Feb 10, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Città del Messico oggi sembra diversa. C’è un vento di speranza, di vita nuova, di gioia. Sulla strada, nelle cabine telefoniche, sul metrò, nei cartelloni dei grandi viali delle città si annuncia l’arrivo del Pellegrino che viene da Roma, e che vuole, “come un figlio qualunque, avvicinarsi alla Madre”. L’amatissima “Vírgen de Guadalupe”, madre di tutti i messicani e Patrona del continente americano, e, per non pochi storici, vero artefice dell’unità della nazione azteca. “Vado in Messico come un pellegrino di misericordia e di pace, vado a cercare nel popolo messicano, che mi diano qualcosa… vado in cerca della ricchezza di fede che voi avete, vado a cercare di contagiarmi di quella ricchezza di fede…”, sono alcune espressioni di Papa Francesco nel video- messaggio inviato al popolo messicano. E il Messico si prepara non solo all’accoglienza materiale, ma soprattutto con il desiderio di ricevere con il cuore il messaggio del “vescovo di Roma”. Un messaggio di speranza, di misericordia, di riconciliazione, di pace, di fraternità. Si percepisce un nuovo atteggiamento riguardo a questa visita pastorale. Sì, la gioia, la commozione, la festa, ma anche il desiderio di fare silenzio, di ascoltare, di viverla in profondità. Il Papa ci visita in un momento particolarmente difficile per la nostra nazione, colpita dalla violenza, dalla povertà, dalla corruzione ma Francesco, nei messaggi che ha già rivolto al popolo messicano, ha lasciato intravvedere che viene come “uno qualunque” e che interpellerà ogni messicano perché riesca a ricavare il meglio di sè. Leggendo fra le righe, quasi potremmo dire che la sua presenza tra noi, se la viviamo bene e la sappiamo interpretare, potrà diventare un catalizzatore delle molteplici capacità che possiede il nostro popolo, e così fare una radicale sterzata verso un Messico più fraterno. Le tappe del viaggio non lasceranno indifferente nessuno: Città del Messico, Ecatepec, Chiapas, Morelia, Ciudad Juárez. Il papa percorrerà migliaia di chilometri da nord a sud del Paese, un percorso che toccherà i punti nevralgici di conflitti, di dolore, alle volte perfino di tragedie che il Messico sta soffrendo. Dalla grande città col suo anonimato e ingiustizie sociali, al mondo indigeno emarginato, al narcotraffico con tutta la sua violenza, al problema migratorio nella frontiera del nord del Paese. Il percorso scelto e le attività che svolgerà lanciano un chiaro messaggio: il Papa viene come missionario di misericordia e di pace, in particolare per i più bisognosi e vuole avvicinarsi alle piaghe presenti nella Nazione. Con tutte le persone del Movimento dei Focolari del Paese, ci siamo preparati approfondendo il magistero di Francesco in particolare sui temi che affronterà nella sua visita: giovani, famiglia, immigrazione, lavoro, civiltà aborigene. Desideriamo accogliere il suo messaggio, incontrarlo ed ascoltarlo dovunque andrà, anche per la strada, nei molteplici percorsi che farà nella macchina scoperta. Inoltre, siamo stati convocati dalla Conferenza Episcopale messicana per collaborare, insieme ad altri movimenti ecclesiali, alla parte logistica della visita, specialmente a Città del Messico. Benvenuto papa Francesco in Messico, insieme a te vogliamo essere missionari di misericordia e di pace!». Dai nostri corrispondenti Anabel Abascal e Raffaele Massolin Video-messaggio al popolo messicano: http://youtu.be/o8Y9VMFmOX0 Leggi anche: http://www.news.va/es/news/el-papa-a-los-mexicanos-voy-a-buscar-a-la-riquez-2 Sito ufficiale: http://papafranciscoenmexico.org/ (altro…)
