Ott 12, 2021 | Focolari nel Mondo
Un padre può permettersi finalmente di acquistare un’abitazione per i propri figli. Ma non ha le risorse economiche e fisiche per ristrutturarla da solo. Una comunità attorno a lui si attiva.
“Sono venuti in tanti ad aiutarmi, in tre giorni abbiamo potuto rifare il tetto e sostituire i soffitti in terra e paglia con quelli in cartongesso”. Queste le parole di entusiasmo di Janos Kalman, serbo, di nazionalità ungherese, padre di 3 figli. I lavori in corso a casa sua hanno qualcosa di straordinario. Fino a poco tempo fa viveva in una casa fatiscente e senz’acqua fra campi incolti, e il suo sogno era sempre stato averne una propria. Ma non se l’era mai potuta permettere. Grazie all’indennizzo per l’infortunio e alla generosità di tanti, ha potuto finalmente raggiungere la somma per acquistare un immobile. Si presentava però un ulteriore problema. Era da ristrutturare. “Avrei voluto poterla aggiustare – racconta – ma ero cosciente che da solo non ce l’avrei mai fatta.” Janos ha camminato per 10 anni con le stampelle a causa di un incidente sul lavoro. Ad oggi ha ripreso a camminare, ma non riesce ancora a piegare il ginocchio. Aveva bisogno di aiuto nei lavori. È così che la comunità dei Focolari si è messa in moto, mettendo in pratica il motto #daretocare (“osare prendersi cura”), proposto dai Giovani per un Mondo Unito. (www.unitedworldproject.org/daretocare2021)
“Abbiamo deciso di fare una lista delle persone che avevano più bisogno – spiega Cinzia Panero, membro dei Focolari in Serbia – alcune erano in difficoltà economiche, altre malate, altre ancora senza una casa.” Tra queste ultime, quella di Janos, a cui rimane ancora del lavoro da fare, “ma l’aiuto che ho ricevuto è per me un grande dono” dice lui stesso. C’è ancora un dato importante che fa la differenza in questa storia: la casa di Janos si trova nella Vojvodina, regione autonoma della Serbia costituita da varie etnie (slovacchi, ruteni, rumeni, croati, con una maggioranza di popolazione di lingua ungherese). Inoltre, ai lavori di ristrutturazione hanno contribuito alcune persone della Repubblica Ceca, raccogliendo denaro per il materiale necessario e inviando in Serbia due partecipanti. Tutto questo con alcune attenzioni: chi ha contribuito economicamente, ad esempio, ha voluto scrivere un messaggio personale indirizzato a chi avrebbe ricevuto la somma inviata. I beneficiari hanno risposto con gratitudine e commozione. Un gesto che aiuta a costruire un senso di famiglia oltre la distanza. Un vero lavoro di squadra tra culture diverse. Tra i volontari che hanno aiutato, ce n’è uno che ha detto: “Oltre ad aiutare qualcuno che ne aveva bisogno, sentivo che stavo anche aiutando me stesso ad uscire dalla mia zona di confort”. Si può andare verso l’altro per costruire una casa. E così, essere casa.
Di Laura Salerno
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Ott 1, 2021 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Una testimonianza di ecologia integrale: i giovani e le comunità uniti per la salvaguardia delle mangrovie
“Un habitat distrutto, bruciato, attaccato da rifiuti e pesticidi. Le mangrovie qui stanno diventando questo. Vogliamo aiutare la nostra terra, e la nostra gente.” Così parla Sirangelo Rodrigues Galiano, focolarino 49enne di origine brasiliana, ma ormai ecuadoregno di adozione. Vive nella provincia di Esmeraldas, regione afro-ecuadoriana a Nord dell’Ecuador, conosciuta come provincia verde. Clima tropicale, spiagge da sogno, ricchissima biodiversità. È soprattutto la presenza delle mangrovie a creare un habitat naturale così unico, ma oggi in pericolo a causa dell’uomo. Le mangrovie sono formazioni vegetali costituite da enormi radici, periodicamente coperte dalle maree. Queste caratteristiche permettono la creazione di un habitat estremamente particolare, ricco di animali e vegetali impossibile da trovare altrove, adesso a rischio estinzione. Sirangelo dal Brasile si è trasferito in Ecuador nel 2016, quando questa zona è stata duramente colpita da un terremoto. Grazie all’AMU (Azione per un Mondo Unito), FEPP (Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio) e Fundación Amiga si è dato avvio al progetto Sunrise, di cui Sirangelo è responsabile. Il progetto ha portato aiuti a 3 villaggi distrutti dal sisma, Salima, Dieci agosto e Macará, i cui abitanti sono ancora oggi grati per tutto ciò che hanno ricevuto.
