30 Mar 2010 | Chiara Lubich, Spiritualità
Sabato santo: la Chiesa è già protesa alla risurrezione del Signore.
“Ripensare a Maria: al suo immenso dolore per aver partecipato così intimamente alla morte del Figlio, ma anche alla sua speranza nella risurrezione in Lei più viva che mai. È Maria l’icona del mistero cristiano dove la croce e risurrezione sono una sola cosa. E, pur cercando di condividere il suo dolore, portare il pensiero su Gesù risorto, grati, infinitamente grati per tutto ciò che significa per noi e per il mondo, secondo la nostra fede, e non ultimo, perché se Lui è risorto, anche noi tutti risorgeremo.” Chiara Lubich (estratto da un’intervista per la trasmissione Ecclesia-CEI, di Antonella Mazza. Mollens, 27/03/2002) (altro…)
29 Mar 2010 | Chiara Lubich, Spiritualità
È proprio con la morte in Croce, il Venerdì Santo, che Gesù ci imparte l’altissima, divina, eroica lezione su cosa sia l’amore.
Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell’obbedienza. Tre anni di predicazione rivelando la Verità, testimoniando il Padre, promettendo lo Spirito Santo e facendo ogni sorta di miracoli d’amore. Tre ore di croce, dalla quale dà il perdono ai carnefici, apre il Paradiso al ladrone, dona a noi la Madre e, finalmente, il suo Corpo e il suo Sangue. Gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre, che l’aveva fatto tanto potente in terra, quale figlio di Dio, e tanto regale in croce, doveva non farsi più sentire, disunirlo in qualche modo da Colui che Egli aveva detto di essere uno con Lui: “Io e il Padre siamo uno” (Gv 10,30). In Lui l’amore era annientato, la luce spenta, la sapienza taceva. Eravamo staccati dal Padre. Era necessario che il Figlio, nel quale noi tutti ci ritrovavamo, provasse il distacco dal Padre. Doveva sperimentare l’abbandono di Dio, perché noi non fossimo mai più abbandonati. Gesù ha saputo superare tale immensa prova riabbandonandosi al Padre – “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46) – ed ha così ricomposto l’unità spezzata degli uomini con Dio e fra loro. Si manifesta a noi ora come rimedio ad ogni disunità, come chiave dell’unità. Tocca ora a noi corrispondere a questa grazia e fare la nostra parte. Poiché Gesù s’è ricoperto di tutti i nostri mali, noi possiamo scoprire dietro ad ogni dolore, ad ogni separazione, lui stesso, un suo volto. Possiamo abbracciare lui in quelle sofferenze, in quelle divisioni, e dirgli il nostro sì come ha fatto lui, rimettendoci alla volontà del Padre. E Lui vivrà in noi – forse ancora doloranti – come Risorto; lo starà a dimostrare la pace che tornerà in noi. Chiara Lubich (altro…)
21 Mar 2008 | Chiara Lubich
Riportiamo un pensiero di Chiara del 14 novembre 2002, in cui condivide con le persone del Movimento un’esperienza di quei giorni: “un’intuizione, forse una luce che ho ricevuto qualche tempo fa. E’ forse une delle più belle; senz’altro una di quelle che personalmente mi ha toccato di più. Si può intitolare: ‘Conferma della fede’”. La risurrezione di Gesù è ciò che maggiormente caratterizza il cristianesimo, ciò che distingue il suo Fondatore, Gesù. Il fatto che è risorto. Risorto da morte! Ma non nella maniera di altri risorti, come Lazzaro ad esempio, che poi, a suo tempo, è morto. Gesù è risorto per non morire mai più, per continuare a vivere, anche come uomo, in Paradiso, nel cuore della Trinità. E l’hanno visto in 500 persone! E non era certo un fantasma. Era lui, proprio lui: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato” (Gv 20,27), ha detto a Tommaso. Ed ha mangiato con