Movimento dei Focolari

In dialogo con Maria Voce (Emmaus) e Jesús Morán

Il dialogo interreligioso di Chiara Lubich – dice Maria Voce, Presidente dei Focolari – è stata una vera profezia che adesso si sta realizzando come una risposta concreta ai bisogni dell’umanità”. Il Copresidente Jesús Morán spiega come l’etica della cura sia alla base del nuovo Pathway che sarà lanciato il 20 giugno 2020 dai giovani dei Focolari. https://vimeo.com/429563312 (altro…)

USA – entrare nel “peccato originale del razzismo”

USA – entrare nel “peccato originale del razzismo”

Le due crisi che stanno scuotendo il paese pandemia e razzismo –potrebbero portare a un futuro migliore. Un contributo di Susanne Janssen, direttore di Living City Magazine. Il razzismo è un virus che non è mai stato debellato negli Stati Uniti. Dopo la Guerra Civile (1861–1865), la schiavitù era stata dichiarata sconfitta sulla carta, ma ancora oggi persone di colore e bianchi non vengono trattati allo stesso modo. La morte di George Floyd ha riportato alla luce il problema. Poiché gli 8 atroci minuti durante i quali Floyd ha implorato per la sua vita sono stati filmati, non si poteva più affermare che fosse solo colpa della vittima; questo video, insieme alle tante persone (non solo afroamericane) che si sono unite durante le manifestazioni contro il razzismo, rappresentano un segno che questa volta qualcosa è diverso. Speriamo che quanto è successo non si esaurisca solo in un’ondata di proteste, ma che sia portatore di un cambiamento vero. Il ruolo della Chiesa Dopo alcuni giorni di silenzio, la Chiesa è scesa accanto a coloro che contestano il razzismo. Il cardinale di Boston, Sean O’Malley, ha scritto che l’omicidio di George Floyd “è una prova dolorosa di ciò che è ed è stato per gli afroamericani: il fallimento di una società che non è in grado di proteggere la loro vita e quella dei loro figli. Le manifestazioni e le proteste di questi giorni sono richieste di giustizia ed espressioni strazianti di profondo dolore emotivo da cui non possiamo allontanarci.” Anche la conferenza episcopale degli Stati Uniti ha affermato che il razzismo è come il peccato originale degli Stati Uniti, che accompagna la crescita della nazione e la impregna fino ad oggi. S’intensificano nella chiesa e nella società gli spazi di riflessione. I primi passi Con lo slogan “togliere i fondi” si vuol andare oltre una semplice operazione di ristrutturazione del corpo di polizia. S’intende piuttosto incominciare daccapo e dar vita ad una polizia più controllata dai cittadini. Negli ultimi anni si parla molto della sua progressiva militarizzazione; ma ad onor del vero occorre anche dire che molti dei compiti che svolge di fatto competerebbero agli assistenti sociali. A differenza di casi di violenza contro afroamericani accaduti in passato, oggi tante persone cercano di imparare, ascoltare e affrontare il passato, concentrando la riflessione  problemi strutturali rimasti dopo l’abolizione della schiavitù e quelli legati alla segregazione, come le cosiddette “leggi di Jim Crow” e la legge sui diritti civili del 1964. Sì, perché guardare in faccia i pregiudizi che sono dentro ognuno e i privilegi sociali di cui godono i bianchi, è già un primo passo. Due autori, Ibram X. Kendi e Robin DiAngelo, affermano che serve un passo che vada oltre l’“essere una persona buona”. Occorre invece combattere le strutture di oppressione. Ancora oggi, in una situazione quotidiana come un controllo di polizia, solo il colore della pelle può fare la differenza tra la vita o la morte. Il contributo dei Focolari In primo luogo, le comunità del Movimento dei Focolari cercano di esaminare se anche al proprio interno ci siano discriminazioni e razzismo. Il pensiero dei Focolari sulla giustizia razziale è un punto di partenza per entrare in dialogo sincero fra di noi e con le persone attorno a noi. Facciamo spazio all’ascolto di dolorose testimonianze di razzismo, ma anche del vissuto di chi è cresciuto in un contesto di bianchi e cerca di avviare un processo di riconoscimento dei propri limiti. Queste conversazioni non sono facili, ma sono necessarie per ricostruire relazioni più vere. “Se non siamo attenti, finiremo per sottoscrivere i principi della retorica comune sulla diversità che spesso supporta i privilegi e accentua le differenze,” afferma una docente latina di colore. Un academico di più di 80 anni condivide come nella sua vita abbia dovuto imparare ad essere più aperto, soprattutto quando una delle sue figlie si è sposata con un giamaicano. “Ho pensato che i loro figli avrebbero sofferto la discriminazione. Ma adesso vedo come sono un esempio luminoso per tanti”. Il ruolo dei giovani I giovani sono in prima fila e chiedono un cambio di mentalità. Dice una giovane di razza mista: “Voglio aiutare i miei fratelli e le mie sorelle affinché siano ascoltati di più, altrimenti me ne pentirò per tutta la vita…” Anche lo slogan “Black Lives Matter” che ha unito tante persone e affollato strade è oggetto di polarizzazione. Non di rado ci si imbatte in messaggi che cercano di screditare chi lotta per una maggiore giustizia, ma pian piano si nota un cambio nell’opinione pubblica. Tanti, infatti, condannano il modo in cui il presidente Donald Trump ha gestito queste crisi recenti: la pandemia e il razzismo strutturale. Per adesso il candidato della Partito Democratico, Joe Biden, ha un vantaggio nei sondaggi del 13%, ma è ancora presto per dire come sarà la situazione in novembre quando gli Americani saranno chiamati alle urne.

