Set 28, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono nata a Santa Maria, in una regione ai piedi delle Ande, ricca di cultura aborigena ma molto povera. Sono una discendente degli aborigeni “calchaquies”, sposata e madre di 7 figli. Per 12 anni mi sono formata alla Scuola Aurora. Lì, oltre a leggere, a scrivere e alla tessitura, ho imparato a vivere la spiritualità dell’unità. Nel 2003, di fronte alla disoccupazione dilagante, ho avviato una filanda per rifornire il laboratorio di tessitura della scuola. Non è stato facile convincere le donne della mia terra, da sempre discriminate, a riprendere il lavoro di filatura, dato che per arrivare alla filanda occorreva attraversare fiumi e fare ogni giorno molti chilometri. Non avevamo mezzi. A poco a poco ognuna ha messo a disposizione ciò che aveva: un fuso, dei chili di lana o la propria abilità in questa arte tradizionale. Rimaneva il problema dei costosi macchinari. Un giorno sono costretta a chiedere un passaggio e confido al conducente la mia preoccupazione. Egli mi dice che lui sapeva fare macchine per filare. “Ce le puoi fare?” gli domando. E lui: “Sì, mi pagherai quando potrai”. Non mancano altri ostacoli: perdiamo il locale in cui lavoriamo e la più esperta si licenzia. “Con tutto quel che ci succede non sarà che ci dobbiamo arrendere?” si domanda una ragazza, che esprime il dubbio di noi tutte. Durante il trasloco troviamo una immagine della Madonna. Mi sembra molto significativo e propongo alle altre di fare un patto: lavorare ogni giorno nell’amore le une verso le altre. Poco dopo riceviamo una donazione con la quale possiamo acquistare un immobile e delle attrezzature. Così è nato l’atelier “Tinku Kamayu” che significa “ Riunite per lavorare”. All’inizio eravamo 8 e oggi, dopo due anni, l’organico dell’azienda è salito a 18 artigiane con una produzione crescente. Oggi sento di essere parte di un grande progetto che mi coinvolge con tante altre persone calchaquies. Abbiamo ritrovato la nostra identità e, con quella, la speranza, la crescita culturale, la possibilità di lavoro per noi e per altri, e tutta la ricchezza delle origini del nostro popolo. Ora ci sentiamo persone utili non più umiliate, ma valorizzate e capaci di esprimere il proprio pensiero. (altro…)
Set 28, 2006 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono stata Procuratore generale, specializzata in antinarcotici, in Colombia, per circa 11 anni. Ho dovuto seguire numerosi casi contro il crimine organizzato, per il 98% con risultati positivi. Sempre sono stata consapevole che ogni reato riguardava la vita di un uomo e di una famiglia, che esigono rispetto, amore, considerazione, malgrado la gravità, penalmente rilevante, degli atti commessi. Mi sentivo felice in un compito che mi dava la possibilità di fare una esperienza continua di Dio. Nello stesso tempo ero realizzata personalmente e professionalmente, oltre ad avere una sicurezza economica. Contavo poi su un’eccellente squadra di lavoro, esperti investigatori con grandi valori umani e professionali. La corruzione, però, cercava d’infiltrarsi più che mai in tutte le istituzioni pubbliche, soprattutto tra gli operatori della giustizia. Il mio agire radicale e retto coinvolgeva tutto il gruppo di lavoro, per questo le investigazioni avvenivano nel pieno rispetto della legge. Un giorno abbiamo “toccato” qualcuno che si considerava intoccabile. L’offerta non si è fatta attendere: vari milioni, che potevano assicurare tanta serenità a livello economico. Non potevo, né volevo cedere né potevo far finta di niente. Da quel momento le cose sono cambiate per me, sul lavoro, in famiglia e nella vita quotidiana. Di fronte al rifiuto sono arrivate minacce, pressioni da parte dei superiori e infine il licenziamento, insieme a uno dei miei migliori investigatori che, come me, non aveva ceduto alla corruzione. Nel cuore ho provato tanta amarezza, sfiducia e delusione. Vivevo da sola con i miei figli perché, mio marito anni prima mi aveva abbandonato. Guardando i miei due figli, indifesi, ho pensato che tutto è permesso da Dio per la nostra santificazione. Sentivo che stavo pagando il prezzo per rimanere nella retta strada. D’accordo con i figli ci siamo