Giu 1, 2025 | Famiglie, Testimonianze di Vita
Siamo Aureliana e Julián del Paraguay, sposati da 36 anni e abbiamo cinque figli e sei nipoti.
JULIAN: Aureliana aveva 18 anni ed io 19 quando ci siamo sposati. Eravamo molto innamorati ed entusiasti di costruire la nostra vita insieme. I primi cinque anni sono stati molto belli, eravamo ottimi compagni, lavoravamo insieme, ci aiutavamo e ci completavamo bene. Dopo 7 anni di matrimonio, siamo entrati in una crisi molto forte che ci ha quasi portato alla separazione. La comunicazione è diventata difficile: non riuscivamo a parlare di noi stessi, della nostra relazione, e questo ci ha gradualmente allontanato. Tuttavia, entrambi avevamo il desiderio di dare il meglio per le nostre figlie e di progredire economicamente. Ognuno viveva a modo suo, litigavamo abbastanza, ma riuscivamo ad andare avanti.
AURELIANA: Quando le nostre figlie hanno raggiunto l’adolescenza una di loro aveva atteggiamenti ribelli e, a 17 anni, è rimasta incinta ed è andata a convivere. In quel momento abbiamo iniziato a chiedere aiuto per rafforzarci come genitori anche spiritualmente. Frequentavamo le riunioni dei gruppi di famiglie e i ritiri spirituali. Così siamo riusciti a superare sfide difficili, mettendo ognuno molta buona volontà.
JULIAN: Avevamo stabilità economica, una bella famiglia, salute e un’azienda familiare ben posizionata: avevamo tutto! Un giorno ho iniziato ad avere contatti attraverso i social network, con una persona, ci siamo conosciuti e ho iniziato un rapporto extraconiugale con lei. A quel tempo mio padre ammalato era a casa con noi e per nostra figlia è stato molto difficile adattarsi alla maternità; quindi, Aureliana ha dovuto dividersi in mille pezzi per stare con lei, lavorare e organizzare la casa. Ero molto coinvolto in quella relazione extraconiugale e non aiutavo per niente Aureliana, anzi dicevo che non avevo tempo da dedicare, lei si lamentava ed io mi arrabbiavo. In quel tempo, abbiamo fatto un viaggio insieme in Europa e lì Aureliana ha scoperto che le ero infedele. Tutto è crollato, eravamo lontani da tutti, soli tra quattro mura in una stanza d’albergo.
AURELIANA: Mi è caduto il mondo addosso! Non sapevo cosa fare, non riuscivo a credere che potesse succedere una cosa del genere. All’inizio sono rimasta zitta, pensando che saremmo riusciti a terminare il viaggio, ma dopo un po’ sono esplosa: ho rotto il silenzio urlando, piangendo e chiedendo una risposta. Lui da parte sua ha cominciato a implorare disperatamente pietà, a chiedere perdono a Dio e a me e questo, nonostante il terribile dolore che provavo, ha toccato il mio cuore. Sapevo che dovevo fare un passo e ho riposto tutta la mia fiducia nell’aiuto di Dio per realizzarlo. Finalmente sono riuscita a vedere il volto di Gesù crocifisso in Julián. Gli ho offerto le mie braccia e ci siamo un po’ tranquillizzati. Tuttavia, nonostante il passo interiore, spesso ero sopraffatta dal dolore e dalla tristezza.
“È questo che vogliamo annunciare al mondo:
siamo qui per essere ‘uno’ come il Signore ci vuole ‘uno’,
nelle nostre famiglie e là dove viviamo,
lavoriamo e studiamo: diversi, eppure uno,
tanti, eppure uno, sempre, in ogni circostanza
e in ogni età della vita. (…)
E non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato
il futuro dei popoli.”
Omelia del Santo Padre Leone XIV
Giubileo delle famiglie, dei nonni e degli anziani
1° Giugno 2025
JULIAN: Di notte Aureliana non dormiva, piangeva. Le è stata diagnosticata una depressione. Io mi sentivo impotente e colpevole. Ho pregato tanto: sentivo che mia moglie e la mia famiglia erano un bene molto prezioso, ma ormai il danno era fatto e dovevo accettare il mio errore, ma anche volevo mettere tutto il mio impegno e la mia fiducia in Dio.