Susanne Janssen, direttore Living City magazine

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Brasile – in azione fino alle periferie dimenticate

Brasile – in azione fino alle periferie dimenticate

Le organizzazioni sociali dei Focolari servono più di 3.500 famiglie e creano reti di solidarietà durante la pandemia. Distribuite su tutto il territorio nazionale, le ventuno organizzazioni sociali ispirate al carisma del Movimento dei Focolari stanno dando un’importante testimonianza di solidarietà e fraternità in tempi di pandemia.

Foto: Obra Lumen

Il rapporto instaurato negli anni con le famiglie in condizioni di vulnerabilità sociale ha permesso a queste organizzazioni di prendere coscienza delle molteplici sfide che si trovano ad affrontare in questo difficile periodo. E la lista è lunga. Le comunità denunciano il timore di esposizione al virus, la situazione delle loro piccole e spesso malsane abitazioni, dove l’isolamento sociale è quasi impossibile, la difficoltà di ricevere l’assistenza del Governo, l’affollamento in ospedali e trasporti pubblici e gli enormi tassi di disoccupazione: secondo uno studio pubblicato dal giornale Nexo, nelle baraccopoli, in 7 famiglie su 10 ci sono persone che sono rimaste disoccupate durante la pandemia. Per tutto questo, lo sappiamo, la pandemia non è democratica. “Pure in mezzo alle difficoltà, abbiamo il desiderio di continuare ora con più vigore a ‘dare la vita’ per la nostra gente. Per questo motivo, le organizzazioni sociali continuano a servire in modo nuovo le comunità nelle quali sono inserite. Non ci sono attività in presenza, ma l’incessante lavoro continua“, sottolinea Virginia Tesini, rappresentante nazionale del Movimento dei Focolari per le opere sociali.

Foto: Instituto Mundo Unido

Tutte le organizzazioni hanno svolto azioni di solidarietà in questo periodo. E vorremmo condividere con voi alcuni numeri di questa rete di generosità, grazie al contributo di molti membri e amici del Movimento dei Focolari e di queste organizzazioni: 3500 aiutate con regolarità; 130 tonnellate di alimenti non deperibili donati; 3 tonnellate di alimenti naturali; 30 tonnellate di materiali per igiene e pulizia; 30.000 pranzi; 10.000 mascherine in tessuto. La creatività è grande e anche i cestini di cibo tipici delle feste di giugno sono stati distribuiti, rafforzando la nostra cultura. “Inoltre, diverse nostre organizzazioni hanno fatto rete per le raccolte, ginkane solidali, donazioni di opere d’arte da parte di artisti con vendita attraverso i social network e donazione di fondi all’organizzazione, servizio virtuale con un team di professionisti per le persone che soffrono di depressione e ansia, corsi, azioni per prevenire il coronavirus e persino creazione di posti di lavoro e reddito con la realizzazione di mascherine, per citare solo alcune iniziative”, ha completato Tesini. Di fronte a realtà così impegnative e a risposte così immediate ed umane, non possiamo che essere d’accordo con Papa Francesco nella sua lettera ai movimenti popolari, di cui riportiamo qui di seguito un passo: “Se la lotta contro COVID-19 è una guerra, voi siete un vero esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose. Un esercito che non ha altra arma che la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che riverbera in questi giorni in cui nessuno si salva da solo. Voi siete per me, come vi ho detto nei nostri incontri, dei veri poeti sociali, che dalle periferie dimenticate creano degnamente soluzioni ai problemi più urgenti degli esclusi.” __________ Se vuoi contribuire, anche a distanza, a qualche azione di solidarietà delle opere sociali del Movimento dei Focolari in Brasile, consulta la lista sottostante. Regione Sud: Porto Alegre (RS) – AFASO-RS – Associação de Famílias em Solidariedade do Rio Grande do Sul. Florianópolis (SC) – IVG – Instituto Vilson Groh Curitiba (PR) – Anpecom (com atuação nacional) -> campagna straordinaria Covid-19 Regione Sud-Est: Vargem Grande Paulista (SP) – Mariápolis Ginetta – SMF – Sociedade Movimento dos Focolari Itapetininga (SP) – ANSPAZ – Associação Nossa Senhora Rainha da Paz (con prestazioni a livello nazionale) Guaratinguetá (SP) – Fazenda da Esperança – Campanha emergencial para abrigar moradores de rua (organizzazione attiva a livello internazionale) São José do Rio Pardo (SP) – MAPEAR – Associação Mobilizando Amigos pelo Amor Rio Grande da Serra (SP) – PROFAVI – Promoção a Favor da Vida São Paulo (SP) – AFAGO-SP – Associação de apoio à família, ao grupo e à comunidade – São Paulo Rio de Janeiro (RJ) – Grupo Pensar Rio de Janeiro (RJ) – CMSMA – Casa do menor São Miguel Arcanjo (organizzazione attiva a livello internazionale) Juiz de Fora (MG) – Casa Bethanea Regione centro-occidentale: Brasília (DF) – AFAGO-DF – Associação de apoio à família, ao grupo e à comunidade do Distrito Federal Regione Nord-Est: Maceió (AL) – IMU – Instituto Mundo Unido Recife (PE) – Escola Santa Maria Recife (PE) – AACA – Associação de apoio à criança e ao adolescente Recife (PE) – Comunidade Católica Lumen Teresina (PI) – NAV – Núcleo de Ação Voluntária Itapecuru-Mirim (MA) – SERCOM – Serviço Comunitário – Projeto Magnificat Regione Nord: Belém (PA) – Mariápolis Glória – NAC – Núcleo de Ação Comunitária Manaus (AM) – ACACF – Associação Comunitária de Apoio à Criança e à Família – Projeto Roger Cunha Rodrigues Fonte: http://www.focolares.org.br Se vuoi dare il tuo contributo per aiutare quanti soffrono degli effetti della crisi globale del Covid, vai a questo link (altro…)