proposti di ridurre tutte le spese. Eravamo sereni perché sicuri dell’immenso amore di Dio. Ho chiesto a Dio la forza necessaria per perdonare quelli che mi costringevano a cambiare il tenore di vita che avevo condotto fino a quel momento. Sforzandomi di vivere “un’amnistia completa nel cuore”, ho trovato la vera libertà e la forza di ricominciare. Con il denaro che mi restava dalla liquidazione e qualche risparmio ho acquistato un pulmino scolastico. La mia giornata, come autista, iniziava alle 4.45 per trasportare i bambini delle scuole. Mi costava attraversare i luoghi dove sapevo di poter incontrare i miei precedenti colleghi o i superiori. Rapidamente era circolata la notizia che “il Procuratore, chiamato ‘la dama di ferro’, faceva l’autista”. Alcune risate e commenti spiacevoli sono arrivati anche alle mie orecchie. Dopo circa un anno un professionista, che conoscevo, mi ha chiesto di collaborare per la preparazione di un lavoro per l’Ufficio dell’ONU contro la droga. Ciò mi ha permesso di rientrare nuovamente nel campo della mia specializzazione seppure con un compenso minimo, collaborando con operatori di tutta l’America Latina e dei Caraibi. L’Organismo internazionale ha apprezzato la mia professionalità e serietà e mi ha assunto con uno stipendio mensile dignitoso. Sto ora dando lavoro anche ai miei colleghi della Procura. All’inizio avevo timore di affrontarli, conoscendo il loro modo scorretto di agire e gli apprezzamenti su di me. Ho supplicato la Madonna di colmarmi dell’umiltà necessaria per dimenticare il passato e non giudicare. Non è stato facile ma sento molto forte l’amore di Dio per me e per la mia famiglia. (D. L. – Colombia) (altro…)
Set 17, 2006 | Sociale
Con una consegna impegnativa, proiettata al futuro, al 2009, si è conclusa la grande manifestazione di Budapest: “Adesso la sfida passa ad ognuno di noi: i nostri paesi, le nostre città ci aspettano!”. Valeria Ronchetti e Giuseppe Di Giacomo, tra i più stretti collaboratori della fondatrice dei Focolari annunciano: “Chiara Lubich ha avuto un’idea: perché non collegare tra tre anni, in un preciso giorno del 2009, tutte le nostre città in una rete che mostri i tanti frammenti di fraternità realizzata?”. Già la manifestazione ha un titolo: “Tante città unite verso il mondo unito”. Una proposta accolta con grande entusiasmo. Si apre dunque un nuovo scenario, dopo aver mostrato, nel corso della manifestazione di Budapest, quale possa essere l’impatto innovativo della fraternità nel mondo economico (presentato nella mattinata) e i tentativi di risposta alle sfide poste dalla comunicazione, alla piaga diffusa della illegalità e corruzione, alla crisi della politica (nella seconda parte della giornata). La fraternità, come antidoto alla diffusa pratica dell’illegalità e della corruzione è stata al centro della tavola rotonda dedicata al diritto. Simone Borg, docente di diritto internazionale all’Università di Lovanio in Belgio aveva parlato della giustizia non come sola repressione. Il senso della fraternità – aveva detto – sollecita a farsi carico delle situazioni di sofferenza sociale, adoperarsi per eliminarne le cause, non tacere davanti alle ingiustizie. Vie non facili, ma percorribili. Come ha dimostrato Marisa Gentiletti, argentina, laureata, madre di due figli, che ha visto scomparire il nipotino di 8 anni. In un Paese dove è in atto un vuoto legale che non garantisce l’immediato intervento della polizia, Marisa ha messo in moto una vasta campagna di coscientizzazione ed iniziative concrete in difesa dei minori che ha investito opinione pubblica, istituzioni e polizia. Comunicazione. Fraternità, in questo campo cruciale, significa un modello di comunicazione che ha come obiettivo il mondo unito. Il presupposto è il valore della dignità umana; il metodo è il dialogo, la regola è l’amore che può trasformare radicalmente la comunicazione. Questi alcuni tratti delineati da Manuel Bru, docente presso l’Università San Pablo – CEU di Madrid, Spagna. Tra le applicazioni sul campo: Geert Vanoverschelde, belga, tra i responsabili di un’importante azienda di produzione televisiva, ha mostrato come è possibile coniugare qualità, programmi positivi e successo di audience.
