Gratitudine e riconoscenza a Dio. Queste parole possono racchiudere la moltitudine di messaggi giunti da tutto il mondo per Paolo Rovea. Il 3 luglio 2025 in un incidente in montagna, Paolo ha concluso la sua vita terrena. Sposato con Barbara, hanno cinque figli: Stefano, Federico, Francesco, Miriam e Marco.
Era il 1975 quando ha conosciuto l’Ideale dell’unità del Movimento dei Focolari. “Ha cambiato radicalmente la mia vita” diceva. In quell’anno partecipa al Genfest a Roma, tornando col desiderio di vivere al cento per cento coi gen, i giovani dei focolari; e per 14 anni si impegna senza risparmiare tempo e forze, facendo del Vangelo il suo stile di vita.
Con Barbara, anche lei una gen, iniziano a progettare di mettere su famiglia. Coppie di fidanzati o di giovani famiglie iniziano a vederli sempre più come punti di riferimento. Scrive una di loro: “Con grandissimo dolore per questa perdita, siamo profondamente grati per l’amore, la stima, la fiducia ricevuti da Paolo. Grati per i tanti anni di straordinarie ‘pazzie’ di tutti insieme. Con Barbara egli ha segnato la storia di Famiglie Nuove – diramazione dei Focolari per il supporto alle famiglie -, la storia di tante coppie, tra cui la nostra”.
Paolo si afferma sempre più anche nella sua professione, con competenza e sensibilità. Si era laureato in medicina all’Università di Torino (Italia), con specializzazione in oncologia e radioterapia oncologica. Nella stessa università era docente in un master pluriennale. Aveva lavorato come medico ospedaliero divenendo poi responsabile del reparto di Oncologia e Radioterapia Oncologica a Torino, fino alla pensione arrivata nel 2021. Aveva anche conseguito un Master e frequentato corsi di perfezionamento in Bioetica.
Nel 1989 sente che Dio lo chiama sulla strada del focolare e si confida con Danilo Zanzucchi, uno dei primi focolarini sposati: “Sono in un momento molto importante per la mia vita: il lavoro come medico dovrebbe diventare definitivo; 5 mesi fa mi sono sposato. (… ) Ringrazio Dio di tutti i doni che mi ha dato: prima di tutto per l’Ideale del’unità (…), per la mia famiglia (…) la vita gen (…); per Barbara, mia moglie, con la quale sto vivendo dei mesi bellissimi (…) Ti assicuro che parto con un rinnovato desiderio di santità su questa strada così unica che è il focolare”.
Una vita che ha le sue radici in una crescita costante del suo rapporto con Dio.
Molti ricordano come Paolo raramente dicesse di no a una richiesta o esigenza; era accanto a chiunque avesse bisogno con amore concreto. I suoi talenti e la sua professionalità erano al servizio di chi gli era accanto: se c’era da cantare o suonare, cantava e suonava, se c’era da scrivere un testo, scriveva, se c’era da dare un consulto medico era pronto, se c’era da dare un consiglio, lo dava con distacco, incoraggiando i timorosi e spronando gli incerti. La sua capacità di farsi vicino alla vita di ognuno che gli passava accanto, fa sì che nel tempo sia percepito da tanti ome un vero fratello, uno di famiglia, un amico fedele.
“Ringrazio Dio di tutti i doni che mi ha dato: prima di tutto per l’Ideale dell’unità (…), per la mia famiglia (…) la vita gen (…); per Barbara, mia moglie, con la quale sto vivendo dei mesi bellissimi (…) Ti assicuro che parto con un rinnovato desiderio di santità su questa strada così unica che è il focolare”.
L’impegno di Paolo e Barbara nei Focolari va crescendo soprattutto all’interno di Famiglie Nuove (FN). Uno dei campi che tanto li appassiona è l’educazione all’affettività e alla sessualità. È grazie a loro che nel 2011, in sinergia con le diverse agenzie formative del Movimento dei Focolari nasce un itinerario in tal senso, Up2Me, alla cui base vi è la visione antropologica tipica dei Focolari.