Brasile – cambio di strategia contro il Covid

Brasile – cambio di strategia contro il Covid

Se da un lato il Governo dimostra incapacità nel condurre i brasiliani verso il superamento della crisi, dall’altro si va tessendo un’impressionante rete umanitaria. Un approfondimento a cura del caporedattore di Cidade Nova. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, più di 51 mila persone erano già morte in Brasile, vittime di Covid-19, dal mese di marzo quando la malattia è arrivata nel Paese. Inoltre, è stato stimato che oltre 1 milione di persone siano già state contagiate. Questo senza considerare i casi non ufficialmente segnalati. Nelle città in cui è stata recentemente consentita una certa apertura alla circolazione, il numero di nuovi casi è aumentato in modo significativo. A parte la buona notizia che la maggior parte di queste persone è sopravvissuta al nuovo coronanvirus, il numero di morti è spaventoso. Per gli specialisti in generale, le posizione del Governo federale nella lotta contro la malattia e la mancanza di consapevolezza di molti cittadini brasiliani sulla pericolosità del Covid-19, insieme, spiegano questa situazione disastrosa.

Foto: Magnificat

Per quanto riguarda il comportamento della popolazione, sembra che molte persone si convincano della facilità di contagio o addirittura del pericolo di vita, solo quando una persona a loro vicina è vittima della malattia. Altri rischiano i contatti in pubblico, anche coscienti del problema, perché non riescono a trovare un altro modo per mantenere la propria famiglia. Non tutti infatti possono lavorare da casa. In realtà, il tasso di disoccupazione sta crescendo rapidamente e una recessione acuta tende ad essere inevitabile, così come il collasso dell’economia. Per quanto riguarda la posizione del Governo federale, il presidente Jair Messias Bolsonaro è quotidianamente e duramente criticato per non aver agito a favore della popolazione sia per proteggerla che per salvaguardare chi è vittima del contagio, soprattutto la grande massa della popolazione economicamente più vulnerabile. Contrariamente a quanto sostengono gli esperti di tutto il mondo, egli insiste nel chiedere alle persone di uscire dall’isolamento sociale e di tornare alle loro normali attività, con la giustificazione che tutti noi “moriremo di fame se l’economia si fermerà”. Sulla scia di questa posizione, Bolsonaro ha criticato i Governatori e i Sindaci dello Stato per aver insistito sul confinamento sociale; ha attaccato la stampa con la giustificazione che la divulgazione dei dati sulla malattia viene travisata e ha persino incoraggiato i suoi sostenitori più radicali a invadere gli ospedali per dimostrare che ci sono dei letti liberi, contrariamente a quanto riportato dai media in generale.  Anche il ritardo nella pubblicizzazione del bilancio dei morti sembra riflettere questo atteggiamento del Presidente nella lotta contro l’isolamento sociale, finora l’unica pratica sicura e raccomandata per prevenire il contagio da coronavirus. Oltre al fatto che, dopo aver perso due medici che occupavano la carica di Ministro della salute, in questo momento questo ministero, cruciale per il contesto attuale, è provvisoriamente guidato dal generale dell’esercito Eduardo Pazzuelo, paracadutista in formazione e senza alcuna conoscenza o esperienza nel campo della sanità pubblica o privata. Vale la pena notare che il Brasile ha un sistema sanitario pubblico considerato un modello dagli specialisti di tutto il mondo, il SUS (Unified Health System). Tuttavia, a lungo indebolito dalla mancanza di investimenti e di politiche pubbliche adeguate, questo sistema si è rivelato insufficiente a servire la popolazione, soprattutto i più bisognosi. I più accaniti sostenitori del Presidente brasiliano seguono le idee di Bolsonaro, sostenendo che è stato eletto democraticamente (e questo va rispettato), che i media indicano solo ciò che considerano negativo del Governo (e non mostrano mai il bene che ha fatto) e, peggio, non presentano la realtà dei fatti. Alla fine, il bilancio di questo scontro è che, di fatto e ancora una volta, è la popolazione brasiliana in generale, soprattutto i poveri, a perdere. In realtà, la storica disuguaglianza sociale del Brasile è stata esacerbata dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia di Covid-19. Una consolazione e una speranza di fronte a questo quadro complesso, nasce da una rete silenziosa di eroi anonimi che si accettano di correre rischi e non misurano gli sforzi per aiutare coloro che più hanno bisogno e soffrono a causa di questa crisi senza precedenti.

