Ott 6, 2019 | Chiara Lubich
300 conversazioni telefoniche di Chiara Lubich con le comunità dei Focolari nel mondo raccolte in un volume. Ne parliamo con Maria Caterina Atzori Membro del Comitato direttivo della Collana “Opere di Chiara Lubich” presso il Centro Chiara Lubich di Rocca di Papa (Roma). Conversazioni è il secondo volume della Collana “Opere di Chiara Lubich” che l’Editrice Città Nuova, in collaborazione con il Centro Chiara Lubich ha già avviato nel 2017 con la pubblicazione di un primo volume sulle Parole di Vita. Puoi dirci meglio di che cosa si tratta?
Il libro “Conversazioni” raccoglie 285 pensieri spirituali scritti da Chiara tra il 1981 e il 2004 e da lei di volta in volta trasmessi personalmente, mediante conferenze telefoniche, alle varie comunità dei Focolari presenti nei vari continenti. Sono pensieri molto ricchi che raccontano una vita e delineano, nelle sue varie tappe, quello che è un vero e proprio cammino spirituale vissuto nella luce del carisma dell’unità, è il tracciato di una via di santità collettiva che apre un nuovo percorso, una via marcatamente comunitaria, attraverso cui si va a Dio “insieme con” il fratello. Questo cammino è stato compiuto in primis da Chiara Lubich e, contemporaneamente, da quanti – conquistati dal suo esempio e guidati anche da questi “collegamenti telefonici” – hanno accolto l’invito a compiere insieme quello che Chiara stessa, riprendendo le parole del Salmo 83, ha definito il “Santo Viaggio” della vita. Ma si può dire che Chiara Lubich abbia in qualche modo creato un “nuovo genere letterario”? Sicuramente Chiara non aveva intenzione di creare un nuovo genere letterario. Infatti questi scritti non sono stati redatti da lei in vista della pubblicazione di un libro. La pubblicazione è giunta dopo, inizialmente attraverso piccoli libretti, sempre editi da Città Nuova, ampiamente richiesti non solo dai membri del Movimento dei Focolari, ma anche da quanti, a vari livelli, venivano in qualche modo in contatto con il Carisma dell’unità. Ma, all’inizio, questi testi sono stati scritti, uno per uno, prima di tutto per essere “detti”, trasmessi a voce utilizzando materialmente la cornetta del telefono (e qui sta il novum di questo “genere letterario”), cosa che ha creato ogni volta un dialogo immediato con gli interlocutori, ha formato una famiglia estesa su tutti i continenti, fatta “una” dall’impegno di percorrere insieme, appunto, il “Santo Viaggio” della vita. Solo in un secondo momento questi stessi testi sono stati raccolti in vista di una pubblicazione. In questo senso si può quindi affermare che, con Conversazioni, nasce anche un nuovo genere letterario: è un genere che coniuga insieme parola, metodologia comunicativa e vita e che stringe un intimo e profondo dialogo tra l’autrice e i suoi interlocutori, in senso più ampio tra emittente e ricevente, tra scrittore e lettore. Quali le caratteristiche di questi testi? Nel passaggio dal “collegamento telefonico” alla pagina scritta, ogni testo si presenta come una lettera che, pur contestualizzata ciascuna nel tempo e nello spazio, vuole stabilire ancora un contatto diretto con i nuovi lettori, interpellati ogni volta con la formula di apertura: “Carissimi”. Sono “conversazioni” che continuano ora non più con la cornetta del telefono ma attraverso le pagine di un libro. Il linguaggio che Chiara utilizza è ricco di calore e colore; si adatta ai giovani e ai non più giovani, delle varie categorie sociali. Di volta in volta lei si innesta nella realtà contemporanea, rilegge l’esistenza umana alla luce del Carisma dell’unità, racconta una sua esperienza sul pensiero che vuole trasmettere, interagisce con gli interlocutori, propone un motto da vivere fino al nuovo appuntamento telefonico (nel volume: fino alla nuova lettera). Esprime quindi il suo pensiero spirituale con immagini concrete e quotidiane, molto vicine agli interlocutori. Frequenti sono le similitudini, le metafore, gli slogan vivaci e facilmente memorizzabili che rendono il