Movimento dei Focolari
Città Nuova: 50 anni insieme

Città Nuova: 50 anni insieme

Viviamo nell’epoca della globalizzazione, nella quale i media hanno un ruolo fondamentale. Non a caso oggi si parla di una “società della informazione” che copre il pianeta. È un’epoca appassionante che richiama tutti, nessuno escluso, alla necessità di un nuovo dialogo tra le persone, gli stati, le culture, le religioni. Proprio in quest’epoca Dio ha mandato il carisma dell’unità per contribuire a realizzare la preghiera finale di Gesù: «Che tutti siano una cosa sola». Compie ora cinquant’anni Città nuova, organo di collegamento nato nel 1956,  che è stato tra le nostre prime iniziative. Come non pensare ai primi numeri che uscivano dal ciclostile ad alcol, nella valle di Primiero? Come non pensare alla gioia che manifestavano per quel modestissimo giornale gli abitanti della Mariapoli, la città di Maria, di cui Città nuova era espressione? Come non ricordare i suoi pionieri, a cominciare da don Pasquale Foresi, Bruna Tommasi, Vitaliano Bulletti, Gino Lubich e poi Igino Giordani, Spartaco Lucarini e Guglielmo Boselli? La rivista ha acquisito nel corso dei decenni una sua dignità, che appare evidente da qualche semplice dato: viene pubblicata in 37 edizioni, in 22 lingue, nei cinque continenti. Anche Città nuova, dunque, partecipa al processo di globalizzazione. Anzi, l’ha in qualche modo anticipato. Nessuno meglio dello Spirito Santo sa conoscere i bisogni, le istanze, gli interrogativi, i problemi, i disegni di Dio sull’umanità di questo tempo. Ora, il carisma di cui il Movimento dei Focolari è espressione, viene dallo Spirito, come la Chiesa stessa, per bocca degli ultimi cinque papi, ha ripetutamente riconosciuto. Quindi Città nuova, come espressione di quest’Opera, potrà parlare a tanti. Ma perché, allora, rimane una “piccola” rivista? Forse perché ha una sua fisionomia ben stagliata, immediatamente riconoscibile, e non si preoccupa di conformarsi alle mode che vanno e che vengono. Non è una rivista di evasione, uno dei tanti rotocalchi che si trovano nelle edicole. Città nuova vuole essere un organo d’opinione offerto a quanti ne condividono in un modo o nell’altro gli ideali di pace, di giustizia, di libertà, di verità. Ma come risponde la rivista alle esigenze dell’umanità di oggi, sia in campo civile e sociale che in campo ecclesiale? In campo religioso annuncia, aiuta, sostiene e diffonde un’opzione attuale della chiesa, indicata da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte: realizzare la chiesa-comunione. E ciò attraverso una spiritualità di comunione. In campo civile e sociale, Città nuova cerca di dare una risposta adeguata ad una nuovissima richiesta che ora, dopo lo choc delle ultime guerre e dell’insorgere del terrorismo, emerge prepotentemente: il mondo invoca fraternità. Guardando anche alle nostre città, ciò che attrae l’uomo d’oggi nelle sue esigenze più profonde è proprio questa “città nuova”, città della fraternità, che rende fratelli al di là di ogni  divisione. La rivista Città nuova vuol essere via alla fraternità, strumento di dialogo a tutti i livelli, di comunione, di unità. (da Città Nuova n. 1/06)   (altro…)

«Educazione e solidarietà» e «I tesori di Gibì e Doppiaw»

