29 Gen 2021 | Centro internazionale
Come ha vissuto, Maria Voce, il suo ruolo di prima presidente alla guida dei Focolari dopo Chiara Lubich? In una intervista del 27 gennaio scorso a Vatican News, parla dell’attualità del Movimento e della sua grande sintonia con Papa Francesco. Ne pubblichiamo ampi stralci. Certamente presiedere una realtà così vasta e complessa come quella del Movimento dei Focolari a cui aderiscono nel mondo 2 milioni di persone, in 182 Paesi, non deve essere un’impresa da poco. L’attuale presidente uscente è Maria Voce, nata in provincia di Cosenza, avvocato, con studi di teologia e di diritto canonico. Ai microfoni di Vatican News, racconta qual è stata l’esperienza da lei vissuta per 12 anni alla guida del Movimento. Gioie e dolori, conquiste, forse qualche fallimento, limiti e opportunità: di tutte queste cose, probabilmente è fatta anche la vita del Movimento sempre, ma anche in questi ultimi anni. Se dovesse dire, in estrema sintesi, qual è la sua realtà oggi, che cosa direbbe? Lo vedrei come un albero, un albero che forse ha un pochettino perso i suoi fiori e le sue foglie, forse è diventato un po’ autunnale come immagine, però un albero che mantiene intatta la sua radice molto forte e questa radice è capace di mantenere in sè la linfa e il calore per nutrire i semi di questo albero stesso che sono ormai sparsi nel mondo intero su tutti i continenti, e quindi ha la possibilità di continuare a nutrirli e a farli germogliare, come in effetti stanno già germogliando in tante parti. In questo momento lo vediamo, magari nell’inverno, nel calore dell’inverno, ma è in inverno che i semi maturano sotto terra per poi fiorire in primavera, e mi sembra che sia un albero che sta preparando la nuova primavera dell’Opera. Papa Francesco e il Movimento dei Focolari: è evidente una grande sintonia nell’ottica dell’accoglienza del dialogo, della necessità di costruire un mondo diverso. In particolare proprio l’appello del Papa alla fraternità della famiglia umana trova il Movimento in prima linea con i dialoghi con gli appartenenti alle altre religioni, anche con i non credenti. Lei come vede il contributo del Movimento in questo senso? Lo vedo essenziale, perché è stato sempre essenziale in Chiara fin dagli inizi: certamente per la grazia del carisma dell’unità ricevuto dallo Spirito Santo, lei dall’inizio sentiva veramente di accostare ogni persona con spirito di fraternità e così ha fatto sempre quando ha incontrato chiunque, i cattolici prima di tutto – dai monsignori che la interrogavano, come abbiamo visto nel film, ai poveri di Trento – , come ha fatto quando ha incontrato persone di altre Chiese, di altre religioni o persone senza nessuna religione. In tutti Chiara ha incontrato dei fratelli e delle sorelle e li ha trattati da fratelli e sorelle: questo Chiara ci ha insegnato e questo rimane nel Movimento, e questo noi vediamo che è una forza straordinaria. Noi l’abbiamo visto anche in questi giorni in preparazione dell’assemblea, durante la quale abbiamo visto in prima linea le persone che appartengono al Movimento, di Chiese e religioni diverse, senza un credo religioso esplicito ma di buona volontà, che si sono messi innanzitutto a testimoniare questa potenza dell’amore che è capace di creare relazioni a tutti i livelli, che è capace di superare i conflitti, che è capace di farti trovare insieme fra persone di un’altra religione, fino a ieri magari nemiche l’una dell’altra, e che come persone si ritrovano a parlare insieme, a pregare insieme, a cercare insieme il senso della vita, il senso della pandemia, il senso del vivere per gli altri, del compiere azioni solidali per gli altri. L’abbiamo visto nelle loro parole di sapienza, nella loro attenzione a quello che il Movimento sta preparando, nel loro partecipare attivamente alla preparazione dell’assemblea con i loro suggerimenti, con la loro vita, perché evidentemente ispirate dallo stesso Spirito Santo che agisce al di là dei confini, al di là di tutte le barriere. Quindi ho l’impressione che sia questo il contributo che il