AURELIANA: La nostra famiglia era divisa, i figli non sapevano a chi dare la colpa e si sono ribellati. Poi Julián si è ammalato: gli è stato trovato un tumore al cervello. Questo fatto mi ha scosso molto e ha quasi rimosso il mio stato depressivo. Ricevuto l’esito della TAC, ci siamo riuniti con i figli e abbiamo cercato la migliore alternativa per l’intervento chirurgico. Sentivamo che l’unità della famiglia era il bene più prezioso, che era al di sopra di ogni avversità ed io mi sono resa conto che ero di nuovo capace di dare la vita per mio marito e di vivere fino in fondo la mia fedeltà a lui, “nella salute e nella malattia”.
JULIAN: Mi sono sentito amato e sono riuscito a superare due interventi chirurgici al cervello con un recupero in tempi record. Appena dimesso dall’ospedale, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a un incontro per coppie in crisi, perché ancora avevamo bisogno di guarire le nostre ferite.
AURELIANA: In questo incontro sono riuscita a chiarire tanti dubbi. Abbiamo ricevuto molto affetto dai partecipanti, approfittando della presenza di professionisti e coppie con molti anni di esperienza e abbiamo scoperto una nuova via d’uscita.
JULIAN: Ho capito che la volontà di perdonare è una cosa, però, guarire il trauma richiede un processo; la ferita che le ho causato è stata molto profonda e lei aveva bisogno di tempo, di pazienza ed amore da parte mia. Ho ricevuto il dono più grande da Dio, che è il perdono. Abbiamo rinnovato il nostro matrimonio, Aureliana mi ha detto di nuovo il suo SÌ per sempre e abbiamo ricominciato.
AURELIANA: La nostra vita è cambiata completamente, dopo 35 anni di matrimonio abbiamo smesso di lottare. Viviamo una vita piena come coppia e possiamo guardarci negli occhi ed amarci come mai prima d’ora.
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Set 27, 2018 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Smembramento delle famiglie, povertà, insicurezza estrema. E poi aumento dei prezzi, mancanza di cibo, di mezzi pubblici, energia elettrica e acqua corrente. La crisi di un intero Paese è sintetizzata nella preghiera prima di cena, la prima in terra venezuelana per Agostino e Marisa: “Signore, grazie che abbiamo potuto trovare il cibo, che lo possiamo consumare e condividere”. «Avevamo in programma di incontrare le famiglie, prima al Centro Mariapoli nei pressi di Caracas, poi a Valencia e a Maracaibo. Emeris e Oscar ci hanno accompagnato e fatto partecipi della loro vita». Agostino e Marisa, vissuti molti anni a Santo Domingo, rivivono l’esperienza di povertà, vissuta da molti in quel Paese, e del dolore del distacco dai famigliari, costretti ad emigrare. La stessa di migliaia e migliaia di italiani, fuggiti dalla crisi del dopoguerra. Si imbarcavano con valigie di cartone. «Il popolo venezuelano per decenni ha accolto gli immigrati e ora è costretto ad emigrare. Dal benessere all’insicurezza estrema. Ci hanno detto: “Eravamo ricchi e nell’abbondanza e non lo sapevamo, ora tutto è prezioso”».
“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché porta ai progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno dalla notte oscura…”. Così Albert Einstein, nel 1931. «Ci voleva coraggio per ascoltare lì queste parole», contenute in un video realizzato da Famiglie Nuove. Le famiglie stesse ci hanno chiesto di presentarlo anche il giorno dopo. Ci hanno detto: “Siete stati a S. Domingo e a Cuba per aiutarci qui, oggi”. “Questa crisi economica ci ha aperto gli occhi sulle necessità del prossimo”». A Caracas il programma procede «fittissimo di appuntamenti: colloqui, pranzi, cene con famiglie. A turno avevano preso un permesso, e venivano a casa di Emeris e Oscar. Abbiamo raccontato un’esperienza che era stata per noi fondamentale. Dovendo decidere dove vivere e avendo idee completamente diverse, una sera avevamo fatto il patto di fare proprio, profondamente, il desiderio dell’altro. È apparsa una soluzione inaspettata, che conteneva gli elementi importanti di ognuno, ma era nuova. Un frutto dell’amore reciproco». Raccontano: «Tante famiglie hanno la macchina, ma è sempre più difficile ripararla, sia per i costi che per la mancanza di operai specializzati, che sono emigrati. Un problema grosso sono gli pneumatici. Anche Emeris e Oscar erano preoccupati per uno pneumatico consumato. Dopo qualche giorno abbiamo acquistato noi due dei quattro pneumatici, era quanto avremmo risparmiato sul vitto. Li hanno sostituiti, e questo ci ha permesso di viaggiare».
