
Indonesia: distribuire speranza
Attivare i sottotitoli e scegliere la lingua desiderata
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Nel luglio 2008 si è tenuta la prima Assemblea Generale del Movimento dei Focolari senza la fondatrice. In effetti, Chiara Lubich ci aveva lasciato pochi mesi prima, il 14 marzo. Un’incognita aleggiava nell’atmosfera già densa di emozioni e interrogativi: chi avrebbe dovuto succedere a Chiara alla guida del Movimento? Sembrava ovvio pensare alle prime compagne di Chiara, ormai anziane, ma ancora in grado di guidare una prima fase post-fondativa, almeno alcune di loro.
Durante la prima sessione dell’Assemblea, Carlos Clariá, avvocato argentino, consigliere generale, e María Voce, per molti anni segretaria della delegata centrale Gisella Cagliari, hanno tenuto un discorso di carattere giuridico su un tema rilevante per l’Assemblea. Ricordo che ero seduto accanto al noto teologo Piero Coda. Quando hanno concluso il loro intervento, gli ho detto con una certa sfrontatezza: «Ecco la nostra nuova presidente». La verità è che il modo in cui aveva spiegato le cose mi aveva impressionato molto.
Maria Voce (Emmaus) è stata eletta al terzo scrutinio, non senza una certa “suspense”. Iniziava una nuova tappa per l’Opera di Maria. Anche io sono stato eletto come consigliere.
Un pomeriggio, dopo le elezioni, mentre uscivamo dal Centro Mariapoli di Castelgandolfo, Emmaus mi si avvicinò e mi disse più o meno queste parole: «Ho pensato di affidarti la cura degli studi e la cultura nel nuovo consiglio. Sei un uomo di pensiero e mi sono sempre piaciuti i report annuali che facevi quando eri responsabile regionale in America Latina». Durante i sei anni seguenti, il rapporto con lei è stato caratterizzato dalla normalità.
Nell’Assemblea del 2014 Emmaus è stata rieletta, mentre i partecipanti hanno riposto la loro fiducia in me come Copresidente. Da quel momento il rapporto si è intensificato enormemente, senza perdere la sua normalità. Ricordo che all’inizio provavo una certa apprensione all’idea di dover lavorare fianco a fianco con una presidente che apparteneva alla generazione immediatamente successiva a quella della prima ora, ma questa sensazione è durata poco. Ho sempre percepito da parte sua grande rispetto e considerazione, il che mi ha lasciato molta libertà. Io arrivavo con una manciata di idee nuove e lei mi sosteneva con la sua saggezza ed esperienza. Nei nostri interventi congiunti preparavamo l’essenziale e ci completavamo con semplicità. Una volta le ho detto: «Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, mi sento sicuro di esporre alcune idee creative solo quando ti ho al mio fianco». Abbiamo fatto lunghi e importanti viaggi in India e in Cina, dove ho potuto constatare la sua capacità di penetrare nelle situazioni più intricate e di relazionarsi con personalità molto diverse.
Maria Voce, Emmaus, passerà alla storia del Movimento dei Focolari come la prima presidente della fase post-Chiara Lubich. Se pensiamo che quando ha assunto l’incarico erano ancora vivi molti dei primi compagni e compagne di Chiara, possiamo capire la “resilienza spirituale” con cui ha operato in quei primi anni; non perché fossero persone difficili, semplicemente perché erano i primi, le braccia della fondatrice, persone che in qualche modo erano partecipi del carisma fondante.
Emmaus passerà alla storia del Movimento dei Focolari per essere stata la presidente del “nuovo assetto”, il primo passo innovativo-organizzativo del Movimento nell’era post-Chiara, in fedeltà creativa al carisma. Nel suo primo mandato, mentre l’assenza di Chiara si faceva sentire e poteva provocare scoraggiamento, ha girato il mondo per confermare i membri e gli aderenti delle comunità dei Focolari nel loro impegno per un mondo più fraterno e unito – secondo il carisma della fondatrice. Nel secondo mandato ha iniziato a preparare il Movimento alla fase di inevitabile “crisi” che si profilava all’orizzonte e che papa Francesco ha identificato come una grande opportunità. E, a proposito, la grande stima che il papa argentino le ha tributato, facendoglielo notare in ogni occasione, dimostra un’altra sua caratteristica: il suo spirito ecclesiale.
Ho sempre ammirato in Emmaus la sua sobrietà, la sua libertà interiore, la sua determinazione e la sua capacità di discernimento, in cui era aiutata da una solida formazione giuridica che la supportava.