Papa sente e su cui può contare, ma non solo il Papa, tutta la Chiesa e tutta l’umanità, perché si sente che c’è un bisogno estremo di questa fraternità e che il Movimento ha una grazia speciale per costruirla proprio per il carisma di unità che viene da Chiara. A proposito di relazioni, lei ha detto recentemente una cosa molto forte, di aver capito cioè che per il Movimento è necessaria una svolta quella di comprendere che Dio non è soltanto Amore, ma anche Trinità… Certamente Dio è Trinità, ciò vuol dire che Dio in se stesso è relazione. Quindi vuol dire che tutti quelli che cercano Dio, per trovarlo devono costruire relazioni e io non credo che ci sia nessuno che non cerchi Dio: cercherà la verità, Dio è anche la verità, cercherà la bellezza, ma Dio è anche bellezza, cercherà la bontà nel mondo, ma Dio è anche la bontà, Dio è tutto quello che qualsiasi essere umano può cercare e può trovare se costruisce relazioni, e di questo io credo che tutti sono capaci, perché tutti sono creati a immagine di Dio e quindi a immagine di Dio Trinità. Per Statuto l’Opera di Maria avrà sempre come presidente una donna. Credo che il Movimento sia una delle poche realtà in cui essere donne è un vantaggio, si potrebbe dire. Però è anche un bel segnale per la società civile e anche per la Chiesa… Devo dire che resto perplessa di fronte a questa parola “vantaggio”, perché a dire la verità essere alla testa di un Movimento come il nostro, significa veramente essere la prima a servire, la prima a moltiplicare gli atti d’amore, la prima ad accettare qualsiasi sfida, qualsiasi cosa e a superarla con l’aiuto di Dio e con l’aiuto dei fratelli. Quindi, in un certo senso, può essere un vantaggio essere ritenuti capaci di essere eletti, però non mi sembra che noi lo viviamo in questo spirito, e non mi sembra che le focolarine che sono le uniche che possono aspirare, se vogliamo dire così a questo, lo vivano così, ma piuttosto con uno spirito di amore e di servizio all’Opera di Chiara che tutti sentono di continuare a servire con l’amore con cui Chiara l’ha amata e guidata e servita. Poi certamente, però, io penso che sia anche una testimonianza di quella uguaglianza, di quella fraternità profonda, di quella pari dignità, che va al di là delle differenze sessuali, che Dio ha portato nel mondo quando ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha creato maschio e femmina. Quindi uniti in questa complementarietà che deve rispettare la diversità e che quindi deve far emergere l’uno e l’altro nella propria capacità di donare, che sarà sicuramente diversa perché Dio ha fatto due esseri diversi, ma fatti per stare insieme e per costituire insieme l’umanità a sua immagine e somiglianza. In questo senso, penso che sia un segno di progresso ed è qualcosa che sta emergendo sempre di più sia nella Chiesa, sia nella società, ma penso che non è altro che il manifestarsi sempre più chiaro di quello che è il profilo mariano della Chiesa, quel profilo che dice di Maria che è donna, madre, ma anche regina, anche fondatrice insieme al Figlio della Chiesa sul calvario, corredentrice dell’umanità, principio di unità per tutti. In questo senso, allora, penso di sì che è un privilegio che il Movimento può vantare e che può offrire alla Chiesa e al mondo come esempio e come apripista, in un certo modo. Maria Voce che cosa augura oggi all’Opera di Maria per il futuro? All’Opera io auguro come Chiara, la fedeltà massima al Vangelo, cioè una fedeltà che può giungere fino all’eroismo, perché è una fedeltà a vivere il Vangelo concretamente. E direi per quest’Opera che continua il suo cammino, fedeltà a quella parola del Vangelo che Dio ha voluto pronunciare mandando questo carisma cioè la parola “unità”, quindi fedeltà a quell’unità che deve essere totale, che deve essere capace di vivere relazioni come si vivono nella Trinità, per testimoniare al mondo che Dio c’è, che attraverso l’Opera può ancora portare la fraternità più al largo nella Chiesa e nel mondo per contribuire a compiere quella preghiera di Gesù: “Padre, che tutti siano una cosa sola”.
