Movimento dei Focolari

Vangelo vissuto: dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore

Il “cuore” è ciò che abbiamo di più intimo, nascosto, vitale; il “tesoro” è ciò che ha più valore, che ci dà sicurezza per l’oggi e per il futuro. Il cuore è la sede dei nostri valori, la radice delle scelte concrete; il luogo segreto in cui ci giochiamo il senso della vita: a cosa diamo veramente il primo posto? In metropolitana Mentre sono in metropolitana, ripasso un argomento che mi sembra importantissimo in vista dell’esame che sto per dare. Ad una stazione successiva entra un’altra studentessa, che conosco. Deve dare lo stesso esame e mi chiede un argomento che a me sembra di poca importanza. Vedendo la sua agitazione, “dimentico” il mio programma e mi dedico a quello che lei propone. Quando più tardi vengo esaminata, il professore mi chiede proprio l’argomento affrontato con lei poco prima! (M.L. – Germania) La vita accesa da Dio Sono turca, musulmana. Quando ho confidato a mio marito Sahib il sospetto di essere incinta per la quarta volta, lui ha cominciato ad elencare tutti i sacrifici che avremmo dovuto fare. Completamente confusa ho chiesto alla ginecologa se ero ancora in tempo per abortire. Mi ha risposto che dovevo solo mettermi in lista. Dentro di me però avvertivo che nessuno al mondo aveva l’autorità per spegnere una vita che Dio aveva acceso. I mesi successivi sono stati molto duri, ma io ero decisa a lottare. Diverse amiche, cristiane e musulmane, mi sono state vicino. Leggendo il Corano sentivo il calore di Dio, che mi dava forza. Sahib piano piano ha ritrovato la pace. Non siamo stati mai tanto felici come con questo bambino. Con lui, Dio è venuto sotto il nostro tetto. (F.O. – Germania) Malato terminale Nei giorni trascorsi in ospedale per un tumore irreversibile, sperimentavo la vicinanza di Dio e mi sono sentito invadere da una grande, inspiegabile felicità. Cercavo di stare vicino agli altri ammalati, e ci sentivamo fratelli, non solo nella nostra camerata, ma anche con gli altri. Ogni volta che qualcuno veniva dimesso era un dolore dividerci. Sembrava che la malattia fosse un’occasione per andare in profondità nei nostri rapporti. Ora che le forze diminuiscono, sento che la fraternità costruita in ospedale mi accompagna e mi sostiene nell’ultimo tratto di cammino. (M.J. – Francia) Solidarietà Da un ospedale ci era giunta la richiesta di fare qualcosa per una ragazza albanese di 19 anni che aveva appena partorito. Insieme al marito e al fratello vivevano in un’auto. Mio marito è andato a chiedere al primario se poteva tenere ricoverati ancora qualche giorno mamma e figlio, e avuto il suo consenso ho chiesto ai miei genitori se fossero disponibili a ospitare la famigliola in un loro vecchio appartamento. Con l’aiuto dei due ragazzi albanesi e di altri amici, mio marito si è messo a imbiancare le stanze. Un amico ha messo a disposizione dei mobili, un idraulico ha fatto gratuitamente dei lavori. Uscita dall’ospedale, L. ha trovato una casa accogliente. I servizi sociali del Comune le hanno procurato un pasto gratuito al giorno finché lei non avrà un lavoro. (A.A. – Italia)

a cura di Chiara Favotti

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Il primato dell’ “essere” sul “fare”