Educazione e solidarietà La pedagogia dell’apprendimento-servizio Progetto pedagogico: riaffermare il senso di comunità e un comportamento socialmente costruttivo Gli studi sull’educazione prosociale costituiscono un contributo importante nel riaffermare il senso di comunità, passo necessario e urgente nella società contemporanea, che vede sempre più l’affermazione di una cultura individualistica, a scapito del bisogno comunitario innato nell’essere umano. Un fenomeno in atto a livello mondiale, che ha spesso drammatiche conseguenze come l’aumento dei casi di depressione e del senso di solitudine. Con “prosocialità” si indicano quei comportamenti finalizzati ad aiutare un’altra persona o gruppo, senza alcuna forma di ricompensa esterna. Si tratta di un modo di pensare e comportarsi socialmente costruttivi, capaci di generare una reciprocità positiva. L’autrice María Nieves Tapia è fondatrice e direttrice accademica del CLAYSS (Centro Latinoamericano di Apprendimento e Servizio Solidale). Dal 1997 al 2001 ha disegnato e diretto il Programma Nazionale “Scuola e Comunità” e attualmente dirige il Programma Nazionale di Educazione, Scienze e Tecnologia della Repubblica Argentina. Nel 2001 ha ricevuto dal National Youth Leadership Conference degli Stati Uniti il prestigioso premio internazionale “Alec Dickson Servant Leader Award”. Dal 1979 al 1987 è stata Vicepresidente della Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Argentina. È autrice di numerose pubblicazioni. I tesori di Gibì e Doppiaw Educarsi alla relazione Un fumetto può essere educativo? Lo studio sulle strisce di Gibì e Doppiaw ne rivela lo straordinario valore pedagogico. Il fumetto è ormai considerato strumento espressivo a tutti gli effetti, ma le strisce che raccontano le storie e i dialoghi di Gibì e DoppiaW hanno una particolarità: propongono, con semplice essenzialità, una visione positiva della vita, sotto ogni aspetto: personale, relazionale, sociale. Parlando del rispetto di sé, dell’altro, dello stupore per le meraviglie della natura, promuovendo una cultura della solidarietà, della pace, della bellezza, Gibì e Doppiaw delineano un alfabeto di valori nel quale possiamo cogliere tutta la ricchezza di un messaggio dal profondo significato educativo. Il curatore Michele De Beni, psicoterapeuta e pedagogista, è docente del Centro studi interculturale dell’Università di Verona. È autore di numerose pubblicazioni riguardanti le «strategie del pensiero», la prosocialità e la comunicazione. Per Città Nuova ha scritto: Comunicare per amare – Il dialogo nella vita di coppia (2005). Contributi di: Michele De Beni; Lia de Pra Cavalleri, critica d’arte, gallerista e curatrice di musei, promotrice di iniziative culturali, che fa parte della redazione della rivista svizzera «Verifiche» e dal 1998 è direttore responsabile del trimestrale «Il Quaderno Montessori»; Alessandra Mantovani, illustratrice e fumettista, collaboratrice di numerose case editrici nel campo didattico e organizzatrice di laboratori, in particolare di fumetto, per scuole e associazioni giovanili; Leopoldo Verona, cantautore (oltre un centinaio le sue canzoni, presentate tra l’altro nei recital: ‘Semplicemente vivo’ e ‘Nuvole e sassi’), regista (di eventi internazionali, opere liriche…) e poeta.   (altro…)

Nuova Umanità – Gennaio-Febbraio 2006

Editoriale

VENIRE ALLA LUCE. UNA RIFLESSIONE SUL SENSO DEL NASCERE OGGI – di Piero Coda –  «Venire alla luce» è una metafora che dischiude il senso di quanto accade al nascere di un’esistenza umana. Si offre qui in proposito una riflessione teologica disposta in tre brevi momenti: nel primo, ci si sofferma sul soggetto che viene alla luce – la vita, meglio questa vita; nel secondo ci s’interroga su come tale evento sia oggi percepito e sui pericoli d’oscuramento e di manipolazione cui esso va incontro nella “cultura” della tecnica e dell’economia globalizzata; nel terzo, infine, si torna sulla ricchezza di senso suggerita, per l’oggi, dalla metafora antica del «venire alla luce».