Maria e Gianni Salerno, responsabili di Famiglie Nuove raccontano: “Pur conoscendoci con Paolo e Barbara già da quando eravamo giovani, abbiamo lavorato a stretto contatto, quotidianamente, negli ultimi 10 anni, alla Segreteria Internazionale di Famiglie Nuove. La passione, la generosità, la creatività, l’impegno instancabile con cui Paolo portava avanti ogni cosa, sempre attento ai rapporti con ognuno, restano per noi una testimonianza grandissima e sono stati sempre uno sprone ad andare avanti insieme, per cercare sempre più e sempre meglio di essere al servizio delle famiglie nel mondo. Spesso, nel confrontarci con lui su come affrontare le sfide della famiglia oggi, per poter essere sempre più prossimi a tutti, suggeriva idee innovative, utili per stare al passo con i tempi e con le necessità delle persone. Ha viaggiato con Barbara tanto e ha lasciato ovunque nel mondo una scia di luce”.
“Tante delle nuove iniziative di Famiglie Nuove – continuano i Salerno – sono state suggerite e coordinate da lui, insieme a Barbara. Il programma Up2me, Formato Famiglia, un programma di confronto e crescita con altre famiglie nella cittadella internazionale dei Focolari di Loppiano e non ultima la Loppiano Family Experience, una scuola di tre settimane per animatori di Famiglie Nuove che provengono da tutto il mondo, sempre a Loppiano. Pur nel dolorosissimo distacco, sappiamo che possiamo contare sul suo insostituibile sostegno, che ora, dal Cielo, sarà ancora più forte…”
Salivo le scale di casa quando mi è venuta in mente l’inquilina di fronte a me con grossi problemi di salute. Non riuscivo mai a trovare un po’ di tempo per lei e anche stavolta ero tentata di rinviare, ma il pensiero di farlo a Gesù mi ha dato la spinta. Lasciata la signora contentissima di aver fatto quattro chiacchiere con me, sono stata trattenuta da alcuni inquilini che, vedendomi, volevano sentire anche il mio parere su una vecchia questione del condominio rimasta irrisolta. Avrei voluto tagliar corto, dovevo ancora preparare il pranzo, ma mi sono fermata ad ascoltare le ragioni dell’uno e dell’altro; al tempo stesso, cercavo una soluzione che riportasse l’armonia nello stabile, ma nessuna mi sembrava praticabile. Forse quello che potevo fare era solamente amare, ascoltandoli. Alla fine hanno trovato loro stessi quella che andava bene per tutti. Dopo i saluti, come a ringraziarmi, uno di loro è tornato indietro e mi ha regalato un medaglione. Ma più importante per me era aver trovato con quelle persone un rapporto che prima non c’era.
(Fulvia – Italia)
Dieci anni dopo
Quella sera trovai mia moglie affaccendata a lavare i piatti. Come dirle che la valvola mitralica che mi teneva in vita non funzionava, che bisognava operare di nuovo a distanza di dieci anni? La prima volta c’era stato lo strazio per la separazione, per i bambini che già vedevo orfani… Poi l’accettazione e finalmente la serenità, disposto a “partire” in qualsiasi momento. Infine l’operazione, dolorosa, però con un buon recupero. Ma il dono più grande era stato sentire Dio sempre vicino a noi, proprio attraverso la conseguente limitazione fisica. Intanto, contrariamente ai pronostici dei medici, si era prolungato il miracolo di una mezza salute stabile. Ora però, d’improvviso, le palpitazioni e il senso di spossatezza mi avevano fatto tornare alla realtà. Tuttavia non persi la calma, diedi un bacio ad Adita e accennai a certe analisi che il medico mi aveva prescritto. Era sufficiente perché lei comprendesse. Mi guardò con un sorriso. Anch’io le sorrisi. Era il nostro “sì” a ciò che Dio ci chiedeva. Non dovevamo far altro che abbandonarci ancora a lui.
(Annibale – Argentina)
Non è più solo
Fin da adolescente avevo un’attenzione speciale per i poveri, gli ammalati, i soli. Tanti ne ho conosciuti, fra i quali una signora con due figli, emarginati da tutti, perché con problemi psichici. Venuta a mancare lei, essi rimasero ancora più soli, ma continuarono a considerarmi come una persona di famiglia: infatti di tanto in tanto andavo a trovarli, con aiuti vari. Più tardi anche uno di loro andò a raggiungere la mamma in Cielo. Rimase F., il fratello, considerato dai vicini di casa una persona inavvicinabile perché violento. Non usciva mai da casa, né potevo farmi accompagnare nelle mie visite perché non accettava nessuno. Vera immagine di Gesù Crocifisso, decisi di andare a trovarlo. Prima però telefonai ad un’amica di venirmi a cercare se non l’avessi richiamata dopo 30 minuti. Grande fu la gioia di F. nel vedermi in casa sua, senza nessun timore: per lui era il regalo più grande mai ricevuto avere qualcuno con cui parlare. Da allora, quasi tutte le sere, mi manda un messaggio. Io rispondo cercando di infondergli speranza. Adesso F. non è più solo.
