

Di fronte al «disastro ambientale che colpisce il Perù (…) crediamo all’Amore di Dio pregando insieme per le vittime e affidando quanti soffrono a causa dei tanti disagi e difficoltà». Così, Maria Voce, presidente dei Focolari, scrive alle comunità del Movimento nel Paese sudamericano colpito da violenti nubifragi ed inondazioni. Qualche giorno prima il Papa aveva pregato durante l’Angelus, assicurando la sua vicinanza alla popolazione colpita. «Il fenomeno conosciuto come il “Niño costero” – scrivono dal Perù – ha prodotto un innalzamento di 10° della temperatura delle acque solitamente fredde del Pacifico. Unito a una massa d’aria calda proveniente dai Caraibi ha causato un addensamento di enormi masse di vapore che si sono condensate sulle Ande, nella zona centrale del Perù, provocando piogge continue, ma anche veri e propri nubifragi e violenti temporali. Un’enorme massa d’acqua che si è riversata sulle città della costa. Le cifre ad oggi parlano di un centinaio fra morti e dispersi, più di 200 i feriti, quasi 800mila le persone che han perso la casa o hanno subito danni. Il Governo è stato colto impreparato tardando nei primi interventi, mentre ora è in piena azione». «Ma da registrare la stupenda reazione delle istituzioni, le aziende pubbliche e private e soprattutto della gente “comune” – continuano –. Non si finirebbe di scrivere pagine di vera solidarietà e carità che sgorgano dal cuore dell’uomo in momenti come questi. Intanto nazioni vicine, e non solo, hanno inviato soccorsi: Ecuador (in parte colpito da eventi simili nel sud del Paese), Colombia, Cile, Bolivia, Argentina, Paraguay, Brasile, Uruguay, Stati Uniti, oltre 100mila dollari arrivati dal Papa!
Municipi, Supermercati, Parrocchie, istituzioni di diverse chiese cristiane e di altre religioni, hanno creato dei Centri di Raccolta di generi di prima necessità, viveri non deperibili, prodotti di pulizia, coperte, ecc. Anche i Focolari hanno aperto un Centro di raccolta a Lima. «Alcune famiglie della comunità – ci dicono – sono state colpite dalle inondazioni, soprattutto nel nord del Paese. In particolare, una nostra comunità molto povera nei dintorni di Lima, ha sofferto piogge intense alle quali non erano preparati, giacché da 60 anni non pioveva in quel posto. Le suore di una comunità vicina, che aiutano in un nostro progetto di adozioni, ci dicono che tanti nostri bambini sono rimasti senza tetto, ma che sono tutti vivi…» In tutto il paese c’è poca elettricità e scarseggia l’acqua. «Un uomo di 70 anni ha avuto un’ischemia cerebrale, ma non è stato possibile portarlo all’ospedale, a 50 km circa… È impressionante la carità fra i membri che genera subito anche la reciprocità. Abbiamo fatto arrivare il nostro aiuto ad una famiglia di Chulucanas che ha avuto danneggiato il tetto e le pareti della casa, ma abbiamo saputo che con altre famiglie della parrocchia e del Movimento si sono messi ad aiutare altri con maggiori necessità». (altro…)
Il programma Turismo Solidale e Sostenibile che la Pastorale del turismo di Salta (Argentina) promuove da 6 anni, sostiene delle piccole comunità nelle città di Salta, Jujuy e Catamarca, al nord del Paese, valorizzandone le risorse umane e naturali, per salvare la ricchezza culturale e la diversità legata alla storia locale. Allo stesso tempo, si offre una formazione professionale per la produzione di diversi prodotti legati alla filiera del turismo, alloggi, trasporti, vendita di prodotti artigianali e alimentari (marmellate, liquori, miele, ecc…). In questo modo si cerca di evitare la migrazione delle popolazioni dalle aree rurali in quelle urbane, impedendo così l’aumentare di aree di povertà nelle grandi città e, allo stesso tempo, proteggere le piccole comunità con una ricca cultura, che sono in via di estinzione.
