Mar 4, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://www.youtube.com/watch?v=G4_LozKslxk Il vescovo non raduna il popolo intorno alla propria persona o alle proprie idee ma intorno a Cristo: è quanto ha detto Papa Francesco incontrando stamani i Vescovi amici dei Focolari. Il carisma dell’unità proprio del Movimento dei Focolari – ha detto il Papa – “è fortemente ancorato all’Eucaristia, che gli conferisce il suo carattere cristiano ed ecclesiale”: “Senza l’Eucaristia l’unità perderebbe il suo polo di attrazione divina e si ridurrebbe a un sentimento e ad una dinamica solamente umana, psicologica, sociologica. Invece l’Eucaristia garantisce che al centro ci sia Cristo, e che sia il suo Spirito, lo Spirito Santo a muovere i nostri passi e le nostre iniziative di incontro e di comunione”. Il servizio fondamentale dei vescovi – ha aggiunto Papa Francesco – è quello di radunare “le comunità intorno all’Eucaristia, alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita”: “Il Vescovo è principio di unità nella Chiesa, ma questo non avviene senza l’Eucaristia: il Vescovo non raduna il popolo intorno alla propria persona, o alle proprie idee, ma intorno a Cristo presente nella sua Parola e nel Sacramento del suo Corpo e Sangue”. “Così il Vescovo, conformato a Cristo – ha affermato il Papa – diventa Vangelo vivo, diventa Pane spezzato per la vita di molti con la sua predicazione e la sua testimonianza. Chi si nutre con fede di Cristo Pane vivo viene spinto dal suo amore a dare la vita per i fratelli, ad uscire, ad andare incontro a chi è emarginato e disprezzato”.
Quindi, il Papa ringrazia in modo particolare i vescovi giunti “dalle terre insanguinate della Siria e dell’Iraq, come pure dell’Ucraina”: “Nella sofferenza che state vivendo con la vostra gente, voi sperimentate la forza che viene da Gesù Eucaristia, forza di andare avanti uniti nella fede e nella speranza. Nella celebrazione quotidiana della Messa noi siamo uniti a voi, preghiamo per voi offrendo il Sacrificio di Cristo; e da lì prendono forza e significato anche le molteplici iniziative di solidarietà in favore delle vostre Chiese”. Papa Francesco, infine, incoraggia i vescovi amici dei Focolari a portare avanti l’impegno “in favore del cammino ecumenico e del dialogo interreligioso” e li ringrazia per il contributo dato “ad una maggiore comunione tra i vari movimenti ecclesiali”. (Radio Vaticana) Il neocardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, moderatore del convegno si era rivolto a papa Francesco a nome del gruppo dicendo tra l’altro: «Nell’odierna situazione del mondo sentiamo che sia noi sia le nostre chiese particolari debbono essere capaci di ascolto e di dialogo. Sentiamo che non a caso Dio ci ha posti in contatto con una umanità ferita da molteplici mali. Portiamo in cuore anche oggi davanti a Lei i segni di tante lacrime, grida di disperazione, segnali di ricerca». E ancora: «Di fronte alle enormi sfide di oggi ci sentiamo piccoli e a volte impotenti. Ma siamo fiduciosi in un amore più grande che ci ha chiamati e che ci ha amati talmente che ci ha dato la misura divina dell’amore, quella di essere pronti a dare la vita e, se occorre, di morire per gli altri. Questo passo lo sta vivendo il nostri fratello, vescovo amico della Libia, Mons. Martinelli che non è tra noi perché vuole restare lì nonostante un reale pericolo di morte. Questo passo l’hanno fatto anche i due Vescovi amici della Siria, Mor Gregorios Yohanna Ibrahim, Siro-ortodosso, e il Metropolita Boulos Yazigi, Greco-ortodosso del Patriarcato