Foto: Centro Social Roger Cunha Rodrigues

Solidarietà in rete Appena iniziata la pandemia di Covid-19, molte persone, gruppi e istituzioni civili e religiose in Brasile, come in altre regioni del mondo, si sono rimboccate le maniche e hanno cominciato a mobilitarsi per aiutare i più vulnerabili in questa situazione: gli anziani, i malati, i poveri e altri. Una grande rete di solidarietà si è tessuta in tutto il Paese, guidata da eroi anonimi, tra i quali molti sono diventati veri martiri, vittime fatali della malattia. Questo senza contare il lavoro dei professionisti della salute e di altri (come coloro che operano nel campo della sicurezza, dei trasporti, i commercianti di alimenti e medicinali) che si pongono in prima linea in questa lotta contro il coronavirus. Questi gesti di solidarietà possono essere semplici, originali e di proporzioni diverse: vale la pena sia fare la spesa per il vicino anziano che distribuire cibo alle persone  che vivono in strada. Vidal Nunes, ad esempio, docente universitario, della città di Vila Velha (stato di Espírito Santo) ha preparato una grande pentola di zuppa e ha deciso di offrirla ai vicini. L’iniziativa ha contagiato una di queste persone che si è proposta di formare un gruppo di mutuo aiuto tra i residenti del condominio.

Foto: Instituto Mundo Unido

Anche gli enti che si dedicano ad opere sociali hanno iniziato a concentrare gli sforzi per aiutare le persone più colpite da questa crisi. Un esempio di questo lavoro è l’iniziativa congiunta di Obra Lumen e Fazenda da Esperança, a cui hanno aderito diversi altri enti, che ora accolgono i residenti senza fissa dimora in diverse regioni del Brasile. Altre organizzazioni – come l’Associazione Nazionale per l’Economia di Comunione (Anpecom) – hanno mobilitato aziende e imprenditori associati e simpatizzanti per realizzare una comunione di risorse nell’aiutare le famiglie povere. Nel Distretto Federale e nella città di Goiânia, nella regione centro-occidentale del Paese, un gruppo di persone di età diverse, legate al Movimento dei Focolari, ha organizzato e avviato il Progetto Be Light, attraverso il quale ha portato aiuto materiale e guida alle famiglie in difficoltà e anche ad un villaggio indigeno della regione.  La rivista Cidade Nova ha rilevato che, tra la fine di marzo e la fine di aprile di quest’anno, secondo i calcoli dell’Associazione Brasiliana per l’Acquisizione delle Risorse, sono stati effettuati 1,1 miliardi di reais (circa 165 mila euro) in donazioni da parte di banche e aziende. La solidarietà non è solo in termini di aiuti materiali. C’è anche chi ha deciso di mobilitarsi per aiutare i propri amici ad assumere un comportamento sano durante il periodo di isolamento. È il caso dell’insegnante di Educazione Fisica, Renata Castilho Leite, della città di São José dos Campos (Stato di San Paolo), che ha deciso di registrare più di 40 piccoli video con le linee guida per l’esercizio fisico che tutti possono fare a casa.