Feb 9, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Raggiungiamo la scuola, situata a pochi minuti dal mare, in autobus: negli spaziosi e moderni edifici della scuola nazionale di Sport, a Pembroke, ci accoglie sorridente Andy. Come ognuno degli insegnanti, conosce ogni studente per nome e lo segue in tutto quello che riguarda il suo soggiorno a Malta, insieme alla famiglia di accoglienza. Con lei lavorano Vivienne, che ha accompagnato la scuola sin dalla sua nascita, Maria, che per anni ha lavorato come dirigente al Ministero dell’Educazione ed ora offre la sua esperienza come “Head of School”, responsabile della Scuola, e Marilyn, che ha raggiunto l’equipe due anni fa come direttrice degli studi. The Voice nasce nel ‘92 da alcuni giovani che decidono di rispondere alla sfida lanciata da Chiara Lubich di far nascere una economia di comunione: a oltre 20 anni di distanza i giovani che la fecero nascere continuano a collaborare come famiglie di accoglienza per gli studenti. Vivienne, presente fin dagli inizi e per anni responsabile della scuola, ci racconta: «Avevo già creato un’azienda, ma di fronte alle difficoltà avevo abbandonato l’iniziativa e mi ero promessa di non ricominciare. Con The Voice, però, è stato diverso: ho fatto di tutto perché l’azienda non morisse perché era un progetto per cui valeva la pena di lottare». Chi gestisce le altre scuole di inglese di Malta (oggi ce ne sono 47 sull’isola, di cui alcune accolgono più di mille studenti nuovi ogni settimana) non riesce a capire come The Voice riesca ad essere ancora “viva”: economicamente, sembra impossibile. «Le altre scuole hanno gruppi grandi, mentre noi ci teniamo a mantenere gruppi di 5-8 studenti per classe, anche se questo significa moltiplicare i gruppi e gli insegnanti. Offriamo anche delle ore one to one per un insegnamento più personalizzato», spiega Marilyn.
Il rapporto personale diventa qui metodo pedagogico, chiave per il progresso linguistico, tanto legato alla fiducia, soprattutto quando si tratta di sviluppare capacità di comunicazione orale. Con la stessa disponibilità e delicatezza, le famiglie di accoglienza continuano la sera il dialogo con gli studenti, sfruttando ogni momento per aiutarli a progredire. Questa priorità al rapporto viene definita da Vivienne come il distintivo della scuola, la sua identità: «Qui gli studenti non sono numeri, sono amici con i quali abbiamo tanto da condividere ed anche loro scoprono di aver qualcosa da condividere con noi». Lo si tocca con mano nella piccola cerimonia della consegna dei titoli alla fine della settimana, per quelli che lasciano “la comunità”, come amano definirla gli studenti. La direttrice ha una parola di incoraggiamento per ciascuno. L’orgoglio e la gioia dei progressi fatti si legge sui volti. Si sente un clima di famiglia e questo emerge da tutti gli studenti, quando li si intervista. «Qui ho trovato amici e dei professori molto simpatici che ti vogliono bene», afferma Karina. Aggiunge Raffaella: «Il fatto di avere una insegnante più giovane di me mi ha dato tanto coraggio per cercare lavoro quando tornerò a casa, per poter dare anch’io il meglio di me, come lei».
È una scelta della scuola, conforme ai suoi valori ed al suo impegno nell’Economia di Comunione, quella di inserire regolarmente nuovi insegnanti giovani, perché ci siano sempre “forze fresche” ed un posto privilegiato per i giovani nella scuola. Così è stato anche per Claire, che è ora animatrice e guida turistica per le attività del pomeriggio, perché in questa scuola, non conta solo l’inglese ma tutta l’esperienza che si vive insieme. Le gite, come le ore di studio, sono altrettante occasioni per crescere insieme. E Malta è un gioiello a livello culturale e storico: tra una visita ai templi preistorici e alle splendide grotte azzurre, si fa un tuffo nell’acqua cristallina. Il giorno dopo, l’isoletta di Comino e il suo Blue Lagoon, e poi ancora l’isola di Gozo con la sua Cittadella, o la visita della capitale Valletta, approfittando dei show multimediali 5D per scoprire la storia e la cultura di questa affascinante isola. Ed, inaspettatamente, sulla spiaggia, si apre un dialogo profondo tra alcuni, che permette di spiegare qualcosa del progetto di Economia di Comunione che sta alle origini della scuola. Ultimamente The Voice ha coinvolto nel suo gruppo dirigenziale nuovi membri, che condividono l’adesione al progetto di EdC. Tra essi John, un consulente nelle risorse umane e management con particolare esperienza e interesse nel campo turistico. Auspicio di nuovi sviluppi!». di Anouk Grevin Fonte: www.edc-online.org Scarica brochure (altro…)
