Mar 24, 2020 | Ecumenismo
Mercoledì 25 marzo alle ore 12 (ora italiana) tutti i cristiani sono chiamati a recitare il Padre Nostro. Il mondo unito in preghiera contro il coronavirus. Il Santo Padre invita i cattolici di tutto il mondo ad unirsi spiritualmente in preghiera per mercoledì 25 marzo alle ore 12 (ora italiana) per recitare il Padre Nostro insieme a tutti i leader delle Comunità cristiane, con tutti i cristiani. Anche il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Rev. Olav F.Tveit, insieme al moderatore del Comitato centrale ecumenico delle Chiese Dott. Agnes Abuom, invitano a rendere la domenica come “un giorno di preghiera per le persone più vulnerabili come rifugiati, anziani e persone colpite da COVID19, per pregare per l’intera comunità e che il mondo diventi un’unica famiglia cristiana”. Alla pandemia del virus il Papa e il consiglio ecumenico delle Chiese chiedono con forza di rispondere con la universalità della preghiera, per rimanere uniti in questo momento di grande sofferenza per il mondo interno, e far sentire la propria vicinanza alle persone più sole e più provate come i malati, il personale sanitario, le forze dell’ordine, le autorità. “In questi giorni di prova – ha ribadito Papa Francesco – mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo. Invito tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato. Invito dunque tutti a farlo parecchie volte al giorno a recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno. Tutti insieme”. E ancora ha aggiunto: “nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo, possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”. Il Papa inoltre presiederà un momento di preghiera per venerdì 27 marzo, con la speciale benedizione Urbi et Orbi sul sagrato di San Pietro. La piazza sarà vuota per le attuali misure restrittive vigenti in Italia.
Lorenzo Russo – Ufficio Comunicazione Focolari
Mar 2, 2020 | Ecumenismo
Ad Aquisgrana il Movimento dei Focolari in Germania ha consegnato il Premio Klaus Hemmerle all’ Arcivescovo Anastasios di Tirana, Albania
Non è un volto noto alle prima pagine dei giornali, quello del mite novantenne con la barba bianca che venerdì 14 febbraio ha ricevuto ad Aquisgrana (Germania) il “Premio Klaus Hemmerle” conferito dal Movimento dei Focolari in Germania. Ma Anastasios Yannoulatos, Arcivescovo greco-ortodosso di Tirana (Albania) è una personalità ben conosciuta e stimata sia a livello ecclesiale internazionale che a livello politico, soprattutto nell’Europa orientale. Nel suo discorso di ringraziamento ha augurato una “coesistenza pacifica in un mondo multi-religioso”. Si è dichiarato affascinato da una frase di Albert Einstein sulla forza dell‘amore: “Ognuno porta in sé un generatore di amore, piccolo ma efficiente, la cui energia aspetta solo di essere liberata, perché l’amore è la quintessenza della vita”. E ha ricordato che è stato questo stesso amore ad incoraggiare il vescovo Klaus Hemmerle (1929 – 1994) ad impegnarsi instancabilmente per la pace e la riconciliazione nel mondo. Un impegno che caratterizza anche la vita e l’agire del Metropolita Anastasios.
