21 Feb 2013 | Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una vera e propria “Missione Edc” quella che si è svolta in Serbia, nella regione della Vojvodina e a Belgrado, nei primi giorni di febbraio. Obiettivo: conoscere da vicino imprenditori e famiglie coinvolte nell’Economia di Comunione in Serbia. Le aziende EdC in Serbia si concentrano nella regione della Vojvodina. Non si parla di grandi numeri, ma di esperienze varie e rappresentative di una società dove le comunità locali sono ancora forti anche se provate dalla disoccupazione, dalla scarsa redditività dell’agricoltura e dalla carenza di servizi. Si tratta di artigiani che fin dall’inizio dell’EdC hanno condiviso i loro utili e che ora devono innovare la loro produzione, giovani che intendono avviare laboratori e botteghe, famiglie di allevatori che collaborano per la produzione del mangime, e donano in natura ai poveri non potendo donare gli utili, imprenditori accomunati dalla scelta di destinare parte degli utili al progetto EdC, seppure in conseguenza di strategie imprenditoriali diverse tra loro. Le persone destinatarie degli aiuti – Altri momenti significativi del viaggio, gli incontri con alcune delle realtà che beneficiano degli aiuti che provengono dalle iniziative di EdC: una mensa per bambini, famiglie e anziani, un centro Caritas che organizza attività ricreative per giovani e anziani. Sono soprattutto singole famiglie disponibili a raccontare la loro esperienza: famiglie che non possono sostenere le spese per l’istruzione dei figli; anziani che non possono permettersi le cure mediche; marito e moglie che, pur lavorando, sono costretti a vivere con due figli in una piccolissima abitazione costruita a poco a poco con materiali di recupero, in una situazione di estrema miseria materiale e grande dignità e apertura al prossimo allo stesso tempo. L’apporto dell’Edc in Serbia oggi – Si constata chiaramente che il modello economico fondato sulla cultura del dare continua ad attrarre e a proporsi come soluzione valida, fino a ripensare alla base il sistema socio-economico; è forte però, anche per le imprese EdC, la consapevolezza che oggi è fondamentale innovare e anticipare i cambiamenti (emblematici i costi non indifferenti che i paesi balcanici, per il futuro ingresso nell’Unione Europea, si troveranno a sopportare, accanto alle prospettive di sviluppo). Fondamentale, in questo processo, il ruolo delle nuove generazioni, di giovani attratti dall’ideale dell’EdC, e competenti non solo in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ambiente, marketing, gestione di progetti, contabilità, ma anche nelle Linee guida per condurre una impresa Edc (studiate e sviluppate in dettaglio in riferimento allo specifico contesto locale ed aziendale) che possano offrire agli imprenditori un contributo concreto sia a livello locale, sia a livello di Commissione Internazionale. Formare 3-5 giovani, individuati localmente, che abbiano queste competenze è la proposta con la quale si è conclusa la missione: in questo modo si creerà lavoro per alcuni giovani e si aiuteranno le imprese che necessitano di consulenze per innovarsi. Non è mancato infine un momento di dialogo con la comunità ortodossa serba, e in particolare con l’Istituto per lo studio del Dialogo tra Cultura e il Cristianesimo: da questo incontro è probabile che in un futuro non lontano possa scaturire un incontro Edc con gli ortodossi Serbi. Nuove frontiere di dialogo all’orizzonte. Fonte: EdC online (altro…)
5 Gen 2013 | Cultura

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E’ stato pubblicato il Rapporto EdC per l’anno 2011-2012. Si tratta di un’agile pubblicazione che dà un quadro completo della vita delle aziende che aderiscono ai principi di Economia di Comunione, e delle attività che in tutto il mondo si portano avanti per promuovere una cultura che ha nella comunione la sua base fondante. Sfogliando il rapporto, si ha l’impressione di mettersi davanti a una finestra, spalancarla e vedere nell’insieme un paesaggio affascinante, dai contorni incerti e forse ancora limitati, ma che lascia il segno di una speranza propria delle grandi idee. E allora, andiamo a vedere cosa è successo da Settembre 2011 a Settembre 2012 nel mondo dell’Economia di Comunione: oggi le imprese che aderiscono al progetto sono più di 800. Ma, tra aziende che nascono e che muoiono, si ricava il fatto che in questi oltre vent’anni di attività sono state più di 1800 le aziende associate per almeno dodici mesi. Un dato sintomatico, che conferma la vitalità e il dinamismo della proposta EdC, soprattutto se si pensa alla crisi economica e alla diversità dei contesti socio-economici in cui queste esperienze prendono forma. Viene infatti