13 Set 2022 | Focolari nel Mondo, Sociale
Un’eccezionale ondata di piogge monsoniche, cinque volte superiore alla media, ha generato in Pakistan una delle alluvioni più disastrose degli ultimi decenni. Una vera e propria catastrofe che, nonostante le enormi difficoltà, non ha frenato il desiderio di tante persone sul posto di agire concretamente per il prossimo. Avviata anche una raccolta fondi da parte del Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari. Quella che si ritrova a vivere il Pakistan oggi è una vera e propria emergenza umanitaria e sanitaria. Le piogge monsoniche causate anche dal cambiamento climatico, che hanno iniziato a scatenarsi già da metà giugno 2022, hanno messo in ginocchio un terzo del Paese. Sono circa 33 milioni gli sfollati, ovvero il 15% dell’intera popolazione, e si contano più di 1500 morti e oltre 700.000 case distrutte. Di giorno in giorno cresce il pericolo di malattie come tifo, colera e dengue e i bisogni si fanno sempre più urgenti.
La megalopoli di Karachi, uno dei luoghi in cui la realtà del Movimento dei Focolari è presente ormai da tempo, non è stata colpita così fortemente come altri centri, difficilmente raggiungibili già in condizioni di normalità, come le province del Sindh, del sud del Punjab e del Balucistan; tuttavia “gli sfollati stanno arrivando anche qui e ci stiamo muovendo per organizzare aiuti nei campi di accoglienza” raccontano alcuni membri dei Focolari. Inoltre, tanti dei Focolari, di varie età e vocazioni, fanno il possibile per poter rispondere come comunità alle esigenze più incombenti, alcuni aprono perfino le porte di casa se necessario, come è successo ad Abid, giovane padre di famiglia cristiano, che ha accolto nel primo piano della sua casa sedici persone musulmane che hanno perso tutto. La città più grande colpita da questa alluvione è Hyderabad. Matthew, un gen, cioè uno dei giovani del Movimento dei Focolari del posto, scrive: “Adesso la situazione nel centro della città è sicura, ma i quartieri vicino al fiume Indus sono ancora in pericolo e qualche parte è stata evacuata. Le prossime due settimane saranno molto difficili.”
In queste giornate la paura si mischia ad una consapevolezza lucida, generando una forza interna, istintiva, che guarda all’altro e, con un coraggio rinnovato, si mobilita e fa rete. “Come Giovani per un Mondo Unito qualche mese fa abbiamo messo su un gruppo che si chiama “The spirit of giving”, siamo cattolici e della Chiesa anglicana del Pakistan – continua il fratello di Mathew, Hanan – ci siamo incontrati insieme per fare un piano, per capire cosa e come fare per dare una mano. Si potrebbe pensare che noi non possiamo fare molto o che sia troppo poco, ma ci siamo detti che ognuno può dare qualcosa, che dobbiamo smuovere i cuori”. Ed è così che questi ragazzi, bussando a tutte le porte del loro quartiere, entrando nei negozi, hanno raccolto circa 5000 rupie, mentre altre 2000 sono arrivate provvidenzialmente in risposta ad un flyer condiviso sui social. Un desiderio di donazione, che partendo da un’esperienza di dialogo, si è trasformato in servizio e azione. Tra le tante persone in difficoltà non va dimenticato che in queste zone uno dei gruppi più a rischio sono le comunità hindù nomadi: “Le tende delle nostre famiglie erano in una pianura. Con l’inondazione la gente si è rifugiata su una parte sopraelevata del terreno che adesso è circondata dalle acque, è come se si trovassero su un’isola dalla quale non riescono più ad andare via” raccontano alcuni ragazzi appartenenti a queste comunità. Stringersi attorno alle persone colpite e avviare iniziative di soccorso e sostegno mirato, soprattutto lì, dove le risorse per poterlo fare scarseggiano, non è solo un desiderio, ma sembra una vera priorità, per tutti. In risposta a tutto questo dolore a Karachi, in un quartiere piuttosto povero nella periferia della città, un gruppetto di gen si è mosso subito: “Abbiamo attivato un punto di raccolta dal quale è passata tanta gente: chi ha portato viveri, acqua o vestiti; alcuni hanno lasciato del denaro in una scatola messa all’entrata” dice Rizwan. “Ho visto che non c’erano tanti vestiti per i bambini – racconta Soiana – allora mi sono messa a cucire per loro, utilizzando della stoffa che avevo e che era avanzata dal mio lavoro”. Per contribuire alla raccolta fondi del Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari per il Pakistan puoi donare su:
| Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) |
Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) |
| IBAN: IT58S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica |
IBAN: IT92J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica |
| Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX |
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX |
| CAUSALE: Emergenza Pakistan |
| I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti. |
Maria Grazia Berretta
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7 Set 2022 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Dare” è come un vento che apre tantissime porte. L’esperienza di alcuni Ragazzi per l’unità che hanno sostenuto una famiglia bisognosa alla periferia della grande Buenos Aires, Argentina, e un’amicizia che li ha portati a condividere momenti ed esperienze davvero inaspettate. Il lavoro iniziato pochi mesi fa dai Ragazzi per l’unità (RxU) delle città di Rodríguez e Luján, nella provincia di Buenos Aires, insieme ai Giovani per un Mondo Unito e ai membri della comunità, ha compiuto passi tanto inaspettati quanto provvidenziali. Tutto è cominciato nel Natale 2021, quando alcuni RxU, pensando al fatto che ci fossero molte famiglie impossibilitate a festeggiate con qualcosa di gustoso in tavola quei giorni, hanno deciso di agire concretamente. La prima mossa è stata contattare la famiglia di Tiziano, un ragazzino di cinque anni che viveva con i suoi genitori in condizioni davvero umili, e preparare per loro una ricca scatola, piena di cose prelibate da poter mangiare in un momento così speciale: un pollo, un’insalata, del buon vino, sidro, panettone, budino e qualche bibita gassata. Hanno anche pensato a qualche regalo. Ma la gioia del lavoro svolto non si sarebbe fermata lì. Quando i RxU hanno portato la scatola di Natale alla famiglia, hanno potuto conoscere da vicino la realtà in cui vivevano quelle persone. Avere un alloggio decente, anche solo per non rimanere al freddo durante l’inverno, sembrava un’utopia. “È stato scioccante”- ricordano i referenti dei RxU – ma, allo stesso tempo, un momento di vera gioia. Chiacchierando con i genitori di Tiziano, inoltre, è emerso l’entusiasmo del bimbo di iniziare il primo anno di scuola elementare ed ecco che la risposta concreta è stata unanime: “sosteniamolo!”. “Abbiamo deciso di comprargli tutto ciò di cui aveva bisogno per la scuola. Scarpe, calze, t-shirt, pantaloni, grembiule, zaino, quaderno, matite”, dicono i RxU, che hanno ricevuto l’aiuto finanziario anche di altri giovani, amici di Mendoza (altra città dell’Argentina) e del Guatemala. Ricordano ancora il primo giorno di scuola di Tiziano: “La mamma ci ha mandato le foto del bambino con le sue cose nuove, erano davvero molto felici.” 
Ma c’è dell’altro. Qualche tempo dopo, alcune volontarie di Dio, aderenti e simpatizzanti che compongono il gruppo delle casalinghe del Movimento Umanità Nuova, hanno comunicato loro di aver provvidenzialmente ottenuto dei soldi per comprare materiali per costruire una casa per la famiglia. Ricardo, il papà, conosceva bene il lavoro del muratore e aveva anche un po’ di sabbia e alcune pietre. In questo modo l’aiuto economico si è trasformato in mattoni e cemento e nel giro di 20 giorni, la casa era in piedi. L’inverno si stava avvicinando ed era molto importante per loro avere un riparo. Un messaggio vocale di Tiziano su WhatsApp lo ha confermato: “Grazie per aver donato i mattoni della mia stanza”.