Maria Voce passerà alla storia del Movimento come “Emmaus”, ad evocare la centralità di Gesù in mezzo ai suoi, un principio assolutamente non negoziabile per lei.
Grazie, Emmaus, per aver detto un “sì” solenne, nel momento più difficile della nostra ancora breve storia. Maria ti avrà accolto tra le sue braccia, ti avrà presentato suo Figlio e insieme ti avranno portato nel seno del Padre che è stato la fonte perenne della tua ispirazione.
Jesús Morán
Copresidente del Movimento dei Focolari
Foto @ CSC Audiovisivi
Maria Voce, la prima presidente del Movimento dei Focolari (Opera di Maria) dopo la fondatrice, Chiara Lubich, ci ha lasciati ieri, a 87 anni nella sua casa di Rocca di Papa (Italia), circondata dall’affetto e dalle preghiere di tanti.
Lo ha annunciato ieri sera Margaret Karram, attuale Presidente a tutti gli appartenenti ai Focolari nel mondo.
In una nota, ha poi espresso l’immenso dolore che la sua dipartita ha suscitato e il legame fraterno e filiale che la legava a Maria Voce. “Come prima presidente del Movimento dei Focolari, dopo la nostra fondatrice, ha saputo gestire con intelligenza, lungimiranza e la necessaria determinazione il difficile passaggio della nostra Opera dalla fase fondativa a quella post-fondativa. È riuscita a coniugare la sua luminosa fedeltà al Carisma dell’Unità con il coraggio di affrontare le numerose sfide di una associazione mondiale come la nostra, che agisce su tanti livelli della vita umana, sociale e istituzionale.
Il nome “Emmaus”, ricevuto come programma di vita da Chiara Lubich, è diventato anche programma del suo governo: camminare insieme, in modo sinodale, fidandoci – nonostante le domande e le perplessità che possono sorgere lungo il cammino – della presenza di Dio in mezzo ai suoi.
Quando poi, nel 2021, le sono succeduta alla presidenza dei Focolari, mi ha accompagnata sempre con una vicinanza discreta, ma presente e con i suoi consigli pieni di Sapienza. Oltre alla sua preparazione spirituale, teologica e giuridica era dotata anche di una profonda ed accogliente umanità e di un umorismo coinvolgente e sempre rispettoso. La sua levatura umana e sapienziale è stata riconosciuta dalle più varie personalità religiose e civili: da Papa Benedetto XVI e Papa Francesco; dai leader delle varie Chiese, fino ai rappresentanti delle altre Religioni e culture.
Poche ore prima della sua partenza per l’altra vita, Jesús Morán ed io abbiamo potuto visitarla per un’ultima volta. Era serena. Mi consola il pensiero che ad attenderla in Cielo c’è la Vergine Maria, alla quale era legata da un rapporto molto profondo, direi esistenziale.”
Jesús Morán, che ha vissuto accanto a Maria Voce i primi sei anni del suo servizio come Copresidente dei Focolari, riconosce che con la sua elezione è iniziata una nuova tappa per i Focolari. Scrive: “Emmaus, passerà alla storia del Movimento non solo come la prima presidente della fase post-Chiara Lubich, ma anche come colei che ha mosso il primo passo innovativo-organizzativo del Movimento nell’era della post fondazione, in perfetta fedeltà creativa al carisma. Nel suo primo mandato, mentre l’assenza di Chiara si faceva sentire e poteva provocare scoraggiamento, ha girato il mondo per confermare i membri e gli aderenti delle comunità dei Focolari nel loro impegno per un mondo più fraterno e unito – secondo il carisma della fondatrice. Nel secondo mandato, ha iniziato a preparare il Movimento alla fase di inevitabile ‘crisi’ che si profilava all’orizzonte e che papa Francesco ha identificato come una grande opportunità. E, a proposito, la grande stima che il papa argentino le ha tributato, facendoglielo notare in ogni occasione, dimostra un’altra sua caratteristica: il suo spirito ecclesiale.
Ho sempre ammirato in Emmaus la sua sobrietà, la sua libertà interiore, la sua determinazione e la sua capacità di discernimento, in cui era aiutata da una solida formazione giuridica che la supportava.
Grazie, Emmaus, per aver detto un “sì” solenne, nel momento più difficile della nostra ancora breve storia. Maria ti avrà accolto tra le sue braccia, ti avrà presentato suo Figlio e insieme ti avranno portato nel seno del Padre che è stato la fonte perenne della tua ispirazione”.
