Movimento dei Focolari
Il Genfest visto dai bambini

Il Genfest visto dai bambini

Anche i e le gen 4 dei Focolari (bambini dai 4 agli 8 anni) hanno vissuto, in prima linea, il Genfest 2012 insieme ai giovani e agli adulti.  In tutto il mondo, hanno promosso e portato avanti varie iniziative per raccogliere fondi e così permettere a più giovani possibili delle loro città di partecipare a questo evento. Qualche flash: A Hong Kong hanno confezionato dei gustosissimi cup-cake e coni gelato, mentre in Panama dei portachiavi colorati.   In molte città, poi, rinunciando a qualche gelato o bibita, hanno messo in comune il corrispettivo in soldi. Alcuni sono partiti con mamma e papà per Budapest, partecipando di persona a questo momento così speciale. Sara e Rossella ci raccontano le loro esperienze: Sara (6 anni):«La cosa che mi è piaciuta di più è stata quando, nel posto dove abbiamo fatto la Messa, abbiamo dato le nostre cose da mangiare alla signora povera che ci aveva chiesto dei soldi. Mi è piaciuto che c’erano tanti giovani che avevano le bandiere di tutto il mondo. Così lo facciamo già, il mondo unito! Nel Flashmob sul Danubio, abbiamo scritto sulle sciarpe gli atti d’amore che vogliamo fare». Rossella (8 anni): «Con la mia famiglia ho partecipato al Genfest. E’ stato molto bello perché c’erano tanti giovani da tutto il mondo, ci siamo divertiti tutti. Abbiamo ballato, cantato e ascoltato delle esperienze. Ho capito che devo sempre ricordarmi della regola d’oro cioè voler bene tutti (anche ai miei compagni di scuola che non mi restituiscono le penne!) come voglio bene a me stessa. Il Flashmob è stato magico, meraviglioso. Vedere tutti quei ragazzi sul Ponte delle Catene e fare tutti insieme la stessa cosa, tutti si volevano bene come Gesù ci vuole bene. Sulla sciarpa usata per il Flashmob ho scritto: anche se sto male non devo essere triste ma continuare ad amare. Durante il Genfest ho fatto alcuni atti d’amore, ho mangiato il cibo che ci davano nell’arena anche se non mi piaceva tanto; ho prestato i miei pennarelli ad alcuni giovani per scrivere sulle sciarpe e ho giocato con mio fratello e Sara, anche se ero stanca».  


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Il Genfest visto dai bambini

Il Patto del ’49

Il volume fa parte della nuova collana dell’editrice Città Nuova “Studi della Scuola Abbà, espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nella spiritualità dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-1950, e che è all’origine del Movimento dei Focolari, alla quale i membri della Scuola Abbà, esperti nelle diverse scienze, attingono per rileggere le proprie discipline. In questo testo si approfondisce il momento iniziale di tale esperienza, avvenuto il 16 luglio 1949, con un “Patto di unità” tra lei e l’onorevole Igino Giordani. I contributi – a firma di Atzori, Rossé, Leahy, Ciardi, Morán, Henderson, Blaumeiser, Araújo, Cosseddu, Ferrara, Bruni – commentano il racconto fatto da Chiara Lubich di tale Patto secondo diverse prospettive di lettura che, spaziando dall’ambito teologico, ecclesiologico, spirituale all’ambito letterario, sociologico, giuridico, politologico, economico, ne offrono una attualizzazione ricca per la vita della Chiesa, delle comunità ecclesiali, e per la società. Ordinazioni: Città Nuova (altro…)

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In famiglia: un anno di Vangelo

«Da quando ho saputo che l’anno appena trascorso sarebbe stato dedicato a vivere la “Parola” – racconta Maria –, il mio pensiero è tornato a quando, conosciuto il Movimento dei Focolari da ragazza, Chiara Lubich ci aveva incoraggiato a riscrivere, con la nostra vita, il Vangelo. Nel mese di marzo si viveva la frase: “Signore da chi andremo?”( Gv 6,68) e nel commento Chiara afferma che le Parole di Gesù vissute cambiano il nostro modo di pensare e di agire. Erano venuti alcuni operai a fare dei lavori in garage. Una persona del condominio, non essendo al corrente del fatto, si era risentita e aveva inveito contro l’idraulico. Per caso, mi sono trovata in mezzo a questa discussione e ho cercato di riportare la pace. Così prima ho parlato con l’uno, spiegandogli il motivo di questi lavori improvvisi e poi, con l’altro, perché capisse la ragione di questo suo sfogo. La tensione è cessata ed è tornata la serenità». «Una delle nostre figlie – continua Luigi –, con il cambio d’insegnante ha manifestato alcune difficoltà in una delle materie dove era sempre riuscita bene. Il problema era esteso a buona parte della classe, tanto che molti genitori sono intervenuti prendendo posizione contro l’insegnante. Abbiamo pensato di fare qualcosa per aiutare a sciogliere la tensione. La frase del Vangelo «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49), dove Chiara ci invita ad amare ciascuno coi fatti, ci ha aiutato ad avere l’atteggiamento giusto sia con nostra figlia, sia con gli altri genitori, sia con il professore. Ci siamo impegnati inviando lettere, partecipando alle riunioni dei genitori e con la preside, parlando con il professore, ascoltando le ragioni di ognuno e cercando di orientare tutti verso un dialogo costruttivo. Apparentemente questa esperienza non ha avuto un lieto fine perché circa la metà degli alunni della classe ha avuto il debito in questa materia. Ci pare, però, sia stata un’occasione per portare uno spirito diverso nella scuola e, soprattutto, abbiamo condiviso con nostra figlia questa “sconfitta”, aiutandola a superare l’ostacolo, pronti con lei a rispettare questo professore e pregando ogni sera anche per lui». «A maggio, ad una delle nostre figlie è stato diagnosticato un grave tumore – racconta Maria –. È stata una sorpresa: perché Dio ci chiede questo? Eravamo confusi… non era facile superare questo dolore. La Parola ci è stata ancora una volta di aiuto e pian piano abbiamo cercato di aderire a quanto Dio ci chiedeva. Il rapporto con Luigi e con i figli è diventato più forte. Abbiamo sentito l’amore di tanti con i quali abbiamo condiviso questa sospensione. L’operazione è andata bene. Nella stanza di Letizia – sono potuta stare accanto a lei tutto il tempo del ricovero – c’era una signora la cui famiglia abitava lontano. Era a digiuno da parecchi giorni per vie delle cure che stava facendo. La Parola di Vita di quel mese era «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,27). Sentivo che questo cibo potevo offrirglielo attraverso le parole e alcuni piccoli servizi. Un giorno le ho prestato il giornale “Città Nuova”, e dopo poco ho visto che stava leggendo proprio la Parola di Vita». «Con l’estate siamo tornati al nostro paese natale dove ci attendeva una situazione familiare difficile: una zia di Maria bisognosa di tante cure e suo marito malato in ospedale, entrambi anziani e senza figli. Lo zio non conosceva in pieno della gravità del suo male. Gli siamo stati accanto fino al momento della morte. Le ultime notti, poi, le abbiamo trascorse sussurrandogli all’orecchio qualche preghiera. Ci sembra si sia preparato gradualmente all’incontro con Dio». (altro…)