di Antiochia, sequestrati cerca due anni fa e quasi dimenticati dall’opinione pubblica». Un saluto particolare papa Francesco l’ha voluto rivolgere a Maria Voce, presidente dei Focolari, presente all’Aula Paolo VI insieme ai vescovi. Di ritorno da un incontro in Germania con 150 rappresentanti di movimenti evangelici, Maria Voce ha portato al papa il loro saluto e la speranza nel comune impegno verso l’unità. Il Papa ha ringraziato: «Bene. Molto importante il lavoro ecumenico che portate avanti». Papa Francesco aveva davanti a sé vescovi da 35 Paesi, dall’Asia (Thailandia, Myanmar, India) ai Paesi del Medio Oriente (Libano, Siria, Iraq, Algeria) all’Africa (Camerun, Etiopia, Uganda, Madagascar, Tanzania, Sud Africa), alle Americhe (USA, Haiti, Panama, Ecuador, Brasile, Uruguay) all’Europa (Germania, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Austria, Svizzera, Rep. Ceca, Rep. Moldova, Romania, Slovenia, Slovacchia, Ucraina). In programma al Convegno (3-6 marzo 2015) gli interventi della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, e del copresidente Jesús Morán, così come esperienze e progetti di una pastorale più attenta ai rapporti tra i vescovi e i fedeli, all’impegno per l’unità dei vari movimenti esistenti sia nella Chiesa cattolica che in altre Chiese, ai dialoghi con gli altri cristiani e con le varie religioni. (altro…)
Mar 3, 2015 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Europa continua a lottare con un’incertezza economica che pone gravi sfide a imprese, responsabili delle politiche economiche e cittadini. Cristiani provenienti da vari ambiti dell’economia e dal mondo imprenditoriale si sono dati appuntamento a Loppiano (nei pressi di Firenze), dal 6 all’8 marzo, per condividere esperienze e visioni, per dare il contributo di una voce profetica di speranza. «Finora in Europa ha parlato solo la voce delle istituzioni – afferma il prof. Luigino Bruni –. Il nostro sogno è che nei ministeri dell’economia ci siano dei francescani, focolarini, persone che hanno scelto gli ultimi… C’è bisogno della voce della gratuità. Negli ultimi decenni queste voci si sono completamente zittite. Un’economia senza anima, senza carismi capaci di includere anche i poveri, non ha futuro. Che cosa hanno da dire i movimenti cristiani, oggi, sul piano economico? Abbiamo cominciato il cammino di “Insieme per l’Europa” con Chiara Lubich all’inizio del millennio. Dopo 15 anni di lavoro insieme sul piano della conoscenza, ci sembra che questo cammino diventi un essere insieme per un’economia diversa, per una politica diversa. È arrivato il momento di dire qualcosa». L’iniziativa del convegno nasce nel novembre 2012 a Monaco di Baviera, durante l’incontro degli ‘Amici di insieme per l’Europa’ (Together for Europe). In quell’occasione, esperti in ambito economico di alcuni movimenti e comunità di diversi paesi e chiese, si sono accordati per generare un momento di approfondimento comune, con l’intento di dare un contributo specifico nel campo economico, a partire dai carismi. Il programma prevede uno spazio per approfondire i “segni dei tempi” che viviamo, con la condivisione delle proprie esperienze. E uno spazio per la riflessione sui “segni di speranza” con una tavola rotonda sull’economia della condivisione e la “cultura del dare”. È anche prevista una sperimentazione di «lavoro con le mani, non solo con la testa», alla “Fattoria Loppiano Prima”; e un workshop artistico con il gruppo musicale Gen Verde. “Insieme verso un’economia del bene comune” è il titolo scelto, e si articolerà