Feb 14, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“È stata una serata speciale e ricca di significati”; “Mi sono sentita avvolta da un clima di famiglia, anche nella semplicità della cena condivisa che mi faceva sentire a casa”; “È stato uno spettacolo molto bello, che risponde alle esigenze dei tempi di oggi”; “Mi dispiace solo di non aver invitato molte altre persone”; “Noi registriamo corti e un po’ ci intendiamo di recitazione. La regia è stata fenomenale: recitare questo testo con ritmi così veloci, ha contribuito a vivacizzarlo. Il tutto non è risultato per niente pesante, eppure i temi sono molto impegnativi!”. Solo alcune delle tante espressioni degli attori e di alcuni presenti alla serata in un teatro di Prato (vicino a Firenze), il 14 dicembre 2013. “La pièce che abbiamo scelto – spiegano gli attori e il regista– è molto particolare: ‘Il visitatore‘ del francese Eric-Emmanuel Schmitt, un testo che con leggerezza, ironia e originalità interpella ogni spettatore con le domande fondamentali dell’uomo. E quindi, molto adatto alle finalità del dialogo”. Lo spettacolo, ideato come ‘teatro forum’, è stato organizzato dal gruppo di Prato del dialogo tra persone di convinzioni diverse, legato al Movimento dei Focolari insieme alla compagnia senese “La Sveglia” Onlus, attiva da 35 anni, che l’ha portato in scena. “Il punto cruciale dello spettacolo, ambientato a Vienna nel 1938 – sottolineano – è il dialogo tra Sigmund Freud e un misterioso visitatore che si coglie essere Dio: un dialogo mai banale nel quale chiunque si può immedesimare”. Profonda infatti è stata l’attenzione delle circa 100 persone che per due ore sono rimaste inchiodate a seguirne le parole e l’appassionata interpretazione.
Conclusa la rappresentazione, si è aperto il “forum” che si è snodato spontaneamente in un clima familiare con le riflessioni suscitate dalla pièce. Sono intervenute persone già impegnate in questo dialogo ma anche altre, nuove a questa esperienza d’incontro. Gli stessi protagonisti della commedia hanno spiegato cosa significhi per loro quest’opera teatrale, la genesi della sua messa in scena e la loro gioia di rappresentarla in un simile contesto. L’iniziativa è stata costruita da tutti: davvero un gruppo di dialogo a tutto campo! Chi si è occupato degli inviti e dell’organizzazione; chi si è adoperato per la pubblicizzazione; chi per il pensiero di Chiara Lubich offerto ai presenti durante la cena comunitaria che ha concluso la serata; chi ha messo a disposizione il camion per il trasporto degli arredi di scena; uno chef, del gruppo del dialogo, ha preparato “la pasta alla sorrentina” per il pranzo della compagnia; un altro ha provveduto alle riprese video; altri ancora avevano provveduto ai contatti con il teatro e con la SIAE (per i diritti d’autore), oltre a coloro che hanno contribuito con la propria cultura e sensibilità alla riuscita della discussione finale. Unanime il consenso all’iniziativa: “Non solo un pomeriggio a teatro ma un’opportunità di incontro e ascolto, prima di tutto con se stessi, per poi aprirsi a dialoghi veri”. Dato che la compagnia si è resa disponibile ad altre rappresentazioni, uno dei presenti impegnato con i detenuti, ha addirittura proposto al regista una rappresentazione in un carcere e qualcuno ha suggerito a “La Sveglia” di portare in scena anche altri testi, altrettanto impegnati. “Il Visitatore” –
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Feb 12, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Arrivando a Isola della Scala (vicino a Verona), il 29 gennaio 2014 – scrivono dal Gen Verde –, abbiamo scoperto che START NOW non era più solo il nostro progetto, ma anche dei 100 giovani con i quali abbiamo realizzato i workshop artistici e anche di tanti adulti che ci avevano accompagnato in quei giorni, lavorando dietro le quinte. Tutti urlavano in coro: START NOW, WOW!
«Quando siamo passati al lavoro di danza, canto, percussione e teatro, è stato come se ci conoscessimo da sempre: eravamo tutti pronti a mettere a disposizione i propri talenti. Una ragazza così si esprimeva: “Io qui sul palco mi sento un’altra, libera di esprimermi, diversa”. E un suo compagno le ha risposto: “Guarda che tu puoi essere così tutti i giorni…”. «Sabato 1° febbraio, ormai pronti per salire sul palco, giovani e Gen Verde insieme, è iniziato il tradizionale “Meeting invernale – Festa della vita”, organizzato dalla Pastorale giovanile di Verona, che quest’anno ci ha viste insieme alla diocesi, in prima linea, a testimoniare che sperare si può. Il vescovo, nell’omelia della Messa prima dello spettacolo, ha incoraggiato i giovani presenti:“Con voi il futuro è assicurato!”. «L’arte, ancora una volta, si è fatta strumento di dialogo, per mettersi in gioco. E cantando insieme “…la pace, dipende da te”, abbiamo preso insieme un impegno coinvolgendo anche i 3.500 partecipanti e che, durante il concerto, cantavano con noi. Da Verona è partita un’onda di fraternità che, chissà dove può arrivare!».