“Dopo alcuni anni dall’emergenza del terremoto – spiega Sirangelo – oggi ne incombono altre: quella climatica e quella dei giovani, spesso spinti a partire perché senza lavoro, o a divenire vittime del commercio di droga.” Si è dato avvio dunque a Sunrise +, programma di pulizia, riforestazione delle mangrovie e formazione sul tema ecologico. “Hanno partecipato circa 400 giovani. Ormai ci troviamo periodicamente per pulire e sensibilizzare al tema l’intera comunità. L’attività è iniziata con i giovani, ma adesso vogliamo coinvolgere tutti.” Uno degli attori principali di questa nuova esperienza è stato il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica di Muisne, che sta lavorando insieme al governo e ad altre quattro ONG. Interessante è che siano stati proprio i giovani ad indicare come progettare Sunrise +. Attraverso la metodologia del 6X1, 6 step per 1 obiettivo: osservare il contesto e le problematiche; pensare a possibili soluzioni; coinvolgere; agire; valutare l’operato; celebrare. Tutto questo per perseguire la pace. “Il nostro obiettivo è essere al fianco della popolazione. – conclude Sirangelo – Oggi sono soprattutto i giovani a chiederci aiuto e noi cerchiamo di esserci per e con loro. Amano la loro terra, ma spesso sono costretti a lasciarla. Vogliamo aiutarli a rimanere, trovando nuove opportunità, proprio a partire dal preservare le ricchezze naturali. Grazie a loro si sta innescando un cambiamento di mentalità per la preservazione del nostro Pianeta, la nostra casa comune.”
Laura Salerno
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Set 28, 2021 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Libano: un gruppo di giovani dei Focolari attraverso un mercatino dell’usato sostiene l’iniziativa Lebnenele, che vuol dire “Il mio Libano”. Nata durante le proteste di ottobre 2019, questa iniziativa di giovani studenti si propone di aiutare alcune delle famiglie più bisognose. In Libano, i Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari hanno deciso di sostenere le famiglie connazionali più bisognose. Lo hanno fatto collaborando con un’iniziativa chiamata Lebnenele (il mio Libano), sostenuta da studenti universitari e nata in seguito alle proteste di ottobre del 2019. In quel contesto migliaia di persone tra cui moltissimi giovani scesero in piazza per manifestare contro l’imposizione di nuove tasse da parte del governo. Queste riguardavano beni e servizi quali benzina, tabacco e telefonate online. Le proteste portarono alle dimissioni del Primo Ministro Saad Hariri, avvenute il 29 ottobre 2019. Durante una manifestazione, un gruppo di giovani – che in seguito avrebbe dato avvio a Lebnenele – si era accorto che una persona bisognosa distribuiva fazzoletti a chi ne aveva necessità. Da lì è nata nei ragazzi l’idea di darsi da fare in prima persona. Joelle Hajjar, una giovane che ha collaborato fin da subito col progetto Lebnenele, racconta: “In quel momento abbiamo iniziato a guardarci intorno, alla ricerca di famiglie bisognose. Abbiamo deciso di aiutarle attraverso donazioni che avevamo ricevuto da amici o attraverso i social”. Dopo l’esplosione a Beirut del 4 agosto 2020, evento che causò ingenti danni alla popolazione, il gruppo di giovani ha deciso di portare avanti l’iniziativa Lebnenele esprimendo l’affetto e la cura verso il proprio Paese in difficoltà. L’obiettivo era di raccogliere un numero di beni tale da far arrivare a 50 famiglie pacchi di cibo per Natale. Grazie alla solidarietà che si è costruita intorno a loro, sono riusciti a superare l’obiettivo iniziale, aiutando 76 famiglie. Questo ha dato loro una conferma: l’iniziativa non doveva fermarsi, ma crescere ancora, per riuscire ad aiutare più famiglie. E così è stato: le attività di raccolta fondi per acquistare beni per le famiglie bisognose continua ancora oggi. George e Salim, due ragazzi del gruppo dei Giovani per un Mondo Unito, raccontano: “Abbiamo deciso di aiutare Labnenele creando un mercato dell’usato in cui vendiamo molti oggetti raccolti tra ciò di cui non abbiamo più bisogno e che è ancora in buono stato. Ci sono borse, camice, vestiti, cravatte, libri, oggetti di bigiotteria… tutto in ottime condizioni. Grazie alla vendita di questi prodotti, raccogliamo denaro che usiamo poi per comparare beni di prima necessità che doniamo a Lebnenele. In questo modo sappiamo che i beni arriveranno a molte famiglie libanesi in difficoltà”. Joelle conclude: “I giovani dei Focolari sono stati di grande sostegno in molte attività: ci hanno aiutato donando soldi che avevano raccolto attraverso il loro mercato, e aiutandoci a preparare il materiale da consegnare alle famiglie. Insieme a loro abbiamo avuto sempre il desiderio di diffondere l’Ideale dell’unità a queste famiglie, per creare tra noi una solidarietà e un’unità che è ancora presente oggi”.
