Lug 27, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
In ‘viaggio’ verso l’altro Partendo da piccoli gesti di amicizia un giovane cattolico indonesiano si trova coinvolto in prima persona nella Conferenza mondiale delle religioni per la pace (WCRP) e nella Rete Asiatica Interreligiosa dei giovani Dal sospetto al dialogo che diventa vita Storia di un ragazzo indù e dei suoi amici cristiani. L’impegno comune a vivere la Regola d’oro si rivela un aiuto anche a crescere nella propria fede La pace comincia dentro di noi Una giovane insegnante musulmana racconta di quel ‘segreto’ che la aiuta ad accendere la pace, fino a diventare mediatrice nei conflitti relazionali
Lug 17, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Ciao! Mi chiamo Sandeep, sono nato e cresciuto a Bangalore in India. Sono cresciuto in una comunità Indù, secondo le tradizioni e i valori religiosi. La giornata comincia con le preghiere a Dio per darci le sue benedizioni, accendendo una lampada con olio ed incenso, e alla fine della giornata nello stesso modo rendiamo grazie a Dio. Ogni famiglia Indù ha il suo Dio. I miei genitori sono devoti a due Dei e per questo anch’io sono diventata loro devota. Facciamo alcune feste per ringraziare Dio e il Suo creato. Per esempio, all’inizio dell’anno celebriamo la raccolta dell’anno precedente e l’inizio di una nuova raccolta, con feste tradizionali e preparando piatti tipici per esempio nella festa di Pongal e Onam. Anche nella nostra vita quotidiana abbiamo l’abitudine di visitare i templi dei nostri dèi insieme alla nostra famiglia, per ristorare la nostra vita spirituale e il senso di unità sotto lo sguardo di Dio, facendo riferimento al nostro Libro Santo, il Bhagavad-Gita. I miei genitori tollerano le altre religioni, ma allo stesso tempo ne tengono le distanze; per esempio, avevano un’impressione sbagliata del cristianesimo a causa di alcune esperienze, tanto che dicevano: ‘Attenzione, i cristiani cercano di convertire le persone di altre fedi’. I miei però non si interessavano mai a sapere qual’era il motivo della conversione degli altri, che io stesso non capivo. Crescendo, accompagnavo ogni martedì mia zia e mia nonna in una Chiesa Cattolica dove offrivano le loro preghiere. Ho cominciato a capire sempre di più il Cristianesimo e le altre fedi e ho capito che siamo tutti figli di un unico Dio. Una volta al college ho prestato la mia chitarra ad un mio amico e dovevo riprenderla per le prove. Quando sono andato a prenderla lui mi ha chiesto se ero contento di incontrare i suoi amici e ho accettato. Valeva la pena incontrare questo gruppo di stranieri. Più tardi ho saputo che erano tutti giovani del Movimento dei Focolari e che avevano fatto la scelta di metter Dio al primo posto nella loro vita e che provavano a mettere in pratica in modo concreto il Cristianesimo, vivendo il Vangelo. Vedendo come vivevano sono stata stimolato a vivere meglio la mia fede: per esempio, come loro vivevano il Vangelo anch’io potevo mettere in pratica il Libro Santo e così capivo l’importanza di leggere il Gita. Ascoltare le esperienze di questi nuovi amici comunicate durante i nostri incontri, vederli andare a Messa ogni giorno, mi ricordava di offrire le mie preghiere insieme alla mia famiglia al tempio. Le preghiere che dicevano prima di mangiare mi ricordavano i versi dal Gita che recitavo nello stesso tempo nel mio cuore. In questo modo ho avuto l’opportunità di sperimentare il senso di solidarietà, unità, gioia e fraternità nella presenza di Dio tra di noi. L’esperienza di stare con questi Cristiani è stata unica. Mi ha insegnato a condividere e a ricambiare con amore incondizionato per avere così Dio in mezzo a noi in tutto quello che facciamo. Ma amare, voler bene e sforzarsi di vivere la volontà di Dio in ogni momento presente è molto impegnativo; nella mia vita quotidiana, per esempio al lavoro, non tutti si rendono conto che un piccolo gesto d’amore, come dire ciao, può fare una grande differenza e mettere il sorriso sul volto di qualcuno e farlo felice. Cerco di ascoltare i miei colleghi quando sono presi dal lavoro. Questo mi ha aiutato anche ad amare e mi ha portato a condividere umilmente l’Amore di Dio con tutti quelli che incontro. Per aiutarci a vivere la giornata secondo la Volontà di Dio, insieme ai miei amici scegliamo un pensiero per il giorno e proviamo a metterlo in pratica. Ogni