in 3 aree di lavoro: povertà, imprese e istituzioni. Verrà allestita una expo con le realizzazioni di ogni comunità. «Non solo banche mercati e finanza – continua Bruni – ma contributo dal basso, dalla solidarietà, per dare voce a tutti, ai poveri, agli esclusi. Cerchiamo di fare un cammino insieme, con alcuni movimenti cattolici ed evangelici (Giovanni XXIII, Schönstatt, Focolari, Ymca e Vineyard), come comitato preparatore, e con la specificità di ascoltare la voce dei carismi riguardo la crisi economica che vive l’Europa». L’idea, dunque, è dare una prospettiva sull’Europa a partire dall’economia come reciprocità e come dono e non solo come interesse e profitto. L’Economia che nasce dalle cooperative, dal sociale, dal civile. «L’Europa economica – spiega il prof. Bruni – l’hanno fatta anche i carismi di Benedetto, di Domenico, di Francesco (pensiamo all’istituzione dei Monti di Pietà), per non parlare dei carismi sociali che hanno inventato le scuole, gli ospedali, parallelamente al mondo del commercio che decollava con le imprese e i mercanti. La nuova Europa che nascerà da questa crisi, perché sia un’Europa buona, ha ancora oggi bisogno del contributo dei carismi, carismi moderni, che parlano il linguaggio dell’economia; c’è tutta una vita dei movimenti cristiani europei che ha da dire la sua, diversa da quella della Banca centrale europea. Cominceremo umilmente, ma il nostro obiettivo è andare a Bruxelles per rivolgerci alle istituzioni con un contributo specifico». Ufficio stampa: Stefania Tanesini – M. 338 5658244 – E. stefania.tanesini@loppiano.it (altro…)
Feb 14, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo
«Una predicazione che non denunci il peccato non è predicazione del Vangelo», affermava in uno dei suoi discorsi mons. Romero. Il suo martirio, avvenuto il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’Eucaristia nella cappella dell’ospedale per malati terminali in cui risiedeva, ha dato forza a molte famiglie salvadoregne che hanno perso familiari e amici durante la guerra civile che è sopraggiunta spietata dopo la sua morte. E ancora oggi la sua testimonianza è un forte richiamo alla pace, alla fratellanza e alla riconciliazione di cui il popolo ha tanto bisogno. «La notizia della firma di papa Francesco sul decreto che riconosce il martirio per “odium fidei” di mons. Oscar Arnulfo Romero, ha fatto esultare il popolo. I vescovi hanno fatto suonare a festa le campane di tutte le chiese di El Salvador per manifestare il grande giubilo», scrive Filippo Casabianca, dalla sede dei Focolari in Centro America. «Da quando Bergoglio è diventato papa – spiega – si è cominciato a sperare che, conoscendo le urgenti necessità dei poveri e le oscure trame di alcuni regimi dittatoriali latinoamericani, avrebbe sbloccato l’iter della causa. Ne segue adesso la proclamazione solenne in data da stabilire, a San Salvador». Quale il retroscena di questo blocco? «L’opera missionaria della chiesa in quel periodo era attraversata da tensioni che ondulavano da una fedeltà genuina alle indicazioni del Concilio di vicinanza agli ultimi, alla tentazione di chi riteneva legittima l’associazione con i movimenti di stampo marxista. Di ciò si volle accusare Romero, fino ad arrivare a silenziare la sua voce». Ma, nel Salvador, anche la spiritualità dei Focolari affonda le sue radici nell’humus degli orrori della guerra. Infatti risalgono alla fine degli anni ‘70 le prime visite dei focolarini approdati dalla Colombia, fino alle prime Mariapoli, nel 1982, nella cittadina di Santiago di Maria.