Mons. Helmut Dieser, come attuale Vescovo di Aquisgrana ed uno dei successori di Klaus Hemmerle, ha dato il benvenuto ai 300 ospiti radunati nel Duomo Imperiale della città di Carlo Magno, presentando il premiato come “pioniere della fede e dell’ecumenismo”. Lo ha confermato il Metropolita Augoustinos Lambardakis, presidente della conferenza episcopale ortodossa in Germania, sottolineando la stima di cui gode il Metropolita Anastasios nel mondo ortodosso, dove la sua parola trova ascolto nonostante le tensioni tra le diverse Chiese autocefale. Maria Voce, Presidente dei Focolari, ha sottolineato in un messaggio anche l’instancabile impegno del Metropolita Anastasios per il dialogo tra cristiani e musulmani, ringraziandolo per la sua capacità di suscitare comunione, fratellanza e condivisione. Nella laudatio il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha ridisegnato il percorso Metropolita Anastasios, che l’ha portato dalla Grecia attraverso l’Africa fino all’Albania, dove ha dimostrato come “il dialogo interreligioso e l’impegno missionario non debbano essere in contrasto”. Ha sottolineato inoltre come dal 1992 si sia impegnato, con prudenza, per ricostruire e rinvigorire la Chiesa Ortodossa in Albania contribuendo alla diminuzione delle forti tensioni nei Balcani. Con il “Premio Klaus Hemmerle” il Movimento dei Focolari in Germania vuole onorare ogni due anni una personalità meritevole nel campo del dialogo tra le Chiese, le religioni e le convinzioni ideologiche. Tra i premiati il già-presidente delle Federazione Luterana Mondiale, il vescovo emerito Christian Krause (2006); il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I (2008); la dottoressa musulmana Noorjehan Abdul Majid del Mozambico (2016) e il Rabbino tedesco Henry Brandt di Augsburg in Germania (2018).
Andrea Fleming
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Nov 25, 2019 | Ecumenismo
Un anniversario importante festeggiato con un incontro nella cittadella ecumenica di Ottmaring e suggellato con una cerimonia nel Municipio di Augsburg (Germania). Un rinnovato impegno ad essere ambasciatori di riconciliazione e segni di speranza nelle diverse Chiese e nella società.

Foto: © Ursula Haaf
Più di 300 membri della rete “Insieme per l’Europa” (IpE) di 55 Movimenti e comunità da 25 Paesi si sono riuniti dal 7 al 9 novembre nella cittadella internazionale dei Focolari di Ottmaring e nella città di Augsburg in Germania. Un appuntamento che quest’anno ha ricordato anche i 20 anni di vita di “Insieme per l’Europa”. Era il 31 ottobre 1999, in occasione della solenne firma della “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” avvenuta nella Chiesa di S. Anna ad Augsburg, quando un gruppo di responsabili di vari gruppi cristiani di diverse confessioni si riunì ad Ottmaring prendendo coscienza della responsabilità comune per una convivenza ecumenica in Europa. Dopo che i rappresentanti della Federazione mondiale luterana e della Chiesa cattolica avevano suggellato con un documento comune che le secolari condanne dottrinali non erano più valide, i rappresentanti dei carismi delle diverse confessioni decisero di conoscersi meglio e lavorare per conciliare le diversità nelle loro Chiese, nella società e in politica. Con questo impegno dettero vita a “Insieme per l’Europa”. Una piccola pianticella oggi diventata un’iniziativa europea, alla quale si sono aggiunte negli anni più di 300 comunità, movimenti e ministeri. “Così tanti Paesi come questa volta non sono mai stati rappresentati ai nostri incontri annuali – ha costatato uno dei rappresentanti del gruppo degli amici della rete di “Insieme per l’Europa “ presente quest’anno – e a 20 anni dalla sua nascita sono nati tanti rapporti profondi anche tra persone di nazioni diverse. I rappresentanti delle Chiese come e anche i politici apprezzano il nostro contributo”, 
Foto: © Ursula Haaf
