Feb 13, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«So che non riesco a vivere da solo, ma soltanto con Lui in mezzo a noi. Mi impegno a far parte di una cellula viva, ad esser legato ad altre persone con le quali posso parlare di un tale stile di vita. Mi piacerebbe, almeno ogni giorno, raggiungere telefonicamente qualcuno che possa capirmi riguardo alla mia vita, e che mi capisca così in profondità che bastino cinque minuti per comprendere con chiarezza come vanno le cose. Se questo talvolta non è possibile, allora si vive la “comunione spirituale”, che resta comunque una realtà molto importante. Cerco di intessere una rete concreta di rapporti e di farne parte.

Il vescovo Hemmerle con Chiara Lubich
Questa comunione vissuta non è mai fine a se stessa, ma fa crescere la passione per l’unità e l’impulso a creare comunione ovunque io vada. Non avrò pace finché la diocesi, la parrocchia e ogni altra realtà, non diventino una rete fatta di cellule vive con il Signore vivente in mezzo ad esse. Così, i gesti fondamentali della mia quotidianità, il vivere la Parola, l’incontro consapevole e atteso con il Crocifisso, il pregare e il vivere la comunione in una realtà di cellula viva, sono cose che mi fanno comprendere sempre più un dato di fatto fondamentale: io vivo la vita non da solo, non sono il solista della salvezza degli altri, ma sono una persona che vive con l’Altro e per l’Altro. E cioè rivolto verso il Padre e rivolto verso gli altri: e dunque communio e reciprocità. Si tratta di tre direzioni fondamentali che partono da Cristo Crocifisso: verso il Padre, verso il mondo, verso la comunione». (Wilfried Hagemann, “Klaus Hemmerle, innamorato della Parola di Dio”, Città Nuova Ed., Roma 2013, pag. 233) (altro…)
Feb 11, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Ad un anno dallo storico gesto di Benedetto XVI – fatto in piena coscienza, coraggio e grande umiltà – che ha cambiato il volto della Chiesa, lo ricordiamo colmi di gratitudine. Nel suo ultimo Angelus, il 24 febbraio 2013, ci commossero quelle sue parole: «Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione». Grazie Benedetto per essere stato strumento dello Spirito Santo! (altro…)
Feb 3, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Ozieri, cittadina sarda nei pressi di Sassari. Un gruppo di persone del Movimento dei Focolari impegnate in parrocchia, si chiedono cosa possono fare per mettere insieme i talenti ricevuti e farne dono ai meno fortunati. Vengono a conoscenza delle attività di AMU (Azione per un mondo unito) – Ong dei Focolari impegnata ad aiutare le persone disagiate del terzo mondo – e decidono di investire tempo e forze per contribuire anche loro ad aiutare queste persone. L’iniziativa è nata 4 anni fa e non sono mancate le vicissitudini: “L’appartamentino che avevamo ricevuto e arredato col contributo di tanti, con armonia e buon gusto per fare nascere un atelier di cucito ed artigianato – racconta Egidia, una delle iniziatrici –, ci viene richiesto dal parroco per un sacerdote ugandese di passaggio. Sembra che tutto si fermi ed invece qualche mese dopo ci viene concessa una bella sala nel complesso parrocchiale”. Ma, nel frattempo, il gruppo si è disgregato e bisogna ricominciare quasi da capo! Dopo parecchio tempo il lavoro si riavvia. Arrivano donne di diverse associazioni e movimenti, anche alcune che non frequentano la Chiesa. Sono piene di entusiasmo e portano di tutto: stoffe, fili, lana, cotone, due macchine da cucire e persino una macchina per confezionare indumenti di maglia.
Il laboratorio si compone: “Ci troviamo in una trentina che lavora con fervore e con amore – continua Anna Maria –, cercando di costruire rapporti positivi tra tutti. Decidiamo che i proventi vengano destinati in Uganda, sempre attraverso i progetti dell’AMU”. Anche il parroco viene coinvolto e la popolazione viene informata attraverso il giornale diocesano. Il gruppo partecipa alle fiere per vendere i manufatti. “L’anno scorso – ricorda Egidia –, mentre pensavamo di realizzare una vendita per Natale veniamo a sapere che l’organizzazione per la Fiera del dolce (tradizionale festa del Paese il cui ricavato va devoluto alle Missioni), ha delle difficoltà. Di comune accordo offriamo la nostra collaborazione. Il laboratorio diventa un luogo espositivo. Un successo. Ma la cosa interessante è che questa iniziativa ci ha permesso di incontrare altri che, venuti per una visita, sono rimasti coinvolti dall’atmosfera felice e armoniosa che regna tra di noi”.