«Le strade di collegamento erano pattugliate alternativamente dai guerriglieri o dall’esercito – continua Filippo – così da dover usare mezzi di fortuna per spostarsi o sottoporsi a interrogatori che potevano finire con il reclutamento forzato. La guerra era seguita alla morte di Romero ed il suo messaggio era vivo in tutti». «Le parole, la dottrina e la testimonianza di mons. Romero – racconta Reynaldo, fra i primi giovani del Movimento – risuonavano con forza in chi ebbe la fortuna di trovare l’Ideale dell’unità, particolarmente per il richiamo all’opzione preferenziale per i poveri». Era un forte richiamo alla coerenza cristiana, visto con perplessità da alcuni, abbracciato da tanti, manipolato alle volte. «L’esempio di Mons. Romero, unito all’incontro con l’esperienza di Chiara Lubich e le sue compagne, durante la seconda guerra mondiale a Trento, ci fece accogliere in un modo più puro il Carisma dell’unità e ci aiutò ad andare controcorrente». Un controcorrente che si manifesta ancora oggi nell’impegno sociale del Movimento dei Focolari in Salvador. Il recupero di carcerati, ad esempio, si svolge nell’ambito della Pastorale carceraria della Chiesa e coinvolge un’equipe dei Focolari: visitano regolarmente il tristemente famoso carcere di Mariona, che ospita i più pericolosi capi della criminalità e del narcotraffico. Attualmente, avvicinano circa 180 persone che scontano pene diverse, attraverso incontri attorno alla “Parola di Vita”, con gruppi di 18 persone ciascuno. Nell’ultimo incontro qualcuno diceva: «chiedo perdono a miei compagni di cella perché li ho trattati con violenza, ma voglio cambiare». Altre attività sono rivolte all’inclusione sociale in un paesino a rischio. La situazione si è fatta pericolosa ed il parroco ha consigliato i membri del Movimento di essere cauti. In altre due città si sostengono asili e attività di dopo scuola orientati a frenare la diserzione scolastica, condizione che favorisce il reclutamento criminale. Sull’esempio di Romero, in Salvador e non solo, si ravviva il desiderio di essere fedeli al Vangelo che spinge a vivere per tutti, e in particolare per i piccoli, i poveri e gli ultimi. (altro…)
Feb 10, 2015 | Chiesa, Cultura, Sociale
Un patto educativo da ricostruire armonicamente: tra famiglia, scuola, istituzioni civili, cultura. È l’idea che sta alla base del progetto delle Scholas Occurrentes, [le scuole che vengono incontro, scuole vicine] nate in Argentina su iniziativa dell’allora arcivescovo di Buenos Aires J.M. Bergoglio e rilanciate oggi a livello internazionale. «Scholas vuole in qualche modo reintegrare lo sforzo di tutti per l’educazione, vuole rifare armonicamente il patto educativo, perché solo così, se tutti noi responsabili dell’educazione dei nostri ragazzi e giovani ci armonizzeremo, l’educazione potrà cambiare. Per questo Scholas cerca la cultura, lo sport, la scienza; per questo Scholas cerca i ponti, esce dal “piccolo” e va a cercarli più lontano. Oggi sta attuando in tutti i continenti questa interazione, questa conoscenza», ribadisce papa Francesco, a conclusione del 4° congresso mondiale che si è svolto in Vaticano dal 2 al 5 febbraio scorsi. Momento culmine di questi giorni, il collegamento in video conferenza con alcuni ragazzi diversamente abili che partecipano ai programmi di inclusione scolastica delle 400.000 scuole legate dal progetto. Tra loro Isabel di 13 anni, non vedente, che ama l’atletica e chiede al Papa di dire a chi è in difficoltà «di non arrendersi, perché con un po’ di sforzo si può arrivare dove si vuole». Sì, perché «in tutti voi c’è uno scrigno», ha detto Francesco nel video messaggio ai ragazzi, «e dentro c’è un tesoro. Il vostro lavoro è aprire lo scrigno, tirare fuori il tesoro, farlo crescere, darlo agli altri e ricevere il tesoro degli altri». Erano presenti in oltre 250, tra i maggiori esperti in materia di educazione e di responsabilità sociale, di credi e culture diverse, e delegazioni di organizzazioni sportive, così come rappresentanti del mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, e di società di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC) che, attraverso le tecnologie più avanzate, permettono di «costruire un’aula dove tutti abbiano posto», come ha dichiarato José María del Corral, direttore delle Scholas.