(dalla rivista Ciudad Nueva Cono Sur)
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1 Set 2022 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Nell’ambito del programma di attività per la Settimana Mondo Unito 2022, il team di preparazione di Cochabamba (Bolivia), in coordinamento con la “Casa de los Niños” della stessa città, ha organizzato una visita alla comunità rurale di Carpani
Carpani è una piccola città di 250 abitanti, situata nell’altopiano boliviano (3.900 metri sul livello del mare), tra i dipartimenti di Cochabamba e Oruro. L’invito a visitare questo villaggio è stato rivolto in particolare ai giovani ma anche a tutti coloro che avrebbero desiderato partecipare. Per arrivare alla piccola città di Carpani (135 km da Cochabamba), abbiamo percorso tre ore di strada, in gran parte asfaltata, seguendo un sentiero di montagna in salita, per poi continuare su una strada sterrata per circa 15 km, e infine seguendo una deviazione secondaria, su una stradina, per raggiungere il villaggio con case di adobe e mattoni, immerso tra le montagne. “La fase preparatoria del viaggio, prevedeva la raccolta di vari beni, come cibo e materiale scolastico per la piccola scuola con un’unica classe multigrado – racconta Aristide, responsabile della ‘Casa de los Niños’ (www.lacasadelosninos.it). Sfortunatamente, è trascurata dalle autorità locali e nazionali che hanno persino rimosso lo stipendio di un insegnante. Ma, da molti anni, riceve il sostegno della ‘Casa de los Niños’ – anch’essa ispirata al carisma dell’Unità – che cerca di rispondere ad alcuni dei molteplici bisogni della piccola popolazione, sostenuta dalla scarsa produzione di patate e dal pascolo dei suoi piccoli greggi di pecore”. Grazie al sostegno della comunità del Movimento dei Focolari di Cochabamba, è stato possibile soddisfare una buona parte dei bisogni che il responsabile della comunità di Carpani aveva segnalato in anticipo. 
“Il programma preparato per la giornata di visita – continua Silvana Verdún- è stato molto semplice: la preghiera comunitaria nella piccola cappella, nella sua lingua madre del posto (quechua, anche se tutti capiscono e parlano anche spagnolo), seguita da un momento di dialogo con gli abitanti del villaggio, suddivisi in gruppi di uomini, donne e bambini”. “È stata un’esperienza di grande donazione reciproca, e ci siamo sentiti tutti fratelli che si ascoltano e si sostengono a vicenda, nella stessa semplicità e nel calore umano che contraddistingue queste persone, puri di cuore come il cielo e integri come le montagne che li circondano”, dice Franc Moura.
Non poteva mancare il tocco conclusivo dell’incontro con la comunità che è stato il momento di condivisione del pranzo all’aperto. Abbiamo preparato un tavolo comune con tutte le pietanze che ciascun partecipante aveva portato e ci hanno offerto il prodotto del loro lavoro: “patate a la wathia”. È una tecnica di cottura tipica delle comunità rurali, che consiste nello scavare una buca in terra, la cui profondità dipende dalla quantità di cibo da cucinare; la cavità e i massi estratti vengono riscaldati con braci di legna da ardere e carbone. Una volta raggiunta la giusta temperatura, il cibo viene posto all’interno della buca e coperto dalle zolle calde per un certo tempo. Sono stati momenti bellissimi che si sono impressi nei nostri cuori. Una famiglia di Cochabamba, al loro primo viaggio a Carpani, ha scritto: “Abbiamo vissuto un’esperienza indimenticabile come famiglia. Quando siamo tornati a casa ci siamo seduti per parlarne e la conclusione che abbiamo tratto è stata di assoluta felicità. Siamo stati molto felici di incontrare tutti voi volontari e la comunità di Carpani. È stata una vera benedizione e vorremmo continuare a partecipare ad altre attività. Grazie per l’opportunità”. Il “mondo unito” avanza anche nella piccola Carpani!
