Ott 25, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Non posso iniziare senza raccogliere l’emozione che avverto – e avvertiamo in tanti, immagino – ritrovandomi qui, a questo tavolo, a distanza di sette anni dal 15 dicembre 2000, quando i presidenti del Senato e della Camera di allora, Nicola Mancino e Luciano Violante, hanno accolto Chiara Lubich in questa sala. Vorrei riprendere una frase del suo intervento di quel giorno, in cui si rivolgeva ad un pubblico simile a quello di stasera: politici di diversi livelli istituzionali, dirigenti e funzionari delle amministrazioni, studiosi, diplomatici e cittadini. Una frase che ha avuto un seguito: il Movimento politico per l’unità “vorrebbe proporre a tutti quanti agiscono in politica di impegnarsi a vivere formulando quasi un patto di fraternità per l’Italia, che metta il bene del paese al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito” – “…uno stile di vita che permetta alla politica di raggiungere nel miglior modo il suo fine: il bene comune nell’unità del corpo sociale.“ Il mio compito, introducendo la serata di oggi, è quello di presentare proprio il Movimento politico per l’unità che ha promosso questo incontro. Esso è stato definito da Chiara Lubich: “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita politica”. E’ diffuso oggi soprattutto in Europa e in altre nazioni in Sud America: in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ma non solo. Un mese fa, abbiamo celebrato nel Parlamento di Seoul la costituzione del Movimento politico per l’unità in Corea del Sud, avvenuta tre anni fa. Inoltre, esso si avvia a costituirsi in Colombia e in Cile, negli USA, nelle Filippine e, in Africa, nel Camerun. Quale la sua specifica area di azione? Non si tratta di una generica prossimità alla politica fatta di benevolenza amicale, distaccata o peggio ancora interessata alle sorti di questo o di quel politico… Le nostre radici sono dentro l’ispirazione carismatica di Chiara Lubich: concorrere all’unità della famiglia umana. La politica, dentro questa scelta di vita, diventa l’arte indispensabile per comporre in unità le comunità, le città, le nazioni, i popoli. Conseguenza naturale di questo impegno quotidiano a farsi soggetti e non oggetti della storia, è quello di “riprendersi” la politica riscoprendone la funzione essenziale, irrinunciabile, per coniugare valori comuni nelle risposte che oggi la società attende. Se c’è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, e che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come delle gravi insufficienze dell’azione politica, è quello della notte, e in particolare ciò che un filosofo francese, Paul Ricoeur, ha genialmente definito la “notte del noi”: l’incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro – di cui tutti siamo coscienti -, sfumano però rapidamente di fronte all’affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare. Mi pare di poter affermare che questa “notte del noi” raggiunge forse la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che includa necessariamente tutti per costruire il bene comune; ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un’entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare, il 12 maggio scorso, l’assemblea internazionale di Stoccarda intorno alla costruzione dell’Europa e il Family Day in Piazza San Giovanni? E più recentemente, i cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno risposto al quesito referendario riguardo all’accordo sul welfare? Tre milioni e mezzo approfittano della angusta finestra che il palazzo della politica apre per partecipare alla costruzione di un nuovo partito; quasi ogni giorno scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche. Ma anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, quando si attiva una rete di relazioni continuative e disinteressate, rivolte alla ricerca dei valori che precedono e danno significato alle appartenenze, sono capaci di novità! Una conferma di quel lavoro più che mai necessario che stiamo conducendo lungo tre direzioni principali. La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se fondamento della politica è un nuovo concetto di partecipare, prendere parte alla scrittura del destino comune – come sta emergendo con maggiore chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che nascono tra la gente a partire anzitutto dal livello locale -, condizione indispensabile è anzitutto quella di essere parte, di sentirsi parte laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Il Mppu lavora perché ciascuno – e qui intendo dai cittadini come me, ai segretari di partito, dagli imprenditori ai giornalisti, dagli educatori alle casalinghe – riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune. Dove si fonda questa opzione pregiudiziale per il dialogo? E qual è l’identità che è radice e insieme dà prospettiva a questa scelta? La fraternità universale, legame costitutivo che spiega l’umanità, scelto come categoria capace di ispirare dall’interno metodo, contenuto e fine della politica. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Molti la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese di Lille, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Mattéi parla della fraternità come principio originario, più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi, per es. per un diritto che sappia accogliere la diversità che convive ormai dentro i nostri paesi, superando, senza distruggerli, il principio di nazione, di confine, di cittadinanza… Probabilmente la fraternità ci potrà ispirare per scrivere i cosiddetti diritti di quarta generazione oggi all’agenda della politica. In questa prospettiva acquistano nuovi significati anche gli altri capisaldi del progetto politico della modernità, la libertà e l’uguaglianza: perché la libertà sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile; perché l’uguaglianza sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Lasciarsi illuminare dalla fraternità è un’esperienza dinamica molto profonda, che si fa ricerca laboriosa di dialogo, mediazione competente, progetto politico che produce azioni ispirate ai valori dell’uomo. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di una posizione interessante, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Il risultato aumenta la nostra capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. E veniamo alla seconda direzione, la dimensione internazionale, la mondialità. Oggi è necessario partire dal dato di fatto che la storia dell’umanità è caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l’uso dei media… sono sfide a cui è possibile dare una risposta efficace, una parola forte, solo con sforzi creativi proporzionati alle sfide, solo se partiamo dal riconoscimento del legame universale della fraternità. Quindi la sfida è quella di abituarsi a ragionare in politica tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l’umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo è mio fratello, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio Stato si struttura e si relativizza sulla sua condizione. La terza direzione: l’individuazione di azioni comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano i soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, assieme capaci di studio e mobilitazione per il bene comune. Un’esperienza in corso, che si conferma un motore di speranza politica, è la rete internazionale delle scuole di formazione sociale e politica del Mppu che ha preso avvio alcuni anni fa e che oggi sta rivelando, contrariamente a quanto viene divulgato, l’interesse dei giovani quando la politica diventa scelta d’amore per la comunità di cui ci si fa responsabili. Un altro esempio: Il Mppu in Brasile, nelle ultime settimane ha dato avvio ad una importante azione a livello nazionale, come risposta alle crisi sul piano della legalità che si stanno susseguendo e che vedono implicati partiti e istituzioni ad ampio raggio. Un’azione che vede coinvolti parlamentari federali e dei diversi parlamenti statali, organizzazioni della società civile laiche e cattoliche, tanti cittadini, e, tra tutti questi, tanti giovani, e che ha individuato uno dei punti su cui è necessario legiferare per poter sostenere le buone volontà che stanno riprendendo coraggio. Si tratta della proposta di una modifica costituzionale che punta all’introduzione di modifiche intorno alla legge di Bilancio, nella Costituzione del Brasile. La campagna di raccolta dei milioni di firme necessarie all’accoglimento della modifica si sviluppa lungo tre direttrici: consolidamento della regola democratica e delle sue procedure, moltiplicazione dei luoghi del dibattito pubblico dove il bilancio della nazione possa diventare questione di popolo, rafforzamento delle scelte etiche attraverso un rafforzamento della legalità. Altra iniziativa che caratterizza il lavoro del Mppu da circa due anni e che quest’anno, nel prossimo mese di novembre, vedrà un momento congressuale conclusivo, è una ricerca approfondita sul tema della partecipazione, che la scelta della fraternità universale arricchisce di caratteri specifici, dentro l’orizzonte di una democrazia di qualità sempre più radicata su valori umani universali. Le sfide che sono davanti a noi sono ardite e spesso passano proprio da questi Palazzi. Ed è qui che emerge Igino Giordani, che aggiunge a questa strada un contributo creativo e insostituibile. Quest’anno la proposta è quella di entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla sua figura, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte. Affronteremo in ognuno del 4 momenti previsti una caratteristica della sua azione politica e del suo pensiero: il