Movimento dei Focolari

Fino in fondo

Una riflessione sulla giornata di oggi, Giovedì Santo, tratta da un’omelia di Klaus Hemmerle (1929–1994), filosofo, teologo e vescovo preparata proprio per questa solennità nel 1993. Se i discepoli vedono in Gesù il grande e potente Dio lassù, non lo trovano. Devono inchinarsi in basso fino in fondo, guardare nella polvere; lì c’è Gesù che lava i piedi ai suoi. Donazione, umiliazione, servizio, prendere sul serio le banalità delle esigenze umane, diventare piccoli, rinunciare, la durezza dell’esaurirsi, essere modesti, essere nascosti: tutto ciò che non ha a che fare con lo splendore divino è lo splendore del Dio vero, è il contenuto più intimo del nostro adorare Dio, è Eucaristia.

Klaus Hemmerle

(Klaus Hemmerle, Gottes Zeit-unsere Zeit, München, 2018, p. 65 – traduzione a cura della redazione)

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Venezuela: non far morire la speranza

Venezuela: non far morire la speranza

I continui e lunghi black-out in tutto il Paese paralizzano i servizi di base e le attività commerciali rendendo difficilissima la vita della popolazione. Un dramma umanitario che crea anche profonde fratture sociali. Rosa e Óscar Contreras, famiglia della comunità dei Focolari, raccontano come sia possibile non farsi trascinare dalla disperazione e continuare, con fede e coraggio, ad essere tessitori  di fraternità. “La situazione continua a peggiorare. – racconta Rosa – Qualche settimana fa, dopo 105 ore senza servizio elettrico, la nostra città era distrutta, soprattutto in ambito commerciale e finanziario. A rendere tutto più complicato è l’assenza o la presenza non costante di servizi pubblici come l’erogazione di acqua, la raccolta dei rifiuti, la telefonia e internet. E, poi, il fatto che i black-out nazionali continuino…” “Sentiamo comunque che, anche in questo momento, la vita deve continuare – spiega Oscar. – Siamo riusciti a riaprire la nostra azienda, che realizza articoli in legno e in acrilico, e riprendere alcune attività. È sempre una sfida rimanere in piedi e operativi nonostante la riduzione delle vendite. Enorme è lo sforzo per poter rispettare gli impegni nei confronti dei fornitori e dei dipendenti, senza che questo rappresenti un rischio di fallimento. Con creatività e disponibilità a cambiare costantemente strategia, abbiamo reagito alla iper-inflazione ed alle complesse politiche fiscali. Per questo abbiamo attuato un cambiamento totale nelle strutture salariali dei dipendenti, trovando nuovi modi per migliorare il loro reddito, incoraggiare una maggiore motivazione al lavoro ed ottenere risultati migliori. WhatsApp Image 2019 04 15 at 20.23.30 2E intanto, anche gli imprevisti non mancano. Fino a qualche tempo fa eravamo in grado di viaggiare per andare a trovare le persone ed essere loro vicini, ma, in questo momento, la nostra auto è stata danneggiata e ripararla è costoso, i tempi lungi dipendono anche dalla mancanza di elettricità. Intanto i nostri risparmi stanno finendo, anche se la Provvidenza di Dio non ci abbandona e recentemente siamo riusciti a comprare alcune cose necessarie per mantenerci in questo periodo”. “E ci siamo accorti di una quantità inimmaginabile di opportunità per vivere radicalmente il Vangelo – continua Rosa- Quotidianamente nei vicini e nei parenti troviamo tanta disperazione e mille necessità che costringono ad essere attenti, ogni momento, a condividere quel poco che abbiamo. Ogni volta ci chiediamo che cosa Maria, Giuseppe e Gesù farebbero al nostro posto. Abbiamo visto con gioia che un buon gruppo di vicini, invece di rimanere chiusi in casa propria, ha cominciato a fare amicizia, frutto, ci sembra, di molte iniziative che abbiamo realizzato in silenzio per aiutare e generare queste relazioni”. “La realtà, però, è che siamo esausti fisicamente, mentalmente ed emotivamente – confida Oscar – ma, pur essendo così,  abbiamo la certezza che lo Spirito Santo ci aiuti e, attraverso di noi, sia Lui a poter dare agli altri la gioia e la speranza che cerchiamo di trasmettere. Una settimana fa, anche se eravamo senza servizio elettrico, abbiamo pensato di incontrare un gruppo di giovani e ragazzi del Movimento per condividere esperienze, riflessioni e guardare un film insieme. Tutti hanno raccontato che questi giorni difficili sono tuttavia favorevoli per generare molta comunione nelle loro famiglie: grazie all’assenza di telefoni cellulari, tv, scuola, lavoro e altri impegni, nascono dialoghi profondi nelle famiglie e si affrontano questioni delle quali non si parla mai. Molti hanno potuto pregare insieme e condividere con i vicini ciò che avevano. Interessante è constatare che c’è in tutti un’attenzione diversa quando si acquista qualcosa, perché lo si fa non solo in funzione della propria famiglia, ma valutando quanto possa essere utile anche ad altri”.

