Pace, accoglienza, coraggio, giustizia, dialogo, speranza, solidarietà, insieme, fraternità, unità: parole che esprimono il nostro impegno planetario, forte, concreto che inizia da piccoli gesti quotidiani, affinché tacciano le armi e cessino tutti i conflitti, in ogni angolo del mondo.
[…] Essere convinti che, perché sia realtà la civiltà dell’amore, bisogna far irrompere nel mondo una corrente d’amore che lo invada; senza di essa ogni cosa rimane a livello di sogno, è segnata già dalla fine. […] L’amore. Insegnare ad amare. Ma sa veramente amare chi sa d’essere sinceramente amato. È una costatazione umana questa, ma che non vale meno nel campo soprannaturale. Sapere d’essere amati. Da chi? Da Colui che è l’Amore. Bisogna aprire gli occhi a più nostri fratelli possibile affinché vedano, scoprano quale fortuna essi possiedono, spesso senza saperlo. Non sono soli su questa terra. C’è l’Amore; hanno un Padre che non abbandona i figli al loro destino, ma li vuol accompagnare, custodire, aiutare. È un Padre che non carica pesi troppo gravosi sulle spalle altrui, ma è il primo a portarli. Nel caso nostro: che non lascia alla sola iniziativa degli uomini il rinnovamento della società, ma è il primo che se ne prende cura. Bisogna che gli uomini sappiano questo e ricorrano a lui consci che nulla gli è impossibile. Credere dunque d’essere amati da Dio per poter lanciarsi con maggior fede nell’avventura dell’amore e lavorare insieme a lui alla Nuova Umanità. Poi mettere al centro dei nostri interessi l’uomo e condividere con lui sventure e successi, beni spirituali e materiali. E, per bene amare, non vedere nelle difficoltà e storture e sofferenze del mondo solo mali sociali cui portare rimedio, ma scorgere in esse il volto di Cristo, che non disdegna di nascondersi sotto ogni miseria umana. È lui la molla che fa scattare le migliori energie del nostro essere – specie di noi cristiani – in favore dell’uomo. E giacché l’amore di cui parliamo non è certo solo filantropia, né solo amicizia, né pura solidarietà umana, ma soprattutto è dono che viene dall’Alto, mettersi nella migliore disposizione per acquisirlo, nutrirsi e vivere della Parola di Dio. […] E ognuno nel suo piccolo o grande mondo quotidiano, in famiglia, in ufficio, in fabbrica, nel sindacato, nel vivo dei problemi locali e generali, nelle istituzioni pubbliche della città o di più ampie dimensioni, fino all’O.N.U., sia veramente costruttore di pace, testimone dell’amore, fattore di unità.
Quasi 9.000 chilometri di distanza da Loppiano (Italia), sede del gruppo internazionale Gen Rosso. Per la prima volta la band è atterrata in Mongolia, il Paese dell’Asia orientale racchiuso fra Russia e Cina. Su invito del Prefetto Apostolico cardinale Giorgio Marengo che guida la giovane e vivace Chiesa cattolica in Mongolia – circa 1.500 battezzati su tre milioni e mezzo di abitanti -, come una tappa di preparazione delle comunità al Giubileo della Chiesa Cattolica del 2025. “Una Chiesa giovane, fatta di giovani, ha bisogno di un linguaggio giovane per parlare alla gente – ha confidato il cardinale -. Sono cresciuto con i canti del Gen Rosso. Poi una persona mi ha proposto di contattarvi per farvi venire qui in Mongolia. L’ho pensata come un’ottima opportunità di fare animazione missionaria stile Gen Rosso, che è particolarmente adatto ad una realtà come la Mongolia dove la Chiesa è all’inizio. Il linguaggio dell’arte, dei testi del Gen Rosso hanno un orizzonte molto ampio e quindi mi è sembrata un’occasione d’oro”.