(G. – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno X– n.1° luglio-agosto 2025)
Il complesso internazionale artistico femminile Gen Verde torna con un nuovo album di canzoni inedite, brani musicali nuovi, pezzi riarrangiati e anche alcuni dei brani che sono stati lanciati negli ultimi anni.
“Tutto parla di te – Preghiera in musica” è il titolo del nuovo album della band nata dal Carisma dell’unità del Movimento dei Focolari.
“Tutto ci parla di Dio: la natura che ci circonda, l’aria che respiriamo, le persone che ci passano accanto, le gioie e le difficoltà, i momenti di profonda felicità, ma anche quelli di buio e di dolore dei quali Gesù si è preso carico sulla croce. Questo album è frutto di un’esperienza centrale per il Gen Verde. Ogni sua nota, ogni parola e ogni silenzio vuole esprimere il loro rapporto con Dio, il cuore di tutto quello che il Gen Verde è e fa”, queste le parole che descrivono l’album e che sintetizzano il motivo e l’anima dell’opera.
Nancy Uelmen (Stati Uniti), cantante, pianista e compositrice del Gen Verde afferma: “Come dice Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari: ‘La preghiera: è il respiro dell’anima, l’ossigeno di tutta la nostra vita spirituale, l’espressione del nostro amore a Dio, il carburante di ogni nostra attività’ (Chiara Lubich, Cercando le cose di lassù). Così vogliamo invitare tutti a fare un viaggio interiore insieme, guidato da ogni brano dell’album, sperando che possa essere uno strumento di preghiera in musica, così come lo è per noi”.
Com’è nata l’idea di questo album?
“Per noi più che un album è un’esperienza molto speciale – ribadisce Nancy -, perché siamo andate al cuore del Gen Verde, per quello che è e che fa. È ciò che ispira la nostra musica: il nostro rapporto con Dio. Abbiamo voluto quindi creare un album sulla preghiera e la musica, attraverso canzoni e alcuni brani strumentali, per esprimere il nostro cuore e tutto quello che siamo e facciamo. L’idea è di percorrere un viaggio interiore: ogni brano parla di un aspetto del rapporto che si può vivere con Dio e l’uno con l’altro. Come afferma il titolo, possiamo trovare Dio ovunque – nella natura, nel prossimo, nel nostro cuore –, quindi questo album è come un viaggio che può aiutarci a scoprire questa presenza. È il frutto di un’esperienza centrale per noi”.
Il Gen Verde ha sede a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino Firenze (Italia) ed è composto da venti focolarine di 14 Paesi diversi. Un mix di internazionalità, una palestra continua nell’amare la cultura, le tradizioni e i diversi tipi di musica che caratterizzano i membri del team. Da oltre 50 anni la band viaggia in giro per il mondo per testimoniare che pace, fraternità, dialogo e unità sono possibili. Ora, con questo nuovo progetto, il viaggio è all’interno di ognuno di noi per ritrovare sé stessi, Dio e gli altri.
L’album è disponibile dal 6 giugno su tutte le piattaforme digitali (Spotify, YouTube, Apple Music, Amazon music, Deezer, Tidal). L’album fisico, che contiene un libretto con le parole delle canzoni e anche delle meditazioni per aiutare alla preghiera, è disponibile sul sito Made in Loppiano.
Un uomo, uno sposo, un padre; professionista instancabile, cristiano: sono solo alcune delle caratteristiche che descrivono la persona di Giulio Ciarrocchi, focolarino sposato che, giorni fa, dopo anni di malattia, è salito al cielo. Un esempio di grande fiducia in quel disegno che Dio aveva pensato per lui.