Adriana Masotti
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5 Ott 2020 | Centro internazionale
Il 3 ottobre scorso, durante il Collegamento CH – la video conferenza bimestrale che collega le comunità dei Focolari nel mondo – Maria Voce ha fatto un appello a tutti, chiedendo un impegno non da poco: vivere rapporti sul modello di quelli “trinitari” dove ognuno faccia emergere l’altro, trovando “la sua più profonda identità” e ponendo così le fondamenta per una società fraterna. La video-chiamata avveniva a poche ore dalla firma ad Assisi di “Fratelli tutti”, l’ultima enciclica di Papa Francesco. Non si poteva quindi non sentirsi chiamati in prima persona. Di seguito una sintesi dell’intervento della presidente dei Focolari. Domanda: Oggi, il Papa ad Assisi ha firmato l’enciclica con questo titolo bellissimo: “Fratelli tutti”. In un tweet ha scritto: “Lo sforzo per costruire una società più giusta implica una capacità di fraternità e uno spirito di comunione umana”. Ti ha sorpreso la scelta di questo argomento da parte del Papa? Maria Voce: Per niente! Perché è il bisogno più grande dell’umanità di oggi. Il Papa ha saputo farsene eco e con questa enciclica ha voluto metterci tutti insieme a cercare la risposta a questo bisogno dell’umanità. Viene da domandarsi però: “Cosa possiamo fare?” A questo punto vorrei rivolgermi proprio a tutti quelli che si sentono chiamati da Dio a fare qualcosa per rispondere e a farlo dandosi completamente, senza misura, senza paure. Tutti quelli che hanno trovato nel carisma dell’unità, nel carisma di Chiara Lubich, un aiuto, che ha fatto loro vedere che è possibile, che ha fatto loro fare l’esperienza concreta, vera, profonda dell’unità su questa terra; a tutti questi io vorrei dire: “Facciamolo insieme, facciamolo insieme!” Sì, abbiamo ricevuto un dono che ci ha permesso di farne l’esperienza. Ma questa chiamata alla fraternità, che per noi è la chiamata al “Che tutti siano uno” (Gv 17,21), all’unità, questa chiamata vorrebbe che sulla terra si vivesse come in cielo, come – lasciatemelo dire – nella Trinità – dove l’unità e la distinzione coesistono, dove ogni persona rispetta l’altra, ogni persona fa spazio all’altra, ogni persona cerca di fare emergere l’altro, ognuno cerca in un certo modo di perdere se stesso fino in fondo, perché l’altro possa esprimersi completamente. E in questo non si annulla, anzi manifesta la sua vera, la sua più profonda identità. Un’unità così grande ha un esempio solo: Gesù che ha saputo perdere completamente il suo essere Dio per farsi uomo e per condividere sulla croce – nel momento dell’abbandono – tutti gli abbandoni, tutti i dolori, tutte le angosce, tutte le sofferenze, tutti gli estremismi, tutte le vittimizzazioni, le lacerazioni che gli uomini di tutti i tempi, di ogni condizione vivono e hanno vissuto, e li ha fatti propri, con questo amore così grande che è riuscito a rifare, a ricostruire quell’unità che si era spezzata fra Dio e l’uomo, fra gli uomini tutti e anche con tutto il creato. Se riusciamo ad avere un amore così grande, possiamo testimoniare al mondo che questa unità c’è, che questa unità è possibile, che questa unità è già cominciata. Io vorrei che con tutti quelli che in questo momento mi ascoltano potessimo essere per il Papa una prima risposta già avviata e che gli dessimo consolazione e speranza, perché qualche cosa è già cominciato. Che fossimo tutti insieme, noi, piccolo gruppo che si ispira al carisma ricevuto da Chiara Lubich, un principio, una particella piccola ma efficace di quel lievito che penetra nell’umanità e che la può trasformare in un mondo nuovo. Io vorrei prendere questo impegno insieme a tutti voi. Io ci sto, io voglio mettercela tutta, e invito tutti quelli che vogliono a fare altrettanto!