messaggio limpido, coinvolgente, “facile” da vivere. Ognuno di questi testi chiede infatti, ancora oggi, al lettore di essere tradotto in vita. Questo libro è il secondo, dopo “Parole di vita”, della collana che prevede la pubblicazione dell’opera omnia della fondatrice dei Focolari. Quali le prossime pubblicazioni in programma? Più che di “Opera omnia” parliamo semplicemente di “Opere”. Infatti il materiale documentario a firma Chiara Lubich, suscettibile tra l’altro di ulteriori acquisizioni, è molto consistente e necessita di un lavoro di organizzazione e catalogazione che richiede tempi molto lunghi. Tuttavia, già ora, si è visto possibile editare un corpus di opere che presenti in maniera sistematica il patrimonio di riferimento del suo pensiero, attingendo sia al già edito sia all’inedito. Questo è l’intento della Collana “Opere di Chiara Lubich”. Il progetto prevede 14 volumi, organizzati in tre ampie aree tematiche: 1. La persona; 2. La via spirituale (in questa seconda area si collocano appunto i primi due volumi della collana appena editi da Città Nuova Parole di Vita e Conversazioni); 3. L’opera (a questa terza area fa invece riferimento un prossimo volume, già in preparazione, che raccoglierà i discorsi in ambito civile ed ecclesiale e dovrebbe essere portato a compimento entro il prossimo anno). Questi testi escono solo in italiano o anche in altre lingue? É in corso la traduzione in inglese del volume delle Parole di Vita. Ci auguriamo che possa essere tradotto presto, e in più lingue, anche il volume di Conversazioni, considerato il fatto che i singoli pensieri spirituali (così come i commenti alle Parole di Vita) erano stati a suo tempo tradotti nelle varie lingue per esigenze di immediata comunicazione con i destinatari non italiani. Ci auguriamo perciò di vedere presto nelle librerie anche la traduzione dei volumi della Collana “Opere di Chiara Lubich” in un ampio ventaglio di lingue.
a cura di Anna Lisa Innocenti
(altro…)
Ott 4, 2019 | Chiesa
Il Movimento dei Focolari partecipa alla gioia di Chiara Amirante e della Comunità Nuovi Orizzonti da lei fondata, per la visita a sorpresa di papa Francesco nella loro “Cittadella Cielo” vicino a Frosinone (Italia). “Se io incominciassi a rispondere alle domande sarebbero parole, parole, parole… Credo che sarebbe come sporcare la sacralità di quello che voi avete detto, perché voi non avete detto parole, avete detto vite: le vostre. Storie. Cammini. Ricerche, ma ricerche di carne, spirito, tutta la persona”. Così Papa Francesco si è rivolto, a braccio, a cinque ragazzi della Comunità Nuovi Orizzonti che gli hanno offerto le loro testimonianze forti di dolore e di rinascita durante la visita privata che il Pontefice ha fatto nella sede della Comunità, in provincia di Frosinone (Italia) lo scorso 24 settembre. “Le vostre sono storie di sguardi – ha continuato il Papa – e a un certo momento, avete sentito uno sguardo – uno – che non era come gli altri, era quello soltanto: uno sguardo che ti ha guardato con amore. Anch’io conosco quello sguardo. Uno sguardo che ti ha preso per mano e ti ha lasciato andare, non ti ha tolto la libertà”. Accolto con gioia e commozione Papa Francesco era arrivato alle 9.30 del mattino nella “Cittadella Cielo” sede centrale di questa Comunità che, grazie a percorsi di guarigione e conoscenza di sé basati sul Vangelo, permette a tanti giovani di uscire da tunnel infernali di dolore e dipendenze e diventare testimoni di speranza per altri giovani in situazioni di grave disagio. E proprio alla “fecondità della testimonianza” ha fatto riferimento tra l’altro il Papa nel suo intervento: “Anche la vostra testimonianza è un seminare, un seminare non l’idea, il fatto che Dio è amore, che Dio ci vuole bene, che Dio ci sta cercando ogni momento, che Dio è accanto a noi, che Dio ci prende per mano per salvarci (…) Noi siamo uomini e donne del Magnificat, cioè del canto della Madonna, di andare a raccontare che Dio mi ha guardato, mi ha accarezzato, mi ha parlato, ha vinto. Ed