Feb 8, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono stata accusata ingiustamente davanti a tutto il consiglio parrocchiale. La mia risposta: silenzio, lacrime. Dopo 3 giorni una telefonata da quella persona con la voce rotta dalla commozione: “Mi puoi perdonare?”. “Già ti ho perdonato!!! Poi un pensiero: non basta perdonare, posso fare di più. Così la invito a cena e nasce un’amicizia che non si incrinerà più». È il racconto di Berenice, madre di tre figli, da oltre vent’anni catechista e poi ministro della Parola nelle 5 comunità che formano la parrocchia Immaculata Conceção, in uno dei quartieri di periferia della grande San Paolo. Questo è n flash delle molte esperienze che si sono alternate durante le due “Scuole di Comunione” del Movimento Parrocchiale – diramazione del Movimento dei Focolari nella Chiesa locale – svoltesi dal 22 al 24 gennaio nella Mariapoli Ginetta, a Vargem Grande Paulista (SP) e dal 30 al 31 gennaio nella Mariapoli Santa Maria (Igarassu-Recife). Al centro di questi incontri: l’Unità, carisma specifico dei Focolari, con particolare approfondimento della Misericordia in questo Anno Santo. Vi hanno partecipato più di 300 persone, tra giovani e adulti laici, religiosi, seminaristi, diaconi e sacerdoti, di 116 parrocchie, in 27 diocesi, di 16 stati brasiliani. Insieme hanno testimoniato la forza del perdono, della misericordia, dell’amore evangelico che, vissuto con movimenti, associazioni e pastorali, fa della parrocchia “comunità di comunità”.
Molti i frutti della Parola di Dio vissuta: in quartieri di periferia dove i laici si assumono l’onere dei locali per accogliere il numero crescente di fedeli e i ragazzi si impegnano nelle varie attività pastorali; nelle carceri o in opere sociali parrocchiali dove si scopre la priorità dell’ascolto e dell’attenzione alla persona sull’organizzazione e gli aiuti materiali. O ancora dove nasce l’iniziativa di dar vita a piccoli incontri nelle case, portando la Parola di vita in famiglie, molte volte lontane dalla Chiesa, come nel caso di Maria Hélia di una comunità di Marechal Deodoro. Bernadete abita a João Pessoa; è catechista nella parrocchia del Bambino Gesù e membro dell’equipe arcidiocesana di catechesi. Cerca di comunicare ciò che vive, con una grande apertura al dialogo, cominciando dalla sua famiglia, con parenti evangelici e pentecostali. Il giorno di Natale è riuscita a coinvolgere tutti – compreso suo marito che non frequenta la Chiesa – in una rappresentazione della nascita di Gesù. “Si è creato un clima di dialogo, di unità tra tutti. Abbiamo vissuto un vero Natale!”. Nella comunione conclusiva, l’impegno assunto dai presenti esprimeva il desiderio di diventare costruttori di unità all’interno delle comunità, costruendo ovunque rapporti dove, per l’amore reciproco, viva il Risorto che attrae e trasforma, irradiando pace e gioia. L’obiettivo: puntare a realizzare “il sogno di Gesù” che ha chiesto al Padre ‘che tutti siano uno’ con l’anima aperta a tutti. (altro…)
Feb 5, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 51° Congresso Eucaristico Internazionale si è svolto a Cebu, nelle Filippine, dal 24 al 31 gennaio scorsi. La squadra dei social media è andata a scoprire le storie più significative per raccontarle attraverso la pagina Facebook (IEC2016SocialMedia). Tra queste, l’esperienza di Marinova, focolarina a Cebu. «Avevo solo undici anni quando nella nostra casa è entrato un grande dolore. Mio padre è stato ucciso da un gruppo di persone molto influenti e non si è fatta giustizia perché eravamo poveri. I nostri nonni ci hanno ricordato che la vera giustizia si trova solo in Dio! Grazie al loro aiuto sono riuscita a terminare l’università e subito ho trovato un lavoro. Mantenevo la famiglia lavorando sodo per aiutare mia madre. Ho fatto molti debiti con usurai per portare avanti la famiglia. Per tutte queste difficoltà è nato nel mio cuore un profondo odio verso le persone che hanno ucciso mio padre. Erano la causa di tutte le sofferenze nella nostra vita. Poi ho studiato giurisprudenza desiderosa di ottenere