“Cosa ne pensi?”, “cosa faresti se fossi al mio posto?”. Quante volte qualcuno ci chiede una mano o capiamo che ne avrebbe bisogno, o ancora siamo certi che per aiutare quell’amico, fratello, quella persona, si dovrebbe davvero “fare così”. In poche righe tratte da “Meditazioni”, il volume che raccoglie i suoi primissimi scritti spirituali, Chiara Lubich ci invita a cambiare prospettiva e a metterci dalla parte di Dio per avere non il nostro, ma il Suo amore verso chiunque. C’è chi fa le cose “per amore”. C’è chi fa le cose cercando di “essere l’Amore”. Chi fa le cose “per amore”, le può far bene, ma credendo, ad esempio, di fare un gran servizio ad un fratello, magari ammalato, può annoiarlo con le sue chiacchiere, coi suoi consigli, coi suoi aiuti: con una carità poco indovinata e pesante. Poveretto: lui avrà un merito, ma l’altro ha un peso. E questo perché occorre  “essere l’Amore”. Il nostro destino è come quello degli astri. Se girano sono, se non girano non sono. Noi siamo – nel senso che non la nostra vita, ma la vita di Dio vive in noi – se non smettiamo un attimo d’amare. L’amore ci stanzia in Dio e Dio è l’Amore. Ma l’Amore che è Dio, è luce e con la luce si vede se il nostro modo di accostare e servire il fratello è conforme al Cuore di Dio, come il fratello lo desidererebbe, come sognerebbe se avesse accanto non noi, ma Gesù.

Chiara Lubich

Tratto da: “C’è chi fa le cose per amore”, in: Chiara Lubich, Scritti spirituali/1, pag. 51. Città Nuova Ed., 1978. (altro…)

Mariapoli Europea/3 – Un patto di unità per la fratellanza dei popoli

Ha ancora senso impegnarsi per la fraternità in politica? Alla Mariapoli Europea, il 10 agosto prossimo si rinnoverà il patto per la fratellanza dei popoli, stipulato per la prima volta 60 anni fa. Di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato con Marco Titli del Movimento Politico per l’Unità dei Focolari. È il 22 agosto del 1959, gli echi della guerra risuonano ancora, ma al termine della Mariapoli, nella valle di Primiero, rappresentanti dei 5 continenti stringono un patto di unità: pregando in 9 lingue, consacrano i loro popoli a Maria. La fratellanza, vogliono dire, è possibile. A distanza di 60 anni, calata nell’attualità politica, la proposta di stringere un patto di unità per la fratellanza dei popoli sembra utopica: sia che venga “dal basso”, come accadde nel ’59, sia che nasca da un’iniziativa dei governi. Dobbiamo rassegnarci o ha ancora senso impegnarsi per la fraternità in politica? Ne abbiamo parlato con Marco Titli, 33 anni, collaboratore parlamentare, impegnato nel Movimento Politico per l’Unità dei Focolari, a Torino consigliere di circoscrizione: Di fronte a un’Europa divisa fra integrazione e particolarismi, che messaggio offre la Mariapoli Europea? “Il compito della Mariapoli non è quello di entrare nella dialettica politica. Il messaggio che si vuole dare è che l’unità dell’Europa è un valore da custodire, nel rispetto delle identità dei singoli paesi: se l’Europa si spacca torniamo ai confini fortificati, invece ponti e strade ampliano lo sguardo e portano benessere. Il Movimento dei Focolari fa rete con altre realtà della Chiesa, come sulla mozione contro le esportazioni delle armi in Yemen, oppure riguardo la battaglia contro il gioco d’azzardo”. La crisi di fiducia verso i partiti si è acuita e i cittadini rinunciano alla partecipazione attiva. Come ricostruire fiducia? “Accanto alla crisi della politica vedo anche quella dei media che enfatizzano le cattive notizie. Tanti sindaci rischiano la vita per combattere la criminalità organizzata o rischiano la reputazione compiendo atti coraggiosi per la propria città. Anche a livello nazionale ci sono politici che lottano per il bene comune. Usciamo dal qualunquismo, c’è tanta gente in gamba oggi in politica”. Essere coerenti con i propri ideali a volte può voler dire scontentare qualcuno. Qual è dunque il criterio dell’agire in politica? “Se si fa politica bisogna essere disposti ai compromessi, perché viviamo in una realtà complessa, ma non a qualsiasi compromesso. Di fronte a pratiche illecite o fatti gravi bisogna dire di no, e questo significa anche rischiare: tanti amministratori sono caduti perché hanno detto di no e non sono stati capiti nemmeno dalla propria gente. Ma se si rifiuta il compromesso e si entra in politica per difendere le proprie idee si porta divisione. È una strada difficile che incontra resistenze, ma il politico è chiamato ad ascoltare gli interessi particolari, a comporli in un mosaico”. Puoi raccontare di iniziative di collaborazione fra i partiti della tua città? “Stavano costruendo un ponte vicino alla stazione ferroviaria di Torino – Porta Susa che unisce due pezzi di città una volta separati dalla ferrovia. Insieme ad altri della mia circoscrizione e di quella che sarebbe stata collegata dall’altra parte del ponte, ho proposto di intitolare la struttura all’Unione Europea, simbolo dell’unità fra popoli diversi. Il progetto è stato votato all’unanimità e varie forze politiche erano presenti al momento dell’intitolazione. E’ stato un momento di speranza: mi auguro che segni come questi possano ricostruire nei cittadini la fiducia verso la politica”.