Foto: Associação de Atendimento a Criança e ao Adolescente

C’è ancora chi accetta di correre dei rischi o di superare gli ostacoli per agire in modo solidale. Uno di questi esempi viene dalla direttrice della scuola pubblica Cleusa Regina de Vargas Araújo, del piccolo Garuva (interno dello stato di Santa Catarina, regione meridionale del Brasile). Quando si è resa conto che molti dei suoi studenti non avevano accesso ad Internet e non potevano continuare gli studi a distanza durante il periodo di isolamento sociale, non ha avuto dubbi: ha percorso fino a  6 chilometri per consegnare materiale e pasti scolastici di casa in casa. Oltre a questo gesto di donazione materiale, la preside ha voluto donare il proprio tempo e la sua attenzione agli studenti e ai parenti che hanno trovato in lei qualcuno in grado di accoglierli. A giudicare da questa e da migliaia di altre esperienze, che non faranno notizia, in tempi di distanziamento sociale, questo incontro tra le persone non è mai stato così importante per un Paese che ha bisogno di cambiare strategia contro il coronavirus.

Luís Henrique Marques

Redattore capo della rivista Cidade Nova

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Alla scoperta del Gen Rosso

Alla scoperta del Gen Rosso

“Discovering Gen Rosso”, per andare alle radici della storia del complesso artistico internazionale L’arrivo del coronavirus e di conseguenza il lockdown hanno messo in crisi le abitudini di tutti. Anche il complesso artistico internazionale Gen Rosso ha dovuto reinventare le proprie giornate rimanendo chiusi in casa. “Questo lockdown ha dato la possibilità ad ognuno di noi di andare ancora più in profondità in quei messaggi che cantiamo da più di 50 anni – afferma Massimiliano Zanoni, responsabile delle produzioni -. Abituati a girare il mondo, ad incontrare gente e portare musica sui palchi dei 5 continenti, ci siamo ritrovati rinchiusi dentro le quattro pareti di casa nostra. Invece delle città, dei mari e delle montagne, ora avevamo un computer e poche finestre da cui guardare fuori. Invece delle migliaia di persone che incontravamo in ogni tour, ora ne avevamo tre, quattro che vivono con noi. Non potevano ritrovarci tutti e 25, per lavorare, creare, e suonare insieme come avevamo fatto per 53 anni”. E così, dopo una prima serie di live streaming dal nome “Gen Rosso a casa tua”, con i quali sono entrati nelle case delle persone, hanno pensato di ritornare alle radici con alcuni live storici. È nato il progetto “Discovering Gen Rosso” per riportare le persone a casa della band. “Tanti non sanno che non facciamo solo concerti – continua Massimiliano Zanoni -, ma anche progetti con le scuole o il Village, che sono settimane di convivenza con giovani artisti per fargli vivere l’esperienza di unità nella creazione artistica. Così, come quando si invita qualcuno a casa nostra per la prima volta e, in segno di accoglienza, si fa fare il giro della casa, noi con Discovering Gen Rosso abbiamo voluto mostrare qualche pagina del nostro album di ricordi, come il musical una storia che cambia o Streetlight, rendendoli partecipi dei nostri attuali progetti, come il Village e i progetti Forti senza Violenza, svelando qualche piccola idea per il futuro”. Discovering Gen Rosso è un nuovo passo verso quella evoluzione che ha permesso al complesso internazionale di essere costruttori di Unità in tutto il mondo, in tanti anni di storia. Ecco i prossimi appuntamenti sulla pagina Youtube della band: il 16 luglio, uno streaming dedicato al Village (corsi artistici che esegue il Gen Rosso); il 28 luglio il lancio del nuovo singolo “Shock of the World”. In realtà parlare di “singolo” è un po’ riduttivo perché c’è in cantiere un intero nuovo album che sarà svelato prossimamente. Infine il 2 agosto si concluderanno i live streaming con il concerto LIFE, ultima produzione del Gen Rosso in diretta da Loppiano.

Lorenzo Russo

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Signore, dammi tutti i soli

Le statistiche che ci tengono quotidianamente al corrente della diffusione della pandemia nel mondo e le immagini che ci arrivano dai Paesi maggiormente colpiti suscitano in noi sentimenti simili a quelli espressi nella seguente preghiera di Chiara Lubich. Pure il nostro pianeta, sempre più sofferente, chiama e aspetta il nostro amore fattivo e deciso.  Signore, dammi tutti i soli… Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero. Amo ogni essere ammalato e solo: anche le piante sofferenti mi fanno pena…, anche gli animali soli. Chi consola il loro pianto? Chi compiange la loro morte lenta? E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato? Dammi, mio Dio, d’esser nel mondo il sacramento tangibile del tuo Amore, del tuo essere Amore: d’esser le braccia tue che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo.

Chiara Lubich

Scritto dal 1 settembre 1949, in Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori, Milano 2001, pag 124; Città Nuova, Roma 2006, pag 135. . (altro…)

Von der Leyen: per l’Europa fare le cose giuste insieme e con un solo grande cuore

La Presidente della Commissione Europea risponde alla lettera con la quale New Humanity e il Movimento Politico per l’Unità, espressioni civile e politica del Movimento dei Focolari, domandano ai rappresentanti politici europei di stringere un “patto di fraternità” che li impegni a considerarsi membri della patria europea come di quella nazionale, trovando insieme le soluzioni che ancora si frappongono all’unità europea.