giustizia per la morte di mio padre. Dio però aveva un altro piano per me. Una delle mie colleghe, una giovane dei Focolari, mi ha invitato ad un incontro organizzato da questo movimento ecclesiale che ha lo scopo di portare a compimento la preghiera che Gesù ha rivolto al Padre: “Che tutti siano uno” e di contribuire all’unità della famiglia umana traducendo in vita il Vangelo. Una nuova avventura stava per cominciare nella mia vita. Anch’io ho iniziato a mettere in pratica le parole di Gesù. Lui ha detto: “A chi mi ama, mi manifesterò”; “Qualunque cosa hai fatto al più piccolo, l’hai fatto a me”. Sono diventata dipendente da questa nuova droga: l’AMORE… Ho trovato l’essenza e il vero significato della mia vita e per la prima volta ho sentito che Gesù nell’Eucaristia era la fonte di tutto questo. Un giorno ho chiesto a Gesù di insegnarmi a vivere concretamente la Sua parola: “Amate i vostri nemici” perché sentivo che l’odio per le persone che avevano ucciso mio padre mi avvolgeva ancora. Ed ecco che il giorno dopo, al lavoro, ho incontrato, per puro caso, il capo del gruppo. Spontaneamente l’ho salutato con un sorriso e gli ho chiesto come stavano tutti nella sua famiglia. Ho visto che questo saluto l’ha lasciato sconcertato. Ed io lo ero ancora di più per quello che avevo fatto. Poco a poco ho sentito che l’odio dentro di me si stava sciogliendo trasformandosi in amore. Quello però era soltanto il primo passo: l’amore è creativo! Sentivo che ogni membro del gruppo doveva sentire il nostro perdono. Con uno dei miei fratelli siamo andati a trovarli cercando di ristabilire il nostro rapporto e di far loro capire che Dio li ama! Fino al punto che uno di loro ha chiesto perdono per quello che ha fatto e chiedeva preghiere per la sua famiglia e la sua salute. Sapevo con certezza che questa esperienza di perdono e di guarigione si fondava nel potere trasformante di Gesù nell’Eucaristia». (altro…)
Feb 4, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il segno del cielo In visita dal medico, per caso ho sentito una signora, incinta del quarto figlio, dire alla segretaria che non poteva tenerlo, date le sue condizioni economiche. «Dio vorrà tenerne conto», concludeva. Non potendo rimanere indifferente a questa notizia, subito l’ho comunicata ai più intimi e insieme abbiamo deciso di fare una colletta fra noi. Poi sono andata alla segretaria del medico per chiederle di consegnare quel denaro alla signora, senza dire chi l’aveva portata. Intanto affidavamo tutto a Dio. Il tempo passava senza sapere l’esito; qualcuno però aveva notato (viviamo in un piccolo centro dove tutti si conoscono) che il pancione della signora cresceva. Finalmente è nato un bel bambino. A distanza di un anno ho ricevuto i ringraziamenti di quella signora, che aveva capito l’origine del denaro ricevuto: «Il giorno prima di andare ad abortire avevo chiesto a Dio di farmi capire se stavo facendo la cosa giusta. A tarda sera, è venuta a trovarmi la segretaria del medico con la vostra busta. Per me è stato un segno del cielo». (R. – Italia) Il ferro da stiro A Corina serviva un ferro da stiro. Il mio primo pensiero è stato di affidare questa sua necessità alla provvidenza di Dio. Più tardi una signora m’ha invitata ad una colazione organizzata in parrocchia. Le cose da fare in giornata erano tante, avrei voluto risponderle di no. Ma poi per farle piacere ho accettato. Mi son ritrovata a bere il caffè tra signore quasi tutte anziane, felici di avere fra loro una giovane. Lì ho rivisto una conoscente: aveva comperato un ferro da stiro troppo pesante per lei e mi chiedeva se conoscevo qualcuno che ne avesse bisogno. Felice, ho subito pensato alla preghiera fatta. (I.- Svizzera) Mentre aspettavo il treno… Tradito dalle persone che amavo, avevo lasciato la mia famiglia andando a stare da solo. In forte depressione, ho provato varie volte a togliermi la vita. L’ultima, in una piccola stazione. Mentre aspettavo il primo treno per buttarmi sotto, una suora mi ha raggiunto sui binari e mi ha convinto a desistere. Poi si è presa cura di me facendomi conoscere una comunità di recupero che mi ha accolto a braccia aperte; i primi tempi però rifiutavo l’amore che mi davano a causa dell’odio che portavo dentro di me. Anche se non volevo più saperne di Dio, uno di loro mi ha convinto a leggere la Bibbia. Man mano la durezza del mio cuore si è sciolta e ho cominciato a credere. Sono passati alcuni anni e ho imparato a perdonare, ad amare il prossimo, ad essere paziente… Ora ho riallacciato i rapporti anche con i miei familiari, ho un lavoro, una casa, mi sento sereno. Nulla succede a caso… Grazie a Dio che mi ha fatto conoscere il suo immenso amore! (C. – Italia) (altro…)