Claudia Di Lorenzi

Immagine:© Ufficio stampa Mariapoli Europea (altro…)

Arte e danza sulle orme di Francesco

Arte e danza sulle orme di Francesco

Andrea Cardinali, giovane scrittore, racconta la quarta edizione del Summer Camp dei ragazzi di Armonia tra i popoli che si è svolta a luglio in Terra Santa. È il racconto personale di un’esperienza e di una terra capaci di toccare l’anima come pochi posti al mondo. Ci sono viaggi dai quali si torna rilassati perché vissuti come vacanze, altri dai quali bisogna prendersi giorni di riposo ulteriori per il sonno accumulato e poi ci sono viaggi che al ritorno ci si domanda: “Ma… dove sono stato?”

IMG 20190630 WA0032A volte si vive tutto così intensamente che manca il momento della domanda, la fase nella quale l’uomo si interroga sul senso, sul dove, sul perché. Non è necessariamente un male. Tutt’altro. Soprattutto quando si tratta di trascorrere la maggior parte del tempo con bambini ancora inconsapevoli di essere “prigionieri” nel loro luogo di nascita, la Palestina. Il fatto che manchi il momento della domanda non è sintomo di poca riflessione. Per alcuni viaggi, forse i più grandi, funziona proprio così, parti quando dici un quasi inconsapevole “Sì” ed entri con forza nel pieno dell’avventura. Non è più possibile pensare il senso da un fuori, sei così in uscita da te stesso che il senso lo viaggi da dentro.IMG 20190715 WA0009

Sono stato in Palestina 18 giorni, trascinato da Antonella Lombardo e dalle meravigliose ragazze della scuola Dance Lab di Montecatini (Italia), alcune delle quali incontrate nell’indimenticabile Genfest Let’s Bridge del 2012. “Armonia tra i Popoli” nasce nel 2005 con l’intento di utilizzare l’arte e la danza come strumenti di unità tra popoli e culture. Dopo varie edizioni italiane e workshop con ragazzi provenienti da vari Paesi, alcuni anni fa è nato grazie alla collaborazione con padre Ibrahim Faltas il progetto “Children without borders” che quest’estate è arrivato IMG 20190711 WA0057alla quarta edizione in Palestina. Sono stato l’ultimo ad aggregarsi a questa comitiva di artisti-educatori e con Luca Aparo di Sportmeet abbiamo cominciato a muoverci anche sul fronte sportivo che sappiamo essere altrettanto prezioso per imparare a divertirsi rispettando diversità di ogni tipo. Dopo due settimane di workshop artistici siamo andati in scena con i bambini il 14 luglio al Teatro Notre Dame di Gerusalemme e il 16 luglio alla Fondazione Giovanni Paolo II di Betlemme, rappresentando l’incontro storico di San Francesco d’Assisi con il Sultano d’Egitto Malik Al-Kamil avvenuto 800 anni fa nel 1219. Ad impreziosire le due serate c’era con noi anche il cantante Milad Fatouleh, conosciuto in Italia per “Una stella a Betlemme” votata migliore canzone straniera allo Zecchino d’Oro del 2004. Molte le personalità politiche e religiose presenti ai due spettacoli per celebrare l’incontro del Cristianesimo e dell’Islam, segno profetico del dialogo interreligioso e di una pace possibile.