La fraternità apre un nuovo orizzonte anche al mondo della politica. E’ questa l’esperienza del Movimento politico per l’unità (Mppu), oggi presente in 15 Paesi, definito “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita”. E’ Lucia Fronza Crepaz, già deputato al parlamento italiano e presidente del Mppu, che ne illustra scopi e concretizzazioni. Tra le varie testimonianze, di particolare rilievo quella di Cesar Romero, consulente dei programmi di sviluppo per i contadini del Paraguay, impegnato a sanare le forti disparità sociali. Attraverso il Movimento politico per l’unità è giunto a far mettere in atto un protocollo d’intesa e di gemellaggio per sostenere e promuovere uno scambio di politiche di sviluppo locale, a cui hanno aderito 22 città. Significativa la coreografia finale, dal titolo “L’alba sulla città”. Da questa città di Budapest, che nel ’56 aveva vissuto ore drammatiche segnate dalla violenza, a distanza di 50 anni, parte un nuovo impulso di rinnovamento, di fraternità, di speranza che si irradierà nelle moltissime città dei 92 Paesi dei 5 continenti qui rappresentate. (altro…)
Set 15, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
“Nel mondo segnato oggi da drammatiche tensioni, il Movimento dei Focolari intende proporre, anche con questa iniziativa, la fraternità come possibile via da percorrere per giungere alla pace”. E’ con un messaggio di Papa Benedetto XVI letto dal Card. Petér Erdõ, arcivescovo di Budapest e Primate d’Ungheria che, nello SportArena di Budapest gremito da oltre 11.000 persone provenienti da 92 Paesi, si apre la grande manifestazione che con idee, esperienze ed iniziative concrete, propone la fraternità in risposta alle molte sfide di oggi. Il Papa incoraggia “a proseguire l’opera fin qui svolta con tanto frutto, incarnando nella realtà di ogni giorno il Vangelo dell’amore”. Nel modernissimo palazzetto ungherese sono presenti, tra i seguaci di altre religioni, un folto gruppo di musulmani provenienti dall’Algeria, cristiani di diverse denominazioni, e membri di 13 altri movimenti e nuove comunità cattoliche, personalità civili e religiose, come il vicepresidente del Parlamento ungherese, Péter Harrach. Questo evento fa seguito alla “due giorni” che aveva visto riuniti nella capitale magiara oltre 9000 “volontari di Dio”, diramazione dei Focolari impegnati al rinnovamento della società, in occasione del 50° della loro nascita, in risposta ai tragici “fatti di Budapest”. A distanza di 50 anni da quegli eventi, la fondatrice dei Focolari dà una lettura dell’attuale situazione mondiale: vi coglie i segni di un’umanità avvolta da una “notte oscura culturale collettiva”. Nel messaggio letto da una delle sue prime compagne, Valeria Ronchetti, Chiara Lubich parla di “una notte calata sempre più sull’umanità, specie sull’Occidente”, dove predomina il relativismo e l’etica non è più in grado di governare il ritmo vertiginoso delle scoperte scientifiche e tecnologiche. Un Occidente alla ricerca di “idee forti, di un ideale che apra una via per dare una risposta alle numerose domande angosciose, che mostri una luce da seguire”. Facendo eco a Giovanni Paolo II, Chiara indica la via nel “dramma di un Dio che grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. “E’ la sua passione interiore, è la sua notte più nera, è il culmine dei suoi dolori”. Un dramma che apre prospettive di luce: “Se riusciamo ad incontrare Lui in ogni dolore, se Lo amiamo, rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: ‘Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito’ (Lc 23,46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà”. “Il Movimento – ha aggiunto – porta con sé una ricchissima esperienza”, che in questi ultimi anni ha avuto nuovi sviluppi.