Nella luce dell’ideale dell’unità

INTERVENTO ALLA SECONDA GIORNATA DELL’INTERDIPENDENZA – di Chiara Lubich – Riportiamo il testo dell’intervento tenuto il 12 settembre  2004 a Roma in occasione della seconda “Giornata dell’interdipendenza”, promossa dal dott. Benjamin R. Barber. FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA – di Pasquale Foresi – Parlare del rapporto tra filosofia e storia della filosofia ci spinge a riflettere preliminarmente su una questione di fondo. Una volta intrapresa la ricerca filosofica, emerge evidente la necessità di rivolgersi a tutti quei pensatori che hanno segnato il cammino filosofico dell’umanità, e interpellarli sulle loro scoperte. In realtà, ci si accorge subito che le soluzioni che essi ci offrono non rispondono pienamente alle nostre domande. Eppure continuiamo a ritornare da loro perché andiamo non tanto a cercare risposte, quanto a cercare loro stessi. Cerchiamo ciò che loro stessi erano, l’anima profonda del loro domandare, quella intuizione, quel qualcosa di sé e della loro esistenza che hanno lasciato, come dono, all’umanità. Saggi e ricerche IL PENSIERO METAFISICO DI LÉVINAS: UN’UTOPIA E UNA SFIDA ETICA – di Tomáš Tatranský – La filosofia di Emmanuel Lévinas rappresenta uno dei tentativi più notevoli di rinnovare il pensiero “dopo Auschwitz”. L’autore, dopo aver cercato di individuare i cardini più salienti della metafisica lévinasiana basata su un radicalismo etico che, in ultima analisi, preclude la reciprocità, si propone di “rileggere” Lévinas a partire dalle critiche che gli sono state avanzate da alcuni filosofi di stampo ermeneutico e fenomenologico (in particolare G. Mura, P. Ricoeur e J.-L. Marion), per giungere ad una valorizzazione, pur critica, dell’accentuazione lévinasiana della kenosi. Da lì si dischiude la possibilità di far dialogare il pensiero di Lévinas con l’autentica cultura cristiana, espressa da una “ontologia trinitaria”, dove l’essere viene compreso come dono di sé. L’UOMO COME PRESENZA RELAZIONALE – di Sabino Palumbieri – Martin Buber, tracciando lo statuto ontologico dell’uomo, afferma che la sua struttura fondamentale è la relazionalità e il suo essere si configura metafisicamente come essere-in-relazione e cioè come apertura e dialogalità. Pertanto, l’uomo si costituisce come io attraverso il rapporto al tu e la sua presenza è percezione e attuazione dell’esigenza del costitutivo relazionale e dice essere-davanti: prae-esse, essere al cospetto. L’Autore si sofferma sulla realtà di tale presenza sottolineandone il rapporto con la corporeità, il silenzio, l’interiorità, la personalità, per poi mostrare come la persona tenda ad essere quella presenza inabitante nell’altro che suscita una risposta simmetrica che sfocia nella reciprocità nell’amore. LA MUSICA E L’ESSENZA DEL TEMPO – di Chiara Granata – Tra le questioni che la musica ha posto con maggiore insistenza ai suoi ascoltatori, vi è quella relativa al tempo. Che cos’è il tempo? Qual è il nostro modo di concepirlo? E’ una domanda assolutamente fondamentale, e la musica sembra possederne in qualche modo il segreto. Alcuni spunti posti dalla riflessione musicale vengono messi a confronto con la pratica di ogni musicista.

Spazio letterario  

«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. MAI DIRE MAI – di  Alessandro De Carolis                                                                               