“Per raggiungere gli obiettivi dei padri e delle madri che fondarono una vera alleanza in cui la fiducia reciproca diventa forza comune, dobbiamo fare le cose giuste insieme e con un solo grande cuore, non con 27 piccoli cuori”. Così Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, in una lettera a New Humanity, ONG internazionale e al Movimento Politico per l’Unità (MPPU) dei Focolari. I responsabili della ONG New Humanity e della sua sezione politica MPPU, componenti civile e politica del Movimento dei Focolari, avevano infatti scritto alla Presidente della Commissione Europea per incoraggiare il lavoro comune per affrontare l’impatto della pandemia COVID-19 e per garantire il supporto di idee e progettualità anche nella fase della costruzione della Conferenza sul futuro dell’Europa: “L’unità politica, economica, sociale e culturale dell’Unione Europea sarà la risposta storica e geo-politica globale all’altezza della sfida possente della pandemia del 2020”.

Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea dal 1 dicembre 2019, ha sottolineato nella risposta come l’Unione Europea abbia garantito la più grande risposta mai data a una situazione di crisi e di emergenza nell’Unione, con la mobilitazione di 3.4 trilioni.

La Presidente ha anche affermato che “l’attuale cambiamento del contesto geopolitico offre all’Europa l’opportunità di rafforzare il suo ruolo unico di leadership globale responsabile” il cui successo “dipenderà dall’adattarsi in questa epoca di disgregazione rapida e di sfide crescenti, al mutare della situazione, rimanendo però fedele ai valori e agli interessi dell’Europa”.

L’Europa, infatti, sottolinea nella lettera la Presidente, “è il principale erogatore di aiuti pubblici allo sviluppo, con 75,2 miliardi di euro nel 2019. Nella sua risposta globale alla lotta contro la pandemia, l’Unione Europea si è impegnata a garantire anche un sostegno finanziario ai Paesi partner per un importo superiore a euro 15,6 miliardi, a disposizione per l’azione esterna. Ciò include 3,25 miliardi di euro verso l’Africa. L’UE sosterrà anche l’Asia e il Pacifico con 1,22 miliardi di euro, 918 milioni di euro a sostegno di America Latina e Caraibi e 111 milioni di euro a sostegno dei paesi d’oltremare”. Inoltre, prosegue la Presidente della Commissione UE, “l’Unione Europea e i suoi partner hanno lanciato il Coronavirus Global Response, che registra finora impegni per 9.8 miliardi di euro da donatori in tutto il mondo, con l’obiettivo di aumentare ulteriormente il finanziamento per lo sviluppo della ricerca, diagnosi, trattamenti e vaccini contro il Coronavirus”.

La lettera della Presidente Ursula Von der Leyen si conclude con l’invito ad una collaborazione stretta fra i paesi dell’Unione Europea: “Dobbiamo sostenerci in questi tempi difficili e poter contare gli uni sugli altri per far fronte al nostro nemico invisibile”.

Stefania Tanesini

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Peru – A Dio non sfugge nulla