Lo testimonia anche la grande stima che l’iniziativa di “Insieme per l’Europa” gode ormai ad Augsburg. La città ha infatti invitato i rappresentanti dell’Europa presenti all’incontro ad un ricevimento nella “Sala d’oro” del Municipio e il sindaco, Stefan Kiefer, ricevendoli ha sottolineato nel suo discorso i numerosi punti di contatto e gli obiettivi comuni che la rete ha con la città. In occasione del suo giubileo, la città aveva messo a disposizione per l’incontro il Municipio, esprimendo così apprezzamento e gratitudine. Allo stesso tempo, la presenza di autorità civili e religiose ha dimostrato che la rete svolge un’importante funzione di “ponte” nelle Chiese e nella società. “Dobbiamo diventare cittadini attivi, avere il coraggio di difendere i deboli, alzare la voce per la giustizia”, è stato l’invito del senatore ceco Pavel Fischer. La commovente conclusione con una preghiera ecumenica nella chiesa luterana di Sant’Anna e una processione di luci sul piazzale antistante alla chiesa, ha ricordato a molti le forze pacifiche che proprio lo stesso giorno 30 anni fa avevano portato alla caduta del muro di Berlino e ad una nuova era in un’Europa unita. Gerhard Proß, moderatore dell’iniziativa, ha visto un “filo d’oro” che lega questi eventi e una missione per il futuro: “In tempi di allontanamento e tendenze alla demarcazione vogliamo essere con “Insieme per l’Europa” un segno profetico per una convivenza e una collaborazione credibile in Europa”. https://www.together4europe.org/
Andrea Fleming
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Nov 24, 2019 | Ecumenismo
“In un mondo diviso, uniti in Cristo” è il titolo dell’annuale incontro tenutosi dal 21 al 25 ottobre scorsi, che da trentotto anni raccoglie Vescovi di varie Chiese. Un appuntamento ecumenico che tanti hanno definito storico per la terra d’Irlanda. “È davvero profetico che Belfast abbia ospitato questo evento ecumenico internazionale con riflessioni di grande speranza, pur in mezzo a tanta divisione. Lo Spirito Santo soffia!”. È Darren O’Reilly, co-responsabile della comunità Koinonia che ha sede a Belfast, l’autore di questo tweet che ben riassume il cuore – ma anche l’eccezionalità – di quanto è successo dal 21 al 25 ottobre scorsi in Irlanda del Nord, in occasione del trentottesimo appuntamento dei Vescovi di diverse Chiese amici dei Focolari. Focus di questa edizione è stata la condivisione di riflessioni e testimonianze sulla sfida dell’unità in Cristo, in un mondo diviso come quello attuale.
Questi incontri, promossi dai Focolari, offrono ai Vescovi uno spazio di dialogo e di condivisione attorno alla spiritualità dell’unità. Per questa edizione i 30 Vescovi appartenenti a 18 Chiese, arrivati da 14 Paesi, si sono incontrati nelle città di Larne e Belfast, scegliendo come ogni anno, per il loro convegno annuale, un luogo simbolo. Quest’anno un luogo dove i Vescovi hanno potuto constatare il “peace process”, cioè l’impegno per la riconciliazione in una società divisa. I partecipanti hanno potuto conoscere la storia e l’attuale cammino ecumenico dell’Irlanda restando molto ammirati da rapporti costruttivi e con notevoli frutti. Il Vescovo anglicano Trevor Williams della Chiesa d’Irlanda, che ha offerto un apprezzato intervento sulla storia del cristianesimo in Irlanda, commentava: “È stato incoraggiante sentire la preoccupazione dei Vescovi per i nostri ‘affari incompiuti’ di costruzione della pace e la loro gioia di assistere a tante attività intraprese da cristiani di diverse tradizioni per sanare il divario”. Anche il Vescovo del luogo Noel Treanor di Down e Connor, ha dato un importante contributo per tracciare il panorama ecclesiale, sociale e politico. A Belfast i Vescovi hanno visitato luoghi significativi per la riconciliazione e la pace come il Centro metodista in Belfast Est dove li ha accolti il pastore Brian Anderson che è anche il Presidente del Consiglio delle Chiese d’Irlanda, ed hanno partecipato ai servizi liturgici nelle chiese presbiteriana, anglicana e cattolica. E nella Chiesa cattolica di San Patrizio, davanti ai fedeli, i Vescovi hanno dato testimonianza di come vivono il “Comandamento nuovo” di Gesù, rinnovando un “patto”, un solenne l’impegno ad amare la Chiesa altrui come la propria. Questo patto è, ogni volta, uno dei momenti più alti di questi appuntamenti.