Feb 3, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Si può girare l’angolo quando incontri i problemi di un altro, o puoi affrontarli di petto facendoli tuoi. Per un movimento che ha scelto di abbracciare il volto sofferente di Gesù sulla croce, si comprende che i Focolari di Mumbai abbiano scelto di cogliere e sanare le sfide delle sue comunità con amore e dedizione», scrive Annabel, giornalista, una giovane dei Focolari a Mumbai. Il progetto Santacruz e quello di Udisha sono nati per concretizzare il forte impegno del Movimento per la giustizia sociale, la fraternità universale e, soprattutto, a testimoniare l’amore per Gesù nel prossimo anche in questa città. Il Progetto Santacruz è iniziato nel 1992 come risposta alle esigenze delle famiglie locali alle prese con la povertà, con tossicodipendenza e mancanza di lavoro. Esso provvede razioni alimentari alle famiglie e sostegno regolare in modo che i bambini possano continuare i loro studi. «Abbiamo faticato inizialmente per finanziare questo progetto, ma abbiamo messo insieme le nostre risorse e i contributi di tutta la famiglia dei Focolari qui in India. Sono contenta che siamo stati in grado di sostenere questo progetto per oltre 25 anni», afferma Joan Viegas, una delle prime volontarie di Mumbai coinvolte nel progetto. «Col tempo ci siamo resi conto che, per affrontare le varie sfide sociali di queste famiglie, era altrettanto necessario il nutrimento spirituale. Abbiamo cominciato ad organizzare incontri della Parola di Vita per le madri delle ragazze che avevano urgente bisogno di uno spazio per esprimersi, condividere i loro problemi e trovare forza spirituale. Una di noi, Josephine Passanha che ora non c’è più, ha iniziato a svolgere gli incontri in lingua Konkani per queste donne che non parlavano inglese, ed anche ad organizzare seminari utili per la gestione della famiglia, come la pianificazione delle nascite e la gestione dei risparmi e delle spese».
Durante la sua prima visita in India nel 2001, Chiara Lubich ha incoraggiato i membri dei Focolari a Mumbai ad ad allargare la cerchia di aiuto anche verso altre persone ai margini della società. Questo ha dato una forte spinta al Progetto Udisha, iniziativa già avviata che si concentra sullo sviluppo integrale dei bambini provenienti da ambienti molto svantaggiati. Udisha – “raggio di luce” in sanscrito – oggi sta “illuminando” la vita di oltre 120 bambini con le sue varie attività: dopo scuola per studenti, consulenze familiari e mediche, terapia di riabilitazione e camps per giovani. Un ciclo di consulenze periodiche è diventato una delle specializzazioni principali di Udisha, aiutando molti bambini e i loro genitori a risolvere varie sfide, a volte anche salvando vite umane da tendenze suicide. Gruppi di auto-sostegno che aiutano le madri a gestire il reddito familiare e integrarlo avviando piccole imprese, come cucire borse con l’uncinetto, servizi di ristorazione e di cure estetiche.
«Udisha è diventata una organizzazione vera e propria con l’aiuto della comunità dei Focolari in tutta Mumbai, e anche con il Sostegno a Distanza che riceviamo dal Movimento Famiglie Nuove», dice Brian D’Silva, che è stato pioniere del progetto. «Cerchiamo di raggiungere più famiglie ogni giorno, sempre tenendo presente che è Gesù che serviamo in ogni individuo. È per me una grande soddisfazione vedere i nostri primi bambini di Udisha che oggi sono ben istruiti, hanno trovato un lavoro e danno un contributo positivo alla società attorno». (altro…)