Di Orlando José Zurita Vilte – Bolivia (da Ciudad Nueva Interamericana) Foto: © Franc Moura
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25 Ago 2022 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La Mariapoli Ginetta ha celebrato il suo giubileo d’oro il 15 agosto 2022. Il sogno dei pionieri oggi è una realtà: un faro di unità, dialogo e una nuova società per tutti. Fin dalla sua genesi, la Chiesa cattolica ha cercato in vari modi di vivere il mandato di Gesù nella cosiddetta preghiera sacerdotale: “Padre, siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola” (cfr Gv 17-21). L’unità e il dialogo sono, ancora oggi, alla base delle azioni e delle teorie ecclesiali, e fu proprio durante la Seconda guerra mondiale, nella città di Trento, in Italia, che la ventunenne Chiara Lubich capì di voler vivere e diffondere l’unità tra tutti i popoli del mondo, credenti e non credenti. In Brasile, attraverso la Mariapoli Ginetta, questa missione è feconda da ormai 50 anni. La “città sul monte”
Nel fondare il Movimento dei focolari, e prendendo spunto dalle su esperienze, Chiara pensò che sarebbe stato bello far nascere delle città poste “sul monte” visibili e luminose, che fossero veri fari per la società, dove poter vivere in comunione l’amore reciproco, il Vangelo e la presenza costante di Dio. In tutto il mondo oggi, ci sono 35 Mariapoli, come vengono chiamate le Cittadelle nate dai Focolari. Tre di loro si trovano in Brasile: la Mariapoli Santa Maria nei pressi di Recife, la Mariapoli Gloria nelle vicinanze di Belem e la Mariapoli Ginetta, situata nello Stato di San Paulo, nella Vargem Grande Paulista, che il giorno della Festa della Assunta, il 15 agosto, ha compiuto il suo giubileo d’oro. La Mariapoli Ginetta Frutto della provvidenza di Dio, testimoniata da molte azioni, è stato luogo di incontri spirituali e sociali per migliaia di persone in tutto il mondo. Abitata da famiglie, consacrati, laici, sacerdoti, e anche persone di altre confessioni religiose, la città faro, è uno spazio dove ciascun visitatore può fare esperienza di Dio. Karina Gonçalves Sobral, che vive con il marito e le due figlie nella comunità, sottolinea l’importanza della spiritualità dell’unità e dei valori contenuti nella cultura locale: “La Mariapoli ha come mission quella di essere un luogo dell’incontro, la casa aperta a tutti. Ed è veramente per tutti. Coloro che vengono qui devono sentirsi accolti. Fa parte del nostro carisma, l’accoglienza”. “Dinanzi ai vari terreni che ci avevano proposto che ci cinquanta anni fa, questo a Vargem Grande sembrava davvero avere le caratteristiche giuste per poter essere uno spazio fecondo, dove poter incarnare visibilmente l’Ideale dell’unità. Qui ci siamo stabiliti e oggi celebriamo un traguardo importante”, dice Maria do Socorro Pimentel, una focolarina che ha vissuto nella cittadella per più di 40 anni. La presenza della Fondatrice 
Chiara Lubich ha visitato la Mariapoli Ginetta varie volte e proprio in uno dei suoi viaggi, nel 1991, incontrando la grande disuguaglianza sociale della popolazione brasiliana, è stata particolarmente ispirata ed è qui che ha creato l’Economia di Comunione, il cui obiettivo principale è quello di sviluppare una rete di aziende che condividono i loro utili, contrapponendo alla cultura dell’avere la cultura del dare. La Mariapoli prende il nome da una delle prime compagne di Chiara Lubich, la Serva di Dio Ginetta Calliari, una delle più grandi sostenitrici della costruzione di questa “città sul monte” e corresponsabile dell’avvio del Movimento dei Focolari in Brasile. Il suo corpo è sepolto nel cimitero della Cittadella, dove diversi fedeli si recano per chiedere grazie. Riconoscimento Già nel maggio 2022 il Comune di Vargem Grande Paulista ha riconosciuto il lavoro sociale e spirituale svolto dal Movimento dei Focolari nella città e l’importanza non solo del suo Centro Mariapoli, ma di tutte le opere che vengono svolte e che coinvolgono bambini, adolescenti e giovani. Da non dimenticare il lavoro delle case di accoglienza per le persone senza dimora e il suo Sistema di Comunicazione, che ha portato investimenti, partnership e notorietà al comune. In occasione della Santa Messa celebrata lunedì 15 agosto 2022 da Don João Bosco, vescovo di Osasco, Papa Francesco ha inviato la Benedizione Apostolica scritta in segno di gratitudine per questa missione portata avanti dal Movimento dei Focolari nella città, nello Stato San Paolo e in tutto il Brasile.