“Decidiamo così – aggiunge Anna Maria – di chiamare il laboratorio ‘Laboramor’ che esprime il nostro desiderio di vivere ‘l’arte di amare’. L’obiettivo non è, infatti, solo la solidarietà con i lontani ugandesi. Cominciamo prima da noi stessi, creando rapporti nuovi. Ci comunichiamo le nostre difficoltà, i passi fatti per cercare di superare situazioni difficili in famiglia, al lavoro. Sentiamo che siamo una famiglia che ci si aiuta in tante piccole o grandi cose. Noi affidiamo tutto a Dio, convinte che continuerà ad aiutarci a portare avanti questa bella avventura nella quale ci ha fatto entrare”. (altro…)
Gen 31, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
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Preparado por: Ana Hidalgo Contenido Presentamos las 26 catequesis del papa Francisco sobre la fe, pronunciadas en sus audiencias de los miércoles entre abril y diciembre de 2013. Con ellas cerramos el ciclo de las catequesis para el Año de la fe que inició Benedicto XVI y que habían quedado interrumpidas a raíz de su renuncia, publicadas por Ciudad Nueva bajo el título Deseo de Dios Siguiendo la estela de su antecesor, en estas catequesis Francisco ha recorrido el Credo, se ha detenido en el misterio de la Iglesia a la luz del Vaticano II y se ha fijado en María como imagen y modelo de la Iglesia. El Papa establece en cada audiencia un diálogo directo con las personas reunidas en la Plaza de San Pedro, en particular con los jóvenes, a los que interpela y cuya respuesta espera. A partir de ahí, describe y profundiza en una fe que se apoya en el amor y la confianza, que requiere paciencia y misericordia con uno mismo y con los demás y que construye una Iglesia «de puertas abiertas». «La fe es un acto personal –dice el Papa–. Pero la fe la recibo de otros, en una familia, en una comunidad… La fe es un regalo de Dios que se nos da en la Iglesia y a través de la Iglesia. […] Amo una Iglesia no cerrada en su recinto, sino capaz de salir, de moverse, incluso con algún riesgo, para llevar a Cristo… a los extremos confines de la tierra». Sobre el autor Francisco, papa Francisco, primer papa latinoamericano, nació en Buenos Aires en el año 1936. Jorge Mario Bergoglio, jesuita, fue ordenado obispo el 27 de junio de 1992 y años más tarde, fue nombrado (1998) Arzobispo de Buenos Aires. Juan Pablo II lo creó Cardenal con el título de San Roberto Bellarmino en el año 2001. Participó en el cónclave que eligió como sumo pontífice a Benedicto XVI y en el último Cónclave, salió elegido como sucesor, tomando para sí el emblemático nombre de Francisco. Editorial Ciudad Nueva – Madrid[:fr]
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Gen 8, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale

Villaggio Kanazogone
«Fin dalla sua fondazione nel 1860 – racconta il parroco p. Carolus Su Naing –, la parrocchia ha servito la chiesa locale interessandosi soprattutto dello sviluppo sociale e pastorale degli abitanti del luogo e, nel tempo, ha fondato altre 4 parrocchie: Pinle, Aima,Pein ne gone, Myitkalay e Wakema, dove abitano complessivamente circa 8.000 cattolici. Kanazogone ha avuto sempre un ruolo vitale nel prendersi cura delle persone più bisognose della regione. Quando, nel 2008, il ciclone “Nargis” si abbatté sulla regione del Delta, il nostro villaggio divenne il centro dei rifugiati: circa 3000 persone colpite dal ciclone». 
