Set 6, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una summer school nelle Valli di Primiero non è una novità. Già negli anni scorsi se ne sono svolte alcune grazie all’impegno e all’iniziativa dell’Istituto Universitario Sophia. Gli ambiti di interesse e di approfondimento erano stati quelli della politica e, già in occasione di quella del 2015, si era avuta una presenza musulmana, sia fra i docenti che fra gli studenti. La Summer school di quest’anno ha, invece, avuto un chiaro taglio interreligioso con la presenza di studenti sciiti e cristiani. Non si tratta di un evento occasionale, ma di un cammino ormai ventennale di amicizia fra musulmani sciiti e cattolici nel contesto della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. Nella seconda metà degli anni Novanta il Professor Mohammad Shomali con la moglie Mahnaz, anche lei accademica, oltre che madre di tre figli, originari di Qom, città santa dell’Islam sciita in Iran, si trovavano in Inghilterra per conseguire, rispettivamente il dottorato di ricerca ed il master. Accanto agli studi, era loro desiderio trovare vie per instaurare un rapporto con realtà vive di cristianesimo. Già da allora, infatti, in entrambi cresceva la chiamata ad un impegno interreligioso. In questo contesto i due giovani accademici sciiti hanno incontrato il Movimento dei Focolari. Con alcuni membri del movimento è nata e si è sviluppata un’amicizia spirituale profonda, soprattutto sulla centralità dell’amore come via per arrivare a Dio e ai fratelli e sorelle che ci sono accanto.
Insieme ad una altrettanto profonda esperienza con la realtà benedettina del monastero di Ampleforth, gli Shomali hanno approfondito la spiritualità di comunione incontrando anche altri cristiani e musulmani, soprattutto sunniti, in occasione di convegni internazionali tenutisi a Roma e nella cittadella di Loppiano. Dopo il loro ritorno a Qom i rapporti con i Focolari di Londra e del Centro del Dialogo interreligioso a Roma si sono mantenuti per arricchirsi a partire dal 2010 di una importante valenza accademica. Il Prof. Shomali, infatti, per favorire un vero rapporto fra i suoi studenti sciiti di Qum e la Chiesa cattolica ha organizzato diversi viaggi di gruppi in Italia dove si sono realizzati incontri con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’Università di Sant’Anselmo ed il Pisai (Pontificio Istituto per gli Studi Arabi ed islamistici) ed il Movimento dei Focolari. Nel 2014 una delegazione del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento ha trascorso una settimana a Qom per incontrare varie realtà accademiche e religiose e stabilire rapporti di fiducia e comunione. L’anno successivo, un gruppo di studentesse iraniane ha vissuto per un mese nella cittadella di Loppiano, immergendosi nella spiritualità di comunione, sia a livello vitale che intellettuale, approfondendo il patrimonio religioso cristiano e cogliendo comunanze e possibilità di vie di dialogo.
È in questo contesto che è nato un rapporto profondo con l’Istituto Universitario Sophia, in particolare fra il Rettore, Mons. Piero Coda e il Professor Shomali. Da successivi incontri, lezioni offerte dal professore agli studenti dell’Istituto e agli abitanti della cittadella di Loppiano, e in collaborazione con Rita Moussalem e Roberto Catalano, co-direttori del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, Coda e Shomali hanno maturato l’idea di dar vita ad un progetto comune di ricerca accademica e di realizzazioni concrete al quale si è dato il nome di Wings of Unity. Il cuore dell’iniziativa si concentra sulla ricerca dell’unità di Dio e dell’unità in Dio e vuole mettere a fuoco la percezione di Dio nelle due tradizioni e, alla luce di queste, la possibilità di costruire un vero spirito di fratellanza universale. La finalità è quella di creare spazi di riflessione in comunione fra musulmani sciiti e cristiani e, allo stesso tempo, favorire la formazione di giovani generazioni al dialogo interreligioso. Come ha sintetizzato in modo magistrale lo stesso Prof. Shomali, in questi anni, si è superato il dialogo. Si è arrivati a pensare insieme. (altro…)