Riscoprire, quindi, il gioco come cammino educativo, educare alla bellezza, ritrovare l’armonia tra il “linguaggio della testa” e il “linguaggio del cuore” sono le piste di lavoro per l’educazione delineate dal Papa nel suo intervento. Miccia per gli attori in gioco, presenti al convegno di Scholas, che nei giorni precedenti avevano portato esperienze, ricerche e progetti educativi in cui l’apprendimento e la solidarietà si fondono in una linea pedagogica inclusiva: alunni con bisogni educativi speciali, dipendenze, povertà, cura dell’ambiente. A riguardo sono stati presentati, tra gli altri, alcuni progetti nati nell’ambito dei Focolari, come il progetto Udisha in India, la mobilitazione contro il gioco d’azzardo di Slot Mob in Italia, il progetto Living Peace in Egitto. Due mattinate sono state dedicate inoltre ad approfondire la pedagogia dell’Apprendimento e Servizio Solidale: essa, sviluppatasi negli Stati Uniti a partire dagli anni ’60, negli ultimi 20 anni è stata promossa da Maria Nieves Tapia dei Focolari, insieme a tanti altri delle più diverse reti ed organizzazioni. Col CLAYSS (Centro Latinoamericano di Apprendimento e Servizio Solidale, ) si cerca anche di metterla in dialogo con le ricerche su fraternità e prosocialità. Al convegno è stata presentata nei suoi principi teorici da Carina Rossa, di Educare all’Incontro e la Solidarietà (EIS) LUMSA e di Educazione e Unità (EDU); e la rete di Scholas si è impegnata ad implementarla. «A guadagnarci in tutto questo sono i ragazzi», ha concluso papa Francesco, sottolineando così l’importanza di questo lavoro che porta a costruire ponti tra giovani di ogni nazione e credo, educando alla pace e alla fraternità. Anzi, ha affermato ancora: «Non cambieremo il mondo, se non cambiamo l’educazione». Un vero e proprio «piano di salvataggio» in atto, come lo ha definito in altre occasioni, per arginare quella cultura dello scarto che non sta lasciando posto nella società per tutta una generazione di bambini e giovani. E continuare a credere che «la vita è un bel tesoro, ma che ha senso solamente se la doniamo». Info per aderire al progetto: www.scholasoccurrentes.org Discorso integrale del Papa (altro…)
Feb 9, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sr Tina Ventimiglia, Francescana dei Poveri, e Resi e Alessandra, volontarie dell’associazione Randi che nell’impegno a vivere la spiritualità dell’unità, trovano forme impensate per l’incontro e l’accompagnamento. E il riscatto. Il ruolo della prevenzione: creare opportunità di sviluppo nel sud del mondo. L’8 febbraio, in concomitanza con la memoria liturgica di s. Giuseppina Bakhita, suora sudanese, che da bambina fece la drammatica esperienza della schiavitù, si è celebrata la prima giornata mondiale contro la tratta. Una giornata per rompere il silenzio su questa “vergognosa piaga indegna di una società civile”. Così l’ha definita papa Francesco all’Angelus, col cuore gonfio di angoscia per la moltitudine di “uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro e di piacere e spesso torturati e mutilati”, nell’auspicio che “quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuoverne le cause”. È emblematico che a sollevare la questione su questa ‘moderna’ e inaccettabile forma di schiavitù siano proprio le i religiosi che con la loro presenza nei vari punti del pianeta – primi e a volte unici ‘buoni samaritani’ – sanno farsi prossimi a persone cui con violenza è tolta la libertà personale impossessandosi di tutto il suo essere rendendola schiava. Significativa l’esperienza di Tina Ventimiglia, suora Francescana dei Poveri, che con la sua comunità da dodici anni si sta facendo carico, a Pistoia (Italia), di ragazze provenienti dalla strada. “L’immigrazione clandestina e forzata – racconta – mostra spesso un volto femminile, vittima dei cosiddetti protettori. Questi volti il cui sguardo timoroso, diffidente o sprezzante – di chi non sa più fidarsi di nessuno – ci interpellano fortemente. Alla luce dell’insegnamento della nostra fondatrice e del carisma di Chiara Lubich, non le vediamo realtà da sfuggire, scartare, rimuovere, o peggio da condannare, ma ‘piaghe” di Cristo da sanare. Il male non si deve ‘combattere’ ma ‘attraversare’ con l’esercizio di farsi ‘vuoto’ per accogliere la persona così com’è, degna di amore indipendentemente dalla situazione in cui si trova. L’amore non fa calcoli, ama senza misura, e continua ad amare anche quando non viene accolto o capito. Ed è ancora l’amore a farci comprendere i gesti concreti che si possono fare come il percorso sanitario, o giudiziario per restituire attraverso i documenti la propria identità. Come anche l’accompagnamento nella rielaborazione del vissuto e scoprire così le risorse interiori per riprendere a vivere, facendo sentire la persona degna di amore e capace di amare. Senza tralasciare l’offerta di una rete relazionale sana che consenta loro di integrarsi nel territorio con l’inserimento lavorativo e la successiva autonomia abitativa”.