giorno è nuovo ed è una nuova esperienza da raccontare. In più, ogni mese i miei amici Cristiani provano a vivere una frase del Vangelo durante tutto il mese. Questo mi aiuta a puntare sempre di più agli obiettivi della mia religione. Facendo questo sperimento una grande unità con i miei amici Cristiani. Adesso vorrei raccontarvi alcuni momenti ed esperienze su come cerco di metter in pratica l’amore verso tutti nella mia vita quotidiana. Comincio da casa dove, essendo figlio unico e stando spesso fuori di casa, i miei avevano sempre la paura di trovarmi nei guai. Più tardi la musica è diventata parte della mia vita e ho cominciato a fare nuovi amici, ma solo quelli che condividevano la mia stessa passione. Conoscendo di più lo stile di vita dei miei amici cristiani e conoscendo persone di varie comunità, le opinioni, i pensieri e le esperienze condivisi mi hanno aiutato a conoscere meglio la Regola d’Oro che è presente in tutte le religioni: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te…” per costruire l’unità dovunque sono. Così ho cominciato a stare di più a casa con i miei, aiutandoli nelle cose più semplici di ogni giorno. La gioia e il sorriso che emanavano mostravano il loro sollievo e la loro felicità mi faceva sentire che quella giornata era piena. In classe poi, con il mio amico cristiano, avevamo notato che la classe era divisa per gruppi che non si mischiavano per motivi di poco conto. Pian piano abbiamo preso l’iniziativa di costruire l’unità nella nostra classe. Nell’ultimo anno tutti si sono resi conto dell’importanza di essere uniti e ognuno faceva lo sforzo, anche nelle piccole cose, di aiutare ed amare gli altri concretamente. Ritornando ai miei genitori, che non capivano perché non perdessi neanche un incontro con i miei amici cristiani, ad un certo punto hanno cominciato a sospettare che mi fossi convertito. Più tardi però i miei amici sono venuti a casa mia e da quel momento i miei genitori si sono convinti che non c’era nessuna conversione. Anzi, erano contentissimi di lasciarmi fare parte del Movimento e hanno voluto conoscerlo di più attraverso di me. In effetti, all’inizio anch’io avevo esitato davanti a questo nuovo stile di vita perché si dava molta importanza alle scritture Cristiane. Ma poi ho capito che c’era tanta affinità con i principi Indù, e questo mi fa crescere nella conoscenza e nella fede della mia religione. Sopratutto ho capito l’importanza di non pensare a me stesso, ma di condividere sempre un amore incondizionato con gli altri. Questo ci fa fare l’esperienza di Dio in mezzo a noi; dobbiamo solo tenere in mente e vivere la regola d’Oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. (S. B. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)
Lug 17, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Al-Salamu Alaikum’. “Pace a voi”.
Mi chiamo Najiyyah. Sono una docente musulmana dell’Università Statale di Mindanao in Marawi, una città nella parte sud delle Filippine. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari nel 2006. Sono convinta che una persona che abbia la pace interiore, indipendentemente dal suo credo religioso, possa accendere la pace nel mondo e sono felice di sentire che anche io posso contribuire nella costruzione di una comunità serena e armoniosa cominciando da me stesso. All’università il settanta per cento dei miei studenti non sono musulmani. Nonostante questo cerco sempre di tenere un’atmosfera serena e imparziale, cerco di amare tutti: i miei studenti, i miei colleghi e tutte le persone che incontro ogni giorno. Un giorno dovevo affrontare una studentessa di un’altra fede che mi aveva trattato un po’ male, ma ho cercato di non reagire. Sentivo di dover mettere da parte i miei pregiudizi e di vedere solo il bello in lei, anche se continuava a mettere in questione le mie competenze professionali e personali come giovane insegnante musulmana. Più tardi mi ha chiesto se ero veramente musulmana. Le ho risposto di sì. Meravigliata, mi ha detto che ero molto diversa dagli altri musulmani che lei conosceva. Da qui è iniziato un bellissimo rapporto. Una volta in aula stavamo discutendo il tema: “Turismo, un mezzo per la pace”. Quando lei ha cominciato ad esprimere il suo pensiero, ha detto che la pace è una scelta individuale e con tanta convinzione ha affermato che la pace doveva cominciare dentro di noi. Dentro il mio cuore