dialogo, la pace, l’Europa, la famiglia. Concludo: i testi di Igino Giordani mi accompagnano da tempo, ma in questi giorni ho avuto modo di rileggere a fondo alcuni scritti, per preparare questi incontri. Una delle espressioni di Igino Giordani che mi ha colpito e che vorrei richiamare qui, descrive, per così dire, la strategia di diffusione adottata dai cristiani entro i confini dell’impero romano: “…Questo principio (quello dell’amore) penetrò nello scheletro della società antica come un’anima nuova e le diede un’altra vita.” (da “La carità, principio sociale” del ’55). Lui parlava dei cristiani, ma ha fotografato se stesso e ciò che lo ha caratterizzato nella sua vita: questo vogliamo anche noi ripetere: non sfasciare gli istituti della vita civile e politica quanto dare ad essi uno spirito nuovo. (altro…)
Ott 19, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte, con scelte e azioni coerenti, con le opere e gli scritti. Questa la proposta del ciclo di incontri promossi, presso il Parlamento italiano a Roma, dal Movimento politico per l’unità, in collaborazione con il Centro Igino Giordani, per il 2007/2008. L’ampiezza e la profondità dell’impegno politico di Giordani, vera anticipazione dei temi culturali della contemporaneità, fanno di lui una figura che può indicare una strada e sostenere lo sforzo di quanti operano per dare spazio in politica a speranze e scelte coraggiose, a profezia e progettualità. Il dialogo e l’anelito di unità vissuti da Igino Giordani rappresentano una testimonianza straordinaria delle virtù che la politica può oggi recuperare per dare risposte adeguate ai dilemmi della contemporaneità. Questo, secondo l’ispirazione del Movimento politico per l’unità, l’obiettivo degli incontri periodici che hanno ripreso il via lo scorso 24 ottobre, e che hanno alle spalle oltre un quinquennio di esperienza. L’iniziativa si inscrive infatti nel solco della proposta rivolta nel 2000 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, ai parlamentari italiani proprio nel Palazzo San Macuto. L’incontro si è svolto a Palazzo San Macuto, presso la sala del Refettorio, dalle 18.00 alle 20.00. Prossimi appuntamenti: dicembre 2007 Pace e mondialità fra storia e prospettiva aprile 2008 La costruzione dell’Europa per un mondo più solidale giugno 2008 Famiglia, società, Stato: Giordani e le comunità d’amore Per saperne di più: Movimento politico per l’unità Movimento dei Focolari Via di Frascati, 306 00040 Rocca di Papa Roma – Italia tel. +39.06945407210 – fax +39.069412080 email mppu@focolare.org – www.mppu.org (altro…)
Dic 19, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La celebrazione, che si è svolta alla Camera dei Deputati, presso il Parlamento di Brasilia lo scorso 7 dicembre, ha visto la partecipazione di oltre 200 deputati federali, a poche settimane dal recente insediamento dei nuovi organi legislativi e di governo. Il Presidente dell’assemblea parlamentare, on. Aldo Rebelo, ha inviato un messaggio. La notizia della sessione solenne in onore del Movimento politico per l’unità (Mppu) figurava anche sul sito istituzionale della Camera, all’interno del
calendario ufficiale dei lavori. “Nel particolare momento storico che vive il Brasile, al crocevia di scelte politiche cruciali, sia sul piano nazionale che internazionale per il suo popolo come per numerosi paesi emergenti, ci siamo trovati a vivere una giornata davvero importante” – così l’on. Lucia Crepaz, Presidente del Mppu internazionale, al rientro dal suo viaggio. “Nel corso della sessione ho ascoltato deputati di partiti diversi interrogarsi e prendere posizione sulla fraternità universale, principio ispiratore del Mppu. E devo dire che, se negli ambienti della politica a volte la si considera una categoria fragile, inadatta alla faticosa composizione degli interessi, lì al contrario è emersa ancora una volta la sua capacità di progetto, di farsi contenuto e metodo politico, guida delle azioni personali quotidiane come di grandi trasformazioni politiche”. La piccola storia del Mppu è stata tratteggiata dall’On. Luiza Erundina, che ha ricordato anzitutto il messaggio di Chiara Lubich consegnato ai parlamentari nel 1998 da Ginetta Calliari – una delle prime compagne della Lubich, confondatrice dei Focolari in Brasile. In seguito, nel 2001, la fondazione del Movimento politico per l’unità, a cui è seguita l’espansione nei diversi Stati del Brasile, con una serie di iniziative politiche in tutto il territorio e nelle sedi politiche istituzionali, che non hanno mancato di coinvolgere anche il Parlamento a Brasilia. Nelle due giornate successive, la Convention del Mppu ha accolto altre decine di politici e amministratori, funzionari, cittadini interessati e studiosi, provenienti da 25 Stati del Brasile, per tracciare i prossimi percorsi di azione, a partire da quanto realizzato dal 2001 ad oggi.