“Randi – racconta Alessandra – è la bambina che 22anni fa Rebecca è venuta a partorire nell’ospedale dove lavoravo. Immigrata clandestinamente a Livorno, non sapeva nulla di italiano ma ugualmente si captava tutta la sua angoscia poiché, non avendo documenti di soggiorno, temeva che le avrebbero tolta la bambina. Accolta senza ragionamenti e pregiudizi, siamo riuscite a trovare una soluzione. Dopo pochissimo tempo più di 70 ragazze in situazioni anche più drammatiche, sapevano di poter contare sulla nostra associazione, che abbiamo chiamato Randi”. “Di che cosa ci occupiamo? – incalza Resi – Spesso siamo di fronte a situazioni di vera e propria schiavitù a fini economici. E’ questo un business che muove un mercato di 24 miliardi di euro e coinvolge, nel mondo tra i 27 e i 50 milioni di esseri umani, soprattutto donne e bambini. Una vera e propria tratta che crea paura, isolamento, incapacità di difesa alcuna. Circa la metà del fenomeno riguarda giovani donne costrette alla prostituzione. Riuscire ad avvicinare queste persone incatenate, cui viene impedito qualunque contatto con il mondo esterno non è davvero facile. A volte la svolta avviene grazie ad un incidente, ad un ricovero ospedaliero, un incontro su un treno. Nel contatto, la spiritualità dell’unità ci aiuta a trasmettere loro che si possono finalmente fidare di qualcuno. E qui avviene il miracolo perché forse per la prima volta non viene chiesto loro nulla in cambio”. Sanare le ferite: la grande scommessa del Vangelo. Ma anche, fin dove è possibile, prevenirle. È in questo versante che sono impegnate le schiere di religiosi e religiose che, portatisi in terre lontane, insieme alla buona novella si adoperano a far crescere la dignità delle persone. È quanto stanno facendo anche i Focolari nel sud del mondo, dove, in 53 paesi dei 4 continenti, sono attivi oltre cento interventi di sviluppo cui sono inseriti 15.000 bambini e le loro famiglie, per creare con essi concrete opportunità di sviluppo da spendere nella propria terra, nella libertà. (altro…)
Feb 5, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A scuola del Vangelo: un appuntamento che si ripete ogni due mesi e che coinvolge tutto il villaggio, compresi il parroco e il Fon, la regale autorità del posto. Il programma? Approfondire un brano del Vangelo, cogliendone le sfaccettature che più si prestano all’applicazione quotidiana, per darselo come filo conduttore fino al nuovo appuntamento. Nel quale, nello spirito di comunione, proveranno a condividere come sono riusciti a farlo diventare vita e darsi reciprocamente nuova lena per continuare l’esperimento. Questa dinamica, iniziata a Fontem – la cittadella dei Focolari del Camerun – per volere del loro Fon si riproduce anche ad Akum, altro villaggio del Camerun. Inizialmente l’affluenza è prevalentemente al femminile. Ma via via vi partecipano sempre più anche uomini, verosimilmente colpiti (anche se non ammesso apertamente) dal cambiamento delle mogli. Proviamo a captare qualcosa dai loro racconti. «Mi chiamo Suh Nadia – esordisce una ragazza -. Con alcuni miei compagni di scuola ci eravamo accordati di unirci alla preghiera mondiale dei giovani dei Focolari che si chiama Time-out. All’inizio eravamo in sei, poi dodici. Ad un certo punto è venuto a saperlo il preside, che mi ha chiamata in direzione. Pensavo: adesso ci punirà perché per qualche minuto interrompiamo lo studio. Mi sono fatta coraggio ed ho cercato di spiegargli l’importanza di questa preghiera. Infatti, anche se in Camerun c’è la pace, ci sono tanti Paesi intorno che stanno soffrendo per la guerra, per cui dobbiamo pregare per loro. Il preside, dopo