Giulio nasce a Brooklyn (USA) da papà Andrea e mamma Romilda. Ad attenderlo c’è anche la sorellina Maria Teresa. Dopo un anno tutta la famiglia rientra a Petritoli, ridente centro delle Marche, una regione del centro Italia. Giulio andrà poi a studiare a Fermo, una città vicina. Il padre, corista del Metropolitan ed alcuni dischi incisi come solista, gli trasmette la passione del canto, che lo porterà in gioventù a comporre canzoni. E’ il 1969, nel bel mezzo della contestazione giovanile. Racconta lui stesso: “Tutto era in discussione dentro di me. Contestavo apertamente tutto e tutti, niente mi soddisfaceva”. A 22 anni conosce la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich: “una luce fortissima che aprì i miei occhi all’amore evangelico- raccontava. Cominciai dalle cose apparentemente semplici, come salutare le persone: l’altro non era più uno sconosciuto: Gesù viveva in lui. Prima frequentavo solo persone che avevano i miei stessi interessi. Ora mi accorgevo che c’erano anche i poveri, gli emarginati. Ricordo una vecchina poverissima, da tutti evitata perché diceva sempre le stesse cose e non si lavava mai. Adesso quando l’incontravo la salutavo, le davo un passaggio in macchina accompagnandola dove doveva andare. Quando si ammalò andavo tutti i giorni a trovarla in ospedale finché morì. O quel ragazzo disabile, rifiutato dalla famiglia, che proprio in quei giorni era ricoverato per aver tentato il suicidio. Gli mostrai amicizia, lo aiutai a poco a poco ad avere fiducia nella vita, a riallacciare il rapporto con i familiari, a trovare un lavoro. Provavo una tale gioia, una tale libertà, che tutto il resto quasi scompariva”.
Per Giulio seguono anni di forte impegno nel Movimento Gen, la realtà giovanile del Movimento dei Focolari, che lo porta a fare del Vangelo il suo stile di vita. E’ affascinato dai valori nei quali crede e per i quali si spende con gli altri giovani: la giustizia, l’uguaglianza, l’amicizia.
Laureatosi in Economia, a 26 anni conosce Pina. Si sposano e mettono su casa ad Ancona (Marche). Dopo tre anni giunge loro una proposta: trasferirsi a Grottaferrata (Roma) per dare una mano nella Segreteria Internazionale di Famiglie Nuove. Giulio fa un concorso in una banca a Roma e, appena lo vince, insieme a Pina e le piccole Francesca e Chiara (Sara nascerà più tardi) arrivano a Grottaferrata. E’ il 1979.
Giulio presenta il Familifest 1993Giulio con Chiara LubichGiulio e Pina con la famigliaUn incontro del centro internazionale Familgie Nuove con Chiara Lubichcon alcuni focolarini del focolare di GiulioGiulio con amici e focolariniCon alcune focolarine del focolare di PInaGiulio e Pina nel giorno del matrimonioGiulio con alcuni gen, giovani dei FocolariCon le figlie
Mentre Pina, anche lei focolarina sposata, lavora a tempo pieno alla Segreteria di Famiglie Nuove, Giulio, compatibilmente con il suo lavoro, si rende disponibile in varie attività: offrire un aiuto in occasione di incontri internazionali; condividere, insieme a Pina, le loro esperienze di vita, il lavoro di Dio su di loro, non solo ai fidanzati e alle giovani coppie, ma anche durante incontri di formazione del Movimento dei Focolari per ragazzi, giovani e convegni con rappresentanti di varie Chiese. Spesso la loro casa apre le porte per accogliere famiglie da varie parti del mondo di passaggio al centro internazionale dei Focolari, un’esperienza che è stata arricchente per tutta la famiglia.
Nel 1993 tutta la Segreteria FN, all’unanimità, gli chiede di essere lui, con la sua calda empatia e la sua bella presenza, a condurre il Familyfest, l’evento mondiale che si svolgerà al Palaeur di Roma.
Con Pina sono tra i soci fondatori dell’AMU (Azione Mondo Unito) e di AFN (Azione per Famiglie Nuove). Hanno fatto parte per due anni dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Nel maggio del 1995 improvvisamente tutto cambia. Giulio viene colpito da un ictus. Riesce a farcela solo grazie alla tempestività delle cure e alla sua incredibile forza d’animo nell’affrontare lunghi ricoveri ed estenuanti fisioterapie. Dopo alcuni mesi riesce a inviare a degli amici queste parole:
“Il giorno che sono entrato in questa clinica, la lettura della Messa parlava di Abramo invitato da Dio a lasciare la sua terra per andare dove Egli l’avrebbe condotto. Ho sentito per me quell’invito. In tutti questi anni avevo, con impegno e fatica, trovato un equilibrio. Questa malattia aveva distrutto questo equilibrio. Devo trovarne uno nuovo ed ho chiesto a Dio dove vuole condurmi. Dover cominciare tutto daccapo mi aveva un po’ spaventato. Ma Gesù mi ha dato la risposta e la forza di andare avanti”.