I funerali si terranno lunedì prossimo, 23 giugno 2025, alle ore 15.00 presso il Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Roma), via di Frascati, 306 – Rocca di Papa (Roma).(*)
Stefania Tanesini
Nota biografica
Maria Voce nasce ad Ajello Calabro (Cosenza – Italia), il 16 luglio 1937, prima di sette figli. Il padre era medico; la madre, casalinga. Nell’ultimo anno di studi di giurisprudenza a Roma (1959) incontra all’università un gruppo di giovani focolarini e inizia a seguirne la spiritualità. Terminati gli studi esercita la professione a Cosenza diventando il primo avvocato donna nel foro della città. Successivamente compie studi di teologia e di diritto canonico.
Nel 1963 la chiamata di Dio a seguire la strada di Chiara Lubich a cui risponde con immediatezza. Nel Movimento Maria Voce è conosciuta come “Emmaus”, un nome che rimanda al noto episodio dei due discepoli in cammino con Gesù dopo la resurrezione. Lei stessa racconta come Chiara glielo ha proposto: “Chiara, confermò un’intuizione che avevo sentito dentro forte: che la mia vita doveva essere spesa perché chi avesse avuto occasione di incontrarmi facesse l’esperienza di Gesù in mezzo”. Da quel momento il suo impegno è stato quello di costruire ponti di unità, fino a meritare la presenza di Dio tra le persone.
Dal ‘64 al ‘72 è nelle comunità dei Focolari in Sicilia (Italia) a Siracusa e Catania e dal ‘72 al ‘78 fa parte della segreteria personale di Chiara Lubich.
Nel ’77 Chiara Lubich ha fatto un importante viaggio a Istanbul (Turchia) dove da anni coltivava un rapporto profondo con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. In quegli anni, Maria Voce è in focolare proprio in quella città e racconta: “E’ stata un’esperienza forte, sia per i contatti preziosi con le varie Chiese, con l’Islam, e sia anche proprio perché sentivamo che solo Gesù tra noi ci rendeva forti di fronte ai tanti problemi di quella terra”.
Ad Istanbul intreccia rapporti a livello ecumenico con l’allora Patriarca di Costantinopoli Demetrio I e numerosi Metropoliti, tra cui l’attuale Patriarca Bartolomeo I, oltre ad esponenti di varie Chiese.
Nel 1988 Chiara chiede ad Emmaus di tornare in Italia per lavorare al Centro Internazionale a Rocca di Papa e per la scuola Abbà, il Centro Studi interdisciplinare dei Focolari della quale diventa membro dal 1995 come esperta in Diritto. Dal 2000 è anche corresponsabile della Commissione internazionale di “Comunione e diritto”, rete di professionisti e studiosi impegnati nel campo della Giustizia. Dal 2002 al 2007 collabora direttamente con Chiara per l’aggiornamento degli Statuti Generali del Movimento.
Il 7 luglio 2008, a pochi mesi dalla morte di Chiara Lubich, viene eletta presidente del Movimento dei Focolari, riconfermata per un secondo mandato il 12 settembre 2014. Ha sempre indicato come stile della sua presidenza l’impegno a «privilegiare i rapporti» e a tendere con tutte le forze al fine per cui è nato il Movimento: perseguire l’unità a tutti i livelli, in tutti i campi, percorrendo le vie del dialogo. Lei stessa più volte ha ribadito quanto sia importante il dialogo. “Se c’è un estremismo della Violenza – affermava nel 2015 alle Nazioni Unite, a New York – adesso si risponde con altrettanta radicalità ma in modo strutturalmente diverso, cioè con l’estremismo del dialogo”.
Numerosi i viaggi in tutti i continenti per incontrare le comunità del Movimento sparse nel mondo e proseguire nei contatti con personalità del mondo civile ed ecclesiale, dell’ambito culturale e politico, ecumenico ed interreligioso; tappe importanti per rafforzare i legami di amicizia e collaborazione intrapresi dal Movimento dei Focolari e per incoraggiare gli sviluppi sul cammino della fraternità tra i popoli.