avermi ascoltato, mi ha ringraziato e mi ha detto che provvederà a modificare l’orario delle lezioni affinché tutti gli studenti possano unirsi a noi». A prendere la parola è ora Evangeline: «Andando a casa di mia zia, mi sono accorta che i vicini maltrattavano una ragazza che era con loro, che, per sfuggire, era andata a dormire in chiesa. Riaccompagnandola a casa, il parroco ha cercato di convincere i suoi a trattarla bene. Ma non appena andato via, i due l’hanno sgridata. Piangeva forte. Le sono andata vicino, l’ho ascoltata con amore e ho deciso di andare a parlare con i suoi. Anche se la zia mi ha sconsigliata, pensando a quanto suggerisce il Vangelo, il giorno dopo sono andata lo stesso. La signora mi ha detto che non era loro figlia, ma una ragazza che faceva loro da infermiera. “Proprio perché lei vi aiuta” – ho detto – dovreste trattarla come una figlia”. La donna non sembrava darmi attenzione, ma il marito mi ascoltava: “Chi sei?”, mi ha chiesto, “Chi ti manda?”. Sentendo che ero andata di mia iniziativa, mi ha ringraziata e mi ha promesso che non la maltratteranno più. Vedendo poi che la ragazza non aveva quasi nulla da mettersi, le ho portato alcuni miei vestiti». Veronica cucina normalmente anche per la suocera. Un giorno la donna le dice che per un problema agli occhi non riesce neppure a vedere ciò che mangia e che forse è meglio non portarle più cibo. Veronica prende un appuntamento all’ospedale e la sera prima va a dormire da lei. In quella città abitano due figli della donna, i quali però non si dimostrano per nulla interessati. I medici decidono di operarla subito e così Veronica, nonostante i suoi impegni di lavoro, rimane con lei in ospedale per una settimana. Al ritorno a casa, neppure gli altri figli della donna si interessano della madre, così Veronica continua ad andare a curarla e portarle da mangiare, senza far caso che i figli vadano dalla madre solo quando c’è lei, per approfittare anche loro del cibo. «È la quarta volta che vengo a queste riunioni di ‘nuova evangelizzazione’ – conclude Veronica – cerco solo di mettere in pratica ciò che qui imparo». «Mi erano rimasti soltanto 2000 franchi camerunensi (equivale a circa 3 Euro) e avevo la spesa da fare» racconta Marie a proposito del brano del Vangelo ‘Date e vi sarà dato’. «Per risparmiare sono andata al mercato lontano 6 miglia, con ancora in mano 700 frs. Tornando, con ancora in mano 700 franchi, mi accorgo che non avevo preso l’olio. Decido di comprarlo vicino casa: i miei 700 frs mi sarebbero bastati appena. Stavo per attraversare la strada quando una ragazza mi batte sulla spalla: aiutami a comperare le spezie, mi chiede. Una voce dentro mi dice: dare! Così le ho pagato le spezie: 250 frs. Con ciò che mi era rimasto potevo comperare mezzo litro d’olio. Un uomo che conosco mi chiede di comperare per lui il sale: sono 100 frs. Infine mi si avvicina un ragazzo e anche lui mi chiede di pagargli le spezie: altri 200 frs. Guardo i soldi rimastimi in mano: non potevo più comperare nessun olio. Tornata a casa chiedo ai figli di riscaldare i contenitori per vedere se usciva ancora un po’ di olio, ma erano completamente vuoti. Allora li ho mandati dal negoziante a chiedere se poteva darci un po’ di olio a credito, ma non ne aveva. Neppure la mia vicina ne aveva da prestarmi. Come avrei fatto a cucinare per i miei figli? In quel momento arriva il figlio di una mia cara amica con un cesto sulla testa. “Vengo da te”, mi ha detto. “Mia madre non era riuscita a venire per la morte di tua madre e adesso lei ti manda questo cesto”. Lo apro e c’erano noci di cocco, pesce secco e… 5 litri di olio!». (altro…)