in luce come la vita delle aziende EdC in tutto il mondo si pone in essere in maniera diversa: con il dono di una parte degli utili, con un contributo alla soluzione diretta di problemi sociali tramite l’azione stessa dell’impresa (per esempio l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate), ma soprattutto con un agire economico che crea comunione e fraternità. Com’era solita affermare Chiara Lubich, l’impresa EdC cerca di essere «una costruzione tutta d’amore» . In più non si può non notare l’incremento di aziende EdC in Africa, continente che nel 2011 ha ospitato la prima scuola EdC e oggi calcola un aumento del 60%, con 16 imprese in più. Infine è utile dare una scorsa alla tabella della distribuzione degli utili e contributi che mostra come da aziende e da privati ci sia un costante afflusso di beni, che non solo incoraggiano nuova condivisione, ma promuovono un cambiamento culturale ed economico che fa ben sperare. Gli utili maggiori provengono da due paesi molto diversi fra loro: Belgio, nella vecchia Europa, e Brasile, paese economicamente emergente e in costante crescita (senza dimenticare la Svizzera): segno che i principi che stanno alla base della vita di queste aziende sono universali, travalicano i confini e producono reciprocità, attraverso azioni che favoriscono altre attività produttive. Non manca l’aiuto agli indigenti attraverso l’integrazione del reddito là dove c’è un bisogno, con il sostegno per le cure mediche, la scolarizzazione e l’abitazione. Indigenti che sempre più si sentono parte integrante del progetto; non perché assistiti, ma perché messi a loro volta in condizione di “dare”, in un circuito virtuoso che ha presa sui giovani e che comincia a diventare novità interessante anche negli ambienti di studio. Per scaricare e leggere l’intero rapporto clicca qui. [1] LUBICH, Chiara. 2001. L’economia di comunione – Storia e profezia. Roma, Città Nuova, p. 52. (altro…)
26 Nov 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo
Gli appartamenti e le case portano nomi che sanno di cose umili, semplici, familiari: cose di un mondo rurale, antico, eppure carico di fascino: c’è Il Capanno perché era un vecchio capanno del fieno, la Tinaia Caminetto perché lì c’è un grande camino in cucina, la Tinaia Rustica perché l’appartamento si presenta molto rustico, e la Tinaia Granaio perché in origine era proprio un vecchio granaio. La Tinaia Piccola si presenta da sola, mentre Tracolle Belvedere e Tracolle Caratello richiamano più uno stile di vita, e forse uno stile di accoglienza. Alla Fattoria Loppiano l’attività agrituristica esiste da una quindicina d’anni, proprio da quando alcuni vecchi casolari sono stati ristrutturati mantenendo le caratteristiche architettoniche tipiche della zona: tetto con travi in legno, archi in pietra e pavimenti in cotto. Situati in una delle zone più belle del Chianti fiorentino, i casolari dell’agriturismo offrono i migliori servizi per una vacanza da non dimenticare: piscina, mountain bike, possibilità di degustare i prodotti in azienda, nonché la vicinanza con le città d’arte di Firenze, Siena, Arezzo. È un connubio veramente unico quello offerto dalla Fattoria Loppiano, che in questi anni ha ospitato più di 20.000 persone provenienti da tutta Europa, e anche dagli altri continenti. Antonio Sottani è il volto che accoglie ogni villeggiante. Il suo è un lavoro complesso, fatto di quelle mille sfaccettature che servono a far sì che ogni persona che alloggia in questi appartamenti si trovi a proprio agio: e non si tratta solo di coordinare la manutenzione o la pulizia degli ambienti, ma anche qualcosa di più: «L’accoglienza dell’altro è sempre stato un valore fondante nel lavoro della Fattoria: che sia un operaio, o un cliente che acquista e consuma i nostri prodotti, o che vesta i panni di un villeggiante che viene a trovarci per una vacanza». A mandare le prenotazioni a Elena, che dall’ufficio gestisce arrivi e partenze, sono singoli, famiglie e giovani, che qui trovano un’oasi di bellezza e di salute come da poche altre parti: e non tutti, come si potrebbe pensare, provengono dal circuito dei Focolari. «Anzi» – spiega Antonio – la maggior parte della nostra clientela arriva dai circuiti turistici ordinari, e solo dopo essere arrivata qui scopre anche il resto. Con l’agriturismo infatti non offriamo solo una vacanza nel senso classico del termine; la bellezza e la storia di questi posti sono quasi una scusa per far sperimentare al cliente un senso di “casa”. Accogliere l’altro è fargli casa, proprio nello spirito tipico della cittadella di Loppiano che ha fatto della fraternità la sua legge in ogni ambiente, e quindi, perché no, anche per ciò che riguarda il relax e la vacanza».
