Movimento dei Focolari
Dopo Grand Bassam: una testimonianza dalla Costa d’Avorio

Dopo Grand Bassam: una testimonianza dalla Costa d’Avorio

20160329-01«Il 13 marzo scorso la Costa d’Avorio e il mondo intero hanno appreso con stupore che la città balneare di Grand-Bassam era stata duramente colpita da sconosciuti e che era ancora difficile contare il numero delle vittime», scrivono Jeanne Kabanga e Damase Djato, dei Focolari ad Abidjan. «Si può immaginare la carneficina, perché durante il weekend molte persone arrivano lì da Abidjan, città situata a 40 km e da altre parti della regione, per riposare su questa spiaggia di fronte all’Hotel chiamato «l’étoile du SUD». È un luogo frequentato soprattutto da turisti di ogni provenienza. Grand-Bassam – ricordiamo – è stata la prima capitale della Costa d’Avorio ed è classificata come patrimonio mondiale dell’UNESCO».

MonsJosephSpiteri

Mons. Joseph Spiteri

Quello stesso giorno, 180 persone erano riunite ad Abidjan per sottolineare l’attualità del messaggio di Chiara Lubich, che nel 1996 aveva ricevuto il premio UNESCO per l’educazione alla pace, e di cui il 14 marzo ricorreva l’8° anniversario della morte. Tra loro c’erano sia il nunzio apostolico in Costa d’Avorio, mons. Joseph Spiteri, sia l’imam Diara. Ogni anno, su suo invito, la comunità dei Focolari partecipa nella sua moschea alla celebrazione del Maouloud (commemorazione della nascita del Profeta). «Dalle loro parole – e partendo dall’invito di Chiara ai decisori politici a vivere l’arte d’amare come vera terapia per il nostro tempo – abbiamo riscoperto insieme il nostro comune dovere di esercitarci con fedeltà ad amare tutti senza distinzione, per non perdersi nel fondamentalismo, ma coltivando la speranza e la misericordia». «La nostra tendenza, invece, ha sottolineato il nunzio, è di far passare il giudizio davanti alla misericordia», mentre «se musulmani e cristiani si amassero», ha sottolineato l’imam, «il mondo si salverebbe». I giovani e i ragazzi presenti raccontano del loro impegno nella raccolta di firme per la pace: dopo avere preparato con cura messaggi di Ghandi, Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, Dalai Lama, da distribuire alle persone, sono usciti per strada. «Non era facile avvicinare gli adulti per presentare il progetto – che continueremo anche durante la Settimana Mondo Unito – ma abbiamo vinto la nostra paura». Il racconto dei più piccoli è quello che più colpisce i presenti, anche perché sostanziato da tanti episodi concreti che dicono il loro impegno a essere “messaggeri di pace” nel proprio ambiente. «Una volta, a casa, – racconta Marie Lucie – la mia sorella più piccola non aveva lavato i piatti. Al momento del pranzo quindi non potevamo mangiare. Le ho detto di farlo, ma non ha voluto. Mi sono detta che – se li avessi lavati io – avrei fatto un gesto di pace. Così ho fatto e abbiamo mangiato». «A scuola – racconta Prince – alcuni miei compagni prendevano in giro un altro, più debole, insultandolo e picchiandolo. Con un altro ragazzo abbiamo deciso di intervenire, parlando con loro, spiegando gli ideali di pace in cui crediamo e chiedendogli di lasciarlo stare. Hanno smesso e adesso sono diventati amici». 160220_Abidjan_06_ridIn questo contesto, anche la presentazione dell’Economia di Comunione, che in Costa d’Avorio ha mosso già alcuni passi, è risultata come un possibile antidoto alla povertà e alla miseria; azioni, anche piccole, come l’attività di Firmin a favore dell’istruzione in uno dei quartieri di Abidjan, assumono – sullo sfondo della costruzione capillare della pace – un significato più grande. E la raccolta di firme per la pace ha sottolineato la presa di impegno personale di ciascuno.  «Solo di ritorno a casa – continuano Jeanne e Damase – abbiamo appreso alla televisione la notizia dell’attentato di Grand Bassam. Dopo questa giornata in cui abbiamo sentito parlare e sperimentato la pace, è chiara la chiamata ad essere operatori di pace, mettendo in pratica quanto imparato e sopratutto cercando prima di tutto di conservare la pace in noi, per poi donarla attorno a noi. Solo così, ci sembra, possiamo dare il nostro contributo per disinnescare il terrorismo e ogni sorta di odio». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