Silo per la pula del riso
Qual è la vostra situazione attuale, padre? «Kanazagone, non ha ancora oggi energia elettrica fornita dal comune – ci spiega il sacerdote focolarino –. Tutti gli abitanti del villaggio devono procurarsi con i propri mezzi una qualche forma di illuminazione utilizzando candele e batterie, soltanto alcune case hanno un proprio piccolo generatore a petrolio. Insieme ai capi del villaggio abbiamo recentemente discusso sulla necessità di avere un generatore più forte e potente che dia elettricità a tutte le famiglie del posto. L’installazione di un potente generatore di biogas servirà a migliorare la vita del villaggio e la capacità lavorativa dei suoi abitanti». Come funzionerà il generatore lo chiediamo allo svizzero Rolf Infanger, dei Focolari, impegnato in prima persona nel progetto: «Il generatore alimentato a biogas, fa lavorare una dinamo di 200 KW, sufficiente per l’intero villaggio. È un’invenzione del Myanmar. La novità sta nel fatto che il biogas è generato dalla combustione della pula di riso, un prodotto di scarto. La pula di riso che, in genere, viene gettata via, può essere usata in modo efficiente per produrre energia elettrica biogas. Inoltre, il supporto tecnico sarà assicurato dal produttore locale del motore. In Myanmar sono già in uso e con buon esito molti macchinari dello stesso tipo. Questa regione è circondata da campi di riso. La riseria dove il cereale viene elaborato si trova qui nel villaggio Il progetto, guidato dall’ingegnere inventore e dal capo del villaggio, è iniziato, nell’aprile 2013, con l’arrivo di un prestito di € 25.000. Occorre restituirlo entro 5 anni ma ad un tasso minimo. Facciamo la forte esperienza di avvertire che Dio ci guida e ci orienta a fare cose utili per la vita del villaggio». 
motore a biogas
Quali sono le vostre attese quando il generatore sarà in funzione? «Grazie alla fornitura di luce ed energia generate dall’impianto a biogas quanto sarà in funzione – assicura p. Su Naing –, le famiglie del villaggio miglioreranno la loro vita quotidiana. Il reddito degli abitanti aumenterà, dando loro la possibilità di lavorare a casa nelle prime ore della sera. La luce e l’energia fornite sosterranno le scuole e l’ambulatorio del villaggio in tempi normali e anche in periodi di emergenza. I bambini saranno facilitati nei loro compiti. La luce per strada darà un senso di sicurezza, favorendo la vita sociale». Se vuoi sostenere il progetto: Conto bancario Germania: Maria Schregel Hilfswerk e.V. Sparkasse Uelzen – IBAN: DE39 2585 0110 0009 0079 49 Swift: NOLADE21UEL (altro…)
Gen 4, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Il card. Bea visita, nel 1965, il Centro Mariapoli di Rocca di Papa
Dal Trentino (nord Italia), quasi impercettibilmente, a fine degli anni ‘40 lo spirito dei Focolari varcò le frontiere della regione, attraverso l’invito ai focolarini di recarsi a Milano, Roma, Firenze, Sicilia, ecc. E, silenziosamente, fiorirono comunità cristiane sul tipo di quella sorta a Trento, dove dopo pochi mesi erano in 500 persone circa ad impegnarsi a vivere lo spirito evangelico a imitazione dei primi cristiani. Ma proprio in quegli anni di straordinario fervore d’irradiazione, la Chiesa cominciò a studiare il nascente movimento con interesse. Fu un lungo periodo di studio e di approfondimento, di sospensioni e dubbi. Furono anni, quelli Cinquanta e i primi Sessanta, vissuti nell’incertezza di un’approvazione che sembrava non arrivare mai. La spiritualità nascente, che trovava le sue radici nella Scrittura, metteva in rilievo parole poco sentite prima del Concilio Vaticano II; come: “unità”, “Gesù in mezzo” alla comunità, “Gesù abbandonato”, ecc. Per di più erano giovani laiche che cercavano di vivere le parole del Vangelo e non solo di leggerle e commentarle, il che appariva “protestante”. E il loro praticare la comunione dei beni per organizzare l’aiuto concreto ai poveri, ai più appariva “comunista”. Per loro, invece, si trattava di vivere come i primi cristiani e trovavano una particolare affinità con i secoli della Chiesa indivisa. Così in quegli anni Quaranta e Cinquanta, senza saperlo, i Focolari tessevano fili invisibili con le maggiori correnti che attraversavano il mondo cristiano e che saranno assunte nel Concilio Vaticano II. L’attenzione al Vangelo si ritrovava in perfetta sintonia con il movimento biblico; il voler vivere per l’unità legava i focolarini al movimento ecumenico (dal 1960). Poi si trovarono pronti, quando la congiuntura religiosa e sociale lo esigerà, al dialogo con fedeli di altre religioni e persone senza riferimento religioso ; e ancora, l’essere nati da una laica, per laici, li faceva essere in piena sintonia con l’emergere del laicato nella Chiesa. Questa nuova passione per l’unità sarà riconosciuta e accolta pienamente nel suo seno dalla Chiesa cattolica che, nel 1962, alla vigilia del Concilio, approvò il Movimento dei Focolari o Opera di Maria, nel suo nucleo centrale. (altro…)