7 Ott 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Comunità locali versus istituzioni nazionali? Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali, Graziano Delrio non ha dubbi. “È dalle piccole comunità e dal locale che provengono oggi le migliori risorse per il cambiamento del nostro Paese”. Lo ha affermato a LoppianoLab, rispondendo alle domande degli studenti dell’Istituto universitario Sophia, nel corso dell’appuntamento “Custodire l’uomo”. Sul palco anche due docenti: l’urbanista Elena Granata e il politologo Alberto Lo Presti, hanno offerto stimoli alla riflessione a partire dalle rispettive competenze disciplinari. Moderatore della serata Michele Zanzucchi, direttore del periodico Città Nuova che ha inserito il programma della serata nella più ampia cornice della manifestazione.
“La città è un luogo delicatissimo – ha proseguito Delrio – va molto amata, per questo credo che oggi la cultura della comunità e della città vada ripensata. Negli ultimi 20 anni è stata data precedenza agli spazi privati ma occorre riconsiderare il ruolo e la cura di quelli pubblici, che creano comunicazione, rapporti”. E sulle aspettative di soluzione della crisi riposte nella politica nazionale: “Stiamo chiedendo risposte ad un livello istituzionale dal quale non possono arrivare; le risposte sono nella società che ha la capacità di provocare grandi cose”. Affrontando il grande tema dell’identità dei giovani nel panorama sociale attuale, ha affermato che la nostra società deve superare un difetto culturale verso i giovani. “Una società che voglia investire sui giovani deve avere il coraggio di lasciarli sbagliare”. Denuncia poi la mancanza di spazi e risorse che li incoraggino ad impegnarsi e a rischiare ma non nega, allo stesso tempo, che la società debba essere esigente nei loro confronti: “perché altrimenti significa che non si ha stima di loro”.
Dal panorama italiano si è passati alla prospettiva europea: per superare localismi e nazionalismi in Europa, il ministro si è dimostrato ottimista verso il contributo dei giovani e azzarda una sfida: “Nascerà presto una generazione di figli, di giovani fondatori dell’Europa. Abbandoneranno il concetto di nazione abbracciando quello di patria”. E ad uno studente egiziano, sui moti di piazza Tahrir: “Dobbiamo chiedere scusa ai giovani arabi dell’altra sponda del Mediterraneo. Dovremmo fare di più per aiutare una transizione democratica dei loro Paesi. Occorre riscoprire la vocazione del nostro territorio nazionale ad essere ponte nel cuore del Mediterraneo, verso le culture dell’Africa del Nord, del Medio Oriente”» Fonte: Istituto Universitario Sophia online Video: https://www.focolare.org/it/news/2013/10/07/serata-di-sophia-a-loppianolab-2013/ Galleria di immagini su: flickr (altro…)
4 Ott 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
La strage più grande avvenuta sulle coste italiane: oltre 500 i profughi a bordo di un “barcone della morte”, di cui solo 155 tratti in salvo. Espressioni di dolore ed indignazione si alzano dal Papa e dagli esponenti delle massime istituzioni italiane.
«La strage a Lampedusa interpella il mondo e coinvolge tutti noi”, afferma Maria Voce nel suo messaggio di cordoglio. “Il sentimento espresso da papa Francesco davanti all’orrore della strage – continua la presidente – (…) raccoglie anche il sentire profondo del Movimento dei Focolari». Una tale immane tragedia «esige una profonda presa di coscienza sulle cause profonde delle immigrazioni e sulle ingiustizie sociali, politiche ed economiche che ne stanno alla base. La politica nazionale, europea e internazionale deve assicurare a tutti gli uomini che vivono sul pianeta la possibilità di una vita sicura e dignitosa in nome della comune umanità, che oltrepassa ogni frontiera e va al di là degli stessi ordinamenti giuridici quando essi ledono i diritti fondamentali delle persone». Simili stragi, conclude «spingono ancora di più singoli e gruppi a costruire capillarmente una cultura dell’accoglienza che apra gli occhi sulle quotidiane necessità degli altri». Questo l’impegno che si assumono gli aderenti dei Focolari e in particolare quanti già lavorano nei centri di accoglienza e di assistenza in molte città del Paese, come avviene nella provincia di Trento già da alcuni anni.
