Movimento dei Focolari
Antropología del diálogo

Antropología del diálogo

¿Todavía es posible el diálogo entre los seres humanos? Es decir, ¿es posible encontrarse, escucharse, hablarse, reconocerse “iguales” en el respeto de las “diferencias”? Aún antes del diálogo cultural, político, interreligioso, etc.; ¿existen características humanas para poder comunicarse, expresarse y encontrarse con los demás? El autor trata de responder a estas preguntas con un abordaje amplio y abierto, en el que confluyen investigaciones filosóficas, teológicas, antropológicas y culturales en las que trabaja hace muchos años. Propone un itinerario de ascética y de éxodo desde el yo hacia el tú, pasando a través de una dinámica del silencio-escucha como capacidad de encuentro consigo mismo y tensión al reconocimiento del otro, para ir a su encuentro. El diálogo no comienza con un acto de decir, sino, paradójicamente, con un acto de escuchar. Un ser humano que jamás aprendió a escuchar, nunca será capaz de dialogar. En los cinco capítulos del libro, el autor nos conduce al núcleo de la “cuestión antropológica”, ayudándonos a redescubrir los grandes temas del silencio, del diálogo, de la relación, de la interioridad y de la comunidad. Son estos los “pilares” de lo vivido personalmente e interpersonalmente, elementos distintivos para pensar nuevamente las relaciones humanas y el encuentro con los demás.

Datos del autor:
Gennaro Cicchese (Agnone, 1961). Docente de Antropología Filosófica en el Instituto de Ciencias Religiosas de la Pontificia Universidad Lateranense y profesor invitado en el Centro San Agustín de Dakar (afiliado a la Universidad Salesiana). Publicó artículos y ensayos en obras colectivas, enciclopedias y revistas especializadas. Miembro de la Asociación de Docentes Italianos de Filosofía (ADIF), de la Asociación Teológica Italiana (ATI), y secretario del SEFIR (Área de Investigación Ciencia y Fe sobre la Interpretación de lo Real). Entre sus volúmenes podemos contar: I percorsi dell’altro. Antropologia e storia (1999); L’uomo e il cosmo tra revelazione e scienza (compilador, 2003); Intelligenza e linguaggio (compilador, 2004); Scienze informatiche e biologia. Epistemologia e ontologia (compi- lador, 2011). Ciudad Nueva Argentina
Antropología del diálogo

Argentina: una festa indimenticabile

Sabato 24 settembre, la  Mariapoli Lia, cittadella argentina dei Focolari, immersa nella pampa, si prepara a ricevere oltre mille giovani. Il primo autobus con 50 giovani, che hanno fatto 12 ore di viaggio, arriva dal Paraná (Argentina). Tra di loro c’è Juan Carlos, che viene per la prima volta, invitato da un’ amica di università che semplicemente gli ha detto: “E’ una esperienza solo da vivere!”. Si aggiungono poi altri giovani di Buenos Aires, Córdoba, Rosario, Bahía Blanca, Neuquén, Federal, Chaco, Tucumán, Salta, Asunción (Paraguay) e Montevideo (Uruguay). Il clima del fine settimana si prospetta gradevole, è appena iniziata la primavera nell’emisfero australe. Pranzo al sacco nell’ampio parco e subito dopo le visite alla cittadella, organizzate in piccoli gruppi. Dopo cena, giochi e karaoke nell’anfiteatro fin dopo la mezzanotte. Dietro le quinte, a lavorare per tutti gli 80 giovani che, per quest’anno, vivono nella cittadella. Domenica 25 settembre. Il grande salone è stracolmo. Inizia la Festa dei Giovani 2011. Personaggi mascherati compongono una coreografia che non lascia indifferente nessuno dei circa mille giovani presenti.  A poco a poco si va rivelando, attraverso le diverse espressioni artistiche, lo slogan scelto per questa giornata: “Rivoluzione è amare, il si è in te”. Poche parole, quelle giuste perché non si perda il filo conduttore, testimonianze che dimostrano come l’amore – che prende l’iniziativa, che non esclude nessuno, che è concreto – rivoluziona gli ambienti. Come è successo con i compagni di classe di Felipe, o nel quartiere dove cerca di essere d’aiuto Santiago, o all’economia di Cielo e Virgina, oppure a Carina e i suoi amici con i terremotati del Cile. Un’opera teatrale, con scene a volte drammatiche e altre che suscitano sorrisi, fa percorrere il cammino che fanno molti giovani: dall’indifferenza e dalla irresponsabilità  alla pratica dell’amore verso tutti. In un video passano velocemente le storie vere di tre giovani  che sono arrivati alla meta: Marcos, morto in un incidente sul lavoro; Juamma, che, con questo stile di vita  nel cuore,si è donato instancabilmente per i più bisognosi e in un viaggio, durante le vacanze, ha avuto un incidente in un fiume; Lucia, che è morta per la leucemia. Tre giovani come tutti, con tanta voglia di vivere, con molti progetti, ma che hanno rivoluzionato la loro vita ed i loro ambienti con l’amore. Gabriel era venuto alla festa dello scorso anno, con molte esperienze pesanti nello zaino. Quel giorno è stato per lui la chiave di volta. È tornato alla sua città natale, Mendoza, disposto a ricomporre il rapporto con i suoi genitori e a ricominciare. Il gennaio scorso è venuto alla cittadella per fermarsi per un anno ed oggi ha donato a tutti l’esperienza del cammino tortuoso percorso e le sfide del presente, che condivide con ragazzi e ragazze di diverse culture e provenienze. Sono passate più di due ore, ma sembrano pochi istanti. Il parco si  riempe di gruppi che suonano la chitarra, ballano, giocano con un pallone o semplicemente parlano. Tutti aspettano di entrare nel labirinto. “Tuweln”, in mapuche (lingua di un’etnia indigena del Sud dell’Argentina e del Cile), significa “dare inizio a qualcosa”. È quello che si vuole esprimere con questo originale labirinto. Si passa da una sala all’altra e con foto, frasi, video, si fa un percorso che porta ad una conclusione: “la sfida è in te”. Certamente qualcosa ‘inizia a nascere’ dentro ciascuno. Alla fine è Chiara Lubich che da un video parla della rivoluzione dell’Amore che ognuno può generare intorno a sé e la rete, intessuta tra tutti, è la risposta a questo invito: non siamo soli, ma contiamo sulla forza dell’unità. E, dopo averla sperimentata, è difficile partire. Si susseguono le canzoni con ritmi animati e tutti cantano e partecipano. Su un muro, i giovani lasciano le loro impressioni. Tra le altre, si legge: “Vale la pena giocarsi tutto per l’unità”. (altro…)