Per il dialogo

Riportiamo il testo degli interventi svolti in parallelo durante il 1° Simposio «Ebrei e Cristiani in dialogo» organizzato dal Movimento dei Focolari e tenutosi a Castel Gandolfo (RM) dal 23 al 26 maggio 2005, nella sessione dedicata al tema della presenza e del silenzio di Dio nella tradizione cristiana ed ebraica. PRESENZA E SILENZIO  DI  DIO NELLA TRADIZIONE CRISTIANA – di Gérard Rossé – La rivelazione di Dio del tutto singolare al popolo d’Israele avviene in una storia e attraverso esperienze non di rado dolorose. Un itinerario di fede spesso travagliato, manifestato già nelle proteste di un Giobbe o nelle riflessioni disilluse del Qohelet. Incontrare il Dio tre volte Santo non può non essere che un’esperienza travolgente di luce e di notte. Israele ha fatto l’esperienza di un Dio che promette benedizione ma poi ne sperimenta il silenzio, di un Dio vicino eppure inafferrabile. Questo prezioso patrimonio che è stato consegnato alle Scritture sacre e di cui la Chiesa si nutre, per i cristiani si apre ad una ulteriore, nuovissima comprensione in modo fondamentale e unico nell’evento della morte di Gesù per crocifissione e della sua risurrezione. ALCUNI CENNI SULLA PRESENZA E SUL SILENZIO DI DIO NEL PENSIERO EBRAICO   – di Jack Bemporad – Parlare della presenza e dell’assenza di Dio nel pensiero ebraico significa innanzitutto chiarire come Dio agisce. Egli è il creatore e il sostenitore dell’ordine delle cose; pertanto se anche possiamo pensare soggettivamente che Dio sia assente, questa sua assenza è conseguenza delle nostre azioni. Si pone però anche il problema della prosperità dei malvagi e soprattutto quello della sofferenza del giusto. A queste domande rispondono il libro di Giobbe  e la figura del “servo sofferente” del secondo Isaia, sottolineando in maniera definitiva che non c’è un rapporto meccanico tra sofferenza e peccato e che al contrario, il vero timbro della persona religiosa è il prendere su di sé i pesi degli altri.

Libri   

CON MOUNIER ED OLTRE MOUNIER, VERSO UN NUOVO UMANESIMO – di Mauro Mantovani – Tra le celebrazioni accademiche del centenario della nascita di Emmanuel Mounier, si è svolto nel gennaio 2005 presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma un importante Convegno Internazionale su Persona e umanesimo relazionale: eredità e sfide di E. Mounier, dedicato agli sviluppi del personalismo comunitario e alle sue implicazioni a livello culturale, etico e politico. Gli Atti del Convegno, contenenti ben 55 qualificati interventi, sono stati raccolti in due volumi (Las, Roma 2005) curati da M. Toso, Z. Formella e A. Danese, dal titolo Emmanuel Mounier. Persona e umanesimo relazionale. Nel Centenario della nascita (1905-2005). Nel presentarne i contenuti, ci si sofferma soprattutto sulla rilevanza del patrimonio mounieriano sulla persona, sull’alterità e sulla comunione, così come sull’incidenza del “paradigma trinitario” nell’elaborazione del suo pensiero. Caratteristiche, queste, che rendono sempre attuale e coinvolgente e il suo messaggio di vita. NUOVA UMANITÀ XXVIII –  Gennaio – Febbraio – 2006/1, n.163 SOMMARIO (altro…)