Inizia con un corso di italiano la storia di Cristina, Elena e Maria Norena, volontarie del Movimento dei Focolari, che si sentono chiamate in causa in prima persona dalla crescente presenza di fratelli in difficoltà. “Siamo nel maggio 2011– racconta Elena –, gli sbarchi si erano susseguiti a ritmo incalzante, facendo approdare circa 25.000 persone provenienti dalla Libia in guerra. Nella nostra provincia di Trento sono arrivati 200 profughi, quasi tutti giovani uomini, musulmani, tra i 18 e i 30 anni” . “Ho vissuto anch’io, colombiana, la mancanza di rapporti e di vita sociale – prosegue Maria Norena –. Questi ragazzi raccontavano della loro solitudine e soffrivano perché non conoscevano l’italiano. Subito le altre persone del nostro gruppo mi hanno sostenuta ed abbiamo iniziato insieme quest’avventura”. L’esperienza si allarga a macchia d’olio ed anche le istituzioni cominciano a sentirsi coinvolte. “Ci interessava concretamente assicurare un futuro a questi giovani – afferma Cristina –, così insieme a tutti coloro che offrivano la propria disponibilità abbiamo cominciato ad intervenire sui giornali locali, soprattutto sul giornale diocesano messo a nostra disposizione per dar voce a chi non ha voce. Anche il Vescovo ha sollecitato la comunità cristiana trentina ad occuparsi di questi ragazzi, nostri fratelli”. Nel frattempo l’amministrazione provinciale decide di prolungare il progetto, garantendo a ciascun profugo due anni di assistenza e sostentamento a partire dal suo arrivo. Alla fine dei due anni, però, i giovani dovranno lasciare gli alloggi. “Con l’intento di garantire ai ragazzi una dimora stabile – ricorda Maria Norena – abbiamo coinvolto le realtà parrocchiali e le comunità locali del Movimento dei Focolari sia per la raccolta di fondi, sia soprattutto per la ricerca di lavoro e l’integrazione di questi giovani nella società”. “Attualmente abbiamo ottenuto casa per i 16 nostri amici che personalmente conosciamo – commenta Cristina –. Sperimentiamo l’aiuto della Provvidenza, che ci accompagna nelle piccole o grandi esigenze: ci sono arrivate 4 biciclette necessarie perché uno degli appartamenti è lontano dalla città e non raggiungibile con l’autobus, e anche una lavatrice che si era resa indispensabile”. Un ragazzo, ospite di uno degli alloggi gestiti dal gruppo di volontari, ci ha scritto: “Vi ringrazio per tutto quello che state facendo, per la fiducia che avete verso di me e l’onestà che credete io abbia. Vi voglio un mondo di bene”. (altro…)
3 Ott 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Sono in piedi vicino al Carrello delle Emergenze, quando vedo 2 figure slanciate, perfettamente truccate e abbigliate. Dal fondo del corridoio arriva un bambino, con una tuta dalla misura un po’ troppo grande, esitante nell’andatura, stupito nello sguardo, con un aeroplano stretto al petto. Mi chiedo chi sia la madre, perché non somiglia a nessuna delle due, che tra l’altro rispondono in coro ad ogni domanda anagrafica e sulla salute del piccolo…mentre Vito, rigido sulla poltrona dell’ambulatorio, rifiuta con decisione lo scambio aeroplano/album figurine, proposto dall’infermiera nel tentativo di fargli distendere il braccio per il prelievo di sangue». È il racconto di Marina D’Antonio, un medico italiano, “innamorato del Vangelo”, come si descrive, che ha collezionato un’infinità di episodi con pazienti di ogni età e provenienza: filo conduttore, mettere da parte regole e imposizioni che spesso si nascondono dietro il camice bianco, e guardare alla persona che sta di fronte, facendosi carico della sua umanità. In questa storia il protagonista è un bambino. Lo raccontiamo, mentre alcune centinaia di medici e operatori sanitari si accingono a ritrovarsi a Padova (Italia) il 18 e 19 ottobre, per due giorni di congresso sul significato della medicina oggi, tra globalizzazione, sostenibilità, personalizzazione delle cure. «Di solito in questi casi – continua la dott.ssa – si cerca la collaborazione della madre… ed eccole partire all’unisono, pronte a disporsi una a destra ed una a sinistra di Vito. Una fa notare al bambino che l’aeroplano ha bisogno di disporsi sulla pista di decollo, la mia scrivania, per far salire il secondo pilota, un omino di plastica nera e rossa che magicamente spunta fuori dalla sua borsa. Vito accondiscende, in onore di una partenza regolarmente autorizzata dalla torre di controllo. Attendo il secondo incantesimo, che dovrebbe indurre Vito a permettere all’infermiera di affondare l’ago-farfalla