Movimento dei Focolari
Fraternità, principio relazionale politico e giuridico

Culture giovanili emergenti

Dal 6 al 9 febbraio si è tenuta a Roma l’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura dedicata alle culture giovanili emergenti. L’obiettivo era, come ha affermato il Card. Ravasi, Presidente del dicastero, “porsi in ascolto attento della questione giovanile” esistente nella società ed anche nella Chiesa, dove è evidente la difficoltà nella trasmissione della fede. L’importanza di questo tema è stato ribadito anche dal Santo Padre nell’incontro che ha avuto con i partecipanti, dove ha ricordato che i giovani sono per la Chiesa “un punto di riferimento essenziale ed ineludibile per la sua azione pastorale”, aggiungendo che “non mancano fenomeni decisamente positivi” come “tanti giovani volontari che dedicano ai fratelli più bisognosi le loro migliori energie”.

Farasoa Bemahazaka

Fa eco alle parole del Papa l’esperienza di Fara, giovane del Madagascar appartenente ai Focolari, invitata a parlare su: “Forme di partecipazione, creatività e volontariato”. Fara a 16 anni ha partecipato ad un incontro mondiale dei Giovani per un Mondo Unito che stavano portando avanti il Progetto Africa e con loro ha sperimentato che anche oggi è possibile vivere con la radicalità dei primi cristiani. Alcuni anni dopo è arrivata in Italia alla Scuola Gen di Loppiano dove si è fermata per 10 mesi, spinta dal desiderio di vivere la fede con più profondità. Qui ha compreso che “ciascun uomo ha qualcosa da dare anche attraverso tante piccole azioni; si dà e si riceve nella misura in cui si ama. Da qui nasce il dialogo interculturale, che comincia da un dialogo interpersonale perché il dialogo non è fra le culture ma fra le persone di diversa cultura”. Attualmente questa giovane donna africana studia Economia e Commercio a Firenze. Qui è venuta in contatto anche con il Centro Internazionale La Pira, dove ha svolto il servizio civile e ha potuto continuare ad approfondire i rapporti e le culture di giovani di tutto il mondo. Inoltre, con altri amici, ha promosso l’Associazione degli studenti africani a Firenze con la quale si vuole mantenere viva la coscienza della loro cultura di origine e allo stesso tempo favorire la fraternità universale. All’inizio dell’anno accademico, per aiutare i nuovi studenti, è stato aperto uno sportello in cui si offre assistenza nel disbrigo delle pratiche burocratiche e nel promuovere il loro inserimento nella vita sociale di Firenze. Nel settembre 2012 ha partecipato al Genfest ed attualmente è una attiva sostenitrice dello United World Project con il quale si vuole mostrare il bene che avanza ed evidenziare il lento, ma inarrestabile cammino dell’umanità verso la fraternità. Fara ha fatto sue le parole di Chiara Lubich: «Gesù oggi verrebbe di nuovo a “morire per questa gente”, per salvarla da tutti i mali. Ma Gesù è venuto venti secoli fa. Ora vuol tornare attraverso di noi. Gesù era giovane: vuol tornare soprattutto attraverso i giovani!».


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Fraternità, principio relazionale politico e giuridico

Argentina: una scuola per crescere in famiglia

Nel periodo che coincide con l’estate dell’Emisfero Sud, è cresciuto il numero delle famiglie  presenti nella Mariapolis Lia (Argentina). Oltre a quelle che risiedono nella Cittadella, nel mese di gennaio, come succede da oltre dieci anni, sono arrivate altre dieci famiglie, provenienti da Perú, Cile, Paraguay e Argentina, per condividere insieme un’esperienza di unità: tra genitori e figli. Ben 50 “cittadini” in più, dall’età di un anno e mezzo fino ai cinquanta. Diverse provenienze, età, culture che hanno arricchito con la loro varietà la convivenza tipica della Mariapoli. L’obiettivo era quello di “immergersi” nella proposta di vita comunitaria, con le sue attività, il lavoro, i momenti di preghiera, di festa, ed allo stesso tempo riflettere, dialogare e condividere esperienze sui temi specifici della vita di famiglia. In altri termini, una scuola di vita, sul senso più profondo del matrimonio visto con gli strumenti propri della cultura dell’unità. Il programma prevedeva momenti di riflessione sui punti fondamentali, gli aspetti e gli strumenti della spiritualità, nella loro applicazione alla vita di famiglia, con ampi spazi dedicati al dialogo ed alla comunione in coppia ed in gruppo. Per rivalorizzare da questa prospettiva la propria vita quotidiana, il programma della scuola era ‘elastico’: ad ogni famiglia organizzare il proprio ritmo quotidiano di vita, fra spese, faccende di casa, pranzi e cene, lavoro nelle varie attività della cittadella, momenti di riposo. Nello stesso tempo la possibilità di coltivare rapporti di amicizia con gli altri in riunioni spontanee, feste di compleanni ed anniversari, condividendo usanze, cibi tipici, folklore delle diverse culture, crescendo giorno per giorno come una vera “famiglia di famiglie”. I figli, divisi secondo le fasce di età, hanno avuto propri spazi, fra momenti di attività e giochi: esperienze che poi condividevano a casa con i genitori. Facendo insieme il bilancio finale, una giovane sposa diceva di aver scoperto e potuto “cambiare le coordinate di base, (…) per vivere l’ideale dell’unità con mio marito…”. E così la diciassettenne Alejandra, del Perú: “Oggi sento un desiderio particolare di crescere in famiglia, però so che non sono sola in questo cammino, perché sono insieme ai miei genitori, a mio fratello, con tutte le famiglie della Scuola, e so che vicino o lontano, in Perú, in Cile, Paraguay o Argentina c’è chi vuole arrivare alla stessa meta.. forse sbagliando e ricominciando, ma credendo nell’amore”. “Ci sembra di essere come un puzzle nelle mani di Dio, che ci ha smontati e rimessi insieme con tutto il suo amore”, afferma Jorge, cileno. “Ci portiamo via un bagaglio di esperienze, alcune già vissute qui ed altre che vivremo giorno per giorno” dice Gustavo, argentino. E Nicolás, 9 anni: “Mi piace molto il posto, in mezzo alla natura, ed è perfetto per andare in bicicletta. Ho incontrato nuovi amici di diversi paesi, ho scoperto nuove culture e cose nuove, per esempio la storia di Chiara Luce, che sapeva ricominciare ed ha saputo vedere il Paradiso, ed anche a me piacerebbe vedere il Paradiso”. (altro…)