Andrea Cardinali

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Approfondimenti/ «Chi è l’uomo?»

Approfondimenti/ «Chi è l’uomo?»

Le sfide del presente e del futuro umanità alla luce delle intuizioni e delle esperienze di Chiara Lubich nell’estate del 1949. Il teologo Hubertus Blaumeiser racconta il recente seminario della Scuola Abbà a Tonadico (Trento, Italia). Chi siamo? Come ci realizziamo e ci rapportiamo con gli altri? Verso dove stiamo andando e dove sono le nostre radici? Sono domande che oggi si pongono con nuova urgenza, quando l’essere umano all’occhio della scienza può apparire come semplice frutto dell’evoluzione, determinato dai suoi geni e dall’attività del suo cervello; e quando con le nuove tecnologie può essere sempre più potenziato ma anche manipolato; quando masse di persone vivono in fuga o ridotte a povertà nelle bidonville e l’intervento dell’uomo rischia di compromettere irreversibilmente gli equilibri del pianeta. PastedGraphic 10Sono sfide al futuro troppo complesse per essere affrontate in modo settoriale, bisognose di nuovi approcci, di “luce”. Con questa convinzione, dal 14 al 16 luglio si sono riuniti a Tonadico sulle Dolomiti 65 studiose e studiosi di una ventina di discipline. Un seminario che ha coinvolto la “Scuola Abbà” (il centro interdisciplinare di studi del Movimento dei Focolari), l’Istituto Universitario “Sophia” (Loppiano, Italia) e il “Centro Chiara Lubich”. L’obiettivo? Accantonata la pretesa di giungere a rapide conclusioni, si è inteso aprire piste di ricerca da percorrere insieme. L’occasione era offerta dal luogo e dalla data: tra quei monti, esattamente 70 anni fa era iniziato per Chiara Lubich e alcune persone del primo nucleo dei Focolari un periodo di travolgenti esperienze e intuizioni. Sentendosi trasportate in Dio, si erano trovate a guardare il mondo non dall’“alto” o dal “basso”, ma dal di “dentro”, se così si può dire. Un’esperienza che ha impresso in loro un’incancellabile impronta, decisiva per lo sviluppo del Movimento dei Focolari, ma – come si è capito in seguito – anche fonte di inediti sviluppi culturali che investono tutto l’arco delle discipline scientifiche. Variegata eppure convergente la visione dell’essere umano emersa da quest’incontro. Occorre – ha spiegato il preside dell’Istituto Universitario Sophia, Piero Coda – sviluppare sempre più un’autocoscienza universale, «pancosmica e panumana», citando Chiara Lubich: «il mio io è l’umanità, con tutti gli uomini che furono, sono e saranno». Visione non affatto statica della persona e della società, ha sottolineato la francese Anouk Grevin, economista e studiosa delle dinamiche del dono: «Sia il dare che il ricevere si fondano su una capacità di vedere sé stessi nell’altro, di far proprio tutto quello che è suo, così da poter comunicare tutto sé stessi e ricevere pienamente l’altro in sé». Con riferimento alle problematiche ambientali, il politologo Pasquale Ferrara e lo scienziato della natura Sergio Rondinara hanno aperto un ulteriore orizzonte: «La politica mondiale adotta una visione antropocentrica del globo, mentre rimane ancora in ombra la dimensione socio-naturale della vita del pianeta». Urge passare da un antropocentrismo “dispotico” a «un’antropologia non egemonica ma oblativa». In qualità di coordinatore della Scuola Abbà, Fabio Ciardi ha tirato le fila: «Man mano che passavano le ore, ci siamo calati sempre più nelle realtà dell’esistenza. Occorre andare avanti in questa dinamica: lavorare nel proprio ambito e confrontarsi con le altre discipline». Dal canto suo, Jesús Morán, co-presidente dei Focolari, ha indicato un duplice compito: un’adeguata ermeneutica del carisma dell’unità e «il servizio all’umanità, affrontando almeno alcune questioni decisive del nostro tempo».

