Ott 6, 2010 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Era lo scorso 12 gennaio, quando un violentissimo terremoto ha sconvolto Haiti, provocando quasi mezzo milione di morti. Sulle pagine di “Amu Notizie” che potete scaricare interamente qui, si tengono accesi i riflettori là dove si sono spenti, e si descrive come prosegue l’opera di ricostruzione in questo che è forse il paese più povero dell’emisfero nord. L’impegno di Amu, così come quello delle altre ONG, è prezioso perché interviene non più nel momento dell’emergenza, ma successivamente, quando l’attenzione dell’opinione pubblica si affievolisce, rischiando di vanificare i successi iniziali. Attraverso la locale associazione Action contre la Pauvreté du Nord Est (PACNE), Amu, insieme al Movimento Famiglie Nuove e Giovani per un Mondo Unito, sostiene il progetto per la costruzione di un centro di accoglienza per gli sfollati. I lavori sono ormai in stato avanzato e si sta procedendo all’installazione dei servizi, come quello dell’acqua corrente. La selezione dei beneficiari del progetto è a cura di un comitato che include i responsabili di PACNE e i rappresentanti della locale comunità, quali il sindaco e il parroco. La priorità verrà data alle persone più bisognose tra quelle che, avendo perso tutto, sono fuggite a Mont Organisé, la località dove si trova oggi il cantiere Quando le stesse persone potranno far rientro in città o in abitazioni più definitive, la struttura potrà essere usata anche per ospitare anziani, infermi, o comunque persone sole. Il tutto verrà gestito nella massima trasparenza attraverso una commissione appositamente eletta. Certo, i bisogni e le difficoltà di Haiti sono enormi e ci vorranno anni per far sì che le infrastrutture e il sistema economico diano una risposta completa ai bisogni della gente. Proprio per questo, Amu continuerà a valutare nuove proposte di progetti, di cui non mancheremo di darvi notizia. Leggi anche:
Emergenza Haiti
Haiti dopo il terremoto
Terremoto Haiti, l’impegno dei Focolari
“Con tutto il cuore vi diciamo”. Scambio di lettere tra i terremotati aquilani e la comunità di Haiti (altro…)
Set 29, 2010 | Chiesa, Famiglie
I genitori di Chiara Badano sono andati dal Papa a ringraziarlo per la beatificazione della figlia, avvenuta sabato a Roma. Ma è stato il Papa, al termine dell’udienza, a ringraziare loro per aver reso possibile la testimonianza di Chiara. “Stiamo contemplando e toccando con mano le meraviglie dell’amore di Dio – dicono Maria Teresa e Ruggero Badano – sorpresi che abbia scelto due povere persone come noi per partecipare alla contagiosa esperienza cristiana della nostra unica figlia”. Il 16 ottobre festeggeranno cinquant’anni di matrimonio. “Chiara – ricordano – l’abbiamo attesa a lungo quando non riuscivamo ad avere figli; con lei abbiamo sofferto per la malattia e la sua morte, ma ora siamo più che mai con lei nella gioia per la beatificazione”. Al Papa la famiglia Badano ha donato un biglietto autografo in cui Chiara si affida alla Madonna per avere “la forza necessaria a non mollare mai”. All’udienza erano presenti il vescovo emerito di Acqui, la postulazione e Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, con seicento giovani venuti da 42 Paesi per la beatificazione. Fonte: L’Osservatore Romano, 30 Settembre 2010 (altro…)
Ago 22, 2010 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale
Da queste domande ha preso il via il secondo stage della scuola Loreto di AFN (Associazione “Azione per Famiglie Nuove” onlus) con l’obiettivo di rafforzare l’unità di coppia. Sposate da più o meno tempo, provenienti da varie regioni italiane e anche da altri Paesi europei, le coppie partecipanti sono arrivate senza prospettiva, quasi come all’ultima spiaggia… E a misura che i giorni trascorrevano nel favorevole clima di fraternità della “Scuola Loreto”, presso la cittadella internazionale dei Focolari, le coppie hanno ritrovato la forza di ricominciare. Toccati da sofferenze alle volte molto forti e prolungate dovute a incomprensioni e spaccature gravi, i partecipanti hanno trovato, dicono: “La voglia di ricominciare con una energia e uno spirito nuovo” e “una grande gioia nell’aver riscoperto che l’Amore vince tutto”.