Valencia, due ore da Caracas, è martoriata dalla mancanza d’acqua e dalle difficoltà dei trasporti. «In un paesino rurale, Guacamaya, abbiamo incontrato la comunità che prima era in contatto con Ofelia, costretta a partire. Sono decisi a trovare il modo per andare avanti senza dover lasciare il Paese». Presenti anche molti giovani, «come spugne assorbivano ogni cosa». «Dopo due giorni, il viaggio per Maracaibo era a rischio di controlli e intoppi. Ma tutto è andato bene. Senza elettricità tutto era difficile: il gran caldo, l’impossibilità di accendere i condizionatori, mancanza di connessione internet, programmi che saltavano. La sera che dovevamo tornare in città ci attendeva una cena con due famiglie, la notte da un’altra e la colazione da un’altra ancora, per poter vedere tutti senza pesare economicamente su nessuno. Lungo la strada un blocco di manifestanti ci costringe a tornare indietro. La famiglia che ci riaccoglie, non essendo in programma che tornassimo, non aveva niente per cena. Abbiamo preso della pasta dalla valigia e cucinato noi. Una serata bellissima. Incredibilmente c’era l’energia elettrica, che ci ha permesso di riposare la notte. L’indomani, arrivando a Maracaibo, abbiamo saputo che lì non c’era stata la corrente e per tutti era stato un sollievo quel cambio di programma». Nel loro racconto anche questo episodio: «La mattina dell’incontro con la comunità i mezzi pubblici scarseggiavano e c’erano lunghe code per il rifornimento. La famiglia che aveva organizzato tutto è arrivata dopo lunghe peripezie. La loro figlia aveva proposto di pregare per trovare un mezzo, e dopo poco un’auto si era fermata, offrendo un passaggio». Anche questo è oggi il Venezuela. A cura di Chiara Favotti (altro…)
Mar 11, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Foto © Caris Mendes – Archivio CSC Audiovisivi
«Vorrei invitarvi, stasera, a sognare con me un mondo diverso, quello in cui ci piacerebbe vivere», esordisce Maria Voce nel suo intervento, dopo aver ascoltato le storie e l’impegno di tante famiglie che si sono alternate sul palco. Famiglie che hanno fatto proprio il carisma di Chiara Lubich, che ha orientato la loro vita. Una spiritualità che «genera in noi il desiderio di guardare il mondo e la storia da una prospettiva diversa dalla quale cogliere il legame di ciascuno di noi con l’umanità intera, in una appartenenza non solo personale e che coinvolge tutto di noi: affetti, relazioni, fragilità, emozioni, sofferenze, impegni, sogni», continua Maria Voce. E ricorda: «Chiara, fondando il Movimento Famiglie Nuove, il 19 luglio del 1967 affermava: “… è necessario che (…) facciate della vostra vita familiare l’esperienza da portare agli altri”[i], essendo “un altro Gesù, Gesù che guarda il mondo, guarda le turbe e ne ha pietà. Perché di questa porzione di mondo (…) io vi ho messo sulle spalle quello più frantumato, più simile a Lui abbandonato”[ii]. Oggi mi sembra di poter dire che si rinnova quell’invito alla famiglia, a ogni famiglia». «Ma quale tipo di famiglia può generare un mondo permeato di fraternità?», si domanda la presidente dei Focolari. «Solo famiglie, seppure fragili e imperfette come siamo nella nostra condizione umana, ma rinnovate dal di dentro, possono offrire al mondo quella luce e quell’amore che lo risana, in maniera tale che la società vi trovi il modello nel quale rispecchiarsi», si risponde. 