Giu 28, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Giugno del 1967: proprio cinquant’anni anni fa gli israeliani occupano i territori palestinesi. Da quel giorno è un susseguirsi di scontri di violenza e di morte. Molti, nonostante, continuano a costruire un futuro di pace. Tra questi Margaret Karram, già membro della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa e collaboratrice con la direzione del Interreligious Coordinating Council in Israele (ICCI). Dal 2014 lavora al Centro internazionale del Movimento dei Focolari (Italia). Margaret K.: «Sono nata ad Haifa, una città in Galilea e la mia terra da sempre è stata una terra di conflitti, di guerre, sotto la dominazione di vari popoli. La nostra casa si trovava sul Monte Carmelo, in un quartiere ebraico. Eravamo l’unica famiglia araba cristiana cattolica, di origine palestinese. Ricordo che da piccola, avevo sei anni, alcuni bambini iniziarono ad offendermi pesantemente dicendomi che ero araba e non potevo stare in quel quartiere. Corsi dalla mia mamma piangendo, chiedendole il perché di quella situazione. Per tutta risposta, mia mamma mi chiese di invitare questi bambini a casa. Aveva preparato del pane arabo e ne ha dato loro pregandoli di portarlo alle loro famiglie. Da questo piccolo gesto sono nati i primi contatti con i vicini ebrei che vollero conoscere questa donna che aveva fatto un gesto del genere. Questo fatto mi ha insegnato che un piccolo atto di amore verso il prossimo fa superare le montagne dell’odio». La storia di Margaret continua con la narrazione di ricordi e avvenimenti che testimoniano quante difficoltà ha dovuto affrontare. Araba, cristiana-cattolica, Margaret è cittadina israeliana. Molti dei suoi familiari, come tanti cristiani, hanno dovuto fuggire in Libano durante gli anni della guerra. Si ritrova così a non poter conoscere gran parte della sua famiglia, poiché suo padre sceglie di rimanere con i nonni. In lei cresce sempre più il desiderio di costruire ponti di fraternità. «Sin da piccola sognavo la pace. Spesso mi recavo nei quartieri arabi a Gerusalemme, a Betlemme o in altri territori palestinesi. Se parlavo in arabo – che è la mia prima lingua – le persone riconoscevano dal mio accento la provenienza dalla Galilea che si trova in territorio israeliano. Viceversa, se parlavo in ebraico mi si faceva notare che il mio accento era diverso dal loro. Questo mi ha creato un senso di smarrimento della mia identità: non ero palestinese, né israeliana … All’età di 15 anni ho incontrato il Movimento dei Focolari e la spiritualità di Chiara Lubich mi ha messo le ali per volare. Ho sentito che non dovevo cambiare le persone ma cambiare io, il mio cuore. Ero tornata a credere che l’altro è un dono per me e io posso essere un dono per l’altro.
Vivendo a Gerusalemme spesso ero presa dalla tentazione di scoraggiarmi, specialmente durante l’Intifada. Abbiamo vissuto dei momenti molto duri in città: molto spesso avvenivano degli attentati nei luoghi pubblici, anche nei pullman che io usavo ogni giorno per andare al lavoro. Avevo paura. Sono andata avanti grazie al fatto di avere con me una comunità che condivideva la spiritualità del Focolare. E ho finalmente ritrovato la mia vera identità: quella di essere cristiana, cattolica, testimone di speranza. È stata una tappa importante nella mia vita, che mi ha liberato dalle paure ed incertezze. Potevo amare tutti, arabi e israeliani, rispettando la loro storia e fare di tutto per creare spazi di dialogo, per costruire ponti, fiducia, assistendo a piccoli miracoli, vedevo persone ebraiche e musulmane cambiare atteggiamento e cercare insieme di fare qualcosa per la pace». Certamente non mancano tante iniziative. Molte organizzazioni lavorano per la pace attraverso l’arte, l’educazione, le azioni sociali. Tante persone come lei cercano di accendere piccole luci, che possono illuminare il buio e far intravedere spiragli di cielo. Nel giugno del 2014 Margaret viene invitata a far parte della delegazione cristiana alla preghiera di “invocazione per la pace” fatta insieme da papa Francesco, il patriarca Bartolomeo I, Shimon Peres, allora Presidente Israeliano e Abu Mazen, Presidente palestinese. «Subito dopo questo incontro c’è stata la guerra nella Striscia di Gaza. Sembrava essere stato vano il tentativo del Papa di riunire i due Capi di Stato per lavorare per la pace tra i due popoli. Ma è stato un momento storico, una tappa importante. Ho percepito la potenza della preghiera e ho capito che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. Dobbiamo continuare a invocare la pace a Dio. Come gli alberi d’ulivo che abbiamo piantato quel giorno, che la pace metta radici e si possano vedere i frutti». Video integrale (altro…)
