Ago 10, 2009 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Siamo convinti che, nonostante siano ancora presenti conflitti o minacce di guerra, nel mondo ci sono già tanti segni positivi che ci dicono che è possibile realizzare la pace. Ma voi mi chiedereste forse: “Cosa possiamo fare noi, ragazzi di varie religioni, per contribuire alla pace? Qual è la strada più breve, più sicura per raggiungerla?”. La Regola d’oro – Chi conosce un po’ le Religioni, che noi pratichiamo, dice che c’è una formula presente in quasi tutte le fedi del mondo. È chiamata: “Regola d’oro”. Essa dice: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. In pratica essa chiede il rispetto degli altri. E per avere il rispetto occorre amare, amarli. Amare tutti – Chiede, ad esempio, di amare tutti senza fare distinzioni tra l’antipatico o il simpatico, il bello o il brutto, il grande o il piccolo, quello della mia patria o lo straniero, il bianco o il nero, il giallo, l’americano, l’africano o il giapponese, il cristiano, il musulmano o il buddista. Tutti vanno amati nello stesso modo. Amare per primi – Questo amore vuole poi che si ami per primi, senza aspettare che l’altro ci faccia una gentilezza o un sorriso. Non bisogna attendere di essere amati, ma fare noi il primo passo. Amare come sé – E ancora occorre amare l’altro come se stessi, condividere i suoi dolori, i suoi successi, le sue gioie… Pensate: se anche tra i popoli si mettesse in pratica questa semplice regola, gli uomini amerebbero la patria degli altri come la propria e non ci sarebbero più guerre. Amare con i fatti – È un amore questo che ama concretamente, non solo a parole ma con i fatti. Se a scuola c’è un ragazzo che ha difficoltà nello studio, questo vorrebbe dire aiutarlo, studiare magari con lui. Amare il nemico – È un amore forte che è pronto ad amare anche il nemico, a pregare per lui, a vincere le offese con il perdono. Amarsi a vicenda – Quando poi questo amore è vissuto insieme da due o più persone, da due o più ragazzi, c’è l’amore vicendevole. Ed è questo il segreto, la via sicura per costruire la pace e l’unità, per realizzare la fraternità sulla terra. Questo amore che dà tanta gioia a chi lo mette in pratica, chiede anche impegno, fatica, coraggio, allenamento. Non si può costruire la pace senza sacrificio. Coraggio allora, carissimi ragazzi! Molto dipende da voi. Allenatevi oggi nell’amare, anche per il futuro che vi appartiene. L’augurio più bello che vi faccio è quello di trovare la felicità incominciando subito a vivere questo amore, nelle famiglie, nelle scuole, nei quartieri delle vostre città e di esserne portatori a tutti. Che tanti altri ragazzi e anche adulti, toccati dal vostro amore, possano dire: “Anch’io voglio vivere come voi”. Così facendo la pace e l’unità diverranno giorno dopo giorno realtà. (dal videomessaggio per la Conferenza dei Ragazzi per il Futuro – Giappone – luglio 2000)
Mag 18, 2009 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il mio Paese è da poco uscito da una guerra che è durata molti anni. Ora la situazione politica è stabile, c’è un grande sviluppo, e la vita è tornata alla normalità. Ma non per tutti. Da qualche tempo alcuni ragazzi, rimasti senza famiglia, si radunavano vicino alla chiesa per chiedere l’elemosina. Ormai era un punto di ritrovo, dormivano e vivevano li. Col tempo si sono create situazioni sempre più difficili, furti, litigi fra loro, giro di droga, ed era diventato pericoloso girare la sera. Il sacerdote aveva parlato con loro per cercare una soluzione, ma alcuni erano molto ribelli e rifiutavano qualunque rapporto. Con altri giovani ci siamo chiesti cosa potevamo fare: abbiamo deciso di provare a conoscerli. Ci siamo presentati, e ogni volta che andavamo a messa ci fermavamo a salutarli. Pian piano si è creato un rapporto con alcuni di loro ed è venuta l’idea di fare qualcosa insieme. Abbiamo così organizzato una partita di calcio. Abbiamo cercato il campo e siamo riusciti ad avere in regalo bellissime divise per tutte e due le squadre. Nel giorno stabilito siamo andati sul campo, portando una merenda con bibite, sandwich, torte e panini. E’ stato un momento molto forte, l’amicizia è cresciuta tantissimo. La festa più grande è stata la loro vittoria! Da allora abbiamo cominciato ad invitarli ai nostri incontri. La loro risposta ha superato ogni aspettativa. Il rapporto che è nato ha riacceso in loro una nuova speranza, il desiderio di parlare con il sacerdote per trovare un lavoro (e tanti lo hanno trovato) e reinserirsi nella vita normale. Ci siamo accorti che la cosa più importante non è dare soldi, ma più attenzione. Dovevamo dare il nostro tempo, il nostro affetto, l’amicizia e i frutti di questo amore sono stati molto più grandi. (T. P. – Angola) (altro…)