Fraternità, principio relazionale politico e giuridico

Sophia: tra politica e teologia

Gabriel de Almeida ha 25 anni. Rio de Janeiro, dov’è nato, è una metropoli brasiliana attiva e dinamica: sarà sede della prossima Giornata Mondiale della Gioventù e dell’edizione 2014 della Coppa del mondo di calcio. E dalla grande Rio, Gabriel ha portato all’Istituto Universitario Sophia (IUS) anche la vivacità e lo slancio verso il futuro della popolazione carioca. L’itinerario di studio che sta concludendo presenta vari punti di interesse. Perché ti sei iscritto allo IUS? «Portata a casa la laurea in Relazioni internazionali, sentivo la necessità di fare un passo oltre i confini delle teorie politiche e di esplorare l’orizzonte dell’umanesimo. Dopo più di quattro anni e mezzo all’università, mi ritrovavo… con una grande sete: cercavo dove e come rispondere alle mie domande. I racconti di alcuni miei amici che avevano già frequentato Sophia mi hanno fatto intuire che proprio lo IUS poteva essere il posto giusto. Perché hai scelto la specializzazione in “Ontologia trinitaria”, tu che hai alla spalle studi politici? Che rapporto c’è tra i due percorsi? «Sono arrivato a Sophia pensando di seguire la specializzazione in politica; era una scelta più che naturale per me. Ma dopo qualche mese, sono venute a galla due nuove impressioni. La prima era di meraviglia: la meraviglia di trovarmi a conoscere chi è Gesù, forse per la prima volta in un modo così personale, soprattutto frequentando il corso sul Vangelo di Marco. La seconda: una nuova comprensione di me stesso maturata in occasione di un seminario su temi teologici; mi sono sentito “capace” di avvicinarmi al pensiero di Gesù, a ciò che Paolo chiama il “noûs christos”. Non per una qualche ambizione di conoscere il senso di tutto, di arrivare a possedere la logica del reale, ma per la scoperta di un luogo pienamente umano da cui leggere il mondo e le sue sfide, rispettandone i linguaggi e le ragioni. Sei iscritto al secondo anno: hai avviato la preparazione della tesi? «Sì, ho già scelto il tema, la fenomenologia dello “straniero”, se così si può dire, un argomento di grande impatto in politica, ma che voglio analizzare a partire dai suoi fondamenti filosofici. Mi trovo dunque ad avere di nuovo a che fare con la politica, ma il mio sguardo sarà diverso, perché tratterò i flussi migratori che attraversano le società contemporanee facendo emergere, da un “luogo” di conoscenza che si ispira alle ragioni dell’Amore, nuove declinazioni politiche e culturali. Sei allo IUS da quasi due anni: come definiresti questo tempo che stai vivendo? Vorrei continuare ad usare la metafora del “luogo”: Sophia è prima di tutto un luogo da dove guardare… le mille e variegate realtà umane a partire dalla fraternità, da una idea profondamente innovativa di socialità. Inoltre Sophia mi sta dando gli strumenti non solo per riflettere, ma anche per agire concretamente tenendo al centro la persona in tutta la ricchezza delle sue relazioni. So che infiniti momenti di “meraviglia” mi attendono ancora, di quella meraviglia filosofica che anticipa e svela la conoscenza, e insieme agli altri studenti e a tutta la comunità dello IUS mi sento più che mai in cammino. Fonte:Istituto Universitario Sophia (altro…)