A Bruxelles, Dio piange con noi

A Bruxelles, Dio piange con noi

Dieu-pleure-avec-Bruxelles-© MICHEL-POCHET

“A Bruxelles, Dieu pleure avec nous” © Michel Pochet

In un comunicato intitolato “A Bruxelles, Dio piange con noi”, il Movimento dei Focolari in Belgio afferma: «I drammatici attentati perpetrati martedì mattina all’aereoporto di Zaventem e nella metropolitana di Maelbeek, cuore del quartiere europeo di Bruxelles, hanno gettato tutti in profonda costernazione. Condividiamo il lacerante dolore di tutte quelle famiglie che piangono i loro cari e le sosteniamo con la nostra preghiera. Preghiamo anche per tutti coloro che, nel mondo intero, subiscono la violenza e per coloro che commettono tali atti insensati che sono in antitesi con la pace. Di fronte a una tale assurdità ci viene spontanea, dal cuore, una domanda : “Mio Dio ci hai forse abbandonati?”. La Passione di Cristo, che commemoriamo il Venerdì Santo, ci aiuti a credere che ogni sofferenza trova un’eco nel grido di abbandono di Gesù sulla Croce e la Resurrezione ci fa sperare nell’alba di un mondo migliore. Gli attentati di martedì 22 marzo sono un segnale eloquente che ci invita a raddoppiare il nostro impegno per far trionfare la pace, frutto della solidarietà e della fraternità. Una proposta: trovarci ogni giorno, ovunque siamo, per il TIME-OUT: un minuto di raccoglimento per la pace, a mezzogiorno».   Fonte: Focolari Belgio online Leggi anche: Quel martedì a Bruxelles io c’ero   (altro…)

Venezuela, un Paese in bilico

Venezuela, un Paese in bilico

paesaggio andino«In questo Venezuela fratturato e diviso, sentiamo di voler vivere il Vangelo con radicalità, lì dove ciascuno svolge il suo lavoro o studia, per costruire ponti d’unità e di pace. Nel consiglio comunale, ad esempio, ci sono 3 persone che vivono la spiritualità dell’unità, uno del partito al Governo e 2 dell’opposizione, eppure si rispettano e si aiutano». A parlare è Ofelia, della comunità dei Focolari di un quartiere marginale della città di Valencia chiamato Colinas de Guacamaya. «Un’amica mi chiede di accompagnarla dal medico – racconta –. Comincia la lunga trafila per le medicine: un anziano alla ricerca della sua cura per il diabete, un signore che chiede una compressa per il mal di testa, un ragazzo – in farmacia – che chiede del paracetamolo. Una sola compressa, ma i soldi non bastano». Ma Ofelia in macchina ha una borsa che porta sempre con sé, con medicine che le arrivano dalla «Provvidenza di Dio», come lei stessa racconta, e può offrirle gratuitamente a ciascuno. Sguardi increduli, e gratitudine. Betty e Orlando hanno 4 figli e si sono trasferiti al Centro Mariapoli “La Nuvoletta”, nella località del Junquito, nei pressi di Caracas. «Per servire chi è nel bisogno – racconta Betty –, con alcune persone della comunità abbiamo organizzato la pastorale sociale. Volevamo rispondere alle necessità di alimentazione, vestiario e casa di alcune famiglie della parrocchia. Così, con l’aiuto del consiglio comunale, siamo riusciti a costruire una casa degna ad un anziano che abitava nell’indigenza». «L’attuale crisi sociale, con gli alti indici di insicurezza che viviamo come Paese, ci ha aperti ancora di più alle necessità delle famiglie della nostra comunità che vivono nel terrore di perdere persino la vita. Venuti a sapere che il papà di un ragazzo era in gravi condizioni, perché ferito da colpi di pistola, siamo accorsi in ospedale. Ricoverato in terapia intensiva, muore pochi giorni dopo. Adesso continuiamo a dare il nostro amore concreto con attenzioni, cure e protezione, a madre e figlio, che abbiamo accolto nella nostra casa». panorama«Su richiesta del parroco – ci racconta María Carolina della Comunità del Junquito –, siamo andati in una zona rurale raggiungibile solo in jeep. Qui ci aspettava la comunità de La Florida, carente di tante cose materiali, priva fino a pochi mesi fa anche della corrente elettrica. Una comunità di persone sacrificate, dedite all’agricoltura, che fanno chilometri a piedi per raggiungere la Messa una volta al mese. Un’esperienza che ci coinvolge tutti e si attiva una comunione di beni: da tante parti arrivano vestiti, medicine, giocattoli, scarpe, alimenti… Con camioncini carichi di cose, ma soprattutto di speranza, portiamo il nostro amore a questa comunità. Anche se non mancano le difficoltà, al nostro arrivo le persone escono dalle case, corrono i bambini, applausi, subito c’è clima di famiglia!». La comunità di Puerto Ayacucho, nella Stato Amazzona, si trova in una zona di frontiera, abitata da comunità indigene. Soffre gravi problematiche: presenza della guerriglia, sfruttamento dell’oro, alto indice di ragazze madri. Ha appena vissuto un’esperienza molto forte con la morte di Felipe, un ragazzo dei Focolari ucciso due mesi fa a colpi di pistola. È un fatto molto frequente in Venezuela, e soprattutto in questa regione. È morto per salvare la vita a suo fratello, ricercato dalla guerriglia. Juan, il suo amico del cuore, ci racconta che «Felipe aveva preso un appuntamento per iscriversi al catechismo, ma ci ha lasciati il giorno prima… Insieme avevamo fatto tanti programmi per il futuro». La morte di Felipe ha lasciato un segno in questa comunità: un nuovo impegno per vivere per costruire la pace, per dare nuovi orizzonti e speranza soprattutto ai giovani. (altro…)