Chiara parla di “‘inondazioni’ di luce” – per usare un termine di Giovanni Crisostomo, grande Padre della Chiesa – che illuminano la cultura di oggi nei suoi vari aspetti”, frutto del “dialogo che il Movimento dei Focolari sta, da qualche tempo, intavolando fra la sapienza, che offre il carisma dell’unità, e i diversi ambiti del sapere e del vivere umano”: dalla politica all’ecologia, dalla comunicazione alla salute, diritto ed economia. Sviluppo suscitato dall’azione dello Spirito che “proprio in questo tempo, è stato generoso, irrompendo nella famiglia umana con vari carismi da cui sono nati movimenti, correnti spirituali, nuove comunità, nuove opere.” Non è una novità che “esperienze civili ed economiche siano originate da correnti spirituali nate da carismi. La storia dell’umanità ne è costellata”. Così Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università degli Studi di Milano Bicocca (Italia), introduce la prima delle quattro tavole rotonde, che affronteranno le sfide poste da economia, giustizia, comunicazione e politica. E’ davanti allo “scandalo di un mondo fatto di lussuosi grattacieli e baracche disumane”, durante un viaggio di Chiara Lubich a San Paolo in Brasile nel ’91, che “si accende la scintilla ispiratrice di quella che subito viene chiamata Economia di Comunione”. Ne diventano protagoniste centinaia di “imprese moderne efficienti, che operano all’interno dell’economia di mercato”, dando vita anche a poli imprenditoriali. La novità: destinano gli utili per la crescita dell’impresa e quindi la creazione di posti di lavoro, per formare uomini nuovi atti a questa nuova cultura; per sovvenire chi è in situazioni di bisogno immediato. Non solo. L’intero “stile di agire economico e di gestione aziendale è ispirato alla comunione”. Scopo: arrivare a che nessuno sia nel bisogno. “Una novità di vita, ma anche di pensiero, novità dottrinale”. Ne parla Kelen Leite del Brasile, giovane ricercatrice, una dei circa 200 giovani che hanno pubblicato tesi di dottorato sull’Economia di Comunione. “Ed ora – afferma – alcune università insegnano questa materia accanto ai nuovi modelli di economia sociale e civile”. Alla prova dei fatti: anche durante la grave crisi economica che nel ’97 ha scosso tutta l’Asia, una banca rurale filippina, nata a sostegno dei contadini, gestita secondo i criteri dell’Edc, non solo è sopravvissuta, ma ha avuto l’ardire di attuare un progetto di micro-finanza o prestito ai poveri senza garanzia. Ne è nata una nuova Agenzia di Credito tuttora fiorente. E’ quanto testimoniano Tess e Francis Ganzon, del Consiglio di Amministrazione del Bangko Kabayan. Il progetto “Fraternità con l’Africa” – Una possibilità aperta a tutti per contribuire ad una nuova economia. Il progetto, presentato a fine mattinata, ha lo scopo di far crescere risorse umane e professionali in Africa, affinché siano gli africani stessi a contribuire allo sviluppo sociale e culturale del proprio Paese. Saranno assegnate a giovani e adulti africani, privi di mezzi, borse di studio a livello universitario o per corsi di specializzazione professionale: coloro che usufruiranno di tali contributi si impegneranno, a studi terminati, a lavorare, almeno per un periodo, nel proprio Paese. Nel pomeriggio verranno affrontate le altre tre sfide poste dai mondi della giustizia, comunicazione, politica. (altro…)
Set 14, 2006 | Sociale
A Budapest, sabato 16 settembre, si mostrerà la novità di vita e di pensiero che sta emergendo nel mondo dell’economia, del diritto, della comunicazione e della politica.