I villeggianti che arrivano hanno storie le più diverse, e spesso è grazie al rapporto con i lavoratori della Fattoria e con gli abitanti di Loppiano che riescono a fare di una vacanza l’occasione di una vita. «Come è capitato a Gregorio di New York, presidente di un club di ciclisti che è arrivato per caso con sua moglie circa otto anni fa per festeggiare il suo anniversario di matrimonio. È rimasto affascinato dal rapporto costruito con noi e dai valori che si vivono a Loppiano. Da allora, ogni anno porta dal New Jersey una quindicina di ragazzi appartenenti al suo club, sia per fare escursioni in bicicletta nelle ridenti colline Toscane ma anche per far loro sperimentare il clima che si vive nella cittadella. Sono pedalate che… davvero possono valere moltissimo!». Paolo Balduzzi Sito Agriturismo Fattoria di Loppiano (Fine VI parte… continua) (altro…)
8 Nov 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
I bambini ascoltano con occhi stupefatti le spiegazioni di Pietro, mentre vivono il loro giorno di scuola in un’aula dove non ci sono né banchi né lavagne, ma l’unica “cattedra” è la natura. Passano molte scolaresche dalla Fattoria Loppiano, dove si impara a coltivare l’amore per le piante e gli animali. Pietro Isolan è un giovane perito agrario, da 18 anni in forza alla Fattoria Loppiano: «È stata anche la crisi economica a spingerci a cercare nuove idee per dare un futuro all’azienda. Una di queste è la “fattoria didattica”, un progetto che offre ai bambini, come agli studenti di istituti tecnici e professionali, un laboratorio a cielo aperto, con uno spazio dedicato all’allevamento e all’orto aziendale. L’obiettivo è quello di far sperimentare sul campo un metodo di produzione, conoscendo la diversità delle specie animali e vegetali, offrendo la nostra esperienza che ha al suo centro il rispetto della persona e dell’ambiente». L’offerta didattica presenta diversi moduli, adattabili alle esigenze delle scuole, che prevedono anche percorsi a tappe distribuite durante l’anno. Alla base di questo nuovo sviluppo c’è un’esperienza personale che Pietro ha condiviso con gli altri colleghi dell’azienda, facendo di una possibile fragilità un punto di forza per tutti: «Dopo tanti anni di lavoro, a seguito di una crisi spirituale e personale, mi sono reso conto di avere una certa esperienza per dare un contributo all’azienda, ma di avere delle competenze non ancora del tutto sviluppate; e forse, in caso di necessità, non avrei saputo procurarmi il sostentamento per la mia famiglia».