Ronnaldh Oliveira (da un articolo pubblicato su cancaonova.com)
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13 Mag 2022 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Testimonianze di Vita
Partecipare ad un concorso cinematografico e utilizzare il premio per aiutare il prossimo. A pochi giorni dalla chiusura della Settimana Mondo Unito (SMU) 2022, condividiamo un’esperienza che arriva direttamente dalla Giordania. Una vera azione di ecologia integrale portata avanti dai ragazzi dei focolari sulla scia della campagna #DARETOCARE. “Vorrei invitarvi a intraprendere, insieme, un viaggio. Un viaggio di trasformazione e di azione. Fatto non tanto di parole, ma soprattutto di azioni concrete e improcrastinabili. (…) L’ecologia integrale è un invito a una visione ‘integrale della vita’, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso (…).” Con queste parole Papa Francesco, attraverso un videomessaggio si rivolge ai partecipanti del “Countdown”, evento digitale di TED sul cambiamento climatico, svoltosi nell’ottobre del 2020. Un invito a “fare” concretamente, per il bene del pianeta e di tutti noi: aver cura della casa comune e andare incontro ai bisogni dei suoi abitanti. Basta partire da piccole azioni, come hanno fatto questi Gen 3 della Giordania, i quali, con uno sguardo attento sul #DARETOCARE, sono riusciti davvero a creare un circolo “virtuoso” presentando il loro cortometraggio sull’ecologia “Nature Karma” al Middle Eastern Film Festival (Festival del Cinema del Medio Oriente). Raccontare l’importanza della cura per l’ambiente e vincere un premio è stato solo il primo passo per decidere, con convinzione, di voler dare una mano agli altri.
A cura di Maria Grazia Berretta
https://youtu.be/LSECHZhVNlI (altro…)
20 Apr 2022 | Focolari nel Mondo, Sociale
La Casa per anziani “Chiara Lubich”, nell’Amazzonia peruviana, festeggia il suo primo anno di vita. Il Centro si prende cura di una cinquantina di anziani abbandonati. “È il nostro contributo alla pace”, dicono.
L’8 marzo 2021, nel pieno dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, nella giungla amazzonica peruviana sono state aperte le porte del “Centro per anziani Chiara Lubich”, un grande sogno che dopo molti anni si è finalmente avverato. “Fin dall’inizio, tutto è arrivato in dono con semplicità – racconta Jenny López Arévalo, Presidente del Centro –, dalla casa, ai piatti, agli ingredienti per preparare il pranzo per quasi 50 anziani, alle sedie, ai tavoli, ai materassi, alle lenzuola… Con nostra sorpresa, ogni cosa arrivava e prendeva il suo posto”. Il Centro si trova a Lámud, una città amazzonica nel nord-ovest del Perù, a 2.330 sopra il livello del mare. A pochi chilometri si trova la cittadella di Kuelap, importante sito archeologico preincaico della cultura Chachapoyas. “Il lavoro di squadra è stato molto importante. I volontari hanno dato il massimo – afferma Jenny López Arévalo –. Non sono mancate le difficoltà, ma siamo riusciti a superarle, concentrati nel vivere bene il momento presente. I mesi sono volati e ci siamo trovati a celebrare il primo anniversario. Che emozione! Abbiamo pensato di organizzare un evento di due giorni con un programma aperto al pubblico, che coinvolgesse le istituzioni locali, la stampa, i social network. Un modo semplice anche per ringraziare Dio e tutti.
Il primo giorno, era prevista una passeggiata nel verde, fuori città, e poi giochi e balli. Abbiamo condiviso un delizioso caffè con tamales (cibo a base di mais) e panini. Siamo rimasti sorpresi ed emozionati nel vedere quanti si sono uniti a noi, oltre ai volontari – adulti e bambini –, per aiutarci a prenderci cura dei nonni. Era bello vedere sventolare il nostro logo con il volto di Chiara Lubich. Il giorno dopo, abbiamo iniziato con l’Eucaristia e continuato con una festa cittadina piena di colori, musiche e danze tipiche, preceduta dall’alzata della bandiera nazionale per conto degli anziani, in onore al nostro Paese. Infine, il brindisi d’onore con le autorità locali presenti e, ancora, danze caratteristiche!” “Tanti amici di diverse parti del mondo – aggiunge Javier Varela, amministratore del Centro – si sono uniti a noi con la preghiera, e gran parte del cibo che abbiamo offerto ci è arrivato in regalo. Gli anziani, felicissimi, hanno goduto di questo giorno e noi, anche se un po’ stanchi, abbiamo condiviso la stessa gioia. Ci sentiamo incoraggiati e rafforzati a continuare a lavorare per dare il nostro contributo alla pace facendoci carico degli anziani abbandonati, i quali sono già parte della nostra vita”. A distanza di un anno, il “Centro per anziani Chiara Lubich”, più che un “Centro” è una vera “famiglia” che svolge il suo delicato e importante lavoro a beneficio degli ultimi. Un modo semplice per poter seminare piccole azioni di pace proprio lì, nei posti in cui viviamo, quotidianamente.
Gustavo E. Clariá
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