è con me. Mi ha preso per mano e mi ha tolto dall’inferno”. Il Papa ha poi salutato, anche personalmente, i membri della Comunità ed i responsabili dei Centri in Italia e all’estero che si trovavano lì riuniti per l’Assemblea Centrale annuale. Ha celebrato la Messa, pranzato e piantato un olivo nel giardino di questa che è una delle cinque cittadelle alla quali ha dato vita la Comunità fondata da Chiara Amirante. Da bambina Chiara aveva conosciuto la spiritualità dei Focolari e incontrato personalmente anche la fondatrice Chiara Lubich. Poi, più grande, mettendosi in ascolto del grido dei giovani in strada e della loro richiesta di aiuto per fuggire dall’inferno nel quale vivevano, è nata in lei l’idea di dare vita ad una comunità di accoglienza. Questa visita di papa Francesco segue la telefonata del Pontefice ed il video messaggio del giugno scorso per celebrare questo anno speciale nel quale la Comunità celebra 25 anni di vita. Salutando papa Francesco, Chiara ha ricordato gli inizi della sua avventura quando, a contatto con il “popolo della notte”, l’aveva guidata la certezza che l’incontro con “Cristo Risorto avrebbe potuto riportare la vita laddove io vedevo morte”. Nel ‘94 ha così dato vita alla prima comunità a Trigoria (Roma) e ’97 a Piglio, in provincia di Frosinone, ad una comunità di formazione e accoglienza. Oggi sono 228 i centri di accoglienza, formazione e orientamento con tante iniziative di solidarietà, progetti sociali e iniziative di promozione umana in vari Paesi. Nel 2006 Chiara ha lanciato la proposta di divenire “cavalieri della Luce”, cioè testimoniare la gioia di Cristo Risorto a chi è più disperato, provare a vivere il Vangelo alla lettera per rinnovare il mondo con la rivoluzione dell’Amore. A questo impegno hanno aderito oltre 700.000 persone. “Le nuove povertà costituiscono una vera emergenza che continua a mietere milioni di morti invisibili nell’inconsapevolezza dei più” ha spigato ancora Chiara davanti a Papa Francesco parlando di uso e abuso di alcool e sostanze stupefacenti, anoressia, bulimia, depressione, ludopatia, internet-addiction, bullismo, abusi, sesso-dipendenza…”Sentiamo più forte che mai – ha concluso – l’urgenza di fare tutto il possibile per rispondere al grido inascoltato di tanti”.
Anna Lisa Innocenti
(altro…)
Ott 2, 2019 | Focolari nel Mondo
Con il Sinodo Amazzonico alle porte, raccontiamo una storia che si sviluppa in un villaggio peruviano situato nel “polmone del mondo”. Non parla di incendi, né di deforestazione, di petrolio o cercatori di metalli preziosi. È la storia di Jenny e Javier, che hanno scelto come famiglia di vivere nell’Amazzonia col desiderio di portare la luce del Vangelo agli “ultimi”.
“Vivevamo in Argentina, ma a un certo punto abbiamo deciso di trasferirci a Lámud, il paesino dove è nata Jenny, nella zona chiamata “Ceja de Selva” (“sopracciglia della selva”, metà montagna e metà foresta), nei pressi delle sorgenti dei grandi fiumi Marañón e Rio delle Amazzoni. Volevamo stare vicino ai suoi genitori, già anziani e dalla salute delicata”. Javier è argentino ed ha conosciuto Jenny quando lei studiava a Rosario. Hanno due figlie piccole (2 e 4 anni) e Angie (di 17). Passare da una grande città come Rosario a un paesino di 2.500 abitanti, sperduto e a 2.300 metri di altitudine, è stato indubbiamente un gran salto. Raccontano che hanno venduto le poche cose che avevano e sono partiti per la regione più povera del Perù, a 1.600 km da Lima e a 14 ore dal focolare più vicino.