ho sentito una gioia immensa perché sapevo che quella sua risposta non veniva dalla sua testa, ma che l’aveva vissuta, era un’esperienza che avevamo fatto insieme. Nell’Islam crediamo che il minimo che possiamo fare è non fare del male all’altro, anche con i nostri pensieri e con le nostre parole. Sento che se vivo bene questo aspetto della mia fede posso contribuire a portare la pace là dove sono. Come musulmana e come insegnante è molto importante per me vivere bene la mia fede, perché sento che le persone non solo mi guardano, ma imparano da me. Per questo cerco di sfruttare ogni occasione che ho. Sono membro di un’associazione giovanile che lavora anche per la pace. Una delle nostre iniziattive è di influire sui giovani, invitandoli a non pensare a quanto siano diversi dagli altri, ma a riunirsi e a parlare di ciò che possiamo cambiare, se lavoriamo insieme. Questo ci incoraggia ad abbracciare gli altri come nostri fratelli e sorelle indipendentemente dal credo religioso, cultura e stato sociale. La nostra associazione crede anche che ci sono alcuni modi in cui si può avere la pace; così, abbiamo proposto altre iniziative, come un’azione ecologica nel nostro campus universitario. Siccome tanti di noi sono ancora studenti, troviamo tutti un momento libero ogni settimana per incontarci e per fare le attività di pulizia. Incoraggiamo anche altri a partecipare. Adesso, sono ancora più convinta che un ambiente armonioso e sano riflette la pace tra di noi. Promuovere la pace è condividere il mio tempo, i miei talenti e il mio “tesoro” che è questo stile di vita. E’ questo il motivo per cui ho scelto di aiutare a chiarire piccoli conflitti nelle relazioni. Essere mediatore è una grande responsabilità. Devo mettere da parte i miei pregiudizi per ascoltare bene gli altri. Sempre vedo che il mio impegno personale per la pace e i sacrifici che faccio per averla, portano buoni frutti: si affrontano i problemi, i conflitti si risolvono e le relazioni si ricompongono. Ciò che ispira questo stile di vita è la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich: ho imparato e ho sperimentato che la pace è veramente frutto dell’unità. Avrò sempre una grande gratitudine a Chiara Lubich. La sua fedeltà alla sua fede cristiana mi ha portato a crescere sempre di più e ad essere una musulmana migliore, cercando di seminare semi di pace e di trasformare i posti in cui vivo, in frammenti di unità, amando Dio e il prossimo concretamente. Sono consapovole del fatto che non potrò mai fermare le ‘guerre’ a Mindanao da dove provengo, ma niente può fermare la speranza e la fede che un giorno tutto si risolverà. La strada per arrivare alla pace è lunga e dura, ma è un viaggio che vale la pena di fare perché so di non essere da solo. Sì, devo cominciare da me stesso, ma so che tanti altri giovani vogliono la pace. Se lavoriamo insieme, avremo mezzi migliori e più veloci per arrivare ai nostri obiettivi. Sì, forse non ci saremo quel giorno… ma dobbiamo cominciare! (N.A. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)
Lug 6, 2008 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Ho 15 anni e sono di Ischia, un’isola del sud d’Italia. Qualche anno fa, una frana ha distrutto la casa della mia compagna di banco. Lei è finita sotto le macerie col papà e le sue sorelle. Per me è stato un dolore enorme e inspiegabile! Quello stesso giorno è avvenuta la strage di Nassiriya in Iraq dove, per un attentato, sono morte 19 persone in missione di pace. Queste tragedie hanno fatto crescere in me il desiderio di fare qualcosa per cambiare questo mondo. Così, quando la mia scuola ha aderito al progetto del Comune di istituire il Consiglio comunale dei ragazzi, l’ho colto al volo con la voglia di trasmettere, attraverso il dialogo, la vita nuova che nasce dal Vangelo. La Regola d’oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, ad esempio, mi ha suggerito di non mettere i bastoni fra le ruote ad un mio compagno che come me voleva candidarsi a sindaco. Così, mi sono candidata come consigliere e l’ho aiutato a formare la lista e a preparare il programma, non prima però di aver ascoltato le idee di ciascuno sui problemi dell’isola. Durante la campagna elettorale per presentarci alla tv locale, oltre a superare il timore di parlare in pubblico, ho incoraggiato anche gli altri candidati e alla fine sono stata tra i più votati, anche dalle altre scuole. Importante è stato il primo consiglio comunale nella sala consiliare, con la presenza di alcuni membri del consiglio degli adulti. Siccome non era facile, né scontato, ancor di più ho scoperto l’importanza dell’ascoltarsi, del rispetto, del modo in cui esprimere le proprie idee, senza offendere gli altri. L’esperienza è appena cominciata e in me cresce la voglia di lavorare nel mio piccolo per una politica che non sia scontro, ma dialogo per costruire insieme il bene di tutti. (testimonianza raccontata durante il live-event Run4unity 2008)