Foto © Caris Mendes – Archivio CSC Audiovisivi
E invita alle famiglie a “far circolare i beni materiali e spirituali, gratuitamente”, ad “accogliere l’altro così com’è, prendersene cura, vivere la prossimità, nella gioia”, a “trasmettere i valori da una generazione all’altra”, ad attuare “quella correzione necessaria allo sviluppo umano” e il “perdono”, ad “andare incontro ai veri bisogni” di chi rimane accanto. Precisa che «esistono già strutture ed istituzioni preposte a cooperare al bene della comunità e dei singoli, ma, ammoniva Chiara: “occorre umanizzarle, dar loro un’anima, in modo che lo spirito di servizio raggiunga quell’intensità, quella spontaneità e quella spinta di amore per la persona, che si respira nella famiglia”»[iii]. E, dopo aver evidenziato questo insostituibile compito delle famiglie e l’impegno portato avanti dalle “Famiglie Nuove” in tutto il mondo a favore dei più deboli, cita alcuni esempi concreti come questo: «In una cittadina nei pressi di Chicago, Carole, accorgendosi che varie famiglie avevano problemi simili ai suoi per assistere il figlio, David, portatore di grave handicap, ha promosso tutta una serie di attività di socializzazione dei giovani disabili e, attraverso di loro, delle famiglie di tutto il quartiere e poi di tutto il Comune, il quale ha persino ricevuto un premio per gli sviluppi in campo sociale». E conclude: «Poteva sembrare un sogno. Le esperienze ci dicono che è già realtà, a volte piccolissima, appena nata, ma che ha in sé la forza prorompente della vita». Leggi il testo integrale __________________________________________ [i] C. LUBICH, Alla prima scuola di focolarini/e sposati/e, fondazione del Movimento Famiglie Nuove, Rocca di Papa, 19.7.1967, Trascrizione. [ii] Ibid. [iii] C. LUBICH, “Semi di comunione per l’umanità del terzo millennio”, Messaggio al Familyfest 5 giugno 1993. (altro…)
Mar 8, 2017 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Se qualcuno avesse dubbi sul desiderio di famiglia, sulla serietà nel prendersi un impegno “per sempre”, sulla ricerca e condivisione di valori solidi, sui sentimenti profondi e toccanti dei giovani, dovrebbe guardare “il film” di questi giorni per ricredersi totalmente. 75 coppie di fidanzati, 11 famiglie, un luogo speciale, il desiderio di mettersi in gioco e interrogarsi sul futuro, condivisione di esperienze e sogni, confronto con esperti, punti-luce tratti dalla spiritualità dell’unità e dalle parole di papa Francesco: questi gli ingredienti per un appuntamento speciale di tre giorni che fidanzati da tutta Italia (con qualche rappresentanza da Spagna, Inghilterra, Belgio e Serbia) si sono dati a Loppiano, cittadella focolarina non lontana da Firenze, dal 10 al 12 febbraio. Un evento che si inserisce nel percorso per giovani coppie ideato da Famiglie Nuove (diramazione del Movimento dei Focolari) dell’Italia. La sfida proposta dall’équipe che si è fatta carico dell’organizzazione del corso non è semplice. A gettare luce sulle problematiche della vita a due, un programma ben congegnato, dal quale via via poter cogliere vari spunti di riflessione, a partire dalle parole di Chiara Lubich sulla possibilità di essere, proprio in quanto coppia, “semi di comunione per il terzo millennio”.
Le relazioni sulle tematiche connesse al fidanzamento, al sacramento del matrimonio e alla vita familiare sono svolte da esperti fra cui: Rino e Rita Ventriglia (neurologo-psicoterapeuta e ginecologa-sessuologa), i coniugi Vaccher (Forum delle Associazioni familiari di Treviso), don Stefano Isolan (teologo), Inaki Guerrero (psicologo). Il tutto avvalorato dalle testimonianze degli stessi relatori e di alcune famiglie animatrici. Un’eco speciale lo suscitano le esperienze di alcune famiglie di diverse parti del mondo che stanno seguendo un corso di alcuni mesi alla Scuola Loreto di Loppiano. I loro racconti, dai quali traspare uno stile di vita sobrio, ispirato dal Vangelo e dalla fiducia nella provvidenza, si dimostrano imitabili e alla portata di tutti. Non mancano i momenti di confronto e di dialogo all’interno di ciascuna coppia e con gli altri partecipanti; come pure serate speciali tra cui una cena romantica, una festosa paella e la visita alla cittadella. Alla fine dei tre giorni si fa fatica a partire per ritornare ciascuno nelle proprie città. L’impressione comune, oltre ad una gioia profonda, è di aver vissuto un’esperienza fondante, singolarmente e come coppia, e di aver raccolto energie e strumenti nuovi per progettare il futuro su basi solide e far gustare al mondo la bellezza di essere famiglia. Fonte: Famiglie Nuove online
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