Durante la sua presidenza, sia con Papa Benedetto XVI che con Papa Francesco, Maria Voce ha avuto incontri e udienze dove emergevano da ambo le parti espressioni di stima e affetto fraterno. Il 23 aprile 2010 papa Benedetto XVI la riceve in udienza privata. A proposito della spiritualità dei Focolari, il Papa parla di «carisma che costruisce ponti, che fa unità» e invita a continuare nella sua attuazione con amore sempre più profondo e nella tensione alla santità. Nell’ottobre del 2008 partecipa e interviene al Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il 24 novembre 2009 Papa Benedetto la nominaConsultore del Pontificio Consiglio per i Laici ed il 7 dicembre 2011 Consultore del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione.
Il 13 settembre 2013 Papa Francesco la riceve in udienza insieme all’allora Copresidente Giancarlo Faletti. Di quel momento Emmaus ricorda: “Ci ha subito accolto con una grande accoglienza. Lui mi ha fatto sentire a casa. Ho provato una grande gioia: di sentirmi davanti ad un padre, ma prima di tutto un fratello. Io mi sono sentita sua sorella e questo senso è rimasto sempre”.
E in un’altra occasione, ha detto: “Papa Francesco ci ha sempre incoraggiato ad andare avanti, ad accogliere i segni dei tempi per attualizzare il carisma – lui diceva – ricevuto per il bene di molti, dandone gioiosa testimonianza”. Una di queste occasioni è stata la visita del Santo Padre presso la cittadella internazionale di Loppiano (Firenze, Italia) nel 2018. Maria Voce è lì ad accoglierlo: “Santo Padre, abbiamo una meta alta, vogliamo ‘puntare in alto’. Vorremmo Fare dell’amore reciproco la legge della convivenza, che vuol dire sperimentare la gioia del Vangelo e sentirsi protagonisti di una nuova pagina di storia”.
Dopo la pubblicazione della prima parte della biografia di Don Foresi dedicata al periodo iniziale della sua vita, è uscita anche la seconda parte dal titolo: “La regola e l’eccesso” (editrice Città Nuova), delle tre previste, che affronta gli anni dal 1954 al 1962. Che cosa secondo lei, nel presente volume, emerge come nota caratterizzante di questo periodo della vita di Foresi?
Una nota che caratterizza profondamente la vita e l’esperienza di Pasquale Foresi negli anni indicati, si può esprimere in questo modo: si è trattato di uno spirito libero, di una persona animata da una tensione creativa tra carisma e cultura, mossa dall’esigenza di tradurre spiritualmente e operativamente l’ispirazione di Chiara Lubich (il carisma dell’unità) e il bisogno, in certo qual modo, di conferirle spessore teologico, filosofico e istituzionale, in un contesto ecclesiale ancora largamente preconciliare. Il libro lo descrive molto bene come continuamente impegnato, accanto alla Lubich, ad “incarnare” il carisma in forme comprensibili alla Chiesa del tempo, al mondo culturale e laico in generale. In tal senso si può arrivare a definirlo, oltre che un co-fondatore, anche un interprete ecclesiale del carisma, colui che cercava di renderlo “spiegabile” nei codici della Chiesa e che ha provato ad essere il costruttore di ponti tra la dimensione mistica della Lubich e la teologia classica, rendendola accessibile a molti senza annacquarla.
Al tempo stesso Foresi era un intellettuale atipico e un pensatore originale. Pur non lasciando grandi opere sistematiche (non si era dato quello come compito specifico), esercitò un forte impatto sull’Opera di Maria (Movimento dei Focolari), proprio nel lasso di tempo descritto dal volume. Questo secondo libro documenta un’esistenza dinamica, attraversata da un senso di urgenza, come se le parole del Vangelo proprie dello sviluppo del Movimento dei Focolari dovessero essere incarnate “subito”, senza rimandi.
“Don Foresi, uno spirito libero, di una persona animata da una tensione creativa tra carisma e cultura”.
Il nostro intervistato, il prof. Marco Luppi, ricercatore in Storia Contemporanea presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia)
Le oltre 600 pagine del testo affrontano non solo le vicende che riguardano la vita di Foresi nel periodo preso in esame, ma tratteggiano anche la vita e la storia di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari di quegli anni, soffermandosi anche su racconti ed episodi ai quali Foresi non era presente, come l’autore stesso afferma. Perché secondo lei questa scelta editoriale?