Peru – A Dio non sfugge nulla

La storia di Ofelia, emigrata con la famiglia dal Venezuela in Perù, ora impegnata con la comunità dei Focolari ad aiutare i suoi connazionali in difficoltà, aggravata dalla pandemia. Nel contesto della campagna solidale che come Movimento dei Focolari portiamo avanti con i migranti venezuelani in Perù, in questo periodo dobbiamo trovare nuove strategie per riuscire a raggiungerli nelle loro abitazioni. Costatiamo che più di ogni altra cosa hanno bisogno di essere ascoltati. A volte non è facile perché non si tratta di una o due famiglie ma tante e aumentano ogni giorno. La Parola di vita del mese mi aiuta perché mi spinge ad andare verso il fratello ricordando che in ciascuno trovo Gesù stesso. Una mattina mi chiama una donna venezuelana e piangendo mi racconta di sua figlia. Dovrà partorire nei prossimi giorni ma la stavano sfrattando. La ascolto per un’ora, finché si calma. Mi viene da dirle qualcosa, ma penso: “Devo solo amarla, lei ha bisogno di sfogarsi”. Alla fine mi dice: “Bene, mi sono scaricata”. A quel punto posso orientarla nel trovare l’aiuto di cui ha bisogno. Credevo che durante la quarantena il nostro impegno per i migranti si sarebbe fermato, invece è stato proprio il contrario. Ad esempio il lavoro che portiamo avanti con CIREMI (Commissione Interreligiosa per i Migranti e i Rifugiati), ci impegna abbastanza ed è stata l’occasione per conoscerci di più. Di questa commissione fanno parte alcuni religiosi scalabriniani, cristiani di diverse denominazioni, la Comunità Ebraica, alcuni musulmani, una suora cattolica e noi dei Focolari. Mentre ci domandavamo come arrivare ai più vulnerabili sono iniziate a giungerci richieste di abiti e coperte. Non potendo uscire abbiamo inviato in taxi i vestiti donati dalla comunità dei Focolari di Lima, fino ad un punto della città dove potessero raccoglierli. E proprio al momento giusto sono arrivati anche degli abiti per neonati per due famiglie con due bimbi appena nati. Con le coperte arrivate da ACNUR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati), ente con il quale c’è una stretta collaborazione, siamo riusciti a coprire altre necessità. È sorprendente vedere come arrivi ciò che le persone chiedono: a Dio non sfugge nulla! Un giorno mi telefona Carolina, dirigente della Comunità Ebraica, e mi comunica che alcune famiglie ebree sono in partenza per Israele e che le lasciano degli abiti e altri oggetti. Quando lei ha saputo che il nostro Centro raccoglie questi oggetti per i venezuelani, è stata felice perché non sapeva a chi dare ciò che aveva in deposito. Non solo: lei stessa ha voluto pagare il taxi per inviarci tutto. Durante la nostra telefonata sentivo che dovevo interessarmi di lei, chiederle delle sue gemelle ed è nata una conversazione che mi ha fatto venire in mente un paragrafo della Parola di vita: “È un’amicizia che diventa una rete di relazioni positive e che tendono a far diventare realtà il comandamento dell’amore reciproco, che costruisce la fraternità”. Nello scambio con questa sorella ebrea avvertivo che questo si realizzava tra noi. È bello vedere che la fraternità è contagiosa, perché poi le persone alle quali inviamo i vestiti e le coperte ci inviano delle foto e scrivono: “La mia vicina di casa aveva bisogno di vestiti e ho condiviso con lei parte di quanto mi avete mandato”. Si crea così una catena nel pensare ai bisogni dell’altro e in questo modo la fraternità va avanti anche durante la quarantena.

di Ofelia M. raccolta da Gustavo Clariá

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Perché non ho scelto l’eutanasia

Una diagnosi che non lascia speranza ed una mamma che coraggiosamente sceglie di dire no all’eutanasia. Ma come spiegare questa decisione alla figlia che ha solo due anni e mezzo? Negli ultimi giorni di vita le scrive una lettera che la figlia leggerà quando è grande. Oggi che questa mamma non c’è più, la famiglia, che in questa esperienza ha trovato aiuto anche nella spiritualità dei Focolari, permette la pubblicazione delle sue parole offrendole come testimonianza e spunto di riflessione su una tematica complessa, dolorosa e di grande attualità. “Mia dolcissima, è un po’ che non scrivo. Tante cose sono accadute in questo periodo e purtroppo molte sono brutte. La mia salute è peggiorata in un solo mese. Stavo aspettando alcuni risultati, ma il male progredisce a vista d’occhio. Sono ricoverata in ospedale per tre settimane e ho perso il completo uso delle gambe. Questo è uno scritto molto impegnativo. Tratta un tema difficile che è l’eutanasia. Te lo voglio lasciare per quando sarai grande e magari tu stessa ti farai domande sulla morte e su come morire. La prossima settimana faccio un’ultima terapia con la chemio che sembra non mi stia aiutando e forse un intervento per permettermi di mangiare, visto che non riesco più. Se questa operazione non riesce non c’è più molto da fare. Le opzioni sono come e dove decidere di morire. Ti accenno brevemente che ho scelto di morire a casa. Non scenderò in questi dettagli troppo dolorosi, ma è il modo in cui mi sento più a mio agio. Tutto il resto te lo spiegherà papà quando sarai più grande. Tornerò sull’argomento solo per dirti perché non ho scelto l’eutanasia per morire. Ci ho pensato tanto, ma alla fine ho deciso che mi farò accompagnare da Dio in questo viaggio e che se si deve passare per la morte, quello è il modo, senza scorciatoie, senza codardia. Sono convinta che Dio ci insegni qualcosa in quel momento di passaggio e che dobbiamo affrontarlo come si affronta la nascita. Te lo scrivo, perché mi domando se anche a te verranno mai in mente simili pensieri quando ragionerai su questi fatti della vita e siccome io ho speso tanto tempo ad analizzare il tutto da diversi punti di vista, magari uno dei miei spunti potrebbe esserti d’aiuto. Dunque tutto è partito con l’idea che se la morte è prossima, perché bisognerebbe aspettarla così a lungo? Se ogni speranza di guarigione è andata, perché lasciar soffrire un essere umano abbandonandolo ad un gioco senza empatia? Perché ho imparato che questo è un processo ed è un processo preparatorio, senza di esso non  saremmo in grado di compiere il passo che dobbiamo fare dopo e dove ci porterà. Lasciamoci guidare da Dio che tutto sa. Ultimamente ho in mente l’idea di quelle persone che non sono riuscite a compiere correttamente questo passaggio e mi sembra che fossero perse in un limbo, tra la nostra via terrena e l’aldilà, incapaci di fare un passo verso il paradiso oppure tornarsene sulla terra, tra i loro cari. Per cui alla fine mi sono resa conto che la strada per l’eutanasia non sia per me. Ho paura di morire nel dolore e prego Dio di essere clemente e misericordioso per quando verrà il momento. Speriamo mi porti via alleggerendomi dai dolori e dal corpo. E questa è la parte che riguarda me, quello che io da sola dovrò affrontare. Ecco dove mi ritrovo oggi amore mio, è un cammino difficile. Eppure, ho il sostegno di tantissime persone che aiutano me e la mia famiglia. Il supporto spirituale che ricevo da un amico sacerdote è molto forte. Ma i momenti di paura e sgomento sono presenti. Anche se devo dire non sono tanti come avrei pensato. Mi sento supportata da una forza che non so da dove venga. Vedo con chiarezza la fine dei miei giorni e nonostante questo non mi sento abbattuta. Ovvio non è facile da vivere, ma la paura non fa parte della mia giornata”.