Giu 14, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«Non esiste una ricetta per il successo, ma c’è una ricetta per il fallimento. La ricetta per il fallimento è la violenza “nel nome di Allah”». Così comincia il forte appello ai musulmani europei, vergato l’indomani degli attacchi sanguinosi di Londra e Manchester, del Gran Mufti emerito di Bosnia Erzegovina Mustafa Ceric, presidente onorario, come Chiara Lubich in passato e attualmente anche Maria Voce, della RpP, la Conferenza delle Religioni per la Pace. «Questa non è la mia fede. Questo non è l’Allah in cui credo. La mia fede non è un coltello, non è terrore. Il mio Allah è Amorevole e Misericordioso». «Confesso – afferma il Gran Mufti, insignito tra l’altro, nel 2003, del Premio Unesco per la Pace Felix Houphouet-Boigny e del premio Sternberg del Consiglio Internazionale dei Cristiani e degli Ebrei “per il suo contributo eccezionale alla comprensione tra le fedi”, nel 2007 del Premio Theodor-Heuss-Stiftung per il suo contributo alla diffusione e al rafforzamento della democrazia e, nel 2008, del premio Eugen Biser Foundation per il suo sforzo nel promuovere la comprensione e la pace tra il pensiero cristiano e quello islamico – non mi sono mai sentito così confuso e così inerme nel tentare di spiegare cosa sta accadendo dentro e fuori la mia comunità di fede. Mi consolo pensando che si tratti di atti di minoranze estreme, solo un gioco politico di grandi potenze per guadagnare la ricchezza musulmana». Mustafa Ceric usa parole forti: «La mia comunità di fede ha molti problemi. Il più grande è delegare ad altri la risoluzione dei propri problemi. Invece, la mia Comunità di Fede (la mia Ummah) deve risolvere il problema in sé, prima di poter risolvere i problemi intorno». C’è chi afferma, sostiene Ceric, che gli attacchi contro innocenti civili a Manchester o a Londra siano più importanti di quelli in Palestina, a Kabul, Mosul, Sa’an e Misurata. «Non sono più importanti, ma certamente più pericolosi per i musulmani in Europa, la maggioranza dei quali sono fuggiti dai Paesi musulmani per cercare in Europa pace e sicurezza per i loro figli. La pace e sicurezza che finora hanno sperimentato ora sono minacciate». Dopo Manchester, Londra, ma prima ancora Berlino e Zurigo «i musulmani europei devono essere forti e chiari non solo nel condannare la violenza “in nome di Allah”, ma anche nell’adottare misure concrete contro l’abuso dell’Islam in ogni forma. Devono avere una voce chiara, unica e inequivocabile nella lotta contro la violenza sostenuta “in nome di Allah”. Non è più una questione di buona volontà di individui o gruppi che lavorano per il dialogo interreligioso. È una questione esistenziale dell’Islam e dei musulmani in Europa». Il Gran Mufti lancia quindi un appello ai musulmani d’Europa a «raccogliersi immediatamente intorno a una “parola comune” tra noi e i nostri vicini, indipendentemente dalla loro fede, razza o nazionalità, per fare un giuramento davanti a Dio, a se stessi e ai propri vicini in Europa, quello di amare e promuovere la pace, la sicurezza e la cooperazione cui siamo obbligati dalla nostra cultura e fede Islamica. Dobbiamo giurare che faremo tutto ciò che è necessario per combattere insieme la violenza contro persone innocenti. Noi, attuale generazione di musulmani europei, dobbiamo questo ai nostri discendenti. Non dobbiamo lasciare i nostri debiti ai discendenti che non ne hanno colpa». «Non è più tempo di esitare!» – il gran Mufti, al termine del suo appello, esprime con veemenza tutta la speranza e il desiderio di cambiamento. «Non c’è spazio per il calcolo! Non ci sono più scuse per rimandare, o giustificazioni per aspettare! Non c’è salvezza nel silenzio! Non c’è futuro per l’islam o per i musulmani in Europa se non nella coesistenza e nella tolleranza con i nostri vicini europei!» Leggi l’appello integrale (altro…)
Giu 6, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
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Mag 26, 2017 | Focolari nel Mondo
Il 26 maggio inizia, per i musulmani, il Sacro mese del Ramadan. È il nono mese dell’anno islamico e il più importante. Un tempo sacro perché si commemora la rivelazione del Corano al Profeta Muhammad e perché, attraverso il digiuno (quarto pilastro della fede musulmana) si ambisce a una speciale purificazione. In questo mese si pratica il digiuno totale dall’alba al tramonto. (altro…)