A cura di Stefania Tanesini
Qui l’edizione integrale del Collegamento CH. (altro…)
12 Mag 2020 | Centro internazionale
Cos’ha fatto emergere questa pandemia nella vita sociale ed ecclesiale? Cos’ha suscitato nel Movimento dei Focolari? Come vivere il tempo nuovo e sconosciuto che ci aspetta? Dialogo a tutto campo con Maria Voce. Da un’intervista a Radio Inblu (Italia) D.: Dal 18 maggio potranno essere nuovamente celebrate le sante Messe, con tutte le accortezze naturalmente. Un suo breve commento… Maria Voce: Abbiamo sempre seguito la Messa del Papa, ci sono state mille occasioni per pregare insieme in streaming. Però non possiamo nascondere che il cristianesimo è una religione incarnata, c’è bisogno anche di essere presenti fisicamente alle cose, di partecipare più direttamente e in un modo più vivo dei misteri del cristianesimo stesso. Quindi partecipare all’Eucaristia in modo reale è qualcosa che sicuramente ci mancava ed è un dono che adesso ci ritorna. Quindi siamo pronti a fare qualsiasi attenzione, qualsiasi cautela pur di non perdere questa occasione.
D.: Certo. In questo tempo sono successe tante cose, abbiamo dovuto rimettere in discussione comportamenti, acquisizioni… Secondo lei cosa sta facendo emergere nella vita sociale e quindi anche in quella ecclesiale la pandemia? Maria Voce: Sta facendo emergere delle cose belle che possono essere anche delle cose brutte. Una prima cosa che mi sembra di sottolineare è l’uguaglianza fra tutti, cioè questa pandemia ci ha dimostrato che gli uomini di fronte a questo piccolo microbo, virus che ci ha colpito, sono tutti uguali perché colpisce il potente come il povero, il ricco come quello che non ha niente, il bambino come l’adulto, quello che è in carcere come quello che è fuori. Quindi in questo senso siamo veramente tutti uguali. Nello stesso tempo questa pandemia ha fatto emergere anche tante disuguaglianze che non sono create dal fatto di essere umani, di essere uomini, ma sono create dalle culture, dai pregiudizi, dagli stili di vita, per cui c’è chi si può permettere la cura e chi non se la può permettere; c’è chi ha la casa dove poter mettersi in isolamento e chi invece è costretto a stare con più persone in un piccolissimo spazio; chi perdendo il lavoro può attingere al conto in banca che aveva messo da parte con i suoi risparmi, e chi non ha quello a cui attingere e quindi, perdendo il lavoro, rischia la fame per sé e per la sua famiglia. Quindi le disuguaglianze purtroppo sono venute ancora più in evidenza. E questo deve farci pensare, perché logicamente sono disuguaglianze che non sono volute da Dio, non sono volute dalla natura umana, ma sono volute dalla cattiva volontà degli uomini che non hanno saputo amministrare bene i doni che Dio ci ha fatto. Quindi bisogna riparare a queste disuguaglianze per non trovarci, quando la pandemia sarà passata, peggio di come eravamo prima; per trovarci invece avvantaggiati da questa constatazione dell’uguaglianza nel fare programmi che rispettino questa uguale dignità di tutti. D.: Invece per la comunità ecclesiale? Maria Voce: Per la comunità ecclesiale ha fatto emergere quello che è essenziale, mi sembra, perché sono cadute tante cose: si è visto che non è essenziale la Chiesa come mura ma è essenziale la Chiesa come comunione; che non è essenziale andare ogni giorno a fare la visita a Gesù sacramentato ma è essenziale amare il fratello, è essenziale rispondere con amore a chi ci sta vicino, è essenziale ripescare nel Vangelo le parole che Lui ha lasciato e a cui dobbiamo ispirarci. Quindi ha fatto cadere tante cose anche a livello ecclesiale. Però questo non ci fa che bene, perché ci spinge a quella rinascita di cui Papa Francesco parla continuamente, a quella risurrezione, a quel ripartire daccapo per riformare veramente la Chiesa in un modo vitale, non in un modo istituzionale o formale. D.: Quali di questi essenziali è più essenziale? Maria Voce: A me sembra che la cosa più essenziale è tenere presente che siamo l’unica famiglia umana. Quindi l’unica famiglia umana deve spingerci tutti a prenderci cura gli uni degli altri, a prenderci cura anche del creato che è l’unica casa che contiene questa unica famiglia umana; a prenderci cura con responsabilità, con attenzione, proprio perché il cristianesimo ci fa guardare a questa realtà anche con la responsabilità. Siamo tutti membri di una famiglia ma siamo tutti responsabili di questa famiglia, quindi ogni persona di questa famiglia è importante, ha dei diritti ma ha anche dei doveri. È questa responsabilità collettiva. E questo io