L’esperienza dello stage della Scuola Loreto AFN è alla sua seconda edizione. “La base – esordiscono gli organizzatori – è l’atmosfera che si crea con l’amore reciproco che attira la presenza spirituale di Gesù fra i partecipanti, poi viene tutto il resto”. Il programma, infatti, prevede momenti di meditazione e riflessione a partire dalla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, applicata alla vita di famiglia; la proposta di alcuni suggerimenti da mettere in pratica nella comunione nella coppia; oltre al necessario aiuto dei professionisti e alle testimonianze di famiglie che hanno vissuto e superato la crisi. Importante la giornata dedicata al perdono, affrontato nei suoi risvolti psicologici e spirituali; i momenti ricreativi, atelier, cene festose, gite… tutte occasioni per riprovare la gioia di stare insieme in maniera distensiva. L’ultimo giorno, il rinnovo delle promesse matrimoniali. Ecco come si esprimono, prima di partire, alcune coppie: “Ci portiamo a casa molti strumenti per guidare il nostro rapporto di coppia, ma soprattutto la consapevolezza che, nonostante i nostri fallimenti, siamo amati da Dio e possiamo avere la forza di accettare il dolore e credere che si potrà trasformare in Amore tra noi e per gli altri.” “La fiducia che la condivisione profonda, l’aiuto di esperti e la volontà di rimetterci in discussione, possano far ripartire un rapporto che le corse della vita e le difficoltà quotidiane vorrebbero soffocare.” Come lo scorso anno, è previsto un week-end di verifica e valutazione nel prossimo gennaio, per continuare gli approfondimenti e consolidare i risultati.
Ago 17, 2010 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
La vita di Chiara Badano, prossima beata in settembre, è stata un “sì” a Gesù fino alla malattia e alla morte. Vi presentiamo in due puntate l’intervista ai genitori, Maria Teresa e Ruggero Badano, su quei diciotto anni meravigliosi vissuti assieme. (… continua dalla prima parte)
Prima della sua malattia ha vissuto qualche momento difficile durante la sua adolescenza? Maria Teresa Badano: «Direi di sì. Quando è iniziato il ginnasio è stato un momento di disorientamento per Chiara. Innanzitutto perché ci eravamo trasferiti da Sassello a Savona. Mi ripeteva spesso: “Ma mamma ci sono tanti ragazzi che viaggiano sulla corriera: perché noi dobbiamo andare ad abitare a Savona?”. A questo si è aggiunto l’incomprensione con un insegnante. Un pochino con tutta la classe si comportava così, ma con Chiara in un modo un po’ più pesante. Lei cercava di studiare, ce la metteva tutta, non con l’obiettivo di essere la prima della classe ma per poter dire davanti a Dio: faccio tutta la mia parte. Ecco questo è stato veramente il suo primo grande dolore». Come si è accorta Chiara della malattia che stava arrivando e come l’ha vissuta? Maria Teresa Badano: «A 17 anni, mentre stava giocando a tennis. L’ho vista tornare a casa con un viso un po’ pallido. “Ho accusato un dolore così forte alla spalla − mi ha detto −, che mi è caduta la racchetta”. Un medico di Sassello, cugino di Ruggero, ci ha suggerito allora di portarla al Santa Corona. Qui le hanno fatto i raggi e ci ha rassicurano che si tratta di una slogatura, guaribile in una ventina di giorni con un bendaggio. Ma il dolore di Chiara continuava ed ha iniziato le infiltrazioni alla spalla, ma senza nessun miglioramento. Non andava più in palestra, e quando poteva fare una passeggiata con le sue amiche, preferiva “buttarsi” sempre sul divano. Durante le vacanze di Natale ha deciso di telefonare lei stessa al medico per chiedere degli accertamenti ulteriori. Il giorno seguente era già in ospedale e si dedicava alle persone che aveva attorno. C’era in particolare una ragazza, nell’altra camera, che era lì per disintossicarsi dalla droga. Chiara le lavava i capelli e le faceva tanta compagnia. Vedendola più affaticata, le abbiamo chiesto di limitarsi, ma lei ci ha zittiti con un secco: “Avrò tempo per riposarmi”. Con la TAC siamo venuti a conoscenza di quello che aveva: un osteosarcoma. In quel momento mi son sentita morire. Stringendoci forte con Ruggero ci siamo detti: “Solo Gesù può aiutarci a dire il nostro sì” e abbiamo chiesto con forza alla Madonna di “tenere Chiara per mano in questo nuovo cammino”.