Una novità che ha radice nel primato di Dio, nella radicalità del Vangelo, vissuto nel quotidiano da migliaia di persone nei diversi contesti culturali, suscitata dal carisma dell’unità dei Focolari. In prima fila “i volontari di Dio”, (diramazione dei Focolari) impegnati nel rinnovamento della società. In un clima di festa è iniziata la due giorni (14-15 settembre), titolata “50 anni al servizio dell’umanità”, che li ha riuniti, in 9000 da tutto il mondo nel modernissimo palazzetto “SportArena” della capitale magiara, per un ritorno alle radici della loro storia e un rilancio del loro impegno di rinnovamento della società. Budapest 1956 – Le loro radici affondano in un momento storico drammatico rivissuto con emozione in apertura dell’incontro: l’invasione delle truppe russe che nel novembre 1956 soffocano l’anelito di libertà del popolo ungherese. Allo Sportarena è risuonata la voce di Pio XII che in un radiomessaggio aveva lanciato l’appello di riportare ‘nei Parlamenti, nelle case e nelle officine, Dio, fonte di ogni diritto, giustizia e libertà’. Sono state ricordate le parole di Chiara Lubich, nel dare inizio all’avventura dei volontari e delle volontarie: “C’è stata una società capace di togliere il nome di Dio (…) dal cuore degli uomini. Ci deve essere una società capace di rimetterlo al suo posto. Occorrono discepoli di Gesù autentici, un esercito di volontari, perché l’amore è libero”. Budapest 2006 – Chiara Lubich, in un messaggio, ricordando queste radici, ha tracciato l’identikit del volontario oggi, mostrando una singolare sintonia con Papa Benedetto XVI, con il suo richiamo di questi giorni, a Monaco, a rispondere alle sfide dell’attuale momento storico che più che mai ha bisogno di Dio, e a fare di lui “la forza determinante per la nostra vita e il nostro agire”, “perché la giustizia e l’amore diventino forze decisive nell’ordine del mondo”. Chiara ha ricordato la meta da lei proposta 50 anni or sono: “fare un blocco di uomini di tutte le età, razze, condizioni, legati dal vincolo più forte che esiste: l’amore reciproco, amore che fonde i Cristiani in un’unità divina”. Meta che definisce attuale “in società sconvolte come sono le nostre, eppure piene di aneliti e di potenzialità”. Dei volontari, che – in quanto laici – vivono “nelle ordinarie condizioni della vita familiare, lavorativa e sociale”, Chiara sottolinea la vocazione “così totalitaria, così libera, così essenziale” che li chiama, oggi, “nel XXI secolo, ad emulare i primi cristiani”, ad “edificare, come il fermento nella pasta, ‘cieli nuovi e terre nuove’ “, rinnovate dalla luce del Vangelo. Sono state poi ripercorse le tappe salienti della storia dei volontari, del cammino che ha precisato la loro specifica vocazione. Ne sono stati ricordati i prodromi che risalgono agli anni ’40, agli inizi dei Focolari, quando Chiara Lubich aveva iniziato la sua avventura spirituale insieme alle sue prime compagne proprio tra i più poveri, con la mira di risolvere il problema sociale di Trento, e con la certezza che “la rivoluzione evangelica è la più potente rivoluzione sociale”. Sono poi state presentate le figure dei pionieri dei “volontari di Dio”, testimoni di un grande amore per l’umanità e della capacità di costruire, nell’ambiente dove ciascuno ha vissuto, brani autentici di “fraternità nel sociale”. Seguiranno in questi giorni le testimonianze che apriranno spaccati di vita dai quali emergerà l’impatto nel sociale del Vangelo vissuto nel quotidiano, nei più diversi contesti culturali. Dati relativi alla manifestazione: – 11.700 i partecipanti da 92 Paesi di 5 continenti. Oltre 3800 dall’Italia, circa 600 dall’Asia, 170 dal Medio Oriente, più di 1300 dalle Americhe, 130 dall’Africa, 40 dall’Australia. Rappresentanza di: – 13 movimenti ecclesiali e nuove comunità, – cristiani di diverse Chiese – seguaci dell’Islam e di altre religioni Tra le personalità civili e religiose attese per il 16: Il Primate d’Ungheria, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale, Card. Péter Erdõ Il Vicepresidente del Parlamento, Péter Harrach L’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, Paolo Guido Spinelli Il Segretario generale della Chiesa Riformata di Ungheria, Zoltán Tarr Il Presidente della Chiesa evangelica di Ungheria, vescovo János Ittzés (altro…)
Set 7, 2006 | Sociale