Pietro racconta di una profonda ricerca personale che, nel rapporto con la natura, scoperta come manifestazione della creazione di Dio, ha avuto il centro fondamentale. Una ricerca spirituale che ha portato il giovane perito ad approfondire i segreti della “permacultura” (l’utilizzo sostenibile della terra) e di varie tecniche che mirano all’ottenimento delle produzioni agricole, ma anche alla conservazione dell’agro ecosistema. Un’agricoltura dunque “sostenibile”, adatta alla filosofia di produzione della Fattoria da sempre attenta a questi valori: « È nato così un orto completamente sostenibile, lavorato in modo da arricchire l’ecosistema agricolo e che è stato impiantato e curato con i bambini che sono passati in questi primi anni. Oggi vi si coltivano verdure di stagione e si allevano alcuni animali da cortile». Anche in questo ulteriore sviluppo della Fattoria Loppiano è possibile ritrovare la radice comune che ha animato ogni passo compiuto in questi anni: cercare rapporti di fraternità, rapporti genuini per le persone ma anche per l’ambiente: «Sono convinto infatti – conclude Pietro – che, come in natura tutto è collegato, anche i rapporti tra singole persone, e nei rapporti tra istituzioni, si possano creare sinergie e collegamenti che aumentano in modo esponenziale l’efficacia e la diffusione di queste buone pratiche. Alla fine mi sono ritrovato tra le mani la realizzazione di una frase che lessi qualche tempo fa e che mi colpì moltissimo… Il tuo vero lavoro è creare bellezza, la tua vera azione sociale è creare coscienza». A cura di Paolo Balduzzi (Fine V Parte… continua) (altro…)
25 Ott 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il sito è azzeccato, la grafica è accattivante, ma è soprattutto il gusto a non tradire mai: tre ingredienti che hanno fatto la fortuna di Terre di Loppiano, un’azienda nata per promuovere e commercializzare, anche attraverso un negozio online (www.terrediloppiano.com) il lavoro di alcune imprese che operano nel settore agro alimentare. Il “paniere” è composto da circa 200 prodotti qualificati, certificati, tracciabili, garantiti e testati, e provengono da varie parti del mondo. L’imprenditore Giorgio Balduzzi è l’ideatore e tra i fondatori dell’azienda. Con lui scambiamo qualche impressione su questo progetto. Terre di Loppiano…perché questo nome? «Il brand Terre di Loppiano non esprime tanto un legame territoriale, quanto il valore intrinseco della “terra” che, se rispettata, sa dare dei frutti di altissima qualità; mentre “Loppiano” è il riferimento del nostro agire che affonda le radici nell’humus della spiritualità dell’unità di cui la cittadella è testimonianza».
Le aziende che fanno parte di Terre di Loppiano aderiscono al progetto dell’Economia di Comunione (EdC)? «Contrariamente a quanto si possa pensare delle 15 aziende che ne fanno parte solo alcune aderiscono all’EdC; mentre altre sono state scelte sul mercato per caratteristiche professionali ed etiche simili alle nostre: Anche se adesso queste imprese hanno chiesto di far parte del progetto di EdC». Quale valore aggiunto ha portato al vostro lavoro il rapporto con queste aziende? «In realtà è proprio dal rapporto nato con alcune di queste aziende che non fanno parte dell’EdC, che è nata l’idea di promuovere alcuni loro progetti mirati al sociale. È importante far conoscere queste possibilità e soprattutto metterle “in rete”, non solo per superare i possibili rapporti di concorrenza reciproca, ma soprattutto per mettere le esperienze di ciascuna impresa al servizio del bene comune». Sinergie, rapporti, fare rete, fare squadra: sembra un’unica mission la vostra… «Sì. Abbiamo sperimentato che con l’aiuto e la ricerca del bene comune fra le stesse aziende, è possibile uscire perfino dalla crisi. Nel 2010, ad esempio, Terre di Loppiano si è imbattuta in un’azienda produttrice di miele a rischio chiusura. L’incontro con noi è stato una boccata di ossigeno: noi abbiamo acquistato presso questa azienda una partita di miele annuale, grazie a questa “rete” l’abbiamo diffusa sul mercato, evitando il fallimento dell’azienda».
Siete già oltre l’Italia? «Abbiamo aperto otto negozi a nostro marchio in Corea, grazie al contatto casuale con un importatore coreano che ha sposato la nostra stessa sfida; e adesso si adopera per far conoscere questo agire economico in Corea». Sono richiesti quindi grande impegno e responsabilità… «È vero, le cose vanno fatte bene, e se si fanno anche per amore di chi ci passa accanto, che magari vive una situazione difficile, i risultati non mancano. Le esperienze sono continue: un negozio agro-alimentare che rivende alcuni nostri prodotti ha affermato di aver capito lo spirito di questo tipo di aziende guardando il rapporto tra noi; alcuni nostri fornitori adesso chiedono di fare il percorso formativo di questa nuova cultura economica. Noi cerchiamo di lanciare il sasso e fare la nostra parte, poi se la semina è stata buona, il raccolto non può mancare». A cura di Paolo Balduzzi (altro…)