Il complesso internazionale Gen Verde, attualmente è formato da 21 giovani donne provenienti da 13 Paesi. Ha realizzato più di 1.400 spettacoli durante varie tournée in Europa, Asia, Sud e Nord America. Lo stile originale del complesso musicale si evolve con l’arrivo di ogni sua nuova componente. Le varie influenze portano uno specifico e ricco mix culturale ed etnico e una vasta gamma di generi tradizionali oltre che contemporanei. Ad oggi la band ha pubblicato un totale di 70 album. Mentre la formazione del gruppo è cambiata nel corso degli anni, i valori alla base del suo obiettivo artistico rimangono gli stessi: contribuire a creare una cultura globale di pace, di dialogo e di unità. L’international performing arts group Gen Verde, ha la sua base nella cittadella internazionale di Loppiano (Firenze, Italia) dove persone di tutte le provenienze e razze condividono l’esperienza creativa e arricchente di costruire l’unità nella diversità. (altro…)
Feb 7, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Da quando avevo sentito la chiamata a donarmi a Dio nel focolare, sembrava che il mondo dell’arte e i tanti anni di studio della musica, non trovassero più posto nella mia vita. Paradossalmente però diversi incontri e rapporti che nascevano mi spingevano ad ascoltare la mia parte artistica e a seguirne gli stimoli. Ho sempre sentito tanta fiducia nei confronti dei miei amici del Focolare, che non hanno tanto cercato di darmi risposte ma di starmi vicino, condividendo le mie domande. Nel frattempo, svolgevo anche altri lavori, perciò mi sembrava che tutto quel mondo artistico fosse per me come un treno già partito e su cui non ero salito. Ho scoperto, intanto, che quello che Dio ci dona non corrisponde mai esattamente a quello che pensiamo noi. Per esempio, avevo cercato lavoro nel campo della musica nei quartieri più difficili della mia città, tra gli immigrati ed i più poveri, per mettermi a loro disposizione. In tanti anni di intensa ricerca, però, non è mai venuto fuori nulla. È stata una collega, invece, a farmi notare che il liceo nel quale lavoro adesso, mi offriva una sfida completamente diversa ma ugualmente affascinante: giovani pieni di ricchezza materiale, ma spesso anche di povertà spirituale, sazietà di tutto e insoddisfazione profonda. Così ora da due anni e mezzo, lavoro nel liceo umanistico Christianeum ad Amburgo, una scuola con una vasta attività musicale con cori, brass band e orchestre che coinvolge centinaia di ragazzi. Dirigo le due orchestre sinfoniche della scuola: quella dei ragazzi dai 10 ai 12 anni (attualmente con 65 membri) e quella dei giovani dai 13 ai 18 (52 componenti).
Questo lavoro esige soprattutto la capacità di creare rapporti con i ragazzi, ma anche con i genitori ed i colleghi. Tante volte vuol dire imparare a perdonare (me stesso e gli altri), ricominciare ogni volta, credendo negli altri al di là di qualsiasi delusione, impegnarsi disinteressatamente, prestando attenzione ad ogni singola persona e non solo al gruppo. E tutto questo con il presupposto della continua ricerca di una sempre maggiore competenza professionale, cercando di coinvolgere il più possibile i colleghi; infatti, siamo in tre ad occuparci dell’orchestra. Prima di decidere qualcosa, cerchiamo di capire cosa pensano gli altri, ascoltandoci con attenzione. Così sperimento la reciprocità dell’amore con i ragazzi e con gli adulti. Sono stato sorpreso quando mi hanno fatto notare che nelle attività musicali della scuola “soffia sempre di più uno spirito buono che crea un’atmosfera di collegialità amichevole che coinvolge tutti”. Avverto che la mia vita si unifica in quanto sono e resto coerente nella mia scelta di vita e provo la stessa freschezza e novità dei tempi in cui ho iniziato a vivere il Vangelo convinto, allora come oggi, che solo così, insieme a tanti altri, si può cambiare il mondo». Profilo Christian Kewitsch (altro…)
Dic 18, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Clip integrale della canzone – http://www.youtube.com/watch?v=ymXHLfOal4U
Belamy Paluku è originario di Goma, ma si trova in Belgio per tre mesi. Nel suo Paese, il Congo, fa parte del gruppo Gen Fuoco, una band il cui messaggio si ispira alla spiritualità dell’unità, ed è responsabile del “Foyer culturel”, un centro culturale della sua città. Grazie alle sue doti musicali, il Centro Wallonie-Bruxelles gli ha offerto una borsa di studio per approfondire il canto a Verviers, in Belgio. Belamy è autore di canzoni, in cui mette in luce la ricerca della pace, del dialogo, il valore della sofferenza. La canzone più conosciuta si chiama “Nos couleurs et nos saveurs”, ed è un invito a apprezzare i colori diversi e i gusti diversi dei diversi popoli, perché “un mondo con un solo colore e con un unico cibo sarebbe molto povero”. Nel video che proponiamo, un’intervista al giovane musicista congolese e ad una giovane belga. Belamy, tu vieni da Goma, in Congo. In questo momento ti trovi in Belgio, nell’ambito di uno scambio interculturale, per specializzarti come musicista. Come ti senti in un mondo così diverso? «Scopro tante persone di origini diverse e mi accorgo che ognuno ha sempre qualcosa da dare e da ricevere dagli altri. La diversità della cultura e della lingua non possono impedirci di vivere insieme e comunicare». E per te Elisabeth, che sei nata in Belgio, cosa rappresenta per te questa accoglienza di persone venute da tutto il mondo? 