“Sapevamo che il nostro non sarebbe stato un viaggio di andata e ritorno”. Era, soprattutto per Javier, una vera sfida. Sin da giovanissimi avevano incontrato la spiritualità dell’unità dei Focolari, e anche adesso, come famiglia, avevano deciso di mettere in pratica il Vangelo. Per questo, la loro “maggiore preoccupazione” – raccontano – era quella di abitare in un luogo dove sarebbero stati “soli”, senza altre persone che condividessero i loro stessi ideali. Decisero allora di fare di tutto per testimoniare ed annunciare il Vangelo con la loro vita, affinché anche in quel piccolo villaggio amazzonico nascesse un seme della spiritualità dell’unità. Si proposero di vivere il comandamento dell’amore reciproco per “procurarsi” la presenza spirituale di Gesù nella loro famiglia, secondo la promessa di Lui: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lí sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Con questa convinzione, e credendo all’affermazione di Chiara Lubich quando disse che “uno dei frutti dell’avere Gesù in mezzo è che si fa nascere la comunità”, partirono decisi per il Perù. Pochi giorni dopo il loro arrivo, il vescovo locale visitò Lámud. Jenny e Javier si presentarono come una “famiglia focolare”. Il Vescovo li benedisse e li stimolò a continuare l’impegno preso. Cominciarono con il percorrere la periferia del paese visitando “i più poveri, gli ultimi”. Andavano a trovarli nelle loro case (se così si possono chiamare), dove trovarono anziani che “non avevano neppure un letto degno dove morire” raccontano. Conobbero tante famiglie la cui unica aspettativa (o speranza) era avere un piatto caldo ogni giorno per i loro figli e per se stessi. “Cercavamo di far sentire loro il nostro affetto, di guardarli negli occhi, di regalare una parola di incoraggiamento, e anche qualcosa da mangiare. A volte, quando potevamo, rimanevamo con loro due o tre giorni, condividendo i loro dolori, la loro povertà, le loro brevi gioie e speranze”.
Con l’anelito di generare una piccola comunità di vita del Vangelo, cominciarono ad organizzare incontri della “Parola di vita”, ma senza successo. Cambiarono tattica varie volte. “Non ci siamo mai scoraggiati, perché sapevamo che Gesù ha i suoi tempi e che l’importante era stare al suo gioco”. Insistettero nell’invitare i vicini ad incontrarsi attorno alla Parola di Dio e, poco a poco, cominciarono ad aderire alcune persone, tra le quali le mamme di alcuni bambini dell’asilo con le loro figlie. Jenny e Javier prepararono allora anche momenti adatti ai più piccoli. Fu l’inizio di una piccola fiammella. Nel frattempo, il parroco chiese loro di assumersi la catechesi familiare del paese e di altri dieci villaggi “vicini”, alcuni dei quali a due ore di strada. Recentemente, hanno avuto la prima visita di un gruppo dei Focolari della città di Talara, a 650 km da Lámud (12 ore di viaggio in automobile). Una visita che “ha segnato un prima e un dopo nella vita della nostra comunità”, afferma la coppia. Jenny e Javier spiegano, con la gioia di chi ha trovato il proprio posto nel mondo: “Siamo pochi… ma qualcosa è nato! Non vogliamo crearci false aspettative, ma crediamo che Gesù ha un debole per l’Amazzonia e per i più poveri. Forse perché anche lui nacque tra i poveri… e rimase tra di loro”. “Non sappiamo per quali strade lui voglia portarci”, ammettono, ma sono le uniche che vogliamo percorrere!”, concludono. “Vogliamo, come lui, dare la vita per la nostra gente”.
Gustavo E. Clariá
(altro…)
Set 29, 2019 | Focolari nel Mondo
Anche quest’anno in tutto il mondo il Movimento dei Focolari ha invitato uomini e donne, piccoli e grandi, persone di ogni provenienza a fare nelle Mariapoli l’esperienza di una città, basata sulla legge della fraternità.
I modi sono diversi, l’esperienza è la stessa: la Mariapoli è l’espressione tipica dei Focolari. Per alcuni giorni i partecipanti a questi convegni – in genere estivi – sono invitati a realizzare un’utopia: quella di una società basata sull’amore reciproco del Vangelo. Con la grande Mariapoli Europea, realizzata in quattro tappe di una settimana ciascuna nel luogo della sua nascita, a Fiera di Primiero, questa esperienza ha celebrato in questa estate 2019 i suoi settanta anni di vita. Ma anche in tante altre parti del mondo ha attirato gente di ogni provenienza. 235 sono state le Mariapoli 2019 con una partecipazione di circa 46.000 persone. Alla nostra redazione sono giunte lettere e racconti da Galles, Vietnam, Perù, Canada, Finlandia, Italia, Bulgaria e Brasile.