«Ciò che distingue questa esperienza di sviluppo locale rispetto ad altri tipi di esperienze – spiega Virginia Osorio, sociologa e ricercatrice per conto di Sumá Fraternidad – sono state le parole d’ordine “comunione e dialogo”: comunione, perché ogni attore ha messo in comune i propri talenti e le risorse per lo sviluppo del programma; dialogo, perché nel processo di sviluppo c’è stata una forte interazione tra i diversi soggetti, spesso in conflitto tra di loro. Le difficoltà, infatti, non sono mancate, ma la strategia che ha cercato di superare le problematicità è stata quella di lavorare in squadra mettendo in pratica l’ascolto attivo di tutte le parti interessate: le comunità locali, lo Stato, imprese e altre organizzazioni della società civile». E continua: «Il risultato di questa esperienza è la nascita di un nuovo prodotto e di un nuovo tipo di consumatore. Non è il concetto di turismo al quale siamo tutti abituati, ma in questa esperienza il valore aggiunto è il contatto con la ricchezza culturale delle piccole comunità rurali e, in alcuni casi, dei discendenti delle popolazioni indigene, cioè di un turismo che genera l’incontro tra le persone».
Ma ascoltiamo chi ha partecipato al programma, come Stefano, giovane turista italiano: «Sento che per alcune persone il viaggio è come vedere il mondo da una teca di vetro. Si viaggia cercando il nostro standard di vita occidentale, con le nostre comodità, la nostra sicurezza e certezza, andiamo a “consumare”, come se visitare dei posti fosse bere una bibita che poi gettiamo via. Si scattano molte foto, si acquistano souvenir, si mangia in un luogo tipico e il gioco è fatto! Un paese non è fatto di monumenti e souvenir, ma è fatto di persone che possono anche offrire ospitalità, condividendo la loro casa, la tavola, la musica: è il modo più autentico di viaggiare! “Compartir”, condividere, il verbo in lingua spagnola che ho imparato durante questo viaggio in Argentina!”. E la famiglia di María José e Pablo, argentini: «Ci piaceva questa idea di vacanza, fare delle passeggiate, conoscere nuovi paesaggi, ma soprattutto la possibilità di incontrare questi “paesaggi umani” che a volte si nascondono dietro cartoline e foto, che ci hanno permesso di entrare nella realtà di queste comunità. Una sensazione che ha attraversato la nostra esperienza è stata quella di avere rotto i nostri schemi e di farci riempire la vita da queste persone che abbiamo adesso nel cuore; sperimentare il ritmo tranquillo e profondo di questi luoghi e la vista di molteplici paesaggi che abbiamo incrociato nel nostro percorso. Adesso, arrivando in città, guardiamo diversamente, con occhi nuovi, la vita quotidiana». (altro…)
Federico: Un italiano e un’uruguayana: quante probabilità hanno di incontrarsi? Eppure a noi è accaduto, sette anni fa, frequentando un centro latinoamericano a Roma, io per dare una mano nell’animazione, lei per parlare un po’ la sua lingua. I nostri sguardi si sono incrociati e abbiamo cominciato a fare casa insieme. Le ristrettezze economiche ci spingono, però, a lasciare la grande città per andare a vivere nel paesino dei miei genitori, anche perché sta per avverarsi uno dei nostri desideri più grandi: l’arrivo di un figlio. La felicità non manca, ma lo stress della nascita e del rapido cambiamento di vita non ci danno neppure il tempo di respirare. Laura: Come non bastasse, la mia mamma, che si occupava del papà invalido e del fratello minore, si ammala gravemente. Non posso non andare subito in Uruguay, almeno per un paio di mesi, anche perché, forse, non ci sarà più tempo per far conoscere il piccolo a mia madre. Ma intanto con Federico stiamo già vivendo su due pianeti diversi: io rinchiusa in casa col bambino, lui sempre fuori per sfuggire alle tante tensioni tra noi. Quando i nostri sguardi s’incrociano c’è solo rancore, stanchezza, incomprensione. «Al mio ritorno – gli dico partendo – o ci lasciamo o staremo insieme per sempre». Federico: La distanza fisica diventa anche del cuore. I mesi scorrono, lei non torna, ed io mi trovo in un’altra strada. Per onestà sento di doverle dire che non voglio più tornare con lei e che forse potrebbe rimanere lì dov’è. Laura: Il dolore è grande, anche se me l’aspettavo. Raccolgo tutte le mie forze, metto da parte la sofferenza e decido di tornare in Italia, pur consapevole di avere ormai poche probabilità. Infatti, anche quando ritorno a casa, lui non vuole saperne di vivere con me. Federico: Un giorno confido a mio fratello ciò che mi sta succedendo e lui mi parla di una coppia con molta esperienza che forse potrebbe aiutarci. La proposta non mi convince un granché, ma alla fine, per il bene del bambino, accetto: forse questi due ci aiuteranno a lasciarci senza scatenare una guerra – mi dico –. È un pomeriggio di fine maggio. Nel giardino dove ci incontriamo le ciliegie sono mature, tutto parla di speranza e di pace, ma nei nostri cuori ribolliscono sensazioni contrastanti. La mano forte di quell’uomo che stringe la mia e il viso delicato di sua moglie mi provocano un brivido lungo la schiena. Vedo che anche Laura ne è colpita. Il colloquio dura mezz’ora. La sera stessa do’ un taglio netto con tutto e torno a casa. Rientrando le lacrime mi rigano il viso, ma l’anima sta cominciando a volare: forse posso farcela!
