Dic 7, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità

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«Abbiamo appena attraversato il traguardo del 60° anno di vita del nostro Movimento. Un traguardo straricco di doni più che preziosi: durante l’incontro delle focolarine a Castel Gandolfo, la vigilia, il 6 dicembre, un incoraggiamento caldo e sentito da parte di S.E. mons. Stanislaw Rylko, che ci rappresenta la Chiesa, con luminose parole sul nostro carisma. Poi, portatoci da lui, un lungo, paterno e affettuoso messaggio del Santo Padre. E, ancora, il 7, la sorpresa delle sorprese: un’inaspettata quanto gradita telefonata del Papa stesso nel mio focolare, con gli auguri riconoscenti per il nostro 60° anno di vita al servizio della Chiesa e dell’umanità. Che cosa ci dice tutto questo? Credo che abbiamo bisogno di tempo […] per meditare soprattutto le parole del Santo Padre nel suo messaggio, onde viverle, come, ad esempio, la nuova moderna definizione che egli dà della nostra vocazione: “apostoli del dialogo”, di cui a prima vista si intuiscono le molte implicazioni […]. Oggi sappiamo di trovarci di fronte ad un’Opera nuova che sessant’anni fa non c’era. Opera tante volte benedetta dai rappresentanti di Dio in terra (dagli ultimi Papi soprattutto), Opera che abbiamo visto nascere, crescere, svilupparsi su tutta la terra. Realtà ecclesiale di fronte alla quale noi focolarini – ben consci che il suo primo e principale autore è stato ed è lo Spirito Santo, di cui ci sentiamo collaboratori anche se indegni e imperfetti –, parafrasando il Cantico dei Cantici, ardiamo ripetere con gioia e gratitudine: “La nostra vigna, proprio la nostra, ci sta dinanzi. Possiamo contemplare i suoi tralci su tutta la terra e i grappoli che continuano a nutrire un popolo nuovo” (cf Ct 8, 12). E oggi, guardando indietro possiamo capire cosa poteva dirci, diversi decenni fa, quel 7 dicembre 1943, anno della nascita del nostro Movimento; afferma che un carisma dello Spirito Santo, una nuova luce, è scesa in quei giorni sulla terra, luce che nella mente di Dio doveva dissetare l’arsura di questo mondo con l’acqua della Sapienza, riscaldarlo con l’amore divino e dar così vita ad un popolo nuovo, nutrito dal Vangelo. Questo anzitutto. E, poiché Dio è concreto nel suo agire, ecco che ha provveduto subito ad assicurarsi il primo mattone per l’edificio: quest’Opera, che sarebbe stata utile al suo intento. E pensa di chiamare me, una ragazza qualunque; e di qui la mia consacrazione a Lui, il mio “sì” a Dio seguito ben presto da tanti altri “sì” di giovani donne e giovani uomini. Di luce, dunque, parla quel giorno e di donazioni di creature a Dio quali strumenti nelle sue mani per i suoi fini. Luce e donazione di sé a Dio, due parole estremamente utili allora, in quel tempo di smarrimento generale, di odio reciproco, di guerra. Tempo di tenebra, dove Dio pareva assente nel mondo con il suo amore, con la sua pace, con la sua gioia, con la sua guida, e sembrava che nessuno si interessasse di Lui. E luce e donazione di sé a Dio, due parole che anche oggi il Cielo vuole ripeterci, quando sul nostro pianeta si protraggono tante guerre e soprattutto, più spaventoso di tutte, è apparso il terrorismo. Luce che significa Verbo, Parola, Vangelo, ancora tanto poco conosciuto e soprattutto troppo poco vissuto. Donazioni a Dio oggi più che mai necessarie e opportune se, per le cause che animano il terrorismo, si arruolano uomini e donne pronti a dare la vita. Che deve essere allora di noi cristiani, seguaci di un Dio che è stato crocifisso e abbandonato, perché nasca un mondo nuovo, per la nostra salvezza e per quella Vita che non avrà tramonto?». Castel Gandolfo, 11 dicembre 2003 (7 DICEMBRE 1943 – 7 DICEMBRE 2003) Pubblicato in: Chiara Lubich, In unità verso il Padre, Roma 2004, p. 130-132. (altro…)
Nov 15, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Guarda al sole e ai suoi raggi. Il sole è simbolo della volontà divina, che è lo stesso Dio. I raggi sono questa divina volontà su ciascuno. Cammina verso il sole nella luce del tuo raggio, diverso e distinto da tutti gli altri, e compi il meraviglioso, particolare disegno che Dio vuole da te. Infinito numero di raggi, tutti provenienti dallo stesso sole: unica volontà, particolare su ciascuno. I raggi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano fra loro. Anche noi […], quanto più ci avviciniamo a Dio con l’adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi… finché saremo tutti uno». (Chiara Lubich, L’unità, Città Nuova, Roma 2015, a cura di D. Falmi e F. Gillet, p. 48-49). (altro…)
Ott 25, 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/142517715 (altro…)
Ott 10, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Se un giorno gli uomini, ma non come singoli bensì come popoli […] sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della loro patria, […] e questo lo faranno per quell’amore reciproco fra gli Stati, che Dio domanda, come domanda l’amore reciproco tra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era, perché quel giorno […] sarà vivo e presente Gesù fra i popoli […]. Sono questi i tempi […] in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là; è arrivato il momento in cui la patria altrui va amata come la propria, in cui il nostro occhio ha da acquistare una nuova purezza. Non basta il distacco da noi stessi per essere cristiani. Oggi i tempi domandano al seguace di Cristo qualcosa di più: una coscienza sociale del cristianesimo […]. […] noi speriamo che il Signore abbia pietà di questo mondo diviso e sbandato, di questi popoli rinchiusi nel proprio guscio, a contemplare la propria bellezza – per loro unica – limitata ed insoddisfacente, a tenersi coi denti stretti i propri tesori – anche quei beni che potrebbero servire ad altri popoli presso i quali si muore di fame -, e faccia crollare le barriere e correre con flusso ininterrotto la carità tra terra e terra, torrente di beni spirituali e materiali. Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo, Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia e di coltivare quelle distinzioni fra i popoli, perché nello splendore di ciascuno, messo a servizio dell’altro, riluca l’unica luce di vita che, abbellendo la patria terrena, fa di essa un’anticamera della Patria eterna». Dallo scritto di Chiara Lubich “Maria, vincolo di unità tra i popoli”, estate 1959, pubblicato in “La dottrina spirituale”, Città Nuova, Roma 2006, pp. 327-329. (altro…)