In Turchia la Mariapoli si è svolta a Şile, una piccola località sul Mar Nero nei pressi d’Istanbul, una location che ha dato un tocco di vacanza apprezzatissimo da tutti. I 70 partecipanti venivano da Ankara, Iskenderun, Smirne e anche dall’estero. Il tema centrale, la santità personale e comunitaria, è stato affrontato, tra l’altro, attraverso la presentazione di alcuni dei santi di questa terra: San Giovanni Crisostomo, Sant’Efrem, Sant’Elena e Santa Tecla la cui storia ha offerto uno sguardo di riconoscenza alla Chiesa dei primi tempi. A Kerrville in Texas (USA) si è approfondito il tema che quest’anno ha guidato la vita dei Focolari in tutto il mondo: lo Spirito Santo e la Chiesa. Tra le 350 persone presenti, 100 partecipavano per la prima volta ad una Mariapoli, forse anche per il fatto che l’approfondimento sulla Chiesa, in una situazione contrassegnata da tanti scandali e sofferenze, era di particolare interesse. Lo stesso argomento, ma approfondito con un taglio ecumenico è stato al centro della Mariapoli della Svezia svoltasi a Marielund-Stoccolma con la partecipazione di luterani e cattolici. Erano presenti in Mariapoli anche due persone di religione buddista e alcuni non credenti. I partecipanti arrivavano da varie città della Svezia con una buona rappresentanza della Norvegia.
Nonostante questa diversità è stato possibile approfondire “lo Spirito Santo come colui che è l’energia vitale della Chiesa – scrivono – e che da a ciascuno una grazia particolare per realizzare la propria chiamata in funzione all’unità di tutte le membra del mistico corpo di Cristo”. Un tocco gioioso ha dato alla Mariapoli di Leopoli, Ucraina, la partecipazione delle nuove generazioni al programma. Ai giovani, ai ragazzi e ai bambini era affidata la preparazione e la conduzione di una giornata intera. L’hanno realizzata in modo vivace e coinvolgente. E all’inizio di ogni giornata sono stati proprio i bambini ad “insegnare” gli adulti, raccontando come avevano vissuto il giorno precedente le parole del Vangelo. La Mariapoli organizzata a Penang in Malaysia, è stata caratterizzata invece da diversità di lingue, culture, provenienze etniche ed anche da grandi distanze, i partecipanti arrivati da Singapore, ad esempio, hanno affrontato un viaggio di 700 km. “Lo sforzo di mantenere vivo tra di noi l’amore reciproco – scrivono – e dare così spazio alla presenza di Gesù in mezzo a noi, l’impegno di affrontare e superare le difficoltà e la disponibilità di rinunciare alle proprie idee, ha reso possibile questa impresa”. Alla Mariapoli di Boconó nell’ ovest del Venezuela l’incontro voleva offrire ai partecipanti la possibilità di riposare, viste le difficoltà di una vita quotidiana stancante a causa dei prolungati periodi senza elettricità, delle code interminabili per la benzina e delle ristrettezze economiche. A questa offerta – anche economicamente – attraente hanno aderito più del doppio delle persone previste.
Però la prima notte un uragano con grandine, pioggia, alberi sradicati e vento fortissimo ha provocato un black-out elettrico durato fino alla fine della Mariapoli. La conseguenza è stato il collasso totale: bagni senza acqua, impossibilità di cucinare e problemi per conservare gli alimenti. Poi, attraverso gli approfondimenti di spiritualità, l’amore invincibile di Dio è diventato esperienza esistenziale: si è trovato un modo per cucinare con la legna, un vicino ha offerto un generatore, l’attenzione di tutti per le necessità degli altri è cresciuta. “Dio non si lascia vincere in generosità” scrivono a conclusione di questa esperienza meravigliosa.
Joachim Schwind
(altro…)
Set 27, 2019 | Cultura
Dodici brani che hanno fatto la storia di questo complesso diventano una raccolta , tratta dal loro tour mondiale “Life” che continuerà anche nei prossimi mesi. Nel futuro del Gen Rosso anche corsi, progetti educativi, coproduzioni e la terza edizione del “Gen Rosso Music and Arts Village”.