Giu 27, 2008 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Avevo 6 anni quando mia madre è andata via di casa. Siamo 4 fratelli e con mio padre la vita è diventata sempre più difficile: tornava a casa ogni giorno ubriaco e ci picchiava spesso, senza motivo. Era una vita insopportabile. Un giorno il mio fratello più grande decide di andare alla Polizia per denunciarlo. Il papà va in carcere e noi veniamo messi in un orfanotrofio. In quell’ambiente non trovo pace: difficoltà da ogni parte. Una notte, siamo scappati di nascosto e per qualche tempo abbiamo trovato rifugio da alcuni parenti. Quando l’assistente sociale mi affida ad una nuova famiglia, insieme ad altri due miei fratelli, ero spaventato ancora una volta… E invece, nell’amore di quella nuova famiglia, ho scoperto il volto vero di Dio: Dio Amore. Non l’avevo mai sperimentato. Ora mi rendo conto che questi nuovi genitori ci hanno amato “dando la vita” per noi, dal primo giorno e per sempre. Accanto a loro scoprivo che l’amore sanava piano piano tutte le ferite del mio passato. Ma dove mettere i miei passi? Cosa significava, per me, amare? Un giorno ho ricevuto un invito e ho partecipato ad un grande meeting a Roma. Un’esperienza straordinaria: ho intuito che la mia sete di un ideale grande, un ideale vero per cui vivere, trovava una risposta. Dopo qualche tempo mi attendeva il servizio militare, che in Grecia è obbligatorio. Ero preoccupato, mi sarei trovato di nuovo in un ambiente povero di quei valori che stavo scoprendo. Facendo la valigia, ho preso con me anche un libro di Chiara Lubich che qualcuno mi aveva dato e, nelle lunghe ore di guardia, quando era possibile, lo tiravo fuori dalla tasca e lo leggevo… La luce del Vangelo che Chiara mi spiegava era così forte da sostenermi anche in quei mesi. Anch’io voglio amare in questo modo, senza limiti; voglio imparare meglio l’arte di amare e poi portarla nel mio Paese, in Grecia. Davvero posso dire che “tutto vince l’amore”. (L. K. – Grecia)
Giu 22, 2008 | Cultura, Nuove Generazioni
Il tema della GMG – “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1, 8) – invita i giovani a riflettere sul grande dono dello Spirito Santo, sul significato nella propria vita personale ed ecclesiale, ma anche sulla “spinta” evangelizzatrice e missionaria verso i propri coetanei. Come ha sottolineato il papa nel suo messaggio in preparazione a Sydney 2008: «Anche oggi occorrono discepoli di Cristo che non risparmino tempo ed energie per servire il Vangelo. Occorrono giovani che lascino ardere dentro di sé l’amore di Dio e rispondano generosamente al suo appello pressante, come hanno fatto tanti giovani beati e santi del passato e anche di tempi a noi vicini. Voi conoscete le idealità, i linguaggi, ed anche le ferite, le attese, ed insieme la voglia di bene dei vostri coetanei…». Circa 100 mila australiani parteciperanno alla GMG e molti altri si interesseranno agli eventi organizzati a Sydney. I principali saranno la messa di apertura celebrata dal card. George Pell, i Festival della gioventù, che si svolgeranno dal 16 al 18. Ma soprattutto i momenti con Benedetto XVI: il 17 luglio col suo arrivo nella baia di Sydney e la cerimonia di benvenuto; il 19 con la veglia all’ippodromo di Randwick; e la domenica 20, dopo il “classico” pernottamento sotto le stelle, la messa conclusiva. Avvenimenti che come sempre saranno trasmessi dalle tv del mondo intero, anche se, in molti Paesi, come in Italia, in differita, data la differenza di fuso orario di 9 ore con Sydney. Per questo molte diocesi italiane – che potranno inviare in Australia solo dei rappresentanti (circa 15 mila gli italiani iscritti) – vivranno la Gmg nelle piazze delle principali città, collegandosi con Sydney in differita per i momenti salienti dell’evento. Tratto da Città Nuova n. 12/2008 (altro…)