 A cura di Anna Lisa Innocenti

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Cio’ che veramente vale

Quante persone, anche autorevoli, hanno sottolineato in questi mesi che uno degli effetti della pandemia è l’averci messi tutti di fronte all’essenziale, a quello che vale e rimane. Quanti di noi hanno perso parenti o amici e hanno toccato con mano la vicinanza della morte. Il seguente scritto di Chiara Lubich tocca questi due argomenti così vicini a quanto stiamo vivendo nel mondo. (…) L’inizio dell’avventura divina del nostro Movimento (…) è ambientato (…) in una circostanza particolare: la guerra; la guerra con le sue bombe, le sue rovine e i suoi morti. (…) Penso che per noi non sarà possibile vivere con perfezione e intensità il nostro Ideale, se non tenendo sempre presente quel clima, quell’ambiente, quelle circostanze. E il Signore ancora oggi, dopo più di quarant’anni, non ci fa mancare le occasioni: le frequenti «dipartite» dei nostri (…) sono un continuo richiamo al «tutto passa», al «tutto crolla», sfondo necessario per capire ciò che veramente vale. Fa impressione quello che ci mandano a dire con insistenza questi nostri fratelli «in partenza». (…) Nelle situazioni in cui si sono trovati, hanno visto più lontano, come, quand’è notte, si possono vedere le stelle. Colgono, per una luce particolare, l’assoluto valore di Dio e lo dichiarano amore. Anche noi, mentre stiamo quaggiù, se vogliamo fare della vita un vero santo viaggio, dobbiamo avere, come loro hanno avuto, le idee chiare: considerare ogni cosa che non sia Dio transitoria e passeggera. Tuttavia la nostra fede e il nostro Ideale non si fermano al traguardo della morte. Il grande annuncio del cristianesimo è: «Cristo è risorto». E il nostro Ideale ci chiama sempre ad andare «al di là della piaga» per vivere il Risorto. Noi siamo chiamati, dunque, a pensare soprattutto al «dopo». Ed è su questo «dopo», il misterioso ma affascinante «dopo», che vorrei soffermarmi questa volta. Succede a me abbastanza spesso, e forse anche a voi, di chiedermi: dove saranno i nostri? (…) Mi passano questi pensieri perché, qui in terra, fino a poco tempo fa, sapevo dov’erano, quello che facevano. Ora tutto mi è ignoto. Certamente, la fede dà le risposte a questi nostri interrogativi e noi le conosciamo. Una parola di Gesù, però, mi ha dato in questi ultimi giorni luce e conforto, grande conforto. L’ha detta Gesù al buon ladrone: «Oggi sarai con me nel paradiso»[1]. Oggi: dunque subito, subito dopo la morte. (…) Cosa dobbiamo ricavare allora da questi pensieri? Cerchiamo di vivere in maniera che anche a noi sia detto quell’«oggi»: «Oggi sarai con me nel paradiso». Ma lo sappiamo: sarà dato a chi ha: «a chi ha sarà dato»[2]. Se qui in terra saremo, per amore di Dio, paradiso per i nostri fratelli; se saremo gioia, conforto, consolazione, aiuto, per i singoli, per la nostra Opera, per la Chiesa, per il mondo, il Signore ci darà il paradiso. (…)

Chiara Lubich

(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 10 maggio 1990) Tratto da: “Essere per tutti causa di letizia”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 399. Città Nuova Ed., 2019. [1] Lc 23, 43. [2] Mt 13, 12. (altro…)