i suoi ed ha parlato ai suoi ed è rimasto con loro ben 40 giorni… Aveva rinunciato alla sua infinita grandezza per amore nostro e s’era fatto piccolo, uomo fra gli uomini, come uno di noi, così piccoli che da un aereo non ci possono neppure vedere. Ma, poiché è risorto, ha rotto, ha superato ogni legge della natura, del cosmo intero, e s’è mostrato, con questo, più grande di tutto ciò che è, di tutto ciò che ha creato, di tutto ciò che si può pensare. Sicché anche noi, al solo intuire questa verità, non possiamo non vederlo Dio, non possiamo non fare come Tommaso e, inginocchiati di fronte a Lui, adoranti, confessare e dirgli col cuore in mano: “Mio Signore e mio Dio”. Anche se non la saprò mai descrivere bene, è questo l’effetto che ha fatto in me la luce del Risorto. Certamente, lo sapevo; sicuramente lo credevo, e come! Ma qui l’ho come visto. Qui la mia fede è diventata chiarezza, certezza, ragionevole, vorrei dire. E ho visto con altri occhi quello che ha fatto in quei nuovi favolosi giorni terreni. Dopo la discesa dal Cielo di un angelo che ha ribaltato la pietra del suo sepolcro e lo ha annunciato, ecco il Risorto apparire per primo alla Maddalena, già peccatrice, perché egli aveva preso carne per i peccatori. Eccolo sulla via di Emmaus, grande e immenso com’era, farsi il primo esegeta a spiegare ai due discepoli la Scrittura. Eccolo come fondatore della sua Chiesa, imporre le mani ai suoi discepoli, per dar loro lo Spirito Santo; eccolo dire straordinarie parole a Pietro, che ha posto a capo della sua Chiesa. Eccolo mandare i discepoli nel mondo ad annunziare il Vangelo, il nuovo Regno da lui fondato, in nome della Santissima Trinità da cui era disceso quaggiù e che nell’ascensione seguente avrebbe raggiunto in anima e corpo. Tutte cose conosciute da me, ma ora nuove perché vere in assoluto per la fede e per la ragione. E perché Risorto, ecco anche le sue parole detteci in precedenza, prima della sua morte, acquistare una luminosità unica, esprimere verità incontrastabili. E prime fra tutte quelle in cui annuncia anche la nostra risurrezione. Risorgerò, risorgeremo. Lo sapevo e lo credevo perché sono cristiana. Ma ora ne sono doppiamente certa. Potrò dire allora ai miei molti, ai nostri molti amici partiti per l’Aldilà e, forse, pensati da noi inconsciamente perduti, non tanto: addio, ma ARRIVEDERCI, ARRIVEDERCI per non lasciarci mai più. Perché fin qui arriva l’amore di Dio per noi. Non so se ho espresso, almeno un po’, la grazia, la luce che ho ricevuto: una conferma della fede. Che il Signore faccia in modo che l’abbia potuta comunicare a tutti voi che mi avete ascoltato, come conferma della vostra fede. (da un pensiero del 14 novembre 2002)
4 Apr 2007 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
All’ora nona Gesù lanciò un alto grido: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34)
Gesù abbandonato! Ci dai l’altissima, divina, eroica lezione di che cosa è l’amore. Perché avessimo la Luce, ti facesti “buio”. Perché Dio fosse in noi, lo provasti lontano da te. Perché possedessimo la sapienza, ti facesti “ignoranza”. Perché avessimo la vita, tu provasti la morte. Perché ci rivestissimo dell’innocenza, ti facesti “peccato”. Perché sperassimo, quasi provasti la disperazione… Perché fosse nostro il Cielo, ti sentisti abbandonato. Gesù abbandonato! Ci dai la certezza che, rivivendoti, ognuno di noi può dare dal proprio angolo di mondo quell’avvio indispensabile e decisivo alla svolta che l’umanità attende, irradiandovi la luce della resurrezione. Chiara Lubich (altro…)