Gen 9, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Primavera 1969 – Chiara coinvolge i giovani del nascente movimento gen in una mobilitazione mondiale di comunione dei beni durata più di un decennio che prenderà il nome di Operazione Africa. Indica come obiettivo della loro generazione contribuire a suscitare popoli nuovi nella prospettiva di un mondo unito. Ma ciò richiede di contribuire a sanare le ferite provocate da secoli di colonizzazione. E’ questione di “giustizia colmare il debito che il mondo occidentale ha verso il continente africano”. E mostra loro il volto sconosciuto dell’Africa, quei valori di cui le società occidentali sono carenti. I giovani, e non solo loro, vi risponderanno. In quello stesso anno, Chiara lancia ai giovani una nuova campagna di solidarietà: il Progetto Africa. Questa volta insieme ai giovani del mondo, anche i giovani bangwa, sono coinvolti, non solo a favore di Fontem, ma di tutti i popoli africani, nel segno dello scambio di ricchezze tra diverse culture. Un progetto tuttora in atto. (altro…)
Lug 27, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
In ‘viaggio’ verso l’altro Partendo da piccoli gesti di amicizia un giovane cattolico indonesiano si trova coinvolto in prima persona nella Conferenza mondiale delle religioni per la pace (WCRP) e nella Rete Asiatica Interreligiosa dei giovani Dal sospetto al dialogo che diventa vita Storia di un ragazzo indù e dei suoi amici cristiani. L’impegno comune a vivere la Regola d’oro si rivela un aiuto anche a crescere nella propria fede La pace comincia dentro di noi Una giovane insegnante musulmana racconta di quel ‘segreto’ che la aiuta ad accendere la pace, fino a diventare mediatrice nei conflitti relazionali
Lug 17, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Ciao! Mi chiamo Sandeep, sono nato e cresciuto a Bangalore in India. Sono cresciuto in una comunità Indù, secondo le tradizioni e i valori religiosi. La giornata comincia con le preghiere a Dio per darci le sue benedizioni, accendendo una lampada con olio ed incenso, e alla fine della giornata nello stesso modo rendiamo grazie a Dio. Ogni famiglia Indù ha il suo Dio. I miei genitori sono devoti a due Dei e per questo anch’io sono diventata loro devota. Facciamo alcune feste per ringraziare Dio e il Suo creato. Per esempio, all’inizio dell’anno celebriamo la raccolta dell’anno precedente e l’inizio di una nuova raccolta, con feste tradizionali e preparando piatti tipici per esempio nella festa di Pongal e Onam. Anche nella nostra vita quotidiana abbiamo l’abitudine di visitare i templi dei nostri dèi insieme alla nostra famiglia, per ristorare la nostra vita spirituale e il senso di unità sotto lo sguardo di Dio, facendo riferimento al nostro Libro Santo, il Bhagavad-Gita. I miei genitori tollerano le altre religioni, ma allo stesso tempo ne tengono le distanze; per esempio, avevano un’impressione sbagliata del cristianesimo a causa di alcune esperienze, tanto che dicevano: ‘Attenzione, i cristiani cercano di convertire le persone di altre fedi’. I miei però non si interessavano mai a sapere qual’era il motivo della conversione degli altri, che io stesso non capivo. Crescendo, accompagnavo ogni martedì mia zia e mia nonna in una Chiesa Cattolica dove offrivano le loro preghiere. Ho cominciato a capire sempre di più il Cristianesimo e le altre fedi e ho capito che siamo tutti figli di un unico Dio. Una volta al college ho prestato la mia chitarra ad un mio amico e dovevo riprenderla per le prove. Quando sono andato a prenderla lui mi ha chiesto se ero contento di incontrare i suoi amici e ho accettato. Valeva la pena incontrare questo gruppo di stranieri. Più tardi ho saputo che erano tutti giovani del Movimento dei Focolari e che avevano fatto la scelta di metter Dio al primo posto nella loro vita e che provavano a mettere in pratica in modo concreto il Cristianesimo, vivendo il Vangelo. Vedendo come