Hubertus Blaumeiser

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Viaggio in Siria – Homs

In viaggio da Damasco ad Aleppo, passando per Homs. Vediamo con i nostri occhi cosa sta succedendo: la ricostruzione, la tenacia della gente di tornare alla normalità in un Paese dove la guerra non è ancora terminata e le macerie ingombrano strade ed esistenze. La presenza e il lavoro dei Focolari, attraverso alcuni progetti AMU e AFN. https://vimeo.com/342337840 (altro…)

Mariapoli europea/2 – un’esperienza di comunione

Intervista a Lucia Abignente che, insieme con Giovanni Delama, ricostruisce la storia delle prime Mariapoli nel libro Una città tutta d’or, che sarà pubblicato a settembre da Città Nuova. La prima si svolse 70 anni fa sulle Dolomiti trentine. Era l’estate del ’49 e Chiara Lubich, che a Trento condivideva la scelta di vivere il Vangelo con alcune compagne, trascorreva un periodo di riposo a Tonadico di Primiero. Fu un momento decisivo nella storia del Movimento dei Focolari: un’esperienza mistica permise a Chiara di comprendere il progetto di Dio sull’Opera nascente: Opera di Maria. Da allora esperienze simili, chiamate Mariapoli, si sono ripetute ogni anno in estate, e nel tempo si sarebbero replicate in tutto il mondo. Nella storia delle Mariapoli, particolarmente significativi sono i primi dieci anni, dal ‘49 al ‘59. Ci spiega perché? Quegli anni segnano le origini della Mariapoli, quelli in cui la forza del carisma dell’unità, donato da Dio a Chiara per la Chiesa, produce frutti nuovi. Si sperimenta una comunione fortissima, partecipata, arricchente fra persone di tutte le età e i ceti sociali provenienti da diversi paesi del mondo (nel ’59 saranno complessivamente 12.000 da 27 nazioni). È una intensa esperienza di Dio, un cammino di santità che si fa insieme come fratelli. Si delinea in essa la realtà del popolo di Dio che il Concilio Vaticano II metterà in luce. Perché il nome Mariapoli? Il nome è venuto fuori solo nel ’55: cresciuta negli anni, questa convivenza si è configurata come una città, un popolo che si sentiva guidato da Maria. L’amore evangelico vissuto fra tutti generava la presenza del divino. Si realizzavano le parole di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt, 18,20). È questa realtà di luce che ispira il titolo del libro. Quali sono i tratti sostanziali di questi appuntamenti che in modi diversi si svolgono ancora oggi? Li racchiuderei in una parola: comunione, anzi comunioni. La comunione nell’Eucarestia, rinnovata quotidianamente; la comunione nella Parola del Vangelo; la comunione con i fratelli. È questa caratteristica che imprime un timbro forte all’esperienza del 1949 e che ritroviamo anche negli anni seguenti. Da ciò scaturisce l’impegno di continuare a vivere quest’esperienza nei luoghi di vita abituali, per cooperare al disegno di amore di Dio sul Creato e sulla realtà sociale che ci accoglie. Cosa l’ha colpita nei racconti di chi ha partecipato alle prime Mariapoli? Incontrando quei testimoni ho potuto constatare che l’esperienza della Mariapoli non è un ricordo ma una realtà ancora viva oggi. Dalle testimonianze scritte ho colto l’autenticità di una vita vissuta come corpo, ricercando l’unità. Le Mariapoli hanno prodotto anche frutti di lungo respiro… Anzitutto il giornale «Città Nuova», che è nato durante la Mariapoli e per tenere collegati i partecipanti una volta tornati a casa. Poi le Mariapoli “permanenti”, cittadelle internazionali stabili di cui Chiara parla già nel ’56. E i percorsi di dialogo avviati con persone di altre chiese cristiane, presenti a Fiera già nel ’57, e con altre figure carismatiche all’interno della Chiesa cattolica: vie di comunione che si svilupperanno con il Concilio Vaticano II e con il Magistero seguente. Sono visibili inoltre i prodromi dell’impegno del Movimento nella realtà politica e sociale. Nelle Mariapoli “permanenti” convivono persone di età, paesi, culture e denominazioni cristiane diverse, mettendo in pratica il Vangelo. Realtà dove la diversità si compone in unità. In questa Europa frammentata da nazionalismi e populismi, che messaggio viene da queste cittadelle? È molto significativo quello che Papa Francesco ha detto nella cittadella di Loppiano un anno fa sulla “mistica del noi”, che ci fa camminare insieme nella storia. Una realtà già molto viva nelle prime Mariapoli. Nel ’59 per esempio, nonostante gli echi della guerra, italiani e tedeschi, e persone di varie nazionalità, superando ogni barriera, consacrano i loro popoli a Maria: desiderano farlo insieme, come atto di amore reciproco che esprime la realtà di un unico popolo.