penso che ci deve spingere a fare proposte, a fare programmi, a vedere che cosa si può fare per arrivare veramente all’inclusione di tutti; a fare proposte sia nell’economia, sia nella politica, capaci di guardare veramente al bene comune, non al bene dell’uno o dell’altro, non agli interessi di una parte o dell’altra ma al bene di tutti. Quindi fare proposte che mirino alla comunione dei beni a livello più universale. Poi la Chiesa – del resto anche noi come Movimento dei Focolari – è universale, non ha confini. La Chiesa in un certo senso compete ad armi pari con il virus; il virus non ha paura dei confini ma anche la Chiesa non ha paura dei confini, la Chiesa è universale perché è la famiglia di Dio su tutta la terra. E’ a questa famiglia di Dio che si deve guardare per vedere come farla essere tale, cioè come creare strutture che favoriscano lo sviluppo integrale di tutti, che rispettino la storia di ogni popolo, la cultura di ogni popolo, il modo di vivere di ogni popolo, senza volerlo coartare con l’idea di farlo sviluppare secondo i nostri modelli, secondo i nostri programmi. Nello stesso tempo mettendo a disposizione gli uni degli altri tutti i talenti di cui Dio ha dotato ogni popolo, ogni cultura, ogni persona; mettendoli a disposizione gli uni degli altri perché tutti insieme si possa fare del mondo quella casa comune sempre più bella, sempre più degna di essere abitata dai figli di Dio. D.: Maria Voce, come Movimento dei Focolari questo tempo come vi ha provocato? Quali riflessioni state facendo? Maria Voce: Ci ha provocato come ha provocato tutti, nel senso che ci siamo trovati anche noi da un giorno all’altro a non poter più disporre di noi stessi, né personalmente né come Movimento. Quindi abbiamo dovuto cambiare tutti i programmi. È un anno importante per noi perché è l’anno del centenario della nascita di Chiara Lubich; abbiamo in programma l’Assemblea generale del Movimento per il mese di settembre; c’erano in programma diversi incontri preliminari all’Assemblea per prepararla. E tutto questo è saltato da un momento all’altro, da un giorno all’altro, quindi ci siamo trovati di fronte ad una assoluta incapacità di prevedere, di programmare e di pensare che cosa si poteva fare. Questo logicamente ci ha sconvolti. Nello stesso tempo abbiamo imparato da Chiara Lubich a vivere l’attimo presente, a voler fare solo quello che Dio ci chiede di fare, quindi non volere altro che la Sua volontà e a cercare insieme – proprio ascoltandoci gli uni gli altri, cercando di capire le esigenze degli uni e degli altri – ascoltare insieme quello che Dio voleva dirci attraverso questa cosa. E per fare questo innanzitutto abbiamo cambiato tutti i programmi, ma sempre guardando sia all’interesse di quelli che dovevano partecipare a questi programmi, sia all’interesse di quelli che da questo cambiamento magari subivano perdite economiche, subivano sconvolgimenti, tante realtà così. L’abbiamo fatto, l’abbiamo fatto con gioia senza lasciarci sconvolgere del tutto da questa cosa. E stiamo vedendo che era nei piani di Dio perché questo ci ha portato ad una maggiore essenzialità nella vita, ad un voler rivedere anche i nostri stili di vita; ad una maggiore sobrietà nel decidere se acquistare una cosa o non acquistarla adesso, a rimandare una spesa che era programmata, a procrastinarla o ad annullarla del tutto per mettere a disposizione quello che avevamo pensato per un bisogno più immediato. Ci ha portato a vedere tutte le nostre famiglie in che condizioni sono. Tanti dei nostri come gli altri hanno perso il lavoro e non sanno come fare; questo ha mosso una comunione dei beni più completa, più aperta, più trasparente fra tutti. Per cui ci siamo comunicati di più i bisogni e le necessità ma anche quello che la Provvidenza ci ha mandato. E veramente bisogna dire che la Provvidenza ancora una volta ci ha fatto vedere che è vera, che è una realtà, che il Padre manda quello che è necessario ai suoi figli se i suoi figli vogliono vivere per lui e vivono nell’amore scambievole. Quindi ci ha rimesso come in luce, in un certo senso, la molla che ci muove e questo amore che è l’amore che Dio ha messo nei nostri cuori, non come focolarini ma come persone, come esseri umani. Come focolarini si colora anche di più perché diventa amore fino all’unità, amore cioè che è capace di dare la vita gli uni per gli altri, di rischiare qualsiasi cosa. Questa veramente è stata una cosa che ha mosso il Movimento nel mondo intero. Anche il Movimento come la Chiesa è universale, quindi abbiamo sofferto di quello che