Ma sarà il pomeriggio aperto del 23 ottobre nella sessione tenutasi a Larne a restare nel cuore di molti: un momento definito “storico”. Un pomeriggio che il Vescovo cattolico di Limerick, Brendan Leahy, ha così descritto: “E’ stata come l’esperienza dei discepoli sulla strada di Emmaus che hanno visto i loro cuori bruciare mentre Gesù tra loro spiegava e parlava con loro”. Vi hanno partecipato oltre un centinaio di persone da tutta l’Irlanda, da molte Chiese (Apostolica Armena, la Chiesa d’Irlanda (anglicana), Ortodossa (Patriarcato di Antiochia), Presbiteriana, Cattolica, Metodista, Moraviana, Luterana e Siro Ortodossa). Presenti il Presidente della Chiesa metodista in Irlanda e il rappresentante del Moderatore della Chiesa Presbiteriana in Irlanda, rappresentanti del Consiglio irlandese delle Chiese, del Comitato delle Chiese in Irlanda, del Consiglio delle Chiese di Dublino, oltre a diversi movimenti e gruppi. Questo appuntamento con la partecipazione di Vescovi di varie Chiese ha messo in luce i frutti del “dialogo della vita” che Chiara Lubich ha sempre incoraggiato a vivere: un dialogo fatto dal popolo che include anche i suoi pastori; un popolo unito in Cristo per l’amore vissuto da tutti. Un esempio è stata la testimonianza di vera amicizia in Cristo e di collaborazione dei due Arcivescovi di Armagh, Eamon Martin, cattolico e Richard Clarke, anglicano, entrambi primati di tutta l’Irlanda. Un “dialogo della vita” che, in Irlanda, si concretizza anche in impegno per le sfide e le ferite sociali e civili, come l’adesione ad “Embrace Northern Ireland” che si occupa di accoglienza ai rifugiati; l’organizzazione al “Four Corners Festival” (“Il Festival dei 4 angoli”) che sostiene l’incontro e l’amicizia oltre le barriere geografiche e settarie ancora presenti a Belfast; la partecipazione agli incontri del Consiglio delle Chiese di Dublino al quale collaborano 14 Chiese. Il pastore Ken Newell, già moderatore della Chiesa presbiteriana in Irlanda, ha descritto l’evento come una “nuova Pentecoste, in cui i cristiani di diverse Chiese di tutto il mondo erano uniti nello Spirito, dove si sentiva l’unità della Chiesa per il benessere del mondo”.
Stefania Tanesini
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Nov 18, 2019 | Ecumenismo
Il contributo del Movimento dei Focolari al dialogo fra le Chiese cristiane. L’intervento di Maria Voce all’Angelicum, a Roma, a 25 anni dall’Enciclica Ut unum sint “Tutto muove dalla scoperta che Dio è Amore”. Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, individua così il punto di partenza del percorso che ha portato alla progressiva intuizione e definizione della spiritualità dell’unità, che anima il Movimento fondato da Chiara Lubich.
Nel suo intervento all’Università San Tommaso d’Aquino, in Roma, nell’ambito di un ciclo di conferenze dedicato ai 25 anni dall’Enciclica Ut unum sint, la Presidente dei Focolari evidenzia il contributo che il carisma donato da Dio a Chiara Lubich, e la spiritualità di comunione che ne è scaturita, offrono al cammino di unità fra le Chiese cristiane. I cardini di questa spiritualità individuano i passi della strada che porta all’unità della famiglia umana. A realizzare la preghiera di Gesù sulla Croce «…che tutti siano uno», “che è divenuta lo scopo del Movimento dei Focolari”. La scoperta dell’Amore di Dio che è Padre suscita la consapevolezza che siamo tutti fratelli. E dunque, spiegava Chiara Lubich, «Amare Dio come figli significava amare i fratelli» . Deriva da ciò – afferma Maria Voce – un altro dei cardini della spiritualità dell’unità: l’amore al prossimo. Che nel concreto si muove seguendo le vie del Vangelo. «Il carisma dell’unità – cita la Lubich – Lo abbiamo percepito subito come […] luce per comprendere meglio il Vangelo, fonte d’amore e d’unità, e forza per viverlo con decisione». Presto ci si accorse – racconta – che il comandamento nuovo di Gesù, “…che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34), indicava la misura dell’amare. Quel “come” significava “dare la vita fino ad esser pronti a morire per l’altro”, come fece Cristo. Iniziarono così i primi focolarini a vivere nell’amore reciproco, stipulando fra loro quel patto di unità che costituisce “l’esordio del particolare stile di vita che lo Spirito Santo proponeva: uno stile comunitario”.