vivevano sono stata stimolato a vivere meglio la mia fede: per esempio, come loro vivevano il Vangelo anch’io potevo mettere in pratica il Libro Santo e così capivo l’importanza di leggere il Gita. Ascoltare le esperienze di questi nuovi amici comunicate durante i nostri incontri, vederli andare a Messa ogni giorno, mi ricordava di offrire le mie preghiere insieme alla mia famiglia al tempio. Le preghiere che dicevano prima di mangiare mi ricordavano i versi dal Gita che recitavo nello stesso tempo nel mio cuore. In questo modo ho avuto l’opportunità di sperimentare il senso di solidarietà, unità, gioia e fraternità nella presenza di Dio tra di noi. L’esperienza di stare con questi Cristiani è stata unica. Mi ha insegnato a condividere e a ricambiare con amore incondizionato per avere così Dio in mezzo a noi in tutto quello che facciamo. Ma amare, voler bene e sforzarsi di vivere la volontà di Dio in ogni momento presente è molto impegnativo; nella mia vita quotidiana, per esempio al lavoro, non tutti si rendono conto che un piccolo gesto d’amore, come dire ciao, può fare una grande differenza e mettere il sorriso sul volto di qualcuno e farlo felice. Cerco di ascoltare i miei colleghi quando sono presi dal lavoro. Questo mi ha aiutato anche ad amare e mi ha portato a condividere umilmente l’Amore di Dio con tutti quelli che incontro. Per aiutarci a vivere la giornata secondo la Volontà di Dio, insieme ai miei amici scegliamo un pensiero per il giorno e proviamo a metterlo in pratica. Ogni giorno è nuovo ed è una nuova esperienza da raccontare. In più, ogni mese i miei amici Cristiani provano a vivere una frase del Vangelo durante tutto il mese. Questo mi aiuta a puntare sempre di più agli obiettivi della mia religione. Facendo questo sperimento una grande unità con i miei amici Cristiani. Adesso vorrei raccontarvi alcuni momenti ed esperienze su come cerco di metter in pratica l’amore verso tutti nella mia vita quotidiana. Comincio da casa dove, essendo figlio unico e stando spesso fuori di casa, i miei avevano sempre la paura di trovarmi nei guai. Più tardi la musica è diventata parte della mia vita e ho cominciato a fare nuovi amici, ma solo quelli che condividevano la mia stessa passione. Conoscendo di più lo stile di vita dei miei amici cristiani e conoscendo persone di varie comunità, le opinioni, i pensieri e le esperienze condivisi mi hanno aiutato a conoscere meglio la Regola d’Oro che è presente in tutte le religioni: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te…” per costruire l’unità dovunque sono. Così ho cominciato a stare di più a casa con i miei, aiutandoli nelle cose più semplici di ogni giorno. La gioia e il sorriso che emanavano mostravano il loro sollievo e la loro felicità mi faceva sentire che quella giornata era piena. In classe poi, con il mio amico cristiano, avevamo notato che la classe era divisa per gruppi che non si mischiavano per motivi di poco conto. Pian piano abbiamo preso l’iniziativa di costruire l’unità nella nostra classe. Nell’ultimo anno tutti si sono resi conto dell’importanza di essere uniti e ognuno faceva lo sforzo, anche nelle piccole cose, di aiutare ed amare gli altri concretamente. Ritornando ai miei genitori, che non capivano perché non perdessi neanche un incontro con i miei amici cristiani, ad un certo punto hanno cominciato a sospettare che mi fossi convertito. Più tardi però i miei amici sono venuti a casa mia e da quel momento i miei genitori si sono convinti che non c’era nessuna conversione. Anzi, erano contentissimi di lasciarmi fare parte del Movimento e hanno voluto conoscerlo di più attraverso di me. In effetti, all’inizio anch’io avevo esitato davanti a questo nuovo stile di vita perché si dava molta importanza alle scritture Cristiane. Ma poi ho capito che c’era tanta affinità con i principi Indù, e questo mi fa crescere nella conoscenza e nella fede della mia religione. Sopratutto ho capito l’importanza di non pensare a me stesso, ma di condividere sempre un amore incondizionato con gli altri. Questo ci fa fare l’esperienza di Dio in mezzo a noi; dobbiamo solo tenere in mente e vivere la regola d’Oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. (S. B. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)
Lug 17, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Al-Salamu Alaikum’. “Pace a voi”.