nel suo avambraccio. Ed eccola lì, l’altra ragazza tira fuori un fiore di stoffa gialla ed una farfalla di stoffa rossa. “Guarda Vito, Brigidina la farfallina succhia un po’ di nettare da questo fiorellino…e quest’altra farfallina verde preferisce bere sul braccino di Vito…”. Il bambino si gira a guardare e l’infermiera velocissima con gesto professionale infila l’ago-farfalla. Il bambino smette di piangere e segue il volo della farfalla rossa che punta in picchiata verso il suo avambraccio, atterrando delicatamente un attimo dopo che l’infermiera ha applicato un cerotto colorato sul punto del prelievo e buttato via l’ago-farfalla nel contenitore dei rifiuti speciali. Resto ammirata nei confronti di queste 2 madri eccezionali. L’infermiera, sbigottita da un’affermazione delle due donne chiede : “Ma..perché..quanti ne avete di bambini ?!!”. Sorridono. “Be’… ora ne abbiamo15”. Spiegano di essere Educatrici assunte in una Casa Famiglia del territorio della nostra ASL. La madre di Vito è morta per AIDS. Il padre è attualmente in una Comunità di recupero per tossicodipendenti. Il Giudice Minorile tiene il bambino in Casa Famiglia fino a quando non avrà gli estremi legali per decidere se dichiararlo adottabile o no. Vito, 4 anni, stranamente non sa ancora parlare. Finito il lavoro non vado a pranzo, non torno a casa, cancello gli impegni del pomeriggio. Imposto sul navigatore l’indirizzo della Casa Famiglia, arrivo, suono impaziente il campanello e chiedo di poter fare qualcosa, qualunque cosa. Così è iniziata la mia avventura di volontaria a fianco di bambini abbandonati, maltrattati, spaventati…ma che accettano sempre la mia sfida: nonostante tutto, qualunque cosa sia accaduta o accadrà, noi continuiamo a giocare. Comincio a giocare con loro. Un pomeriggio, nel grande prato intorno alla Casa Famiglia che, per motivi di sicurezza è stata costruita in un posto isolato, è atterrato un uomo con il suo deltaplano colorato. Vito mi ha guardata e, indicando il deltaplano, ha pronunciato “Babbo”. La sua prima parola, densa come un intero discorso, toccante come anni di attesa a scrutare il cielo. La sua prima parola, regalata a me. Vito voleva andar via, con il suo babbo che sarebbe arrivato dalle nuvole. E finalmente, qualche giorno fa, è successo davvero». (altro…)
1 Ott 2013 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
La Parola di Vita di ottobre ripropone il tema dell’amore al prossimo, che ha un’infinità di sfumature. Una in particolare, sembra suggerita dalle parole del testo: «Se, come dice san Paolo, l’amore vicendevole è un debito, occorrerà avere un amore che ama per primo come ha fatto Gesù con noi. Sarà, quindi, un amore che prende l’iniziativa, che non aspetta, che non rimanda». Nelle esperienze che seguono, semplici fatti di vita quotidiana, emerge la scelta di «un amore concreto, che sa capire, prevenire, che è paziente, fiducioso, perseverante, generoso».
La zia “cancellata” – «Ho una zia alla quale ero molto affezionata. Durante le vacanze andavo da lei con alcune mie amiche per aiutarla nei lavori dei campi. Ero la sua nipote prediletta, ma quando mi sono sposata le cose sono cambiate: non ha mai voluto venire nella mia casa e non ha mai visto i miei figli. Mi ero così arrabbiata che per quindici anni non ho più messo piede da lei. L’avevo totalmente cancellata dalla mia vita. Ultimamente, leggendo nel Vangelo «Ama il prossimo tuo», dicevo fra me e me: mi manca una cosa grande, il perdono verso la zia. Sono tornata al villaggio e ho convinto la mamma di accompagnarmi da lei perché non ricordavo più la strada. Quando siamo arrivate, mi sentivo il figliol prodigo. Abbiamo tutte e due pianto di gioia. Lei ha accettato con gioia quello che le avevo portato. Separarci è stato difficile e mi ha salutato diverse volte. La pace è tornata tra noi e ora mi sforzo di tenere sempre acceso il fuoco dell’affetto in famiglia e attorno a me». S. P. – Africa Accoglienza – «Avevamo ricevuto una lettera del nostro figlio sposato che ci chiedeva ospitalità, senza dirci il motivo che lo spingeva a lasciare la sua famiglia e a tornare da noi. La nostra sorpresa è stata grande, ma, nonostante gli interrogativi e le preoccupazioni che ci tormentavano, abbiamo cominciato a preparare la stanza per accoglierlo il meglio possibile e lo abbiamo ricevuto con serenità, rispettando il suo dolore. Dopo un po’ di tempo lui ha iniziato ad aprirsi, comunicandoci i suoi problemi, le sue difficoltà. L’abbiamo ascoltato con il cuore aperto senza indagare né dare consigli. Circondato dall’amore e dalla fiducia, è riuscito a riflettere con tranquillità e a prendere la decisione di tornare a casa. Forse Dio si è servito di noi per aiutarlo a ricomporre la sua famiglia». N. C. L. – Perù