Laura: Quando vedo Federico tornare non riesco a crederci. Il nuovo appuntamento con quella coppia è nella cittadella di Loppiano (Firenze), dove incontreremo altre coppie loro amiche e altre in crisi come noi. Ma il cambiamento in noi è già iniziato. Al corso organizzato dalle Famiglie Nuove dei Focolari, la prima cosa di cui ci parlano – quasi come un gioco – è l’arte giapponese del kintsugi, secondo la quale un vaso rotto di ceramica non va gettato, ma incollato con dell’oro. Così facendo lo si rende ancora più prezioso. L’aria nuova che qui si respira ci rigenera senza che ce ne accorgiamo. Comprendiamo che l’oro che può ricomporre la nostra coppia è il perdono che ci chiediamo l’un l’altro e che troviamo la forza di donarci reciprocamente. Federico: La spiritualità dell’unità su cui è basato il corso, i consigli degli esperti, l’aiuto delle altre coppie: un mix che rafforza la nostra volontà di rinascere come coppia e dà un impulso fondamentale al nostro cambiamento. Da allora ogni giorno ci dichiariamo di essere pronti a ricominciare, senza dare nulla per scontato e sforzandoci di vivere nei panni dell’altro. Laura: Dopo due anni siamo arrivati a prendere una decisione importante: sposarci in Chiesa, per far si che l’Amore per eccellenza vigili sulla nostre vite e continui a scorrere senza fine. Ora siamo in attesa del nostro secondogenito che nascerà a luglio. Davvero Dio-Amore ha saputo scrivere dritto sulle nostre righe storte. (altro…)
Il 10 febbraio 2017, fra Gino Alberati, nell’aula dell’Assemblea legislativa del governo di Manaus, ha ricevuto il titolo di cittadino amazzonense, una onorificenza meritata per i suoi 47 anni di missione spesi a beneficio della gente dell’Amazzonia in Brasile. Fra Gino Alberati, un autentico ed infaticabile cappuccino, ha vissuto tutti questi anni animato dalla Spiritualità dell’unità che caratterizza il Movimento dei Focolari. Il deputato José Ricardo Wending, impegnato nel gruppo di politici che promuovono il Movimento politico per l’unità (MPPU) che trae ispirazione proprio da questo movimento, è stato il principale artefice di questa alta e significativa onorificenza. Il momento del conferimento si è svolto in modo semplice e fraterno. Sono saltate le etichette del protocollo superate dal clima di fraternità creatosi. Nel suo discorso, privo di rigida ufficialità, il piccolo fratello fra Gino ha sottolineato la sua vocazione alla fraternità, nota che fa parte del suo essere figlio di san Francesco d’Assisi. Ha trasmesso anche il senso semplice e profondo del carisma dell’unità, di Chiara Lubich, conosciuto quand’era giovane frate in partenza per il Brasile.
Questi 47 anni spesi in Brasile hanno confermato quanto ha detto. La sua voce tenorile, che non è mai mancata di risuonare in mezzo alle foreste amazzoniche, è risuonata anche in quest’aula, perché ha cantato l´Ave Maria tra la commozione di tutti. Oltre alle autorità civili e religiose, era presente un folto gruppo di confratelli cappuccini e alcuni membri dell’Opera di Maria. Nei vari interventi che si sono succeduti si è sottolineato il prezioso servizio dei missionari alla Chiesa, non solo nell’evangelizzazione, ma soprattutto nell’amore concreto al prossimo per la promozione umana. Soprattutto nel campo dell’educazione e prevenzione della salute, così fragile e minacciata in queste terre. Fonte: Blog CROM (altro…)