soffrivano i nostri in Cina, come i nostri in America, come i nostri in Medio Oriente, dappertutto, o come in Italia, e abbiamo vissuto insieme tutto in modo che quelli dei nostri che avevano di più davano a quelli che avevano di meno. Sono arrivati aiuti dalla Cina, dalla Corea, dal Giappone, dal Medio Oriente e dalla Siria. Magari aiuti di incoraggiamento, messaggi di saluto, ma tutti dicevano che questa grande famiglia che vive l’Ideale che la nostra fondatrice, Chiara Lubich, ci ha lasciato voleva essere una sola cosa ed essere a disposizione degli altri con questa unità per aiutare il mondo a diventare una cosa sola. Da un’intervista ad Alessandra Giacomucci per la rubrica Ecclesia (Radio InBlu), 8 maggio 2020 (altro…)
22 Mag 2019 | Centro internazionale
Non è trascorso neanche un secolo dal termine dell’ultimo conflitto mondiale e sembra che l’Europa oggi abbia perso in qualche modo la sfida originaria. Teatro di due conflitti mondiali con milioni di morti, molte città e comunità distrutte, il vecchio continente si avviava negli anni ’50 a una rinascita insperata. I padri fondatori dell’odierna Comunità Europea avevano visto al di là degli interessi particolari di ciascun Paese e pensarono in grande: una comunità di popoli che potesse in qualche modo progettare un futuro di pace e una rinascita economica.
Di Europa si è parlato con Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, durante un’intervista, articolata in nove domande, rilasciata in occasione della Mariapoli Europea che si terrà nei prossimi mesi di luglio e agosto a Tonadico, in Trentino. In un dialogo aperto e franco, l’intervista si sviluppa affrontando tematiche riguardanti la politica, i giovani, la testimonianza dei cristiani oggi, l’Europa che vogliamo e che significato può avere la Mariapoli europea. La diversità tra le varie comunità dei popoli è un valore, afferma Maria Voce e non bisogna cedere alla voglia di sovranismi e nazionalismi: in Mariapoli la diversità diventa proprio motivo di arricchimento per tutti, diventando un momento in cui ciascuno può manifestare la propria ricchezza e la sua cultura. “E se ognuno è proteso a fare questo – continua Maria Voce – nessuno sentirà più il bisogno di rivendicare la propria identità perché la propria identità gli viene riconosciuta, valorizzata e arricchita nell’unità”. Ed è questo quello che la Mariapoli europea può significare e può dare ai partecipanti, realizzare insieme una frase che Chiara Lubich diceva ancora nel 2004: “La più alta dignità per l’umanità sarebbe quella di non sentirsi un insieme di popoli spesso in lotta fra loro, ma per l’amore vicendevole un solo popolo arricchito dalla diversità di ognuno e per questo custode nell’unità delle differenti identità”. Un altro punto affrontato è la presenza dei giovani nella società odierna e la loro scarsa partecipazione alla vita politica. Maria Voce non ha dubbi in proposito e dà valore alla testimonianza di molti giovani che in questo momento hanno un’influenza, per esempio, nel campo dell’ecologia: le nuove generazioni si impegnano “per progetti che guardano al bene dell’umanità non all’immediatezza del giorno che passa, e per progetti che chiedono una concretezza di vita e che mostrano una autenticità di vita”, afferma la Presidente dei Focolari. Anche il compito dei cristiani è abbastanza arduo ma essi possono trasmettere il valore della solidarietà, della fratellanza, dell’amore all’ultimo, al minimo, al più povero vivendo in prima persona una vita coerente alla luce del Vangelo. Fra le domande non potevano mancare anche quelle riguardo il suo incontro con il carisma dell’unità avvenuto a Roma durante gli anni universitari e, di conseguenza, la sua prima esperienza di Mariapoli, che, abbiamo scoperto, è avvenuta proprio nel ’59 nelle valli delle Dolomiti, dove ha conosciuto Chiara Lubich. Maria Voce è testimone di quella folla di persone che irrompeva ogni anno in quei posti incantevoli, persone le più varie, richiamate dallo sperimentare in prima persona l’amore scambievole, la fraternità e realizzare così la preghiera di Gesù, “Che tutti siano uno”. L’ultima domanda non può non strapparle un desiderio e una speranza: “Le mie speranze per l’Europa sono che essa possa scoprire la sua bellezza e la sua vocazione: popoli uniti che si riconoscono gli uni negli altri e che riconoscono gli uni negli altri dei principi comuni, dei valori comuni. La storia di un popolo è anche la mia storia, la storia di ogni popolo dell’Europa è anche la mia storia, fa parte della mia storia, vive nella mia storia”.