Claudia Di Lorenzi

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Vangelo vissuto: una cultura fondata sul dare e condividere

“Lungo tutto il Vangelo, Gesù invita a dare – scriveva Chiara Lubich nel 2006 – dare ai poveri, a chi domanda, a chi desidera un prestito; dare da mangiare a chi ha fame, il mantello a chi chiede la tunica; dare gratuitamente… Lui stesso ha dato per primo: la salute agli ammalati, il perdono ai peccatori, la vita a tutti noi. All’istinto egoista di accaparrare oppone la generosità; all’accentramento sui propri bisogni, l’attenzione all’altro; alla cultura del possesso quella del dare“1. Le nozze Si sposava una delle mie figlie, ma essendo la nostra una famiglia di condizioni molto modeste, era difficile affrontare tutte le spese. Mancavano dieci giorni e io non avevo ancora un vestito adatto alla cerimonia, ma anche trovarlo in prestito non era facile vista la mia taglia. Proprio in quei giorni è arrivato da Firenze un container pieno di indumenti e oggetti per la casa, preparato e spedito da alcune famiglie italiane per la nostra comunità. Un’amica si è messa a cercare in mezzo a quel mare di cose qualcosa per me. Con grandissima gioia ha trovato una stoffa molto bella e ha pensato al modello di un vestito. Il giorno del matrimonio, a chi mi faceva i complimenti per la mia eleganza rispondevo che la provvidenza di Dio si era servita di amici lontani e vicini. (M.A. – Paraguay) In dialisi Da tre anni mi devo sottoporre a tre dialisi la settimana, in attesa di un trapianto. Nella clinica dove vado convivo con situazioni difficili e cerco di costruire con ogni malato un rapporto. Se a uno piace parlare di cibo, parlo di cibo; se a uno interessa lo sport, parliamo di sport. Ma un giorno ero particolarmente stanca di lottare e sfiduciata. Non avevo la forza di sorridere e nemmeno di salutare. Un infermiere che mi conosce bene mi ha detto: “Anche tu, Araceli?”. L’angoscia e lo scoraggiamento sono scomparsi e ho ricominciato a non pensare più a me stessa ma agli altri. (Araceli J. – Brasile) Adottato Mi sono sempre vergognato di non sapere chi siano i miei genitori naturali, anche se la famiglia che mi ha adottato ha fatto di tutto per riempire i miei vuoti. Quando mi sono innamorato e poi sposato con K., i miei problemi, che prima sembravano cancellati, sono ritornati a galla. Nell’educare i nostri figli, infatti, eravamo all’opposto. L’ho lasciata senza spiegazione. Chi ha avuto una famiglia non può comprendere chi si sente esistenzialmente solo. Ma ora, dopo tanto tempo, cercare di tirare fuori l’amore da un cuore arido mi sta aiutando a guarire. (T.A.F. – Ungheria) La sfida Un giorno una collega mi porge un foglietto, dicendomi che era una frase del Vangelo con un commento che aiutava a viverla. Leggo: “Amate i vostri nemici”. Ci penso e l’indomani mi sento pronta ad accettare la sfida. Trovo in cucina mia madre, con cui da due mesi non parlo. Mi siedo a prendere il caffè con lei. “Hai dormito bene?”, le chiedo. Nel pomeriggio mio fratello viene in camera a chiedermi in prestito un maglione. “Apri l’armadio e scegli quello che vuoi!”, gli rispondo. Sono fatterelli, ma già mi sento diversa. (A.F. – Italia)