Zanzucchi include eventi e vicende anche non direttamente vissuti da Foresi perché la sua figura è inscindibile dalla storia del Movimento dei Focolari. Raccontare il contesto, i protagonisti e le dinamiche collettive permette di cogliere il significato del contributo di Foresi, inserendolo nella trama viva di un’esperienza comunitaria. Come afferma chiaramente nella sua introduzione, Zanzucchi vede in Foresi non solo un protagonista, ma un co-fondatore, cioè uno degli elementi strutturali e costitutivi del Movimento dei Focolari. Di conseguenza la biografia di Foresi è inseparabile dalla biografia del Movimento. In altri termini, l’autore adotta una prospettiva che potremmo definire di “biografia immersa”: non una semplice ricostruzione individuale, ma una narrazione relazionale e contestuale, dove il senso della figura di Foresi emerge nel dialogo vivo con altri attori (Chiara Lubich, Igino Giordani, personalità di ambito ecclesiale, etc.) e con la storia collettiva del Movimento.
Il lavoro di Michele Zanzucchi è la prima biografia su Foresi. Quali sono secondo lei gli aspetti della vita di Foresi che meriterebbero ulteriori approfondimenti ed indagini storiche?
Zanzucchi ama spesso dire che egli non è uno storico puro, ma piuttosto un narratore e divulgatore attento e scrupoloso e che quindi in diversi momenti si è preso anche qualche licenza, al fine di chiarire qualche passaggio non troppo esplicito. Ma questo è certamente un lavoro molto importante ed un primo sforzo di restituirci la personalità e il vissuto di Foresi con uno sguardo completo. Si tratta di uno sguardo, e molti altri potranno esserci, attraverso quello stesso spirito critico, aperto a molteplici interpretazioni, che deve animare la ricostruzione della storia di tutto il Movimento dei Focolari e delle sue figure di riferimento. Tra i molti approfondimenti che riguardano possibili future ricerche su Foresi, ne indicherei tre. Una prima sul pensiero teologico e filosofico di Foresi. Zanzucchi evidenzia che Foresi non fu un teologo accademico, ma un “visionario culturale”, con una produzione sparsa in articoli, discorsi, appunti. Quindi si avverte la mancanza di un’esposizione organica del suo pensiero su temi-chiave come Chiesa, sacramenti, rapporto fede-ragione, etc. Inoltre, andrebbe studiata l’originalità del suo pensiero ecclesiologico, che anticipa alcune intuizioni conciliari. Una seconda ricerca potrebbe essere quella sul ruolo “politico” di Foresi e le relazioni con il mondo ecclesiastico romano. L’autore accenna ripetutamente ai legami di Foresi con la curia vaticana e con alcune personalità ecclesiastiche. Tuttavia non è ancora ben chiaro quanto peso ebbe Foresi nelle mediazioni politiche o ecclesiali del secondo dopoguerra e quindi sarebbe utile esplorarlo, specialmente nei momenti di tensione con la gerarchia. Infine un terzo, stimolante fronte potrebbe essere la stagione editoriale e il “laboratorio culturale” di Città Nuova. Zanzucchi sottolinea il ruolo di Foresi come fondatore, direttore e ispiratore della rivista “Città Nuova”. Che tipo di “cultura” cercava di proporre Foresi? Come si posizionava rispetto ad altre testate cattoliche (Civiltà Cattolica, L’Osservatore Romano, Il Regno)? Prima o poi servirà una monografia anche sull’operato di Foresi come editore e giornalista, nel contesto della stampa cattolica del Novecento.
a cura di Anna Lisa Innocenti
Foto: © Archivio CSC audiovisivi
Nel mondo esistono anche luoghi in cui la fraternità viene coltivata con uno scopo. Uno di questi è MilONGa, un progetto che si è affermato come iniziativa chiave nel campo del volontariato internazionale, con l’obiettivo di promuovere la pace e la solidarietà attraverso azioni concrete.
MilONGa propone un’alternativa concreta: vivere la solidarietà in prima persona, attraverso esperienze che trascendono i confini culturali, sociali e geografici.
Il suo nome, che sta per “Mille organizzazioni non governative attive”, è molto più di un progetto. È una rete che mette in contatto i giovani con organizzazioni in varie parti del mondo, dando loro l’opportunità di impegnarsi attivamente in iniziative sociali, educative, ambientali e culturali. Fin dalla sua nascita, il programma è cresciuto tessendo una comunità globale che riconosce valori comuni: pace, reciprocità e cittadinanza attiva.
Ciò che distingue MilONGa non è solo la diversità delle sue destinazioni o la ricchezza delle sue attività, ma il tipo di esperienza che offre: una profonda immersione nelle realtà locali, dove ogni volontario non viene per “aiutare”, ma per imparare, scambiare e costruire insieme. È un percorso di formazione integrale che trasforma sia chi lo vive sia le comunità che lo accolgono.