«In breve ci siamo trasferiti a Rovegliasco, vicino Torino, perché Chiara doveva iniziare la chemioterapia. Quel giorno non potevo accompagnarla perché avevo la flebite e un medico mi aveva proibito di fare qualsiasi movimento. Dopo due ore interminabili Ruggero e Chiara sono tornati. Lei camminava davanti, lentamente, immersa nel suo cappottone verde. Era cupa in volto e guardava a terra. Le ho chiesto come fosse andata e lei, senza neppure guardarmi in volto, mi ha risposto: “Ora non parlare”, e si è butta sul lettino con gli occhi chiusi. Quel silenzio era terribile, ma dovevo rispettarlo. La guardavo e vedevo dall’espressione del suo volto tutta la lotta che stava combattendo dentro di sé per dire il suo sì a Gesù. Sono trascorsi 25 minuti così. Ad un certo punto si è voltata verso di me, col sorriso di sempre, dicendo: “Ora puoi parlare”. In quel momento, dentro di me, mi son chiesta quante volte avrebbe dovuto ripetere il suo sì nel dolore. Ma Chiara ci aveva impiegato, come ho detto prima, 25 minuti e da allora non si è più voltata indietro». Maria Teresa Badano: «Si avvicinava il suo diciottesimo compleanno. Telefonò lei stessa al professor Madon chiedendogli di interrompere la chemioterapia perché ormai non sortiva più alcun effetto. Da quel momento ha iniziato la corsa verso il suo sposo, Gesù, e ci dava anche delle consegne, come quella di preparare la sua “festa di nozze”. Era una cosa bella perché lei era gioiosa, una vera meraviglia». L’ultimo saluto di Chiara prima di partire per il Cielo? Maria Teresa Badano: «Le ultime parole di Chiara quando ci ha salutato, ma non il suo ultimo atto d’amore che è stato il dono delle cornee a due giovani, è stato: “Mamma, ciao, eh? Sii felice, perché io lo sono”». (altro…)
Giu 28, 2010 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale
Assistenza alimentare e sanitaria, copertura delle rette scolastiche (primaria e secondaria), attività di doposcuola. Ad usufruire di questi servizi sono complessivamente 130 bambini e le loro famiglie. Sono alcuni “frutti” dei programmi di sviluppo realizzati in Sudafrica dall’associazione Azione per Famiglie Nuove – onlus e finanziati con il Sostegno a distanza. Il Sudafrica, immenso paese con quasi 50 milioni di abitanti, patria di Nelson Mandela, è in questi giorni alla ribalta per i mondiali di calcio, i quali anziché coprire, evidenziano le piaghe di questa società che si è liberata non da molto dal gravissimo flagello dell’apartheid. Comunque, alcolismo, droga, maltrattamenti, prostituzione minorile, altissima disoccupazione (50%), rimangono fra i principali mali che affiggono questo paese. Coscienti di essere una goccia nell’oceano, anche l’associazione Azione per Famiglie Nuove – Onlus (AFN) ha scelto di operare in Sudafrica dal 1992, attraverso il progetto Sostegno a Distanza (SAD). Una solida èquipe di volontari sul posto garantisce un efficiente servizio di assistenza e coordinamento. Si interviene cercando di risollevare la condizione umana e sociale non solo del minore ma anche della famiglia in cui vive, affinché l’aiuto possa portare frutti permanenti nella sua crescita e sviluppo. L’accompagnamento non finisce con l’infanzia. Il progetto prevede che a conclusione del percorso scolastico, si sostengono i giovani nell’avviamento professionale attraverso l’attivazione di microcrediti e per i più meritevoli con l’assegnazione di borse di studio per l’università. Vari sono gli interventi fino ad oggi realizzati. Il primo risale al 1992 con una scuola d’infanzia a Zondi, un quartiere di Soweto (Johannesburg), nella baraccopoli di Silver Town. Si è dato vita anche ad una mensa, a 10 Km dalla città di Mafikeng (nord ovest del Sudafrica), gestita in collaborazione con Mary’s Mission. A Soweto (Johannesburg), i minori trovano accoglienza in attesa di affido o adozione permanente in una Casa Famiglia per orfani a causa dell’AIDS. Sempre attraverso il sostegno a distanza si riesce ad aiutare famiglie di militari angolani che vivono presso un villaggio in condizioni economiche disagiate: anche in questo caso il progetto provvede a coprire le spese per l’alimentazione, la retta scolastica e il trasporto a scuola dei minori. Infine c’è un sostegno per l’accompagnamento di alcune famiglie rifugiate congolesi (e di altri paesi africani) attraverso aiuti economici e terapie di gruppo e/o individuali. Nel mondo l’associazione Azione per Famiglie Nuove – onlus offre concrete opportunità di sviluppo a 16.400 minori inseriti in 102 progetti diffusi in 52 paesi dei 4 continenti (Europa, Medio Oriente, Africa, Americhe, Asia). In Africa, sono circa 3.500 i bambini sostenuti attraverso 18 progetti, in Algeria, Angola, Burundi, Cameroun, Congo, Costa D’Avorio, Egitto, Kenya, Madagascar, Nigeria, Rep. Sudafricana, Rep. Centroafricana, Tanzania, Tunisia, Uganda. (altro…)