a cura di Chiara Favotti 

[1] C. Lubich, Parola di Vita ottobre 2006, in  Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) pp. 791-793.

 

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L’economia di Francesco: al via le iscrizioni per giovani economisti under 35

L’economia di Francesco: al via le iscrizioni per giovani economisti under 35

L’evento si terrà dal 26 al 28 marzo. Presenti tra gli altri: Yunus, Frey, Meloto, Petrini, Raworth, Sachs, Sen, Shiva e Zamagni E’ ora possibile iscriversi per la tre giorni voluta da Papa Francesco destinata a giovani economistiimprenditori e change-makers di tutto il mondo. Dal 26 al 28 marzo Assisi ospiterà l’evento internazionale The Economy of Francesco. I giovani, un patto, il futuro. L’invito a partecipare arriva direttamente dal Santo Padre ed è rivolto ai giovani fino ai 35 anni. È possibile presentare la propria candidatura entro il 30 settembre tramite il sito www.francescoeconomy.org. teheof slide2L’evento The Economy of Francesco si articolerà in laboratori, manifestazioni artistiche e plenarie con i più noti economisti, esperti dello sviluppo sostenibile, imprenditori e imprenditrici che oggi sono impegnati a livello mondiale per una economia diversa e che rifletteranno e lavoreranno insieme ai giovani. Hanno già confermato la loro presenza i premi Nobel Muhammad Yunuse Amarthya Sen. E ancora, tra gli altri, Bruno Frey, Tony Meloto, Carlo Petrini, Kate Raworth, Jeffrey Sachs, Vandana Shiva e Stefano Zamagni. Non un convegno tradizionale ma un’esperienza dove la teoria e la prassi si incrociano per costruire nuove idee e collaborazioni. Un programma dove i tempi rallentano per lasciare spazio anche alla riflessione e al silenzio, alle storie e agli incontri, all’arte e alla spiritualità, perché siano il pensiero e l’agire economico dei giovani ad emergere. L’incontro è rivolto ai giovani under 35 impegnati negli ambiti della ricerca: studenti e studiosi in Economia e altre discipline affini (studenti di master, di scuole di dottorato di ricerca, giovani ricercatori); e dell’impresa: imprenditori e dirigenti. Possibilità di partecipare anche per i change-makers, promotori di attivitàal servizio del bene comune e di una economia giusta, sostenibile e inclusiva. La proposta è di stringere con i giovani, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima a quella di domani perché sia più giusta, sostenibile e con un nuovo protagonismo di chi oggi è escluso. Fra tutti i candidati verranno scelti 500 giovani a partecipare ad unpre-eventoprevisto per le giornate del 24 e 25 marzo: un’occasione di lavoro e approfondimento che continueranno nei giorni dell’evento (26-27-28) insieme a tutti gli altri partecipanti.

(fonte: comunicato stampa)

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Mariapoli europea/1 – padre Fabio Ciardi: “Riscoprire il progetto di Dio sull’umanità”