Laura Salerno
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Set 18, 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
È una esperienza di tenacia quella della Cittadella Victoria di Man (Costa d’Avorio) vissuta durante il periodo di pandemia. Il Covid-19 non ha fermato le attività del Centro Sanitario e del Centro Nutrizionale che anche grazie all’aiuto della Comunione dei beni straordinaria lanciata dal Movimento dei Focolari, hanno sostenuto i bisogni di molti. Monica Padovani è una focolarina italiana, ha 53 anni e da venti vive in Africa. Da due anni all’interno della Cittadella dei Focolari di Man (Costa d’Avorio), svolge il ruolo di Educatrice professionale e coordinatrice delle attività al Centro Nutrizionale Supplementare del Focolare (CNSF). Durante la pandemia questo cuore pulsante che coraggiosamente soccorre non ha smesso di battere dando esempio di grande ingegno ed audacia. La creazione di un atelier per la produzione di mascherine, introvabili sul mercato, ha garantito servizi indispensabili ai malati presso il CNSF e il Centro Medico adiacente e gli aiuti ricevuti sono stati fondamentali per poter continuare ad accogliere. Cosa ha significato per la Cittadella Victoria vivere l’emergenza in questa catena d’amore continua? Molte sono le sfide che si sono affrontate in questo anno ma con gioia possiamo affermare di averne superate tante. Le misure di restrizione prese nel Paese a inizio pandemia hanno permesso di contenere la diffusione della malattia nella zona limitrofa alla capitale, Abidjian. A Man, dove si trova la nostra Cittadella, le conseguenze sono soprattutto di carattere economico-sociale ed hanno purtroppo inciso su una situazione già fragile, colpendo in particolare le fasce più povere della popolazione. Fortunatamente le attività del Centro Sanitario e del Centro Nutrizionale sono continuate, seppur con un rallentamento, e gli aiuti ricevuti hanno sostenuto varie attività d’emergenza, permettendo inoltre l’impiego di una infermiera aggiuntiva. Con un’équipe rafforzata si sono potuti accogliere meglio i casi di malnutrizione infantile, sostenere tantissime mamme in difficoltà e dare risposte concrete alle varie necessità. Soccorrere sembra essere stato il vostro modo di “abbracciare” l’altro. Qualche esperienza che portate particolarmente nel cuore? Ogni caso è unico ma, tra i tanti, quello della piccola di un giorno, nata prematura, ci ha commosso particolarmente. Dopo il parto la bimba pesava solo un kg e i genitori sono stati indirizzati alla pediatria con l’esigenza urgente di un lettino termico. Per difficoltà varie non hanno potuto adeguarsi a questa necessità ed è stato al CNSF che hanno ricevuto i primi soccorsi. La bimba e la mamma sono state aiutate nelle prime poppate ed è stato assicurato loro un ambiente sereno e tranquillo dove poter restare al caldo e a stretto contatto. Grazie a questi piccoli gesti la piccolina ha preso forza e peso e presto festeggerà un anno in gran forma. Il verbo “nutrire” ha assunto nuovi significati durante la pandemia? Il termine nutrire, nell’esperienza quotidiana al CNSF, ha un significato sicuramente più ampio. Certamente riguarda il cibo, la prevenzione e la lotta contro la malnutrizione. Tuttavia, “nutrire”, riguarda anche la possibilità di dare ciò di cui quella persona ha realmente bisogno in quel momento, come un consiglio, un incoraggiamento, un’attenzione speciale. Ecco, il Covid ha sottolineato proprio questo aspetto: una maggiore attenzione all’altro. È così che abbiamo compreso che le cose che ai nostri occhi risultano spesso“semplici” per altri possono essere vitali.