Gen 21, 2009 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Toccanti sono state le testimonianze di famiglie dei 5 continenti raccontate nel momento culmine dell’ Incontro Mondiale delle Famiglie promosso dal Pontificio consiglio per la Famiglia. Dall’Africa, la famiglia Simango: mamma, papà e due gemelli di 14 anni. Vive in un ambiente permeato da preziosi valori tradizionali. Forte però anche il rischio che il consumismo, con la pressione dei media, cancelli tutto e imponga altri modelli. Serve educare i figli nel rispetto delle tradizioni, restando tuttavia aperti al nuovo… Dennis (padre) Come in tanti Paesi dell’Africa, anche da noi il costo della vita cresce continuamente, mentre i salari rimangono fermi. Di conseguenza, sempre più persone vivono sotto il livello di povertà. I nostri mercati si riempiono di prodotti fantasiosi e moderni: giocattoli, vestiti di tutte le fogge, telefonini… e la pubblicità attrae a comperarli. Così, invece di cercare di combattere la povertà creando nuove opportunità di sviluppo, la gente si appassiona a queste cose e soffre perchè non se le può permettere. Come genitori sentiamo di dover insegnare ai nostri figli a distinguere ciò che nella vita è essenziale da ciò che non lo è, come ad esempio tutte le cose che anche loro come primo impulso vorrebbero avere. Cerchiano di far loro presente che la tecnologia non può sostituire la nostra buona volontà di rispettare le cose che abbiamo e di acquistarne di nuove solo quando è necessario. Ma più che attraverso i nostri discorsi, lo facciamo attingendo tutti insieme al Vangelo. Una sera anche con i bambini abbiamo riflettuto sulle parole di Gesù: “Qualunque cosa avete fatta ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatta a me”. All’indomani ci è venuto spontaneo dirci l’un l’altro come abbiamo messo in pratica queste parole e abbiamo visto che tutti avevamo potuto condividere qualcosa con gli altri, pensando di farlo a Gesù. Io avevo dato il tempo della pausa pranzo ad un allievo in difficoltà, mia moglie aveva dato del riso alla vicina di casa che non aveva niente, e i bambini avevano prestato uno la matita e una la gomma ai loro compagni. Nel raccontarci queste cose, i più felici erano proprio i bambini che avevano capito che non occorre essere ricchi per poter condividere. Margaret (14 anni) In collegio ci danno solo i pasti essenziali, non sempre sufficienti. L’anno scorso tanti miei compagni si lamentavano per la fame e spesso davo loro quanto portavo da casa. Tornando a casa per le vacanze, mia madre si è accorta che ero un po’ sciupata. Saputo il motivo, mi ha raccomandato di non dar via il necessario per vivere e mi ha dato delle cose in più per continuare a donare. Modesta (madre) Nella nostra cultura la condivisione è considerata un grande valore, come dice un antico proverbio africano: “…a differenza di un pezzo di stoffa, il cibo non è mai troppo poco per essere condiviso.” Ma con l’influenza dei media tanti hanno iniziato a pensare che è più saggio tenere per sé quanto si ha. Un altro pericolo di un incondizionato uso della TV sono le fictions e i cartoni animati d’importazione che presentano modelli lontani dalla nostra cultura soprattutto riguardo il consumismo e l’affettività nel rapporto uomo-donna. In famiglia abbiamo messo delle regole, per esempio niente TV durante i giorni di scuola e nei week-end e vacanze solo due ore al giorno facendo attenzione a quali programmi si vedono. Talvolta procuriamo dei DVD a loro scelta – guardando che siano buoni – che poi ci scambiamo anche con le famiglie dei diversi gruppi che seguiamo sia nella nostra città che nelle zone rurali. Ma soprattutto parliamo con i ragazzi su quanto hanno visto, in modo da suscitare in loro un giusto senso critico. Mario (14 anni) Quando ero in collegio non vedevo l’ora di tornare a casa per poter essere libero di stare tutto il tempo davanti alla TV. Parlando con la mia famiglia ho capito che non è questa la vera libertà e che la TV qualche volta può diventare una trappola. Così ho imparato a stare anche dei giorni senza accenderla. Modesta O Maria, che sei regina dell’Africa, tu sai che è una terra ricca di risorse, ma attraversata da grandissime difficoltà: povertà, denutrizione, AIDS, epidemie, conflitti e guerre. Suscita per noi saggi governanti e mantienici fedeli a quella cultura della vita che i nostri padri ci hanno insegnato. Aiutaci a vivere e a trasmettere ai nostri figli la buona novella del Vangelo, compendio di valori umani e cristiani che ci fa figli tuoi e uomini nuovi. (altro…)