11 Ago 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
Il primo avvenimento della vita della Madonna riportato dal Vangelo è l’Annunciazione (Luca 1, 25ss.). Maria è stata da sempre eletta da Dio, però all’Annunciazione è avvenuto qualcosa di molto particolare per lei: l’angelo le si presenta con un messaggio di Dio, che Maria accetta. Per questo suo ‘sì’ fiorisce subito in lei una realtà nuova: l’incarnazione del Verbo nel suo grembo. Se noi cerchiamo di capire la vita di alcuni santi, vediamo che qualcosa di analogo a quanto è successo in Maria avviene anche in loro spiritualmente allorché s’imbattono, ad esempio, in un carisma che Dio ha donato per il bene della Chiesa. Conosciamo la storia di santa Chiara d’Assisi, la più perfetta discepola di san Francesco. Quando si va nella chiesa di San Damiano, ad Assisi, dove ella visse, può succedere che la guida, illustrando quel luogo sacro, dica: “Qui Cristo si incarnò nel cuore di Chiara”. E questo non sono semplici parole. Rivelano una profonda verità. Benché Chiara d’Assisi – da quanto sappiamo – vivesse anche prima una fervente vita cristiana, l’incontro con san Francesco, che era la personificazione di una parola di Dio ridetta al mondo, la parola povertà, provocò in lei qualcosa di nuovo: fece sviluppare e crescere Cristo nella sua anima, fino a farne una delle più grandi sante della Chiesa cattolica. E non è forse pensiero di papi, di santi e di Padri della Chiesa che la Parola genera Cristo nelle anime? Così quando qualcuno ad un certo punto della sua vita si imbatte, attraverso una persona, uno scritto o un convegno, con il carisma dell’unità e sente la chiamata a farlo suo, se dice il suo ‘sì’ avviene anche in lui qualcosa di simile a quanto è successo in Maria e in questi santi. Cristo nel suo cuore può veramente svilupparsi e crescere spiritualmente, come per una attualizzazione del battesimo. Ho letto che santa Chiara d’Assisi prima di morire pronunciò una frase meravigliosa: “Ti ringrazio, Signore, d’avermi creata”. Vuol dire: perché avendomi creata, veramente tu hai procurato la tua gloria. Ed è stata, la sua, una morte d’amore. Voglia il Cielo che anche per noi sia così. Se saremo fedeli, anche la nostra morte non sarà semplicemente una morte fisica, ma una morte d’amore. Allora saliremo anche noi a trovare la Mamma nostra, la santa nostra, il modello nostro, Colei che qui sulla terra ci è stata Capo, Regina, Madre. Vedremo la gloria di Maria Regina del cielo e della terra. E la vedremo circondata soprattutto da tutti quelli che l’hanno amata». Da Chiara Lubich, “Maria – Trasparenza di Dio”, 2003 Città Nuova – pagg. 49-50-63. (altro…)
10 Ago 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Arrivando da Manila (a 60 km) la prima sensazione che si avverte giungendo nella zona circostante il Lago di Taal (nell’isola di Luzon, la parte settentrionale dell’arcipelago delle Filippine) è quella di una profonda pace. Il visitatore rimane incantato alla vista di uno spettacolo unico nel suo genere: il lago, che con le sue acque ha riempito un’antica caldera, ospita al suo interno un’isola. Quest’isola, a sua volta, dentro un cratere più recente accoglie un altro lago molto più piccolo. E al centro di questo piccolo specchio d’acqua vi è un piccolo scoglio. Un effetto “matrioska” di laghi, uno racchiuso dentro l’altro. Dalla cima del vulcano, la vista si estende verso colline verdeggianti di boschi e prati, piantagioni di ananas, caffè, banane e una infinita varietà di fiori tropicali.
Nei pressi del Lago Taal, dal 1982 questa stessa sensazione si respira tra gli edifici e le strade della Mariapoli Tagaytay. “Pace” è la prima cittadella del Movimento in Asia. «Ho un sogno», aveva esclamato Chiara Lubich quell’anno, osservando le colline di Tagaytay: che proprio lì crescesse, una delle cittadelle dei Focolari, luoghi in cui vivere stabilmente il Vangelo, per mostrare in bozzetto come sarebbe il mondo se tutti lo vivessero. La presenza dei Focolari a Tagaytay è però più lontana nel tempo. Già nel 1966, infatti, si era svolto in questi luoghi un primo incontro di aderenti del Movimento. In quell’occasione i presenti, colpiti dalla bellezza del posto, pregarono affinché proprio lì potesse sorgere un centro di formazione, una “casa per tutti”. L’anno seguente, grazie a una prima donazione, quel desiderio cominciava a diventare realtà, prendendo forma nel 1975. Poi gli avvenimenti e il sogno del 1982, con la coincidenza di un invito rivolto al Movimento dalla Conferenza episcopale filippina a costruire, proprio nelle adiacenze di Tagaytay, una “scuola” per sacerdoti asiatici. Da allora gli sviluppi sono stati inaspettati. In particolare, tra le decine di costruzioni che hanno visto la luce, va segnalata la costituzione di una scuola per il dialogo con le grandi religioni dell’Asia, rivolta in particolar modo a musulmani e buddhisti, ma anche indù, scintoisti. Ogni anno convergono da queste parti, per sperimentare la gioia della convivenza, i giovani buddhisti di un’organizzazione laica giapponese. Di recente, nello scorso mese di maggio, 200 membri di grandi religioni di 13 diversi Paesi asiatici hanno preso parte alla Scuola delle Religioni orientali (SOR).