Maria Grazia Berretta
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Set 6, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Il Movimento dei Focolari è impegnato in vari Paesi del mondo nell’accoglienza dei profughi afghani. In Italia ad oggi sono circa 400 le persone che, a vario titolo, hanno dato la loro disponibilità ad aprire le porte ai profughi. Immediata la risposta di singoli, famiglie e intere comunità, da Milano a Ragusa. In Italia il Movimento dei Focolari ha lanciato un appello per concretizzare l’accoglienza già dopo i primi ponti aerei che hanno portato i profughi afghani nel nostro Paese: dal 26 agosto è partito infatti un invito attraverso le comunità locali dei Focolari e le tante persone impegnate a vari livelli in reti locali o nazionali per l’accoglienza e l’accompagnamento degli immigrati. L’appello invita a valutare la possibilità di aprire i centri del movimento, istituti religiosi, canoniche, case parrocchiali, ma anche le proprie case; a intercettare chi sia disposto a collaborare per questa emergenza affiancando i profughi in arrivo; ad avviare collaborazioni con enti e organizzazioni locali. Un lavoro in itinere, che deve coniugare l’iniziativa privata con i sistemi di accoglienza predisposti dal Ministero dell’Interno, e che sta già muovendo i primi passi concreti, in consonanza con quanto auspicato da papa Francesco nell’Angelus di domenica 5 settembre, che tutti gli afghani “sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza”, possano “vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini”. Le risposte non hanno tardato ad arrivare: singole persone hanno messo a disposizione la loro esperienza professionale, le proprie abitazioni, o case libere. Tra i primi a rispondere all’appello, un’infermiera di Bergamo: “Tra un turno e l’altro, sono a disposizione per qualunque necessità”. Altri hanno offerto le proprie competenze legali, sanitarie, o relative alla formazione scolastica. Una famiglia della Lombardia, con cinque figli piccoli, si è detta disponibile ad ospitare un bambino. Non solo famiglie, ma intere comunità che rispondono all’invito del Papa ad aprire canoniche e chiese. Il mondo religioso si interroga su come mettersi a disposizione: è così per un gruppo di religiosi dei paesi vesuviani. Ci sono poi intere comunità focolarine – come a Pesaro, Milano, Cosenza – che si sono riunite per unire le forze e trovare un luogo da mettere a disposizione per accogliere qualcuno. Proseguono anche i contatti con alcuni enti e cooperative dalle idealità condivise, che possano sostenere ed affiancare con gli strumenti idonei questa accoglienza fatta in famiglia, come la cooperativa Fo.Co. (Chiaramonte Gulfi, RG) e l’associazione Nuove Vie per un Mondo Unito (Roma). Ancora nel Lazio, a Marino, l’accoglienza è già in atto da parte della cooperativa e onlus Una città non basta, che si è attivata immediatamente. Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo alcune famiglie afghane sono state ospitate fin dai primi giorni dell’emergenza. In varie città d’Italia, lo scorso 28 agosto, si è partecipato all’iniziativa promossa da Economy of Francesco per i diritti e la libertà delle donne afghane. Parallelamente va avanti una raccolta di fondi, con piccole e grandi cifre – c’è chi non potendo aprire la propria casa ha fatto valutare i gioielli di famiglia – destinate alle associazioni che a livello locale potranno utilizzarli per specifiche esigenze che non si riescono a coprire con i contributi dello Stato. Il conto di riferimento è quello già in uso per l’emergenza covid. I contributi possono essere versati con la causale ACCOGLIENZA AFGHANISTAN.