Mettendo in pratica l’amore vicendevole, Chiara e le sue compagne fecero l’esperienza della presenza di Gesù fra loro. La Presidente dei Focolari cita la Lubich: «Abbiamo avvertito nella nostra anima un balzo di qualità: una pace nuova […] Ci siamo rese conto di quanto stava accadendo, quando abbiamo letto nel Vangelo le parole: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). La vicendevole carità ci aveva unito […] Gesù presente sigillava fra noi l’unità». È da questa ricerca della presenza di Gesù – spiega Maria Voce – che nasce il nome con cui è conosciuto il Movimento dei Focolari: “Opera di Maria”, come espressione della tensione a farne un modello. Come Maria ha generato Cristo, così i focolari vivono cercando di generare fra loro e con gli altri la presenza di Gesù. Nel vivere la spiritualità dell’unità, presto ci si è resi conto che essa poteva trovare applicazione in vari contesti. “All’inizio degli anni ’60 – racconta – Chiara Lubich entra in contatto con fratelli e sorelle della Chiesa luterana, poi con anglicani, battisti, metodisti, ortodossi e membri delle Chiese orientali ortodosse, e si scopre che questa presenza di Gesù in mezzo può essere stabilita anche tra cristiani di Chiese diverse”. È la scoperta che avvierà percorsi di dialogo, sia a livello teologico che sul piano “della vita”, supportati dall’esperienza concreta di unità fra cristiani di Chiese diverse che all’interno del Movimento era già realtà. Non è raro, tuttavia, fare esperienza di una mancata unità. Una condizione che per i focolari è però l’occasione per “lavorare” a ricostruirla. E “la strada per realizzare l’unità – spiega Maria Voce lasciando la parola a Chiara Lubich – è Gesù Abbandonato” sulla Croce: «Poiché Gesù s’è ricoperto di tutti i nostri mali, noi possiamo scoprire dietro ad ogni dolore […] un suo volto, abbracciare Lui, in certo modo, in quelle sofferenze […] e dirgli il nostro sì come ha fatto Lui. […] ed Egli vivrà in noi, come Risorto». Più tardi – continua – Chiara scorgerà Gesù abbandonato anche nelle divisioni fra le Chiese cristiane: operare, anche qui, per sanare l’unità spezzata è «la principale opera del Movimento dei Focolari». In questa prospettiva, Maria Voce evidenzia infine il contributo che un’esperienza di unità fra teologi di varie Chiese “potrebbe offrire al dialogo ecumenico”: “Se i teologi si lasciano guidare dall’essere uno in Cristo” Gesù “faciliterà la comprensione dei diversi punti di vista teologici” e “la verità verrà riscoperta insieme”. Un ultimo passaggio è dedicato al carisma dell’unità come via di santità. Maria Voce ricorda che si è appena conclusa la fase diocesana del processo di canonizzazione di Chiara Lubich, ora allo studio in Vaticano.
