Apr 16, 2023 | Chiara Lubich
In occasione della Giornata dedicata alle buone azioni, condividiamo il messaggio di Pace e di speranza racchiuso nella “Regola d’oro”, lanciato da Chiara Lubich ai tantissimi ragazzi riuniti al Colosseo in occasione del Supercongresso dei Ragazzi per l’unità, il 26 maggio 2002. https://youtu.be/rYJMco7Tkis (altro…)
Apr 6, 2023 | Chiara Lubich
Nel cuore della Settimana Santa pubblichiamo questo pensiero di Chiara Lubich tratto da una conferenza telefonica del Giovedì Santo del 1989. Oggi è Giovedì Santo, un giorno specialissimo per noi. Esso ci ricorda diverse realtà divine che stanno al cuore della nostra spiritualità, sicché ogni anno, alla sua ricorrenza, avvertiamo tutto il fascino di questo giorno e non è raro che qualcosa di paradiso investa la nostra anima. Come infatti non sentire il nostro cuore dilatarsi se il Giovedì Santo sottolinea in tale modo il Comandamento nuovo di Gesù, l’unità, suo testamento, l’Eucaristia, suo straordinario dono, e il sacerdozio che la rende possibile? Soffermiamoci allora oggi con immensa gratitudine su questi straordinarissimi misteri fondamentali per ogni cristiano e per noi in particolare. E domani sarà Venerdì Santo. Anch’esso ci porta nel cuore del cristianesimo e della nostra spiritualità: Gesù muore, muore abbandonato. Non vi sembra questo il momento di affrontare, in qualche modo, un tema che oggi, in un mondo così com’è, preso dal consumismo e da altri mali, nessuno o ben pochi sono disposti a trattare, e cioè l’argomento della morte? Noi lo dobbiamo fare per coerenza col nostro Ideale che insegna come affrontare ogni momento della vita e, quindi, anche il passaggio all’altra, quella eterna. E lo trattiamo rimanendo nell’ambito della preghiera, nostro argomento preferito in queste ultime settimane. Esiste una preghiera brevissima anch’essa, stupenda. Lo Spirito l’ha posta sulle labbra della Sposa, la Chiesa, ed è diretta allo Sposo, Gesù. Si conclude con essa l’Apocalisse, l’ultimo dei nostri libri sacri. Dice così: “Vieni, Signore Gesù!”[1]. “Vieni, Signore Gesù!”. Questa preghiera potrebbe essere la nostra pensando, attendendo, preparandoci alla morte. Sì, perché noi abbiamo o dobbiamo avere un concetto nostro ed esatto della morte: essa non è la fine, ma l’inizio; l’incontro con Gesù. E ancora: essa non è facoltativa: è nel programma di tutti; un giorno arriverà per tutti, è volontà di Dio per tutti. Sì, è volontà di Dio per me, per noi, per ognuno. Bisogna saperla accogliere allora come tale, come volontà di Dio. Ma come accettiamo noi in genere la volontà di Dio? Abbiamo capito che la volontà di Dio, qualunque essa sia, è l’espressione dell’amore di Dio per noi. Non è logico né giusto allora accettarla unicamente con rassegnazione, ma occorre vedervi ciò che di meglio può capitarci. Per cui, noi ci sforziamo di vivere in modo che la volontà di Dio sia la nostra. E ci impegniamo a viverla non solo con tutto l’amore, ma con entusiasmo, perché sappiamo che, per essa, siamo incamminati in un’avventura divina, in parte nota, in parte da scoprire, e compiamo così il disegno di Dio su di noi. È da questo modo di affrontare la volontà di Dio, infatti, che si distingue un focolarino, perché è su questo punto che è avvenuta la nostra conversione, che ha cambiato rotta la nostra vita. (…) “Vieni, Signore Gesù!”. (…) Ma questa preghiera va bene anche per altre occasioni. Si può dire: “Vieni, Signore Gesù!” attendendo la santa Comunione. La possiamo dire prima di un incontro con qualche persona o gruppo in cui vogliamo assolutamente amare lui. E prima di adempiere ogni altra sua volontà. “Vieni, Signore Gesù!”. Guardando a te, l’amore, nostra vocazione, sarà senza timore. Nell’attesa della tua venuta, costruiremo bene questa vita e, appena si aprirà l’altra, ci tufferemo nell’avventura senza fine. Tu hai vinto la morte. E per questa preghiera avvertiamo che tu, sin d’ora, l’hai vinta anche in noi, nel nostro cuore. “Vieni – allora – Signore Gesù!”, sempre, in tutti noi.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 357/9) [1] Ap 22, 20. (altro…)
Feb 6, 2023 | Chiara Lubich
Resurrezione di Roma è uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich, frutto di una sua esperienza poi trasmessa in un articolo apparso sulla rivista “La Via” nel 1949. È un testo che mostra al contempo la dimensione mistica di un’esperienza carismatica, espressa da un uso del linguaggio particolarmente denso di immagini, e l’attualizzazione di tale esperienza nella vita a contatto con l’umanità. Lo scritto segna un punto di svolta nell’esperienza di Lubich del ’49: il ritorno a Roma, cioè alla vita normale, vissuto come un immettere la luce e la vita nel quotidiano, con il frutto di un rinnovamento non solo dell’esistenza personale ma della società. Lo sguardo su Roma per l’autrice ha il significato, infatti, di uno sguardo su tutte le città del mondo. Il video che presentiamo è frutto di un lungo e un paziente lavoro fotografico portato avanti da Javier Garcia, con la voce originale di Chiara Lubich tratta dalla lettura del testo rivolto ai dirigenti dei Focolari il 3 ottobre 1995. https://www.youtube.com/watch?v=acrJDXY6Lig