Dalla sua fondazione, la cittadella Pace ha assunto anche uno spiccato profilo di promozione umana e sociale, divenendo una delle sedi dove opera la , ONG senza scopo di lucro, fondata nei pressi di Manila nel 1983 per rispondere alle necessità sociali e sanitarie delle fasce più povere della popolazione, specie delle zone rurali. Famiglie intere, in precarie condizioni abitative (spesso dentro case di una sola stanza col pavimento in terra battuta, senza acqua corrente) con un difficile accesso ai servizi sociosanitari e scarse opportunità di lavoro. Con il motto «liberamente abbiamo ricevuto, liberamente doniamo», Bukas Palad (in lingua tagalog “a mani aperte”) ha fatto ormai un percorso di oltre trent’anni, migliorando la qualità di vita di migliaia di persone, non solo nell’aspetto medico, ma anche umano e spirituale, con un approccio integrato e globale volto alla promozione umana e alla salute delle persone. Attualmente nella cittadella hanno un particolare rilievo le aziende che aderiscono al progetto per un’economia di comunione, le attività dei volontari ospedalieri in diverse strutture sanitarie pubbliche, la vivace testimonianza degli operatori dei media e varie iniziative a livello educativo. A Tagaytay le esperienze di dialogo e condivisione crescono e si moltiplicano, come l’acqua del lago che si replica in altri specchi d’acqua. Ma i riflessi di Pace non si possono contare. (altro…)
9 Ago 2017 | Cultura
Il volume è frutto della lunga esperienza di Zanghì accanto a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Con lei l’autore ha partecipato all’attività del centro culturale del Movimento, la Scuola Abbà. Il testo cerca di fare emergere le novità culturali del Carisma della Lubich. La lettura si fonda sulle intuizioni che la fondatrice ha vissuto a seguito di un’esperienza mistica chiamata “Paradiso del ‘49”, per l’intensità raggiunta e la data in cui essa ha avuto luogo. Tale esperienza si è conservata in alcuni scritti nei quali, sotto la forza della luce divina, la Lubich andava annotando quanto era chiamata a vivere in quei giorni, pagine che costituiscono “radice e vertice” della spiritualità dei Focolari e che introducono ad una comprensione profonda del carisma e del messaggio che sottende la missione dell’Opera di Maria fondata sul comandamento nuovo di Gesù «che tutti siano uno». Città Nuova Editrice
9 Ago 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Amavo da ragazzo sintonizzarmi la sera con la Radio Vaticana che trasmetteva notiziari in varie lingue straniere. Naturalmente, di quelle lingue non ne conoscevo nessuna ma quell’ascolto mi affascinava, mi dava l’impressione di dilatare il cuore sull’umanità, sui popoli e il loro quotidiano. Fu in una di quelle sere che mi capitò di udire il Papa Pio XII invocare il nome di Dio per ben tre volte: “Dio, Dio, Dio”! Quel “grido” si impresse nella mia coscienza anche se, col passar del tempo, finì con l’affievolirsi e perdersi nella memoria. Era il 1956. Nove anni dopo, Gennaio 1963, mi trovo militare a Torino. Un compagno di camerata mi invita ad un Convegno del quale non chiesi, stranamente, nessuna informazione. Eppure nel chiedere il permesso ai miei superiori, mi ritrovai a dire che da quel Convegno dipendeva tutta la mia vita. Con un insperato assenso dei miei superiori, partii alla volta di Ala di Stura, un paesino di montagna in una cornice stupenda della natura. Accolto come fossi conosciuto da sempre, fu lì che conobbi Chiara Lubich – fondatrice del Movimento dei Focolari –, e Igino Giordani, cofondatore. Realtà forte, per me, fu anche incontrare per la prima volta persone di culture e religioni diverse. In quei giorni ebbi la possibilità di conoscere, perché ospite dei Focolari, Assunta Roncalli sorella di Papa Giovanni XXIII, che sarebbe morto il 3 giugno dello stesso anno 1963. Una mattina Chiara Lubich parlò di una nuova vocazione nata in seno al Movimento. E fu solo quando di quella nascita Chiara indicò anno e circostanze, che quella invocazione di Pio XII, riaffiorò imperiosa dalla mia coscienza: «Dio, Dio, Dio! Dio vi aiuterà, Dio sarà la vostra forza. Risuoni questo ineffabile nome, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà, nei parlamenti, nelle piazze, nelle case e nelle officine…». Così si espresse il Papa nel radiomessaggio del 