A Budapest saranno presentate molte testimonianze di laici, “i volontari” dei Focolari, che mostreranno l’incidenza nel sociale del Vangelo vissuto con radicalità nel quotidiano, lì dove ciascuno vive: nella propria città, famiglia, nel proprio ambiente di lavoro. Molte volte l’attenzione verso i bisogni della singola persona può far nascere opere sociali a beneficio di molti. E’ quanto è avvenuto a Milano, sul fronte degli immigrati. Venti anni fa nasce il “mondialito”, torneo di calcio che in soli 6 anni riunirà circa 500 persone tra studenti e lavoratori, di 24 nazioni europee ed extraeuropee. Attorno a loro sono migliaia i parenti e amici che imparano a frequentarsi e a fare amicizia. La storia dell’Associazione Arcobaleno inizia così, per iniziativa di alcuni giovani milanesi del Movimento dei Focolari. Negli anni ’90 i forti flussi migratori pongono una serie di nuovi problemi che richiedono risposte adeguate. Giovani volontari si sentono interpellati dalle parole del Vangelo: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. Così, aprendo il loro cuore, mettono tutte le forze per allargare l’iniziativa. Dallo sport, all’aiuto concreto: numerose famiglie dei Focolari aprono le proprie case e offrono ospitalità a persone straniere. Nel 1991 nove ragazzi fuggiti dalle carceri albanesi e rifugiatisi in Italia, sono stati seguiti per un lungo periodo, perché si inserissero nel mondo del lavoro e riacquistassero la loro dignità. La vigilia di Natale 1992 suonano alla porta di alcuni amici dei Focolari due signore albanesi: una violinista e l’altra casalinga in cerca di fortuna. La violinista verrà assunta nell’orchestra de “la Scala” e la casalinga troverà un lavoro e chiederà il ricongiungimento con le figlie e il marito. Nel 1993 arriva la famiglia M.: padre, madre e tre figli, il più grande di 8 anni, fuggiti dalla guerra in Bosnia. Per sei mesi condividono la vita dell’Associazione. Si cerca di farli sentire in famiglia sino a quando, con tutte le pratiche in regola, possono raggiungere i parenti in America. … H., marocchino, trovato a dormire davanti ad una chiesa viene aiutato ad integrarsi. L’Arcobaleno cresce piano piano: arrivano i collaboratori, gli obiettori di coscienza e i primi inviti, da parte delle istituzioni pubbliche di Milano, a promuovere la cultura dell’accoglienza, soprattutto nelle scuole, dalla materna alle superiori. Si entra nelle aule scolastiche con gli amici di varie etnie, che parlano della loro vita, delle loro esperienze, presentano le loro danze, i loro strumenti musicali e poi si mettono a disposizione per il dialogo con gli studenti. Si sviluppano numerosi servizi e iniziative che facilitano l’inserimento degli extracomunitari nella realtà sociale, culturale e lavorativa della città: si apre un Centro di ascolto, un servizio di guardaroba e di distribuzione di viveri e generi di prima necessità. Alcuni giovani volontari si specializzano nell’insegnamento della lingua italiana. Oggi sono circa 800 gli iscritti ai corsi. Gli insegnanti provengono da percorsi diversi, ma sono felici di fare questo cammino insieme. Con alcuni di loro è stato possibile redigere una grammatica italiana, ad uso interno, che ha ottenuto anche riconoscimenti da parte di insegnanti che operano in altre scuole. L’Associazione è stata anche per alcuni anni il collegamento con l’Ambasciata dello Sri Lanka a Roma, non essendo presente a Milano il consolato cingalese. L’Ambasciatore aveva autorizzato l’Arcobaleno a fare da tramite per permettere ai suoi concittadini di sbrigare le pratiche burocratiche anche a Milano. “L’ Arcobaleno è la mia casa”… “La vostra amicizia e questa casa mi aiutano a non perdere la mia identità”. Sono le espressioni di questi amici, libanesi, egiziani, mauriziani, cingalesi, eritrei, filippini, latino americani, slavi, pakistani, che esprimono gratitudine e speranza. Sempre più vero appare quello che Chiara Lubich ha detto nel 1992: “aprirsi alle ricchezze dei popoli diversi dal proprio non è forse creare uno spazio d’amore perché esse si manifestino liberamente e sempre più pienamente?.” Per le volontarie e i volontari, è riscoprire ogni volta l’amore di Dio che è Padre di tutti e spesso ci si accorge di avere molto da “imparare” dalle altre culture. E’ una gioia immensa scoprire che crescono la fraternità e la reciproca accoglienza al servizio dell’uomo. (altro…)