Claudia Di Lorenzi
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Ago 13, 2019 | Ecumenismo
Alla Mariapoli Europea la storia di un’amicizia possibile che getta semi di pace Aprirsi e “scegliere uno stile di vita inclusivo”. Aprirsi per riconciliarsi con l’altro e scoprire la perla che è dentro ogni uomo. Aprirsi come Gesù, che a tutti si fece incontro, e lasciar agire lo Spirito Santo “che si rallegra nella diversità ma persegue l’unità”. È la strada che da molti anni percorre il Rev. Ken Newell, ministro presbiteriano a Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord. Una terra che ancora oggi soffre per le ferite lasciate dal conflitto che dalla fine degli anni ’60, per 30 anni, ha visto contrapposti unionisti a separatisti: i primi, protestanti, sostenitori dell’appartenenza al Regno Unito; i secondi, cattolici, fautori della riunificazione fra Nord e Sud dell’Irlanda. Un conflitto di matrice politica che ha avvelenato il tessuto sociale, trasformando le città in terreno di battaglia e portando alla “segregazione religiosa”: protestanti e cattolici vivono in quartieri diversi, le comunità non si incontrano, c’è sfiducia e pregiudizio. Non è stato facile, per il reverendo Ken, provare a costruire ponti. Il primo lavoro ha dovuto farlo su stesso: “Sono cresciuto a Belfast in una comunità protestante e unionista – racconta alla Mariapoli Europea – nei miei primi anni di vita sono stato plasmato dalla cultura della mia comunità (..); molte cose erano sane, buone e serene; altri aspetti invece mi hanno influenzato con atteggiamenti negativi nei confronti della comunità cattolica, irlandese e nazionalista, per superare i quali ci sono voluti anni”. Un percorso che lo ha visto aprirsi pian piano e scoprire la bellezza della diversità. Come quando in Olanda l’incontro con un sacerdote lo convinse a partecipare ad una Messa. O in Indonesia, dove, insegnante in un seminario di Timor, poté immergersi in un paese diverso, con lingua, cibo e cultura propri. “Ho iniziato a realizzare che, proprio come ci sono colori diversi in un arcobaleno, così Dio ha creato la razza umana con incredibile diversità; valorizzare le culture di Timor mi ha insegnato a valorizzare il bene all’interno della mia cultura”. Nel legame con il sacerdote Noel Carrel, la scoperta di un’amicizia possibile: “ci rendemmo conto che eravamo a Timor per servire l’unico Cristo, che avevamo lo stesso Padre celeste ed eravamo fratelli. Mi chiedevo se sarebbe stato possibile avere un amico così in Irlanda del Nord”. Da qui una consapevolezza chiara: “Lo Spirito Santo mi ha fatto aprire alla “diversità” all’altro capo del mondo e mi ha spinto a cercare il meglio nella cultura e nella spiritualità cattolica irlandesi”. Tornato a Belfast, nel ’76, viene chiamato alla guida della Chiesa presbiteriana di Fitzroy: il suo stile di vita inclusivo è controcorrente. In uno dei momenti più duri del conflitto, il suo invito a costruire nuove relazioni viene raccolto dai membri di un monastero redentorista di Clonard: ne nascerà l’Associazione di Clonard – Fitzroy. L’amicizia umana e spirituale con Padre Gerry Reynolds, alla guida della Comunità di Clonard, “compagno nella costruzione della pace”, dà vita a molte esperienze di condivisione: “Iniziamo ad andare insieme ai funerali di poliziotti uccisi da terroristi e di civili innocenti uccisi da gruppi paramilitari lealisti; è raro vedere ministri protestanti e sacerdoti cattolici insieme ai funerali per confortare i familiari dei deceduti”. Accade poi di partecipare gli uni alle celebrazioni degli altri e che P. Gerry e il Rev. Ken partecipino insieme a matrimoni fra persone di Chiese diverse. Si rende possibile un altro passo impensato: il sacerdote e il ministro sono invitati a incontri con i leader politici delle parti in lotta, per raggiungere il cessate il fuoco e adottare politiche di pace. Pian piano politici dei principali partiti dell’Irlanda del Nord, il DUP, filo-britannico, e il Sinn Fein, filo-irlandese, riconoscono nell’Associazione di Clonard – Fitzroy uno “spazio sicuro” dove confrontarsi. Cresce il desiderio di riconciliazione che porterà, nel 2007, al “miracolo di Belfast”: “a Stormont, il palazzo di governo dell’Irlanda del Nord – racconta il Rev. Newell – il Rev. Ian Paisley, primo ministro del potere esecutivo condiviso, e il vice primo ministro, Martin McGuinness, ex comandante dell’IRA, scendono la scala di marmo, si siedono fianco a fianco davanti alla stampa mondiale e si rivolgono al popolo dell’Irlanda del Nord; parlano della loro determinazione a condurre il paese verso un futuro migliore e più riconciliato”. È l’alba di un giorno nuovo . L’Associazione di Clonard-Fitzroy, che opera ormai da 38 anni e ha ispirato migliaia di iniziative similari, ha ricevuto nel 1999 il premio internazionale di pace Pax Christi.
Claudia di Lorenzi
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