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Dic 19, 2022 | Chiara Lubich
Tra pochi giorni arriva Natale. Una festa che ci dà l’occasione per ritrovarci in famiglia e rinnovare i rapporti, al di là delle luci e dei regali. Dio si fa bambino e nasce nella povertà di un presepio. Nel Natale 1986 Chiara Lubich invitava le comunità dei Focolari ad andare incontro a chi più soffre. Anche oggi ci sono molti fratelli e sorelle che si trovano a vivere situazioni di sofferenza e attendono il nostro sollievo, la nostra condivisione. […] Oggi il calore del Natale porta a sentirci tutti più famiglia, più uno fra noi, più fratelli: a condividere quindi ogni cosa: gioie e dolori. Dolori soprattutto con quelli che, per le più varie circostanze, trascorrono questo Natale a tu per tu con la sofferenza. […] La sofferenza! Quella che investe totalmente a volte le nostre persone o quella che ci sfiora e mescola l’amaro con il dolce nelle nostre giornate. La sofferenza: una malattia, una disgrazia, una prova, una circostanza dolorosa… La sofferenza! […] Se guardiamo con occhio umano la sofferenza, siamo tentati di cercarne la causa o in noi, o fuori di noi, nella cattiveria umana ad esempio, o nella natura, o in altro… […] E tutto ciò può essere anche vero, ma, se pensiamo solo in tal modo, dimentichiamo il più. Ci scordiamo che dietro la trama della nostra vita sta Dio con il suo amore, che tutto vuole o permette per un motivo superiore, che è il nostro bene. […] Gesù, dopo averci invitati a prendere la nostra croce per seguirlo, non afferma forse: Perché “chi avrà perduto la sua vita (e questo è il colmo del patire), la troverà” (Mt 10, 39)? Il dolore è quindi speranza di salvezza. […] Che dire, allora, oggi, ai nostri che si dibattono nella sofferenza? […] Avviciniamoli anzitutto con sommo rispetto: anche se ancora forse non lo pensano, essi sono in questo momento visitati da Dio. Poi condividiamo, in tutto quanto è possibile, le loro croci e cioè teniamo Gesù in mezzo con loro effettivamente. Assicuriamoli anche del nostro continuo ricordo e della nostra preghiera, perché sappiano prendere direttamente dalle mani di Dio quanto li angustia e li fa soffrire e lo possano unire alla passione di Gesù, onde sia potenziato al massimo. […] E ricordiamo loro quel meraviglioso principio cristiano della nostra spiritualità, per il quale un dolore amato come volto di Gesù crocifisso e abbandonato si può tramutare in gioia. […] Sia dunque questo il nostro Natale […]: condividere ogni sofferenza con i nostri fratelli più provati ed offrire le nostre a Gesù Bambino.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, Roma 2019, pag.265-268)
https://www.youtube.com/watch?v=T4GCVOR9ias&list=PL9YsVtizqrYteytxWjDuo6dI2RcHiLFkw (altro…)
Dic 7, 2022 | Chiara Lubich
Immaginate una ragazza innamorata; innamorata di quell’amore che è il primo, il più puro, non ancora dichiarato, ma che incomincia a bruciare l’anima. Una gioia caratteristica, difficile a riprovare nella vita, gioia segreta. Qualche giorno prima del 7 dicembre mi era stato detto di vegliare la notte precedente accanto al crocifisso per meglio prepararmi allo sposalizio con Dio, sposalizio che doveva avvenire nella maniera più segreta. La sera ho tentato questa veglia, inginocchiata accanto al letto davanti a un crocifisso di metallo che ora ha mia madre. Al mattino mi sono alzata verso le cinque. Ho indossato il miglior vestito che possedevo e mi sono incamminata, attraversando tutta la città, verso un piccolo collegio. Una bufera infuriava, così che dovetti farmi strada spingendo l’ombrello avanti. Mi pareva esprimesse che l’atto che stavo facendo avrebbe trovato ostacoli. Arrivata al collegio: cambio di scena. Un enorme portone si apre da solo senso di sollievo e di accoglienza, quasi braccia spalancate di quel Dio che mi attendeva. La chiesetta era adornata alla meglio. Sullo sfondo campeggiava una Madonna immacolata. Prima della Comunione ho visto, in un attimo, quello che stavo per fare non sarei più potuta tornare nel mondo. Io mi sposavo. Sposavo Dio. Quell’aprire gli occhi su ciò che stavo facendo – ricordo – è stato immediato, breve, ma così forte, che mi è caduta una lacrima sul messalino. Un lungo ringraziamento. Credo d’aver fatto la strada di ritorno verso casa di corsa. Mi sono soffermata soltanto vicino, mi sembra, al vescovado, a comperare tre garofani rossi per il crocifisso che mi attendeva in camera. Sarebbero stati segno della festa comune. Tutto qui. Con le più rosee previsioni il 7 dicembre ’43 non avrei potuto pensare quello che oggi vedo. Lode a Dio, gloria a Maria, regina d’un regno che ha – senza metafora – invaso il mondo.
Chiara Lubich (Estratto da “oggi l’Opera compie trent’anni, “ Rocca di Papa, 7 dicembre 1973)
https://www.youtube.com/watch?v=2i80L6Srdh8&list=PLKhiBjTNojHqNPFPXKJgyiqn8c7NKZ0ME (altro…)