Nuova Umanità – Novembre-Dicembre 2005

ATTI DEL CONVEGNO SOCIAL-ONE

INTRODUZIONE – Presentazione degli Atti del Convegno Internazionale dal titolo «Rapporti sociali e fraternità: paradosso o modello sostenibile? Una prospettiva a partire dalle scienze sociali» tenutosi dall’11 al 13 febbraio 2005 a Castelgandolfo (Rm). MESSAGGIO – di Chiara Lubich – In apertura del Convegno è stato letto un messaggio di Chiara Lubich indirizzato ai partecipanti in cui la fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari sottolinea come le relazioni tra gli uomini sono specchio delle relazioni di Dio Trinità. Cogliere tale verità significa comporre queste relazioni secondo l’amore, l’unità, la fraternità in modo da far sorgere una società più solidale, più giusta, più felice. SOCIAL-ONE: NASCITA DI UNA PROPOSTA  – di Maria Rosalba Demartis –  Questa breve relazione costituisce l’introduzione all’intero Convegno. In essa viene descritto il contesto in cui esso è nato ed è stato progettato,  le motivazioni che lo sostengono, l’importanza e la specificità delle tematiche affrontate,  la metodologia di lavoro adottata. LE SFIDE DELLA SOCIETÀ COMPLESSA E GLOBALIZZATA – di Vincenzo Zani – La dinamica della globalizzazione da una parte ha ampliato l’interconnessione mondiale in tutti gli aspetti della vita – da quello culturale a quello criminale, da quello politico a quello ambientale, da quello finanziario a quello religioso e spirituale – e dall’altra sembra aver ridotto gli spazi ove si discute, si elabora la cultura e si alimentano i valori della socialità. L’analisi di alcuni sociologi lascia intendere la necessità di innestare nella globalizzazione la dimensione umanistico-comunitaria, capace di sviluppare una cultura che qualifichi i processi sociali in ordine ai valori di equità e di solidarietà. Il paradigma della “fraternità” può diventare un utile strumento per monitorare il destino dell’individuo nella società complessa, rilevando soprattutto i dinamismi della comunicazione che rendono possibili i rapporti di reciprocità fra individui, gruppi sociali ed appartenenze culturali differenti. LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA E LA RELAZIONE SOCIALE – di Gennaro Iorio –   Se si dovesse individuare un elemento che accomuna tanto i “precursori” quanto i “fondatori” del pensiero sociologico, esso va individuato nella relazione sociale. E’ grazie a questa categoria che storicamente la sociologia si è differenziata dai saperi che l’hanno preceduta, in primo luogo la filosofia politica e l’economia. Nell’800 la necessità di una nuova prospettiva era imposta dal mutamento sociale, dalle inedite rivoluzioni politiche ed economiche cui urgeva dare risposte interpretative. In questo sforzo di comprensione del proprio tempo i sociologi scoprono la relazione sociale e le pratiche d’azione come nuovo determinante delle forme organizzate della vita associata. Anche oggi la sociologia è chiamata a reinterpretare una fase storica nuova pur nella fedeltà alla sua intuizione originale. Da questa considerazione scaturisce la consapevolezza che è maturo il tempo per pensare un nuovo paradigma del sociale, aperto all’indagine empirica. RELAZIONE SOCIALE E FRATERNITÀ: PARADOSSO O MODELLO SOSTENIBILE? – di Vera Araújo – La comprensione dei rapporti sociali si avvale dei diversi paradigmi che hanno illuminato la storia della sociologia e tali paradigmi, a loro volta, sono espressioni di un determinato contesto socio-culturale. Attualmente ci troviamo di fronte ad un cambiamento strutturale-culturale di notevole portata, è legittimo allora pensare che possano nascere nuovi paradigmi? La risposta che viene proposta è affermativa e fra essi viene delineato il paradigma dell’unità-fraternità che prende ispirazione dal carisma e dalla spiritualità di Chiara Lubich accennando al ruolo e alle dinamiche che tale paradigma può offrire per un’analisi e un’interpretazione innovative delle relazioni sociali. VALORE SOCIOLOGICO DEI RACCONTI DI VITA –  di Enrique Cambón – L’Autore ha il compito d’introdurre, da una prospettiva sociologica, i racconti di vissuto sociale che nel Convegno si alternano agli interventi più prettamente teorici.  