Dalla comunità dei Focolari di Atene

Dalla comunità dei Focolari di Atene

20160318-03 Da mesi il flusso di rifugiati non si ferma: vivono in uno stato di emergenza nelle isole di Lesbo, Kos, ad Atene, ad Idomeni. Numerose sono le Associazioni laiche o religiose – ortodosse, cattoliche, protestanti – e le ONG che non cessano di essere presenti per soccorrere e alleviare le grandi sofferenze di queste persone. La comunità del Movimento dei Focolari, pur piccola, sia ad Atene che a Salonicco (Grecia), ha aperto cuore e braccia, collaborando con varie associazioni, tra cui la Caritas, la Comunità Papa Giovanni XXIII ed altre. «In particolare ad Atene – scrivono – siamo andati in diversi campi profughi che si aprono e si chiudono secondo l’afflusso degli arrivi. Abbiamo coinvolto colleghi e amici nella raccolta di cibo e indumenti da portare nei vari centri di accoglienza. Da Salonicco ogni settimana, diversi della comunità dei Focolari in collaborazione con la Caritas vanno al confine con la Macedonia per i soccorsi e aiuti urgenti». 2010318-01«Sono andata con alcuni amici e colleghi di lavoro in un campo dove ogni giorno arrivano tra 500 e 1000 persone – scrive Mariangela, del focolare di Atene -. Aiutiamo  nella distribuzione dei pasti, nello smistamento e sistemazione della roba, giochiamo coi tanti bambini. Si avrebbe voglia di dir loro qualche parola per condividere i loro pesi, ma a volte la lingua ce lo impedisce. Non ci resta che comunicare con un sorriso, una carezza, con gesti concreti. Alla fine senti che qualcosa passa. Tutto sembra poco in questo mare di disperazione, ma proviamo a dare almeno una goccia d’amore». Maristella Tsamatropoulou, lavora nell’Equipe nazionale della Caritas Greca: «L’attuale emergenza profughi non fa che ampliare il panorama di aiuti che la Caritas aveva già messo in atto per alleviare la crisi socio-economica greca». Si tratta, spiega «di aiuti umanitari che vedono la distribuzione di pasti, di beni di prima necessità sia nelle isole che lì dove gli assembramenti lo richiedono… Ma poi ospitalità in alberghi dove molto importante è anche la presenza di animatori per bambini, di psicologi e l’offerta della possibilità di lavarsi. I vari programmi strutturati e sostenuti dai finanziamenti esteri non potrebbero realizzarsi senza la catena di solidarietà che vede impegnati tanti volontari sia in prima linea che nelle retrovie (quelli che sensibilizzano e raccolgono il necessario)». 20160518-02Nell’isola di Syros in un Bar Pasticceria i proprietari coinvolgono i clienti con azioni di solidarietà, come raccolta di medicine, vestiti, cibo e l’iniziativa “un caffè in attesa…” con cui si può lasciare un caffè pagato per chi non può. A Natale ne sono arrivati 235! Su questo esempio, alcuni panettieri hanno lanciato “un pane in attesa…”. «Siamo colpiti dalla generosità, solidarietà della gente» – scrivono ancora dalla comunità dei Focolari -. «Il popolo greco nonostante la grave crisi che vive, sta tirando fuori tutte le sue potenzialità di fraternità, verso i più poveri, trovando energie inaspettate e creatività per sollevare e alleviare tante persone. Una vera lezione di umanità!». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)