E’ da poco iniziata la prima Mariapoli Europea promossa dal Movimento dei Focolari, a Tonadico sulle Dolomiti dal 14 luglio all’8 agosto Nel contesto storico e politico di un’Europa divisa e conflittuale, l’evento vuole testimoniare che il sogno della fratellanza fra i popoli non è un’utopia. L’intuizione originaria di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, a cavallo fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, trova attuazione nei diversi campi del sapere, come nel cuore delle relazioni fra i singoli e fra i popoli. Ne parliamo con Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro studi interdisciplinare del Movimento “Scuola Abbà”: Qual è il legame fra le esperienze mistiche che Chiara Lubich ebbe negli anni ’49 e ’50, durante e dopo la prima Mariapoli, e la nascita della Scuola Abbà? “La Scuola Abbà è nata per approfondire quello che è avvenuto in quegli anni. Chiara ha avuto occasione di scrivere di quell’esperienza a mano a mano che avveniva, consapevole che lì c’era una dottrina, dei valori così profondi e ricchi che avrebbero potuto nutrire non soltanto l’Opera ma anche la Chiesa. Ad un certo punto ha sentito il bisogno di riprendere in mano quelle carte e ha iniziato a chiamare intorno a sé persone di un certo livello culturale per entrare in profondità dentro questa sua esperienza e farne scaturire la dottrina che è già in sé insita”. Tra le discipline oggetto di studio della Scuola Abbà ci sono la storia e la politologia. La riflessione della Scuola in questi ambiti può aiutare a comprendere le ragioni fondative dell’Unione Europea? “L’esperienza che Chiara ha fatto nel ’49, le ha consentito di avere una visione dall’alto del disegno di Dio sull’umanità e sulla storia. Vi si ritrovano quindi valori che stanno alla base anche dell’Europa. La Scuola Abbà vuole metterli in luce e mostrarne l’attualità. Oggi la Mariapoli ci aiuta a riscoprire quel disegno, a comprendere qual è il progetto di Dio sulla nostra storia, sulla nostra identità”. In quei primi tempi Chiara intuì che l’Europa era chiamata ad essere unita al suo interno – Igino Giordani, cofondatore del Movimento, auspicava la nascita degli Stati Uniti d’Europa – e a porsi come entità federatrice dei popoli nel contesto mondiale. Oggi però siamo lontani da quella visione e l’Europa è attraversata da nazionalismi e populismi. Come ritrovare quello slancio e renderlo “contagioso”? “A me sembra che nell’esperienza iniziale del ’49 ci siano tutte le componenti per allargare il cuore, per far crescere il senso di fraternità, accoglienza, condivisione, e per promuovere un cammino insieme. All’inizio la riflessione di Chiara era concentrata sull’Italia: parlava di Santa Caterina e San Francesco come i patroni dell’Italia. Ma presto gli orizzonti si sono allargati perché si sono unite al Movimento persone di altri paesi d’Europa e di altri continenti e lei vedeva il carisma dell’unità vibrare in tutti ed ognuno vi ritrovava i suoi valori più profondi. Chiara vedeva tutta l’umanità in marcia verso l’unità. E questo mi sembra sia l’ideale fondamentale che può essere attuato anche oggi. Ci vuole una riflessione culturale che sappia coniugare il grande progetto di Dio sull’umanità con la situazione politica, storica, economica attuale”. L’esperienza di una Mariapoli europea che messaggio può dunque mandare ai cittadini d’Europa? “L’idea che l’unità europea non è uniformità o imposizione, ma è ricchezza che viene da una grande diversità. Non soltanto dei popoli europei storici ma anche dei nuovi popoli che arrivano. L’Europa si fa, è in costruzione continua sin dalle sue origini, e dovrebbe saper coniugare questi due elementi: promuovere la fraternità, la condivisione, la comunione, l’unità e, allo stesso tempo, valorizzare la grande diversità culturale, la storia particolare di ogni popolo. Penso che la Mariapoli possa essere il nuovo crogiolo nel quale si impara a rispettarsi, amarsi, a vivere insieme”. La Mariapoli dunque come “laboratorio” di unità per l’Europa. Si potrebbe obiettare che si tratta di una prospettiva utopica… “I luoghi dell’utopia sono luoghi immaginari nei quali uno sogna una realtà che di fatto non c’è. La Mariapoli invece è un luogo diverso, non è utopico ma reale, e penso che occorra riproporre esperienze come questa, significative, anche se piccole, che facciano vedere come potrebbe essere il mondo se si vive davvero la legge della fraternità, dell’amore e dell’unità”.

Claudia Di Lorenzi

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