In particolare egli  sottolinea le motivazioni che hanno spinto gli organizzatori ad  assegnare, nel Convegno, un posto così rilevante agli aspetti empirici, ed offre una chiave di lettura che permetta una migliore comprensione dei criteri che orientano le storie di vita narrate. FONTEM (CAMERUN): UN LABORATORIO DI FRATERNITÀ – di Bennie Callebaut e Martin Nkafu Nkemnkia –   Riflettendo sull’uso delle parole, i sociologi fanno osservare che spesso vengono utilizzati gli stessi termini in modi diversi, pertanto per esemplificare cosa si intende per fraternità, coscienti che con questo esercizio non se ne esaurisce il significato, si è voluto sottoporre ad una griglia di lettura prettamente sociologica un’esperienza concreta e pluridecennale di collaborazione – quella tra i Focolari ed una realtà tribale africana, i Bangwa –, definita da tanti un’esperienza di fraternità. COMUNICAZIONE EMPATICA E “FARSI UNO”: UNA VIA PER STRUTTURARE NUOVI MODELLI DI INTERVENTO NEL CAMPO DEL DISAGIO SOCIALE – di Mario Giostra –  L’empatia, intuizione sviluppata in particolare nell’ambito della riflessione fenomenologica e concetto cardine della psicologia umanistica, può essere vista  come la base di una profonda esperienza di relazione con l’altro.  Essa  rivela notevoli punti di contatto con ciò che Chiara Lubich, nell’esplicarsi del suo pensiero ha chiamato “farsi uno”, idea fondamentale per la relazione di reciprocità così come lei l’ha intuita. Partendo da queste considerazioni è possibile strutturare nuove strategie per intervenire attivamente nel campo del disagio  sociale grazie ad un diverso modo di concepire il rapporto tra l’operatore sociale e la persona in difficoltà. I RAPPORTI NEL LAVORO SOCIALE COMUNITARIO ALLA LUCE DEL PARADIGMA DELL’UNITÀ. ESPERIENZA DEL CENTRO COMUNITARIO UNITÀ DI BUENOS AIRES –  di Rolando Cristao –  Viene presentata l’esperienza di un Centro Comunitario alla periferia di Buenos Aires sorto oltre 15 anni fa nella località “La Matanza”, dove il 70 % degli abitanti (1.500.000 persone) vive sotto la soglia della povertà. Il  progetto si attua in sei quartieri dove abitano circa 16.000 persone e si articola in una complessa azione di sviluppo comunitario che ha come riferimento  l’esperienza e la prospettiva dell’”unità”. In questo contesto, le categorie teoriche fondamentali che guidano il lavoro del Centro sono tra le altre quelle di persona, relazione, unità/distinzione e reciprocità. I risultati ottenuti indicano che queste categorie possono rivelarsi veri strumenti di analisi e possono orientare la ricerca e il processo metodologico di sviluppo di una comunitá. PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PITIRIM SOROKIN: IL POTERE DELL’AMORE. PARTE PRIMA – di Michele Colasanto –  Fra i molteplici risultati perseguiti dalla sociologia sorokiniana, uno s’impone con particolare evidenza: Sorokin ha, di fatto, indicato la via che la conoscenza sociologica deve intraprendere per riuscire a sfuggire alle insidie epistemologiche e concettuali che oggi ne impediscono il definitivo sviluppo. A tale scopo è necessaria una riflessione profonda sul concetto di persona ed egli contribuisce in modo determinante a tracciare il percorso teorico e metodologico utile a questo obiettivo imperniando il proprio paradigma sull’amore creativo e generativo, sorgente di rinascita sociale, in grado davvero di umanizzare la scienza sociologica. PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PIRITIM SOROKIN: IL POTERE DELL’AMORE. PARTE SECONDA – di Tommaso Sorgi – Non era la prima volta che veniva proposta l’idea di tradurre e pubblicare quest’opera di Sorokin, ma solo recentemente si è riusciti nell’impresa e finalmente può apparire in lingua italiana un libro che formula argomentazioni davvero originali centrate su un tema insolito, all’interno di una “scienza positiva”, come quello dell’«amore creativo». L’originalità del pensatore di origine russa-finlandese traspare  nella scelta delle figure di riferimento per la sua indagine: Lao-Tse, Confucio, Budda, Francesco d’Assisi, Gandhi e tanti altri, con una particolare passione per Gesù Cristo. Si ravvisano, pertanto,  in questa opera sorokiniana alcune idee che possono oggi accompagnare le prospettive nuove e avvincenti di una sociologia della comunione e della fraternità.

