville all’attuale Nuovo Centro Medico Sociale) ho dato una mano per la sistemazione dei mobili, ho cucito,  verniciato, ricoperto tavoli e sgabelli, dipinto, creato un angolo dove i bimbi possano giocare, ecc.

FotoVeronicaMan2015 (3)In questo centro ho visto tanta sofferenza nei bambini  e nelle loro mamme, sempre però alleviata dai colloqui con Margrit che per ogni situazione faceva piccoli miracoli. Nel quartiere, andando a comprare il pane ho fatto amicizia con alcune persone, con le mie tre parole di francese e tanto genovese sono riuscita a parlare e a creare rapporti. Mi sono resa conto che alla fine sono gli occhi e il cuore che parlano.

Ci siamo sentite volute bene e amate dai e dalle focolarine/i. Con il loro modo di fare e la loro attenzione prevenivano i nostri bisogni. Erano sempre disponibili per le varie esigenze. È proprio  vero che è più quello che si riceve che quello che si dona…

Ho capito perché Veronica si è fermata un anno e quasi le dispiaceva ritornare…

Anch’io ora che sono tornata il cuore e la mente sono rimasti a Man.

Ma forse questo è solo l’inizio…» – Adriana

 

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