a cura di Anna Lisa Innocenti

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Un’oasi di pace per i bambini-soldato

Un’oasi di pace per i bambini-soldato

In Colombia una Fondazione per i bambini costretti a combattere o a lavorare nelle piantagioni di coca “Creare un luogo dove i bambini poveri trovano dignità, possono pensare  a realizzare i loro sogni e fare un cammino in cui si formano con una mentalità di giustizia e di pace”. Con questi obiettivi Don Rito Julio Alvarez, sacerdote della diocesi di Ventimiglia-Sanremo, ha dato vita nel 2006, nel cuore della regione del Catatumbo, nel nord est della Colombia, alla Fondazione Oasi di Amore e Pace. logo ONG 2017Sorta in una delle aree più povere della regione, dove don Rito è nato e ha vissuto per vent’anni, la ONG vuole offrire un’opportunità di riscatto ai tanti bambini che nel Paese sono arruolati fra le milizie di guerra o costretti a lavorare nelle piantagioni di coca. Un intento maturato dall’esperienza personale di don Rito, che – si legge sul sito della Fondazione http://www.oasisdeamorypaz.org/ – “da piccolo ha conosciuto la guerriglia, i gruppi rivoluzionari illegali che spesso passavano per il villaggio e cercavano di convincere i più piccoli ad arruolarsi. Alcuni suoi compagni, anche di 11 o 12 anni, hanno ceduto alle lusinghe dei rivoluzionari e sono morti uccisi negli scontri con l’esercito regolare. Anche il suo amico di infanzia è partito con i gruppi armati e a 14 anni è rimasto ucciso. Nemmeno del suo corpo, abbandonato, si è saputo più nulla”. “Negli anni 90 – racconta – i contadini del territorio si sono illusi che piantando la Coca avrebbero cambiato la loro vita, invece questo ha aggravato la situazione. Nel ‘99 entrarono i paramilitari e ci furono grandi massacri”. Divenuto sacerdote nel 2000, dall’Italia don Rito osservava il dolore della sua gente ferita dalla guerra scoppiata per il controllo delle piantagioni di coca, che vedeva contrapporsi paramilitari, gruppi armati filo governativi e guerriglieri. In un territorio di 250.000 abitanti furono circa 13000 i morti in pochi anni. Anche i suoi familiari furono costretti a sfollare e molti suoi amici rimasero uccisi. Bambini Sfruttati Coca Foap OngIl bisogno di aiutare quelle persone era forte. Con i suoi familiari a Catatumbo decise di mettere in piedi una casa per i bambini-soldato e per quelli che provenivano dalle piantagioni di coca. “Abbiamo iniziato nel 2007 – ricorda – in una piccola baracca dove abbiamo accolto i primi 10 ragazzi. Non avevamo un soldo ma solo tanta buona volontà. Abbiamo sistemato i letti, mia sorella faceva da mamma e si occupava di far da mangiare. Mia mamma mi ha prestato le posate, i piatti, le pentole e le coperte. È iniziata così l’avventura”. Ad oggi la Fondazione ha due sedi, progetti che riguardano l’allevamento di pesci e bestiame e piantagioni di banane e caffè. Sono centinaia i ragazzi accolti: alcuni sono diventati loro stessi formatori e responsabili della ONG. Uno, che fra i parenti aveva un  narcotrafficante della zona, è impegnato in politica. “Mi piace molto vedere alla Fondazione quei bambini che ho visto raccogliere le foglie di coca con le mani piagate – è il pensiero commosso di don Rito – qui crescono e vivono in un ambiente di pace, si sentono sicuri e possono pensare a un futuro diverso. Tutto questo mi spinge ad andare avanti senza paura. La fiducia nel Signore mi dà la certezza che questa opera potrà andare avanti”.