Intervista a Belamy Paluku
«È vero che in Europa, e in particolare qui a Bruxelles, c’è una ricchezza immensa di nazionalità e culture diverse. Personalmente ho conosciuto ragazzi del Movimento dei Focolari della Siria, della Slovacchia, dell’Italia, ecc. E quello che mi ha sempre aiutato è stata anche l’arte di amare che concretamente ti fa fare il passo verso l’altro. Però penso che vivere gli uni accanto agli altri non basta, che possiamo fare un passo in più. La sfida per noi europei, che forse siamo piuttosto riservati, è proprio andare incontro all’altro e costruire dei ponti finché saremo tutti una famiglia sola, finché ci riconosceremo veramente tutti fratelli». Belamy, è a partire da questo scambio di ricchezze che hai scritto una canzone? «Vengo da una regione dove c’è sempre il pericolo che la guerra tra le etnie si scateni. Questo scambio di ricchezze umane e culturali mi sembra una strada da seguire verso la realizzazione di un mondo di condivisione e tolleranza. Sono partito dalle nostre differenze per gridare al mondo che rimanendo insieme, uniti, potremo svelare il “puzzle” dell’umanità». Belamy Paluku è su facebook come Belamusik (il centro culturale di Goma) (altro…)
Dic 9, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Cochabamba, Bolivia: qui, dove la popolazione è costituita per il 50% da bambini ed adolescenti per lo più abbandonati dai genitori, da alcuni lustri è attiva l’Associazione di Volontariato ONLUS “Casa de los Niños”. “Siamo frutto dell’incontro con il volto di Gesù fattosi concreto nelle persone che hanno incrociato la nostra storia – ci scrivono i responsabili del progetto -, spinti da sogni di speranza e di bene per le persone che vivono situazioni di grave dolore o emarginazione, specialmente i bambini”. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, un giorno espresse il desiderio che si potessero chiudere gli orfanotrofi sperando che ciascuno dei piccoli ospiti potesse godere del calore e dell’amore di una famiglia. “Seguendo questo sogno di Chiara – raccontano – ci adoperiamo, laddove è possibile, a ricomporre, ospitare temporaneamente e sostenere le famiglie o i familiari di bambini in estremo disagio. Con l’aiuto di tanti siamo riusciti, in questi ultimi 6 anni, a riunire quasi un centinaio di famiglie, offrendo loro un’abitazione degna”. Ne è esempio la vicenda di M.R, a cui era stato diagnosticato 8 anni fa il virus dell’HIV. Quando gli operatori dell’ Associazione l’hanno conosciuta non parlava e non camminava. Dimessa dal reparto di terapia intensiva dove era stata ricoverata per una infezione, è stata accolta nella Casa de los Niños. “M. R. tra qualche mese compirà 10 anni – raccontano con gioia -. Nel frattempo la sua mamma, mandata via dalla sua casa, perché ritenuta responsabile della situazione, è stata a sua volta ospitata dalla struttura, e si è così ricomposto un piccolo nucleo familiare”.
“Il nostro Centro – proseguono – ora è punto di riferimento di tutte le istituzioni pubbliche della città per chi vive con il virus del HIV. Il 20% delle famiglie di Cochabamba portatrici della malattia, vivono qui con noi. Anche il 30% dei bambini positivi della città sono ospiti nella nostra “Cittadella Arcobaleno”, dove vivono insieme ad altri 200 bambini con storie differenti alle spalle”. L’azione concreta, pur fondamentale e necessaria, non può essere disgiunta tuttavia da ciò che dà senso e valore ad ogni gesto: “L’arte dell’incontro ha segnato la nostra vita – raccontano gli operatori – e ciò che vediamo fiorire intorno a noi nasce del rapporto con tante persone, straordinarie, con cui condividiamo la vita e gli aneliti più profondi. Questo ci consente l’abbraccio con il dolore innocente, quello dei bimbi che soffrono l’ingiustizia più assurda: una vita che non hanno scelto e che li obbliga a lottare controcorrente fin dal primo istante. Noi siamo qui con loro, con la tenacità dei miseri e la fede dei deboli. Crediamo ingenuamente che, nonostante le quotidiane sconfitte, il bene trionfa sempre”. (altro…)