Dopo-sci – «Una mattina bussa alla porta una giovane albanese che mi chiede dei vestiti e delle scarpe. Io preparo subito qualcosa sotto gli occhi dei bambini che mi vedono andare venire dal corridoio. Dopo mi accorgo che accanto all’uscio c’è un paio di dopo-sci cui mo figlio Gianni tiene tanto. Mi chiedo come mai sono lì: «Li regalo alla signora – dice – per i suoi bimbi, tanto ormai non nevica più». Siamo ai primi di ottobre. È proprio vero che la generosità nasce nei figli, se la vedono nei genitori». F. P.-Italia La borsa – «Immigrato in Europa, un giorno noto per strada una signora con delle borse pesanti: «Signora, ti posso aiutare?». E lei: «No, faccio da sola». «Ma io voglio aiutarti». «Va bene, prendi questa borsa». Mi invita in casa e mi offre la cena. Attraverso questa famiglia che mi ha accolto bene ho poi trovato lavoro. Spesso quelli come me hanno dei problemi concreti: trovare lavoro, casa, mezzi di sostentamento; ma a volte c’è bisogno solo di una chiacchierata, di un numero di telefono per chiedere aiuto nei momenti difficili. La solidarietà che ho trovato nelle famiglie cristiane mi ha fatto capire che Dio è padre di tutti, ama tutti come figli». L. E.-Marocco Fonte: Il Vangelo del giorno, ottobre 2013, Città Nuova Editrice (altro…)
30 Set 2013 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Aldo Stedile, ‘Fons’, ci ha lasciato la notte del 30 settembre, all’età di 88 anni. Insieme a Marco Tecilla e altri due giovani, aveva dato inizio a Trento – con pochissimi mezzi – al primo focolare maschile della storia. Quanti l’hanno conosciuto, lo ricordano col suo sorriso, la sua prorompente vitalità, la sua passione per l’Ideale dell’unità, il suo ottimismo. “Dall’intimo di chi che crede in me, sgorgheranno torrenti di acqua viva” (Gv 7,38): da questa frase che ha guidato la sua vita gli fu attribuito il nome ‘Fons’ [fonte in latino], con cui è conosciuto da tutti nel Movimento. Fons, secondo di una famiglia di dieci figli, è nato nella valle del Terragnolo nel Trentino il 3 luglio del 1925. Aveva un notevole talento artistico come pittore e, se non fosse scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, sarebbe andato a studiare Belle arti a Firenze. Nel 1948 conosce attraverso Valeria Ronchetti (Vale) l’esperienza del Movimento dei Focolari. Lui stesso racconta: “L’incontro con lei è stato per me una rivelazione, un vero incontro con Dio. Tutto è cambiato da quel momento”. E successivamente, dopo che Vale gli ha parlato di Gesù Abbandonato: “Ora ho capito tutto, questa è la soluzione. Questo mi mancava…! Capii che sarebbero venute le difficoltà, prove, dubbi, incomprensioni, fallimenti, ma nulla più mi avrebbe fatto paura. Sentivo dentro di me una forza nuova e serena”.
All’inizio degli anni ’60 fu pioniere della diffusione dei Focolari in Belgio, Svizzera, Austria e Germania, dove visse per 20 anni. Assieme a Bruna Tomasi, corresponsabile con lui del Movimento nell’Europa centrale, diedero vita alla cittadella ecumenica di Ottmaring, nei pressi di Augsburg, in Germania. Nel 1963 fu ordinato sacerdote insieme ad Antonio Petrilli. Negli anni ’80 assunse a Roma la direzione della branca dei Volontari di Dio e dall’inizio degli anni 2000 ricoperse diversi incarichi nel Consiglio generale del Movimento. Negli ultimi anni si è manifestata una malattia che lo ha man mano debilitato, «ma senza intaccare mai le corde più profonde della sua anima», scrive Maria Voce nel darne notizia ai membri del Movimento. «Quando nel febbraio del 2010, dovendo fare un test per valutare le sue capacità cognitive, il medico gli ha chiesto di scrivere di getto una frase di senso compiuto, lui ha subito scritto: amare sempre, dovunque, tutti!».
Fons ci ha lasciato mentre sono presenti a Rocca di Papa gli oltre 200 partecipanti all’incontro annuale dei delegati dei Focolari delle varie regioni del mondo. Nella camera ardente allestita nella cappella del Centro Internazionale a Rocca di Papa, egli riceve quindi un commosso e grato omaggio dal mondo intero, per la sua testimonianza di gioioso e autentico seguace del carisma dell’unità. I funerali avranno luogo mercoledì, 2 ottobre 2013, alle ore 15, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Via S. Giovanni Battista De La Salle). (altro…)