Per l’occasione, messaggi di partecipazione sono giunti anche dai centri nazionali Mppu di Argentina, Uruguay e Paraguay, dove questa esperienza procede similmente già da qualche anno. Il Movimento Politico per l’Unità – Nato per iniziativa di Chiara Lubich nel 1996, può essere definito un laboratorio internazionale di dialogo politico che riunisce politici appartenenti a schieramenti diversi e operanti nei più vari contesti sociali e politici, che trovano nel Carisma dell’unità una fonte di ispirazione e di motivazioni universali per operare congiuntamente a favore del bene comune. (altro…)
Ott 15, 2006 | Non categorizzato
Il Movimento politico per l’unità è stato fondato da Chiara Lubich 10 anni fa. Era il due maggio ‘96, a Napoli; ricordo ancora come fosse oggi, l’emozione di quella fondazione! Eravamo politici di vari partiti, cittadini semplici, funzionari e, insieme, avevamo posto a Chiara Lubich le nostre perplessità: è possibile realizzare nella nostra vita politica frutti ispirati ai grandi valori della pace, della giustizia, del rispetto della vita di ogni persona, in qualsiasi condizione; è possibile costruire davvero una politica al servizio dell’unità della famiglia umana? Domande che, mi sembra, anche oggi potremmo riproporre alla stessa maniera, guardando la situazione politica dei nostri paesi e forse, ancor più guardando la situazione dell’umanità su tutto il globo. Lei ci sfidò: è possibile, ma a due condizioni: – porre i grandi valori dell’umanità – la pace, la giustizia, l’amore per la persona, per la comunità – prima delle personali legittime diversità partitiche; – prendere come categoria ispiratrice della politica quel legame che unisce tutti gli uomini e le donne tra loro: la fraternità universale, l’unica categoria che può reggere l’impatto della realtà politica attuale che chiede contemporaneamente risposte locali e mondiali, nella città e insieme nel mondo intero. Concluse dicendo: ”Cominciate a vivere così tra voi, amandovi a vicenda, rispettando le vostre diversità, apprezzandole come ricchezze, cercando l’unità di intenti tra voi e poi con tutti, a favore di tutti!” L’adesione fu piena! E nacque il Movimento politico per l’unità. In questi dieci anni l’espansione del Movimento è stata a dire il vero un po’ straordinaria. E’ stato definito “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita”1. Attualmente è presente in 15 Paesi. Quali le caratteristiche principali che contraddistinguono questa politica di comunione? 1. La prima caratteristica è quella di puntare a colmare la distanza tra cittadini e istituzioni, per realizzare un rapporto vero tra chi sta nel palazzo e chi ne rimane fuori. Tutti diventano i soggetti: cittadini, funzionari, studiosi e studenti di politica, politici e militanti dei partiti, ognuno cosciente del proprio ruolo diverso, ma legati da un rapporto di reciprocità. La dimensione collettiva è uno dei punti di forza della nostra sperimentazione, che ha come metodo il dialogo. In questo orizzonte l’espressione “vocazione politica” non riguarda più pochi eletti, ma acquista il significato di una chiamata universale all’amore al fratello. 2. L’altra caratteristica che ci distingue è l’internazionalità: oggi l’orizzonte della politica è grande quanto il mondo. I problemi di ambiente, comunicazione, mercato, giustizia sociale, non si possono più portare a soluzione chiudendo i confini sulla nostra piccola dimensione. La rete della politica di comunione è transnazionale, la mondialità diventa per noi un habitus, nelle relazioni tra i membri, ma anche nelle nostre strutture di governo. Cosa vuol dire in concreto? Vuol dire abbandonare la stretta visuale del proprio angolo di mondo, della propria parte politica, ecc., per riconoscere e assumere come soggetto politico la famiglia umana. Se ogni uomo è mio fratello, il suo destino mi interessa come il mio. Si tratta di lavorare per uomini e donne profondamente radicati nei propri popoli, che amano la propria cultura e diversità, ma percepiscono la diversità e la cultura dell’altro popolo come una ricchezza. Ma andiamo al cuore della novità: la fraternità universale, scelta,alla luce del carisma dell’unità, come vera e propria categoria politica. Come agire nell’attuale crisi politica? Andando fino in fondo, scopriamo che ciò che manca è una cultura adeguata, categorie che reggano l’impatto dei problemi, senza sfuggirli. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Altri invece la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Per lui la fraternità è un principio originario più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi. Nella prospettiva della fraternità acquistano nuovo significato anche i capisaldi del progetto politico della modernità: la libertà e l’uguaglianza. La libertà perchè sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile e l’uguaglianza perchè sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di un contributo valido, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Quale il risultato? Una reale capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. Il luogo principe dove applicare questa nuova cultura è dentro le nostre città, che sia un quartiere di una megalopoli, un piccolo villaggio di montagna, dovunque sia il nostro angolo di mondo, lì è la nostra sfida. Sempre più viene in forte rilievo l’esigenza di mettere al centro del nostro impegno proprio il locale, questo primo luogo dove si vivono e si possono cambiare le relazioni primarie, tra le persone e tra cittadini ed istituzioni. E’ lì che i drammi e i problemi della nostra convivenza hanno il loro impatto quotidiano più vivo ed è lì che chiedono la prima risposta. E’ a partire dalle città che si possono sperimentare nuove risposte di partecipazione, di responsabilità, di solidarietà alle domande che i cittadini pongono alla politica2. Il Movimento politico per l’unità si candida a dare il suo contributo specifico dentro la storia e il suo contributo, anche attraverso l’impegno formativo. Ed ecco il progetto scuole, progetto di una rete internazionale, anche qui globale e locale, capace di andare avanti di pari passo con una sincera inculturazione, che è scoperta della propria ricchezza. Avvertiamo infatti che un punto di forza della nostra azione deve essere la capacità di crescere insieme alle nuove generazioni, trasmettendo ai giovani la formazione spirituale e culturale necessaria per agire concretamente al servizio della propria comunità. Lucia Fronza Crepaz presidente del Movimento Politico dell’unità, Roma, Italia
(1) Chiara Lubich, Discorso pronunciato in occasione della II Giornata dell’Interdipendenza, Roma 12 settembre 2004
(2) Per dare un forte contributo in questa direzione, nel novembre 2001, abbiamo promosso una conferenza internazionale a Innsbruck, in Austria: “Mille città per l’Europa”, a cui hanno collaborato varie istituzioni e personalità politiche europee, tra cui l’allora Presidente della Commissione europea Romano Prodi. 1.300 i partecipanti qualificati, tra cui erano rappresentati 700 comuni dell’Europa dell’Est e dell’Ovest
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Set 9, 2004 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Di fronte al rischio dello scontro tra le civiltà, ecco l’idea dell’interdipendenza positiva come chiave per affrontare
la grande sfida del “saper vivere insieme” posta dalla società postglobale. Per superare la visione di un’interdipendenza solo economica dei mercati e della finanza, l’interdipendenza positiva tra persone, popoli e Stati per un futuro di pace, dialogo, giustizia sociale e fraternità universale.
L’iniziativa L’11 e 12 settembre prossimo, sarà celebrata a Roma la seconda Giornata dell’Interdipendenza. La prima ha avuto luogo il 12 settembre 2003 a Philadelphia, per iniziativa di Benjamin Barber, professore dell’Università del Maryland (USA) e fondatore dell’associazione Civ-World. La scelta della data non è casuale, trattandosi del giorno seguente l’11 settembre in cui si ricordano gli attacchi terroristici alle Twin Towers e al Pentagono. Nel progetto del Civ-World questa è sembrata la data più appropriata in riferimento alla nuova realtà interdipendente che questi attacchi hanno così duramente espresso. Il significato dell’iniziativa è quello di sottolineare l’idea dell’interdipendenza positiva, come chiave per affrontare la grande sfida del “saper vivere insieme”, come valore necessario alla convivenza pacifica tra gli uomini, da applicare in politica e su cui impegnarsi culturalmente. L’interdipendenza è la condizione globale nella quale oggi ciascuno di noi, come singolo e come gruppo, vive, lavora, respira, pensa: prenderne coscienza accelera il cammino positivo dell’umanità. Di fronte ad una interdipendenza negativa organizzata dal crimine o dal terrorismo o ad un’interdipendenza solo economica, dei mercati e della finanza, che non riesce ad evitare il rischio di uno scontro fra civiltà, la ricerca di un’interdipendenza positiva tra i popoli e le nazioni contribuirà alla maturazione di una cultura della pace, del dialogo, della solidarietà e della fraternità universale. Obiettivo dell’evento del prossimo settembre è quello di promuovere anche in Italia e in Europa l’idea dell’interdipendenza positiva tra le persone, i popoli e gli Stati, collaborando per individuare azioni comuni locali, nazionali, europee e transnazionali. I promotori, insieme al Comune di Roma e al Movimento Civ-World del prof. Barber, sono: le ACLI, Legambiente, il Movimento politico per l’unità – Movimento dei Focolari e la Comunità di Sant’Egidio. Realtà così diverse si sono unite per rispondere insieme, ognuno con la sua tipicità e specificità, adeguatamente alla necessità di formare un “cittadino globale”, che con le sue virtù civiche sia in grado di costruire una “società civile globale”, capace di vera mutualità e reciprocità e di vero dialogo tra culture e popoli diversi. (altro…)