Patrizia Mazzola
Vedi l’intervista pubblicata sul sito della Mariapoli Europea (altro…)
1 Gen 2019 | Centro internazionale
Pubblichiamo l’intervista alla Presidente del Movimento dei Focolari uscita nel numero di gennaio del bimestrale „Neue Stadt“ 1 – Che cosa ti fa ridere di gusto? Quando faccio qualche gaffe. Per esempio cammino, non vedo un gradino e mi ritrovo per terra. Faccio fatica a rialzarmi, perché rido veramente di cuore! 2 – Che cosa ti fa arrabbiare? Non sento nascere dentro di me sentimenti di rabbia. Al massimo sento che mi dispiace o per quello che è successo o per una parola che mi viene detta o per una cosa che può avermi dato fastidio. 3 – Qual è l’esperienza più importante della tua vita? L’incontro con un gruppo di giovani. Mi hanno affascinata per il loro essere uniti e per la loro testimonianza coerente del cristianesimo che vivevano amando e al servizio di tutti, senza mai giudicare nessuno. Questo mi ha portato a fare la conoscenza dei Focolari. La mia vita è cambiata nel momento in cui ho veramente ascoltato qualcuno pensando che quello era un mio fratello, che Gesù era in lui. 4 – Quali sono i tuoi lati deboli? La curiosità. Quando sento parlare due persone fuori della mia porta non posso fare a meno di tendere l’orecchio. Ogni volta è un passo il decidere di lasciarla da parte. 5 – Quali sono i tuoi lati forti? L’ottimismo e la fiducia: io mi fido di Dio e anche degli altri, anche se non li conosco, anche se mi accorgo di avere posto male la mia fiducia. E mi è facile rapportarmi con gli altri 6 – Qual è il tuo luogo preferito? Mi piace tutto il mondo. Poi come luogo preferito penso ad una casa confortevole, dove ci sono delle persone con me, con le quali posso avere una comunione vera, profonda. E possibilmente in un posto caldo, col sole; sul mare! Questa casa la vedo in una città, perché sono una persona socievole. 7 – Che cosa ti fa riprendere forza? Una buona dormita dopo aver vissuto bene il momento presente ed aver affidato le preoccupazioni all’Eterno Padre. 8 – Che cosa ti dà preoccupazione? Tutto quello che sa di conflitto, di opposizione: le guerre, un contrasto in famiglia, problemi non risolti. Tante volte non posso fare niente, ma se posso fare qualcosa cerco di trovare una soluzione o di aiutare gli altri a trovarla. 9 – Che cosa ti sta a cuore nella guida del Movimento dei Focolari? Che il Movimento sia un’autentica testimonianza del Carisma dell’Unità. Ci sono gruppi in tanti parti del mondo che in questo momento lo stanno vivendo. Questo mi dà tranquillità, mi dà la sicurezza. Perché da questi nasceranno idee nuove, forme nuove di incarnazione. Loro portano avanti il carisma dell’unità fino a raggiungere lo scopo per il quale Gesù ha pregato: “Padre, che tutti siano una cosa sola”. (altro…)