Claudia Di Lorenzi 

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In ogni Paese mi sono sentito a casa

Profondo conoscitore del continente asiatico dove aveva vissuto quasi 30 anni e del quale parlava varie lingue, Silvio Daneo, spentosi recentemente, ha dato un importante contributo nell’ambito del dialogo interreligioso, non solo nel Movimento dei Focolari. Negli ultimi anni era impegnato per i più soli ed emarginati. Ora riposa nel cimitero di Loppiano. “Non è facile racchiudere in poche righe una vita intensa e avventurosa come la sua. Nel suo recente libro afferma di aver vissuto sette vite!‘, in una continua scoperta della ricchezza del divino in ogni persona incontrata“. Con queste parole Maria Voce, Presidente dei Focolari, ha ricordato Silvio Daneo, che per tutta la sua vita, per diffondere la spiritualità dell’unità, ha vissuto in molti Paesi dal nord America all’Asia: Usa, Filippine, Cina, Hong Kong, Macao, Taiwan, India, Thailandia, Pakistan e poi Singapore, Malesia, Indonesia e Vietnam. Il primo viaggio lo aveva affrontato a 21 anni nel 1962. Direzione gli Stati Uniti per dare vita, insieme ad altri due focolarini, al primo centro maschile del Movimento in Nord America. Quattro anni dopo vola dall’altra parte del mondo: con Guido Mirti, conosciuto nel Movimento come Cengia, arriva nelle Filippine. In Asia, nel corso degli anni, contribuirà alla nascita delle comunità dei Focolari in molti Paesi. Aveva un amore incondizionato per la gente, senza schemi prefissati, rivolto all’uomo ed al suo bene: aiutava tutti con cuore generoso affinché potessero percepire l’amore divino attraverso il servizio concreto e quotidiano. Pochi discorsi e molti atti concreti. Un giorno accompagnò un giovane del Movimento in un tempio buddhista per la sua ordinazione. Dormì per terra per giorni interi, mangiando quello che passavano i monaci, a temperature tropicali da capogiro, pizzicato dalle zanzare. Un gesto che segnò l’inizio del dialogo interreligioso in Thailandia. Silvio dette un contributo fondamentale per conoscere i monaci buddhisti thailandesi. Nel 1995 organizzò il primo incontro tra il monaco buddhista Phra Mahathongrattanathavorn e Chiara Lubich continuando a seguirne poi gli sviluppi fino a che la salute glielo ha permesso. Silvio conosceva musulmani, hindu, parsi, guru e lo faceva guardando e cercando il bene delle persone che aveva davanti. Personalmente Silvio mi ha donato tanto: devo a lui l’apertura che sento dentro di me per le grandi religioni ed il non sentire ostacoli di fronte a persone con credi diverso dal mio. “Ho ripetutamente descritto – diceva in uno dei suoi libri – che, in ogni Paese asiatico in cui ho abitato e di cui ho cercato di assimilare cultura e tradizioni, sono stato arricchito dalla conoscenza delle varie tradizioni religiose. Ho avuto molte concrete occasioni di conoscere persone praticanti le più diverse fedi, e proprio dalla loro testimonianza di vita, di preghiera, di meditazione, di coerenza, di dedizione agli altri, di onestà nel loro operare quotidiano, è nata in me l’esigenza di conoscere il contenuto delle dottrine insegnate dalle rispettive religioni”. Insieme abbiamo lavorato per l’apertura di una via commerciale in Vietnam nel 1990, con successo. Un giorno ci ha sorpreso a Bangkok quando l’abbiamo visto chinarsi per curare le ferite di alcuni lavoratori che costruivano la strada davanti casa: in ginocchio, ha disinfettato le loro ferite e le ha fasciate. Un gesto, per quei tempi, impensabile che ha colpito quei semplici lavoratori. Questi, poi, di loro spontanea volontà, costruirono, giorni dopo, la rampa di accesso tra la casa e la strada senza volere denaro, con grande sorpresa di tutti. Silvio ha incontrato vescovi, sacerdoti, Imam, Rabbini e monaci, salutandoli spesso nelle loro lingue originarie, con grande meraviglia di tutti. “Se venisse in mente a qualcuno di elogiarmi – scriveva Silvio Daneo nell’introduzione al suo ultimo libro – involontariamente commetterebbe un errore. Sono persuaso, almeno lo spero, di essere stato null’altro che uno strumento, spesso assai poco docile. (…) Tutto il merito e i riconoscimenti vanno a Lui, a Dio, il solo capace di compiere opere così grandi”. Negli ultimi anni a Roma, segnato dalla malattia, non ha mollato, spendendosi per carcerati, per gente sola, abbandonata, raccogliendo cibo e quant’altro poteva essere loro utile. Un anno fa circa, incontrandolo insieme ad un gruppo di monaci buddhisti thailandesi, mi sono accorto di quanto la malattia lo avesse purificato. Rimaneva il sorriso inconfondibile ed un viso luminoso, anche se pieno di dolore. Perché la vita è anche questo – ho pensato – saper arrivare in fondo conservando quello che conta, saper trasformare in amore, sempre più forte, tutto il dolore che ci viene incontro.