I Paesi in cui queste esperienze possono essere realizzate sono diversi come i giovani che vi partecipano e coprono diverse latitudini: Messico, Argentina, Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Perù in America, Kenya in Africa, Spagna, Italia, Portogallo e Germania in Europa, Libano e Giordania in Medio Oriente.
In ognuno di essi, MilONGa collabora con organizzazioni locali impegnate nello sviluppo sociale e nella costruzione di una cultura di pace, offrendo ai volontari opportunità di servizio che hanno un impatto reale e duraturo.
Dietro MilONGa c’è una solida rete di partenariati internazionali. Il progetto è sostenuto dal progetto AFR.E.S.H., cofinanziato dall’Unione Europea, che gli permette di consolidare la sua struttura e ampliare il suo impatto. Fa inoltre parte dell’ecosistema di New Humanity, un’organizzazione internazionale impegnata a promuovere una cultura dell’unità e del dialogo tra i popoli.
Una storia che lascia un segno
Francesco Sorrenti è stato uno dei volontari che si sono recati in Africa con il programma MilONGa. La sua motivazione non era solo il desiderio di “aiutare”, ma un bisogno più profondo di capire e avvicinarsi a una realtà che sentiva lontana. “Era qualcosa che mi portavo dentro da anni: una profonda curiosità, quasi un’urgenza di vedere con i miei occhi, per cercare di avvicinarmi a una realtà che sentivo lontana”, racconta Francesco della sua esperienza in Kenya.
La sua esperienza in Kenya è stata segnata da momenti che lo hanno trasformato. Uno di questi è stata la visita a Mathare, una baraccopoli di Nairobi. “Quando uno di loro mi ha detto: ‘Guarda, qui è dove vivono i miei genitori. Io sono nato qui, i miei figli sono nati qui. Mia moglie l’ho conosciuta qui e probabilmente moriremo qui’, ho provato un fortissimo senso di impotenza. Ho capito che prima di fare qualcosa era necessario fermarsi. Che non ero lì per sistemare le cose, ma per guardare, anziché girarmi dall’altra parte”.
Ha anche sperimentato momenti di luce nel suo lavoro con i bambini di una scuola locale. “La gioia di questi bambini era contagiosa, fisica. Non c’era bisogno di molte parole: bastava essere lì, giocare, condividere. È stato allora che ho capito che non si tratta di fare grandi cose, ma semplicemente di essere presenti”, racconta.
A due anni dalla sua esperienza, Francesco ne sente ancora l’impatto. “Il mio modo di vedere le cose è cambiato: ora do più valore a ciò che conta davvero e ho imparato ad apprezzare la semplicità. Questa esperienza mi ha lasciato anche una forma di forza, una tenacia interiore. Ti rimane una sorta di resilienza, come quella che ho visto negli occhi di chi, all’alba, voleva fare tutto anche se non aveva nulla”.
Incontri che moltiplicano l’impegno
Nell’aprile 2025, la MilONGa ha partecipato al congresso internazionale “Solidarity in Action, Builders of Peace” (“Solidarietà in azione, costruttori di pace”), che si è svolto nella città di Porto, in Portogallo. L’incontro, organizzato congiuntamente da AMU (Azione per un Mondo Unito), New Humanity NGO e Movimento dei Focolari del Portogallo, ha riunito giovani leader di tutto il mondo legati ai programmi Living Peace International e MilONGa.
Per tre giorni, Porto si è trasformata in un laboratorio di dialogo e azione, dove i giovani partecipanti hanno scambiato esperienze, condiviso buone pratiche e costruito strategie comuni per rafforzare il loro ruolo di agenti di pace. MilONGa ha svolto un ruolo chiave, non solo attraverso la partecipazione attiva dei suoi volontari, ma anche creando sinergie con altre reti giovanili impegnate nella trasformazione sociale.
Uno dei momenti più significativi del congresso è stato lo spazio del laboratorio collaborativo, dove i partecipanti hanno immaginato e progettato progetti concreti con impatto locale e globale.
MilONGa non si definisce solo per quello che fa, ma per l’orizzonte che propone: un mondo più giusto, più unito, più umano. Un mondo dove la solidarietà non è uno slogan, ma una pratica quotidiana; dove la pace non è un’utopia, ma una responsabilità condivisa.
Manuel Nacinovich