L’esperienza della malattia diventa un riscoprire la relazione con il Padre: “Sto vivendo una bellissima esperienza di rapporto con Dio e con la comunità anche se nel dolore fisico, che, però, ti assicuro, è veramente secondario rispetto ai grandi doni che ho ricevuto”.
Giulio non si è mai ripreso, anzi di giorno in giorno le sue condizioni diventano sempre più precarie. La sua vita e quella della sua famiglia è messa a dura prova, ma la loro unità, soprattutto quella di coppia, è così reale ed inscalfibile, così gioiosa e feconda che la stessa Lubich ha voluto sigillarla con le parole del Salmo: “In Lui si rallegrano i nostri cuori” (33,21).
Per sette anni con tanta fatica Giulio continua il lavoro in banca per raggiungere la pensione, profondamente grato ai colleghi che sono per lui aiuto e sostegno. Poi finalmente la tregua dal lavoro, ma non dal suo impegno, insieme a Pina, per le famiglie di tutto il mondo, sia lavorando, fino a che ha potuto, sia offrendo e pregando fino alla fine, certo che Pina è espressione della realtà di unità tra loro.
Nel 2007 un’altra sfida. Scrive: “Ho ritirato la risposta dell’esame istologico: un carcinoma che dovrò curare con radioterapia. “Ripeto il mio sì a Gesù. Qualcuno potrebbe dire che Dio mi ha preso di mira, dato che da 12 anni vivo già il mio non facile ‘dopo ictus’. Io invece penso di essere molto amato e Lo ringrazio per il privilegio che mi dà di partecipare al suo mistero d’amore per il bene dell’umanità.”
Nel maggio 2025 Giulio e Pina hanno festeggiato i 30 anni di malattia. Proprio così, festeggiato. E non perché fosse ormai tutto superato, ma perché, commenta Giulio, “sono stati anni di grazie”. Aveva iniziato a perdere gradualmente la memoria ma la sua dimensione spirituale era rimasta vigorosa . “Vivo nel presente, dirà il 2 febbraio 2025, e guardo in alto. Gesù mi dice, non preoccuparti, io sto qui, dietro a te”. E il 25 giugno, compleanno di Pina, in un momento di lucidità le dice: “Hai sempre fatto benissimo, ti auguro di fare sempre meglio!” Quando l’ultimo giorno sono in attesa del 118 dopo aver recitato insieme tre Ave Maria, Giulio conclude: “Maria, purissima, aiutaci tu”.
Giulio è stato un regalo per tutti coloro che lo hanno incontrato, moltissimi i messaggi di gratitudine arrivati da parenti, colleghi e amici da più parti del mondo.
Molti sono i doni di cui Giulio, attraverso la sua esistenza, ha ricolmato gli altri, come raccontano le figlie dopo il funerale:
“Quello che vorremmo condividere è la sua capacità di riconoscere la bellezza. Non quella estetica o superficiale, ma quella che scopri se vai in profondità, se superi la paura di accogliere l’esistenza con il cuore. Quella bellezza invisibile, ma potente, che si cela tra le trame della vita, che è luce nel dolore e gioia nella malattia. Quella bellezza che papà ci ha fatto sperimentare coinvolgendoci nelle sue tante passioni come l’arte, la fotografia, la musica, il teatro, i viaggi e il mare… passioni che oggi sono anche le nostre e che ci permettono di avere uno sguardo aperto e fiducioso verso il mondo proprio come ha fatto lui fino alla fine. Caro papà spesso abbiamo pensato che la vita non è stata gentile con te, ma quella gentilezza che non hai ricevuto l’hai donata tu alla tua vita e alla nostra.
In questi ultimi anni il tuo mondo fisico si è ristretto eppure il tuo mondo interiore si è dilatato, insegnandoci la gratitudine per ogni giorno vissuto”.
La redazione con la collaborazione di Anna e Alberto Friso
Condividiamo di seguito una video- intervista realizzata dal Centro Santa Chiara audiovisivi a Giulio e sua moglie Pina: Ri-innamorarsi giorno per giorno.
Nel luglio 2008 si è tenuta la prima Assemblea Generale del Movimento dei Focolari senza la fondatrice. In effetti, Chiara Lubich ci aveva lasciato pochi mesi prima, il 14 marzo. Un’incognita aleggiava nell’atmosfera già densa di emozioni e interrogativi: chi avrebbe dovuto succedere a Chiara alla guida del Movimento? Sembrava ovvio pensare alle prime compagne di Chiara, ormai anziane, ma ancora in grado di guidare una prima fase post-fondativa, almeno alcune di loro.
