Movimento dei Focolari
Egitto, solidarietà dopo gli attentati

Egitto, solidarietà dopo gli attentati

xCITTANANFOTO_20170410«Un attentato non soltanto ai cristiani ma al popolo, alla religione», così percepiscono i membri del Movimento dei Focolari in Egitto le stragi avvenute nella Domenica delle Palme. Le comunità dei Focolari sottolineano l’immediata solidarietà dimostrata da parte di tanti musulmani che si sono offerti per donare sangue negli ospedali. «Essendo il popolo egiziano di una profonda religiosità, musulmani e cristiani si sono sentiti chiamati a rafforzare la propria fede dopo gli attentati», ha detto un membro del Movimento. Due chiese cristiane copte, il bersaglio scelto dai terroristi: nella città di Tanta, nel Delta del Nilo, e ad Alessandria, la seconda città del Paese nordafricano. A Tanta è stata colpita la Chiesa di San Giorgio, provocando 27 vittime. Ad Alessandria, la Chiesa presa di mira è stata quella San Marco, uccidendo 18 persone. Il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi, nei quali si sospende il diritto alle manifestazioni di ogni genere, tra altre limitazioni. Gli attentati hanno coinciso con la celebrazione della Domenica delle Palme che segna l’avvio della settimana liturgica più importante per i cristiani. «È stato un vero inizio della Settimana Santa», scrivono. «Ci veniva in mente, in particolare, il passaggio dell’Apocalisse che descrive una “moltitudine immensa … di ogni nazione … che teneva rami di palma nelle mani” e aveva “lavato le vesti … nel sangue dell’Agnello” (cfr. Ap 7,9.14). Il Santo Padre, domenica mattina in piazza San Pietro, ha pregato «per le vittime dell’attentato», esprimendo il suo cordoglio «al mio caro fratello, papa Teodoro II, alla Chiesa copta e a tutta la cara nazione egiziana». Ed ha concluso: «Possa il Signore convertire i cuori di chi semina terrore, violenza e morte».   Leggi anche: Creano un deserto e lo chiamano pace (altro…)

Notizie dalla Colombia

Notizie dalla Colombia

20170406-03254 morti (di cui 62 minori), oltre 400 feriti e altrettanti dispersi: questo il bilancio drammatico delle forti inondazioni che nei giorni scorsi hanno causato una vera e propria catastrofe nella città di Mocoa, 500 chilometri a sud di Bogotà, nel sud della Colombia. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos si è recato sul luogo del disastro, ridotto a un cumulo di fango, e ha dichiarato che non si conosce ancora il numero dei dispersi. L’esercito è al lavoro senza sosta alla ricerca di superstiti e persone rimaste isolate, per far arrivare gli aiuti umanitari. È stato dichiarato lo stato di emergenza in tutta la zona colpita, anche per accelerare le operazioni di recupero delle vittime. «È difficile riuscire a descrivere non solo la gravità di quanto è successo, ma anche ciò che stanno vivendo le persone, comprese quelle delle nostre comunità sul posto», ci scrive Alejandra del focolare di Bogotà. «Sono stati distrutti 17 quartieri della città di Mocoa (36.000 abitanti). La stazione dei pullman è stata cancellata. IMG-20170404-WA0030Abbiamo cercato di riprendere i contatti con ognuno, ma la situazione è molto difficile per tutti. Nella zona, già provata dalla povertà e dalla guerriglia, ci sono molti sacerdoti del Movimento. Don Luis Fernando ha officiato uno dei funerali collettivi, don Oscar Geovanny sta ancora cercando i suoi familiari. Don Jorge ci ha mandato alcune foto dei suoi parrocchiani mentre aiutano e danno appoggio a chi ha perso tutto. Don Oscar Claros ha riferito che, dei 17 quartieri scomparsi, 5 erano parte della sua parrocchia: intere famiglie che ricevevano la Parola di vita sono scomparse. Lui personalmente sta lavorando alla distribuzione degli aiuti, dando sostegno ai suoi parrocchiani». «In tutto il Paese, le comunità dei Focolari si stanno mobilitando per una raccolta di fondi da far arrivare al più presto sul luogo del disastro, attraverso i sacerdoti del Movimento. I focolarini di Bogotà hanno attivato un canale veloce di comunicazione con le persone del posto, e cercano di sostenerli e dare loro speranza in questi momenti difficili. Questa mattina abbiamo parlato con don Oscar Claros: la situazione è ancora molto caotica, la zona senza acqua e luce, con un reale pericolo di epidemie».   (altro…)