Oltre cinquant’anni di vita ed una proposta artistica capace di rinnovarsi continuamente. Ma tenendo la bussola su alcuni punti cardine: una vita vissuta all’insegna della fraternità; una produzione frutto della collaborazione tra artisti di varie nazionalità che parla di unità tra uomini e popoli; un messaggio che, attento alle sfide del nostro pianeta, propone una cultura del dare e del condividere. Questo è il complesso internazionale Gen Rosso, formato da musicisti e tecnici, di diverse vocazioni provenienti da Europa, Asia e America Latina. Recentemente il loro tour “Life” è diventato un album con diciotto brani scelti tra le canzoni che hanno fatto la storia del Gen Rosso. Ne parliamo con uno dei suoi componenti, Michele Sole. Il primo luglio è uscito il vostro album live del Tour “LIFE”. Come nasce questo nuovo lavoro e quali sono le sue caratteristiche? Dall’autunno del 2018 fino ad oggi abbiamo avuto dei concerti bellissimi in tutta Italia con il nostro concerto “LIFE” e da lì ci è nato il desiderio di mettere in un cd questo lavoro “live” che ha entusiasmato tanto il pubblico, e anche noi. Riversate le registrazioni fatte sui palchi, le abbiamo mixate cercando di mantenere tutta l’energia e l’emozione che respiriamo nei nostri concerti. Si sente il pubblico che canta insieme a noi, con i loro applausi e le loro voci che danno all’ascoltatore la sensazione di essere proprio lì con noi sul palco. Insomma un vero disco dal vivo!
Recentemente avete dato vita, nella cittadella internazionale di Loppiano dove avete la vostra sede, al “Gen Rosso Music and Village”. Di che cosa si tratta e quali sono gli obiettivi? Il “Gen Rosso Music and Arts Village” giunge quest’anno (27 dicembre 2019 – 5 gennaio 2020) alla sua terza edizione ed è un’esperienza di approfondimento artistico e di condivisione di valori alla luce del carisma dell’unità. Coinvolge giovani professionisti e studenti di diverse discipline quali musica, danza, canto, teatro dai 18 anni in su. La metodologia didattica è progettata dai tutor del Gen Rosso insieme a docenti dalla riconosciuta capacità ed esperienza artistica. Il programma prevede l’approfondimento di tematiche specifiche del mondo dell’arte, lo scambio di esperienze, spazi creativi e laboratori pratici che convergeranno in una performance finale. Ci si può iscrivere presso village@genrosso.com. Il programma inizierà il 27 dicembre 2019 e si concluderà il 5 gennaio 2020.
Nei vostri viaggi partecipate ad appuntamenti che promuovono la pace, l’amicizia tra i popoli e la fraternità universale. Ce n’è uno recente che ricordate in particolare e perché? Sì, in primavera abbiamo avuto la gioia di essere in Giordania, grazie alla “Caritas Jordan”, per realizzare il progetto “Be the change” insieme a centinaia di studenti di diverso ceto sociale, di diverse religioni e diverse nazionalità per favorire il dialogo e promuovere una cultura di pace e amicizia, essendo loro stessi i promotori di un cambio nelle loro vite e nelle loro città per un futuro migliore. Quali sono i vostri progetti e appuntamenti futuri? Innanzitutto riprendiamo i tours in giro per il mondo con il concerto “Life” accompagnato da progetti educativi e l’inserimento sul palco di giovani preparati in vari workshop. Saranno prima in Italia (28 settembre a Venosa; 12 ottobre a Piacenza; 23 e 24 ottobre ad Acerra; 26 ottobre a Prato, 1 novembre a Teano), poi un tour asiatico in Indonesia per quasi tutto il mese di novembre 2019.
Intanto continueremo con i corsi nella cittadella di Loppiano con scambi di esperienze, formazione e arte. Dal 15 al 17 ottobre approfondiremo il light design, destinato a persone interessate ad ampliare le proprie conoscenze nel campo dello studio della luce e del colore. Inoltre, per sostenere giovani artisti emergenti, abbiamo iniziato delle coproduzioni. La prima è Stabat in Silentium, la messa in scena dell’opera teatrale del giovane scrittore Francesco Bertolini, nato da una sua profonda esperienza di solidarietà emersa dopo il terremoto ad Amatrice (Italia). “Come si può credere ancora in Dio in seguito ad un terremoto?” è la domanda “scomoda” da cui parte questa opera nella quale i protagonisti sono le giovani vittime, ma anche i volontari che lasciano la loro quieta realtà per andare dove la tragedia si è consumata.
Anna Lisa Innocenti
(altro…)