Durante la prima sessione dell’Assemblea, Carlos Clariá, avvocato argentino, consigliere generale, e María Voce, per molti anni segretaria della delegata centrale Gisella Cagliari, hanno tenuto un discorso di carattere giuridico su un tema rilevante per l’Assemblea. Ricordo che ero seduto accanto al noto teologo Piero Coda. Quando hanno concluso il loro intervento, gli ho detto con una certa sfrontatezza: «Ecco la nostra nuova presidente». La verità è che il modo in cui aveva spiegato le cose mi aveva impressionato molto.
Maria Voce (Emmaus) è stata eletta al terzo scrutinio, non senza una certa “suspense”. Iniziava una nuova tappa per l’Opera di Maria. Anche io sono stato eletto come consigliere.
Un pomeriggio, dopo le elezioni, mentre uscivamo dal Centro Mariapoli di Castelgandolfo, Emmaus mi si avvicinò e mi disse più o meno queste parole: «Ho pensato di affidarti la cura degli studi e la cultura nel nuovo consiglio. Sei un uomo di pensiero e mi sono sempre piaciuti i report annuali che facevi quando eri responsabile regionale in America Latina». Durante i sei anni seguenti, il rapporto con lei è stato caratterizzato dalla normalità.
Nell’Assemblea del 2014 Emmaus è stata rieletta, mentre i partecipanti hanno riposto la loro fiducia in me come Copresidente. Da quel momento il rapporto si è intensificato enormemente, senza perdere la sua normalità. Ricordo che all’inizio provavo una certa apprensione all’idea di dover lavorare fianco a fianco con una presidente che apparteneva alla generazione immediatamente successiva a quella della prima ora, ma questa sensazione è durata poco. Ho sempre percepito da parte sua grande rispetto e considerazione, il che mi ha lasciato molta libertà. Io arrivavo con una manciata di idee nuove e lei mi sosteneva con la sua saggezza ed esperienza. Nei nostri interventi congiunti preparavamo l’essenziale e ci completavamo con semplicità. Una volta le ho detto: «Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, mi sento sicuro di esporre alcune idee creative solo quando ti ho al mio fianco». Abbiamo fatto lunghi e importanti viaggi in India e in Cina, dove ho potuto constatare la sua capacità di penetrare nelle situazioni più intricate e di relazionarsi con personalità molto diverse.
Maria Voce, Emmaus, passerà alla storia del Movimento dei Focolari come la prima presidente della fase post-Chiara Lubich. Se pensiamo che quando ha assunto l’incarico erano ancora vivi molti dei primi compagni e compagne di Chiara, possiamo capire la “resilienza spirituale” con cui ha operato in quei primi anni; non perché fossero persone difficili, semplicemente perché erano i primi, le braccia della fondatrice, persone che in qualche modo erano partecipi del carisma fondante.
Emmaus passerà alla storia del Movimento dei Focolari per essere stata la presidente del “nuovo assetto”, il primo passo innovativo-organizzativo del Movimento nell’era post-Chiara, in fedeltà creativa al carisma. Nel suo primo mandato, mentre l’assenza di Chiara si faceva sentire e poteva provocare scoraggiamento, ha girato il mondo per confermare i membri e gli aderenti delle comunità dei Focolari nel loro impegno per un mondo più fraterno e unito – secondo il carisma della fondatrice. Nel secondo mandato ha iniziato a preparare il Movimento alla fase di inevitabile “crisi” che si profilava all’orizzonte e che papa Francesco ha identificato come una grande opportunità. E, a proposito, la grande stima che il papa argentino le ha tributato, facendoglielo notare in ogni occasione, dimostra un’altra sua caratteristica: il suo spirito ecclesiale.
Ho sempre ammirato in Emmaus la sua sobrietà, la sua libertà interiore, la sua determinazione e la sua capacità di discernimento, in cui era aiutata da una solida formazione giuridica che la supportava.
Maria Voce passerà alla storia del Movimento come “Emmaus”, ad evocare la centralità di Gesù in mezzo ai suoi, un principio assolutamente non negoziabile per lei.
Grazie, Emmaus, per aver detto un “sì” solenne, nel momento più difficile della nostra ancora breve storia. Maria ti avrà accolto tra le sue braccia, ti avrà presentato suo Figlio e insieme ti avranno portato nel seno del Padre che è stato la fonte perenne della tua ispirazione.
Jesús Morán Copresidente del Movimento dei Focolari