Luigi Butori

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Tutela minori: formazione, prevenzione e tolleranza zero

A conclusione del primo convegno internazionale degli incaricati dei Focolari per la tutela dei minori la Presidente Maria Voce ed il Copresidente Jesús Morán hanno scritto una lettera a tutti i membri del Movimento sull’impegno dei Focolari in questo campo. “Invitiamo tutti voi ad impegnarci con grande responsabilità per lo scopo così importante della promozione del benessere e della tutela dei minori”. Sono queste le parole della Presidente Maria Voce e del Copresidente Jesús Morán in una lettera inviata il 27 marzo scorso a tutti i membri dei Focolari nel mondo a conclusione del primo convegno internazionale degli incaricati dei Focolari per la tutela dei minori. (Vedi lettera allegata) Con 162 partecipanti provenienti da 38 Paesi di tutti i continenti questo incontro, tenutosi dal 14 al 17 marzo a Castel Gandolfo (RM), è stato occasione per fare un bilancio dell’impegno dei Focolari per il benessere e la tutela di ogni persona; impegno da sempre presente nel Movimento come lo dimostrano le molteplici attività di formazione, le iniziative e i progetti realizzati in tutto il mondo per la promozione dell’infanzia e dell’adolescenza. Linee guida e commissioni per la tutela dei minori Dall’aprile 2014 il Movimento si è dotato anche di “Linee guida per la promozione del benessere e la tutela dei minori” (in allegato introduzione alla Linee guida) e nel 2015 si è costituita una Commissione Centrale per la Promozione del Benessere e la Tutela dei minori (CO.BE.TU.). Nel mondo si sono costituite commissioni locali o sono presenti incaricati qualificati. Loro compito è quello “di tutelare, ma anche di promuovere attività di formazione dei nostri membri, in particolare di quelli che svolgono attività con i minori”. Le Commissioni hanno anche il compito di accogliere le segnalazioni di presunti abusi e condurre verifiche interne. Maria Voce e Jesús Morán spiegano nella lettera che in questi anni sono giunte circa una ventina di tali segnalazioni e comunicano: “Con profondo dolore dobbiamo riconoscere che, anche nella nostra grande famiglia dei Focolari, si sono verificati alcuni casi di abuso nei confronti di minori provocati da persone del Movimento oppure da persone che hanno frequentato manifestazioni organizzate da noi. Sono in gran parte episodi avvenuti in un passato lontano (anche oltre 20 anni), ma purtroppo alcuni sono accaduti in un passato recente. E vi erano coinvolti anche membri consacrati”. L’istituzione della Commissione Centrale e di quelle locali – affermano con grande gratitudine la Presidente e il Copresidente – è stata di aiuto non solo per facilitare le segnalazioni di casi di presunti abusi, ma anche “per capire come rendere giustizia alle vittime, come accompagnare loro e le loro famiglie e quali provvedimenti interni attuare nei confronti degli autori degli abusi, oltre naturalmente al percorso giudiziario previsto dalle leggi dei rispettivi Paesi”. Tolleranza zero Maria Voce e Jesús Morán ribadiscono la linea di “tolleranza zero” del Movimento dei Focolari nei confronti di ogni forma di violenza, abuso, maltrattamento, bullismo, attuati direttamente o attraverso il Web, nei confronti di ogni persona, con particolare attenzione ai minori e agli adulti vulnerabili. “Ciò significa – spiegano – segnalare alle commissioni locali o a quella Centrale ogni sospetto di abuso o violenza”. E reputano “una vera tentazione pensare di non segnalare dei casi per il bene del nostro Movimento, per evitare uno scandalo, per proteggere la buona fama di qualcuno”. In particolare aggiungono che “ogni singolo caso significa una profonda purificazione per il Movimento. Accettiamola con umiltà e con profonda compassione per chi – magari anche per la nostra mancata attenzione – ha subito traumi indescrivibili.” Un impegno quindi globale, che non si limita ai soli membri dei Focolari e che, come Maria Voce e Jesús Morán osservano nella conclusione della lettera, dovrebbe aprirsi sempre di più su tutta l’umanità. “Non possiamo non sentire nostro il grido di dolore di tutti i bambini e ragazzi del mondo. (…) Fa parte della nostra vocazione andare loro incontro. Per questo dovremmo essere in prima linea nella difesa delle persone più deboli, ovunque esse siano vittima di qualsiasi forma di violenza o abuso”. Lettera di Maria Voce e Jesús Morán sulla tutela dei minori   (altro…)