Maria Chiara De Lorenzo
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Lug 27, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Numerosi migranti venezuelani ogni giorno cercano di arrivare in Cile passando per il Perù. La solidarietà della comunità dei Focolari di Lima con gesti concreti grazie alla Provvidenza che non si fa attendere. “Bastano pochi gesti per salvare il mondo” afferma la scrittrice e poetessa Edith Bruck. Ed è quello che cerchiamo di fare ogni giorno, in aiuto di chi ha bisogno, soprattutto per i migranti venezuelani che passano per il Centro Juan Carlos Duque legato alla comunità dei Focolari di Lima, in Perù.
In cammino verso il Cile C. è una collaboratrice del Centro Juan Carlos Duque. Qualche sera fa ha potuto riabbracciare sua sorella: erano 4 anni che non si incontravano! Lei sta andando verso il Cile con suo marito ed un bimbo sperando di attraversare la frontiera attraversando il deserto molto freddo. Abbiamo potuto dare loro una valigia di vestiti pesanti, arrivati di Provvidenza. Sono tanti i venezuelani che cercano, non senza rischi, di entrare in Cile per raggiungere i loro parenti. La solidarietà fra queste persone è enorme nonostante la sofferenza che li accompagna.
Così possiamo vestire Gesù Un’altra collaboratrice del Centro Juan Carlos Duque ci ha raccontato di una coppia di venezuelani, da 4 anni in Perù, arrivati a Lima da quasi tre mesi. Hanno solo un materassino per dormire, un copriletto non sufficiente per il freddo di questa stagione (è iniziato l’inverno) e una cucinetta ricevuta in prestito, ma che devono restituire. Hanno bisogno di lenzuola, piatti, bicchieri, indumenti e scarpe numero 44! Con grande stupore abbiamo trovato – fra quanto arrivato di Provvidenza – proprio un paio di scarpe n°44! Ci è arrivata tanta Provvidenza proprio di quanto hanno bisogno. “Così possiamo vestire Gesù perché non soffra il freddo…” dicevamo. Grazie inoltre alle donazioni di UNCHR (agenzia Onu per i rifugiati) siamo riusciti a soddisfare le esigenze di questa famiglia. Potete immaginare la loro gioia: dopo soli 40 minuti dalla loro richiesta di aiuto, già li avevamo ricontattati per dargli tutto l’occorrente. Barbara, muore una di noi Da Arequipa invece arriva una telefonata: “Stiamo passando momenti molto duri. La nostra inquilina e grande amica venezuelana, Barbara, è morta improvvisamente. Stava per compiere 29 anni. Siamo sotto shock. Mia mamma, mio fratello ed io abbiam subito detto il nostro SI alla volontà di Dio, in un momento così difficile quando non è semplice capire i disegni di Dio. Ma si tratta di amare questo dolore e poter trasmettere a suo fratello e ai cugini la Misericordia e l’Amore del Padre”. Barbara era stata pochi giorni prima nella nostra sede di Arequipa per ritirare una coperta pesante e un kit per la cucina, arrivati in donazione da UNCHR, e noi abbiamo aggiunto qualcos’altro. Era davvero felice di quella Provvidenza! Siamo sicuri che adesso continuerà ad aiutarci da lassù e a non far mancare la Provvidenza. E a proposito di Provvidenza risuona il campanello del Centro Juan Carlos Duque ancora una volta inaspettatamente: è l’Unhcr che ci consegna molto di più rispetto a quanto richiesto per i nostri migranti: 100 mascherine di tela lavabili; 216 saponette; 5 pacconi con 72 coperte…il centuplo!
Silvano Roggero
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