Mi chiamo Najiyyah. Sono una docente musulmana dell’Università Statale di Mindanao in Marawi, una città nella parte sud delle Filippine. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari nel 2006. Sono convinta che una persona che abbia la pace interiore, indipendentemente dal suo credo religioso, possa accendere la pace nel mondo e sono felice di sentire che anche io posso contribuire nella costruzione di una comunità serena e armoniosa cominciando da me stesso. All’università il settanta per cento dei miei studenti non sono musulmani. Nonostante questo cerco sempre di tenere un’atmosfera serena e imparziale, cerco di amare tutti: i miei studenti, i miei colleghi e tutte le persone che incontro ogni giorno. Un giorno dovevo affrontare una studentessa di un’altra fede che mi aveva trattato un po’ male, ma ho cercato di non reagire. Sentivo di dover mettere da parte i miei pregiudizi e di vedere solo il bello in lei, anche se continuava a mettere in questione le mie competenze professionali e personali come giovane insegnante musulmana. Più tardi mi ha chiesto se ero veramente musulmana. Le ho risposto di sì. Meravigliata, mi ha detto che ero molto diversa dagli altri musulmani che lei conosceva. Da qui è iniziato un bellissimo rapporto. Una volta in aula stavamo discutendo il tema: “Turismo, un mezzo per la pace”. Quando lei ha cominciato ad esprimere il suo pensiero, ha detto che la pace è una scelta individuale e con tanta convinzione ha affermato che la pace doveva cominciare dentro di noi. Dentro il mio cuore ho sentito una gioia immensa perché sapevo che quella sua risposta non veniva dalla sua testa, ma che l’aveva vissuta, era un’esperienza che avevamo fatto insieme. Nell’Islam crediamo che il minimo che possiamo fare è non fare del male all’altro, anche con i nostri pensieri e con le nostre parole. Sento che se vivo bene questo aspetto della mia fede posso contribuire a portare la pace là dove sono. Come musulmana e come insegnante è molto importante per me vivere bene la mia fede, perché sento che le persone non solo mi guardano, ma imparano da me. Per questo cerco di sfruttare ogni occasione che ho. Sono membro di un’associazione giovanile che lavora anche per la pace. Una delle nostre iniziattive è di influire sui giovani, invitandoli a non pensare a quanto siano diversi dagli altri, ma a riunirsi e a parlare di ciò che possiamo cambiare, se lavoriamo insieme. Questo ci incoraggia ad abbracciare gli altri come nostri fratelli e sorelle indipendentemente dal credo religioso, cultura e stato sociale. La nostra associazione crede anche che ci sono alcuni modi in cui si può avere la pace; così, abbiamo proposto altre iniziative, come un’azione ecologica nel nostro campus universitario. Siccome tanti di noi sono ancora studenti, troviamo tutti un momento libero ogni settimana per incontarci e per fare le attività di pulizia. Incoraggiamo anche altri a partecipare. Adesso, sono ancora più convinta che un ambiente armonioso e sano riflette la pace tra di noi. Promuovere la pace è condividere il mio tempo, i miei talenti e il mio “tesoro” che è questo stile di vita. E’ questo il motivo per cui ho scelto di aiutare a chiarire piccoli conflitti nelle relazioni. Essere mediatore è una grande responsabilità. Devo mettere da parte i miei pregiudizi per ascoltare bene gli altri. Sempre vedo che il mio impegno personale per la pace e i sacrifici che faccio per averla, portano buoni frutti: si affrontano i problemi, i conflitti si risolvono e le relazioni si ricompongono. Ciò che ispira questo stile di vita è la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich: ho imparato e ho sperimentato che la pace è veramente frutto dell’unità. Avrò sempre una grande gratitudine a Chiara Lubich. La sua fedeltà alla sua fede cristiana mi ha portato a crescere sempre di più e ad essere una musulmana migliore, cercando di seminare semi di pace e di trasformare i posti in cui vivo, in frammenti di unità, amando Dio e il prossimo concretamente. Sono consapovole del fatto che non potrò mai fermare le ‘guerre’ a Mindanao da dove provengo, ma niente può fermare la speranza e la fede che un giorno tutto si risolverà. La strada per arrivare alla pace è lunga e dura, ma è un viaggio che vale la pena di fare perché so di non essere da solo. Sì, devo cominciare da me stesso, ma so che tanti altri giovani vogliono la pace. Se lavoriamo insieme, avremo mezzi migliori e più veloci per arrivare ai nostri obiettivi. Sì, forse non ci saremo quel giorno… ma dobbiamo cominciare! (N.A. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)