INDICI «NUOVA UMANITA’» 2005  – a cura di Antonio Coccoluto

NUOVA UMANITÀ XXVII –  Novembre – Dicembre – 2005/6, n.162 SOMMARIO (altro…)

“ZENIT”, il nuovo CD del Gen Rosso

“ZENIT”, il nuovo CD del Gen Rosso

Il Gen Rosso festeggia i suoi 40 anni di attività con una nuova produzione discografica. Dieci brani scelti fra le canzoni più importanti ed apprezzate delle oltre 300 del suo repertorio, rivisitati attraverso nuovi arrangiamenti, e con un brano inedito. “Zenit” è frutto di una preziosa collaborazione con numerosi musicisti, ma soprattutto vede la presenza di alcuni noti cantanti italiani a “duettare” con i solisti del Gen Rosso: Francesco Guccini, Antonella Ruggiero, Rosalia Misseri, Francesco Silvestre (Modà), Cheryl Porter, Kate Kelly, hanno dato voce a un album che coniuga messaggi e contenuti con una raffinata sensibilità musicale, condividendo la grande ricchezza di valori dei quali il Gen Rosso è stato da sempre portatore. “Zenit” è stato presentato alla stampa giovedì 17 novembre 2005, in Campidoglio, Sala del Carroccio, Roma, con la presenza degli artisti che hanno collaborato alla sua realizzazione. Il nuovo CD è distribuito da Multimedia San Paolo. Parte del ricavato delle vendite contribuirà a finanziare un nuovo Centro Multiculturale ed Interreligioso in favore del dialogo fra i popoli a Gerusalemme. Multietnico per nascita, ecumenico per vocazione, altoparlante musicale di amore, pace e fratellanza: questo è il Gen Rosso, che in 40 anni di attività e di entusiasmo si è affermato come una delle espressioni più mature della musica ispirata ai valori della cultura cristiana. Un progetto da sempre multiforme: musicisti, cantanti, ballerini e tecnici, costantemente in movimento, che uniscono il proprio bagaglio professionale e umano per dar vita ad un’esperienza musicale unica e coinvolgente. 2.000 concerti, 170 tour in 43 nazioni, 54 album e 300 canzoni pubblicate.   (altro…)

Un’avventura illuminata dall’Infinito

Un’avventura illuminata dall’Infinito

Il Gen Verde, gruppo internazionale di teatro-musica-danza, si presenta nel 2005 con una performance inedita. Una domanda attraversa lo spettacolo: è possibile fondere orizzonti umani e divini? Conciliare terra e cielo? Titolo del nuovo spettacolo: “La coperta del mondo”. La coperta è il simbolo degli ideali che possono avvolgere e unire uomini e donne in una dimensione fraterna. Un musical dai connotati poetici dove si parla e si canta dell’avventura umana illuminata dalla luce dell’Infinito.

Lo spettacolo multimediale procede per rapidi flash in un ritmo vivace. Ricorre ai simboli – l’aquilone e le stelle, le gocce di fuoco e lo specchio – per evocare figure e momenti che hanno portato al rapido espandersi dell’ideale di fraternità, all’impegno concreto in diversi ambiti, al dialogo interreligioso e con i non credenti sul possibile terreno d’incontro dell’etica e della solidarietà». “Uno spettacolo importante, non solo per la recitazione, la danza o il canto, ma per l’intensità e chiarezza del messaggio che traspare in modo limpido e leggibile da ogni parola e da ogni gesto”. (da Il Giornale di Brescia)  

Tema unificante: l’amore evangelico che, come lo splendore delle stelle, sa riempire di luce ciò che è avvolto dalle tenebre dell’indifferenza, dell’odio, della violenza… e trasforma in “gocce di fuoco” coloro che da esso si lasciano contagiare. Il musical racconta il rapido espandersi di un ideale che è diventato movimento: i Focolari. Il musical porta in scena altre pagine di questa storia, dopo le Prime pagine, tradotte in 12 lingue e portate non solo in Europa, ma anche in Brasile, Corea e Giappone.

L’11 novembre prossimo, il Gen Verde è atteso con il nuovo spettacolo al Palasport di Genzano, sui colli romani, dopo il lungo tour milanese e in altre città della Lombardia che aveva fatto seguito agli spettacoli in Campania, Puglia e Abruzzo. Le tappe successive toccheranno Ancona, Cesena, Imola, San Benedetto del Tronto, Cavezzo, Parma.  

Impressioni flash dopo gli spettacoli di Milano

«Sono serate come questa che mi fanno dire di fronte alle difficoltà: No, non posso arrendermi! Quel sogno esiste, c’è davvero, è un sogno possibile» «Uno spettacolo denso che, se preso sul serio, implica un cambiamento di vita. Tornando a casa mi sono detta: ‘Sono capitata in un altro mondo’. Ho una collega sgradevolissima e forse io per prima dovrei trattarla con amore. Non so se avrò il coraggio. Ma voglio almeno provare, sono curiosa di sapere se funziona e cosa succede». (altro…)