10 novembre 1956 durante la repressione della rivoluzione in Ungheria. E Chiara commentò: «C’è stata dunque una società capace di togliere il nome di Dio, la realtà di Dio, la Provvidenza di Dio, l’Amore di Dio dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al Suo posto. È possibile che il demonio abbia i suoi seguaci fedelissimi, totalitari, pseudo martiri della sua idea, e Dio non abbia un esercito compatto di Cristiani che tutto diano per riconquistare la terra a Lui?».A quell’appello del Papa, Chiara rispose con l’intuizione di raccogliere donne e uomini di tutte le età, nazionalità, condizioni, legati da un unico vincolo, quello della fraternità universale, perché formassero un esercito di volontari, “I Volontari di Dio”, espressione del Movimento dei Focolari oggi presente in 182 nazioni del mondo. Una vocazione moderna, totalitaria, alla quale Chiara Lubich dà un ulteriore tocco di fascino quando la descrive come l’attrattiva del tempo moderno: «Penetrare nella più alta contemplazione rimanendo mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo … per segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie». Igino Giordani la paragona ad una «santità in tuta da operaio che sprona a portare Dio in Parlamento, nei Consigli Comunali, negli ospedali, scuole, uffici, botteghe, studi professionali, a casa, ai campi di bocce, ma anche nel mondo dell’arte, della comunicazione, della scienza, dell’economia …», perché, aggiunge, «portare Dio in tutti questi luoghi significa trasformarli in Abbazie, trasformarli in luoghi sacri in cui si celebra ogni giorno una Messa particolare!» Sono passati 54 anni da quel giorno in cui anch’io sentii la chiamata ad arruolarmi con “I Volontari di Dio”, nati da un carisma che, perché autentico, si misura anche nei suoi risvolti concreti riflettendo nella cultura, nel sociale, economia, politica … Perché i vari ambiti della vita non restino mediocri, privi di coraggio, incapaci di unire, insensibili, ma aperti ad accogliere la presenza profonda di Dio. Gennaro Piccolo – Centro Igino Giordani “Una via per l’Unità” (Andria, Italia) (altro…)
8 Ago 2017 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Uno sportivo tenace, Francesco, specie con la sua bicicletta. Percorre ogni giorno diversi kilometri, sui tortuosi e pittoreschi sentieri dei colli romani, per tenersi allenato, ed infatti sembra ancora un giovanotto. Eppure sono ormai molti anni che ha deciso di donare la propria vita a Dio nell’amore ai fratelli che incontra ogni giorno, anche nelle situazioni difficili. Ed allora occorre di certo mantenersi in forma. Pochi giorni fa, durante uno dei suoi consueti allenamenti, la sua bici sbatte contro un sasso, lo sterzo si spacca, e lui si ritrova catapultato in aria. L’atterraggio non è per niente lieve … è il collo per primo a sbattere sull’asfalto, con il risultato di una vertebra cervicale (per l’esattezza la C2) danneggiata. In un attimo il panorama cambia: da un’intensa attività fisica si ritrova immobilizzato in un letto di ospedale con una “gabbia” di ferro dal collo in su, tenuta ferma con delle viti che poggiano sul cranio. Il singolare arnese dovrebbe servire per impedire ogni movimento e così sperare in un lento risanamento della vertebra lesionata. È dal letto d’ospedale che scrive, non senza difficoltà, sul suo telefonino: «C2, sei entrata con prepotenza a cambiare la mia giornata e non solo. Non sapevo neanche che esistevi, e se esistevi, dov’eri? Poi quel brusco atterraggio sull’asfalto della strada, e fra le varie cose rotte tu sei entrata subito in testa alle preoccupazioni di tutti. Avevi il potere di farmi morire, di rendermi immobile su una carrozzella. Solo ti è bastato l’avvertimento spezzandosi il dente dell’epistrofeo … pezzetto d’osso sul quale si basa tutto il movimento della testa. Speriamo dopo questa botta di non dover cambiare la visione del mondo e che tu possa, anche attraverso un apparecchio avveniristico, tornare a essere il fulcro su cui tutto si muove. Grande C2, cerco di recuperare il mio rapporto con te, e che non sia solo per interesse, bensì per conoscere un po’ delle meraviglie di cui siamo fatti. Quanto ogni piccola cosa ha valore! Che questi momenti mi aiutino a scoprire tutto il valore che è in me frutto dell’amore di Te». Francesco (Italia) (altro…)