Dal 23 novembre al 2 dicembre 2024 il Gen Rosso ha incontrato alcune centinaia di persone, per lo più giovani che hanno partecipato a vari workshop in diverse discipline artistiche – danza hip hop, broadway, party dance e canto corale -, per terminare con un concerto che si è tenuto il primo dicembre nella capitale Ulan Bator.
“Abbiamo pensato ad un concerto ‘partecipato’ a cui hanno contribuito anche i giovani del posto che abbiamo incontrato nei primi giorni della nostra permanenza in Mongolia – racconta la band -. Lo scopo? Favorire lo scambio culturale fra i giovani e prepararli per animare tutti insieme il concerto del 1 dicembre. Abbiamo cantato principalmente in inglese, qualcosa in italiano e almeno una strofa della canzone “Speranza di Pace” (Hopes of Peace) in lingua mongola. Il desiderio è stato quello di contribuire a promuovere una cultura di pace e fraternità, fondata sui valori della condivisione e dell’unità”.
Fra i vari appuntamenti, gli incontri con i bambini dell’orfanotrofio, con i senza fissa dimora e con alcune famiglie nomadi. “Una grande emozione poter stare con loro, cantare le canzoni insieme ai bambini, dare speranza a queste persone, ma anche conoscere le loro culture e tradizioni” commentano Emanuele Chirco ed Adelson Oliveira del Gen Rosso. A seguire, si è tenuto un incontro con giovani artisti del posto per promuovere attraverso la musica e l’arte una cultura di pace e fraternità. La band, nata nel 1966 a Loppiano su ispirazione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, diffonde infatti proprio questi valori attraverso la musica. Prima di ripartire, il Gen Rosso è stato anche ricevuto dall’Ambasciatrice d’Italia in Mongolia, dott.ssa Giovanna Piccarreta.
Il viaggio del Gen Rosso è stato una tappa importante per la comunità locale. Qui nel 2002, quando Papa Giovanni Paolo II eresse la Prefettura, la Chiesa mongola contava poco più di un centinaio di fedeli e pochi religiosi e sacerdoti. Il cardinale Giorgio Marengo è arrivato nel 2003 come missionario della Consolata. La comunità dei credenti continua, pian piano, a crescere. Nel 2023 lo storico viaggio di Papa Francesco per portare un messaggio di speranza.
“È stata una bella esperienza di amicizia con il Gen Rosso, dove si sentiva questo comune denominatore che è Gesù che ci unisce – commenta il card. Marengo al termine del tour -. Ci siamo subito sentiti in sintonia. Mi porto anche la bellezza nel vedere come i vari membri della band si rapportano fra di loro in un’attenzione fraterna. E la certezza che quando sarebbero saliti sul palco avrebbero offerto un’esperienza di bellezza, di profondità per far riflettere le persone”.
Lorenzo Russo
Per informazioni e prossimi appuntamenti del Gen Rosso: www.genrosso.com
“Il concorso è stato e continua ad essere un modo per far conoscere Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, in particolare alle nuove generazioni e ad un pubblico che ha con lei un approccio di carattere culturale”, dice Giuliano Ruzzier, insegnante e collaboratore del Centro Chiara Lubich.
Il concorso è promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, New Humanity e la Fondazione Museo Storico del Trentino. La tematica di quest’anno è la pace: riflettere sul significato di questa parola, di questa realtà, alla luce del contributo che ci ha lasciato Chiara Lubich. “Nel suo vasto patrimonio, considerando gli ambiti in cui lei si è espressa in maniera esplicita su questa tematica – spiega Ruzzier – abbiamo individuato quattro sotto prospettive a partire delle quali si può riflettere sulla tematica della pace”.
Le piste su cui camminare vanno dal dialogo costruttivo tra persone di religione e culture diverse al superamento delle disparità economiche, dall’impegno personale per la fraternità generando relazioni di prossimità alla diffusione di una cultura di pace. “Chiara Lubich ha guardato all’umanità intera. Noto è il suo invito ad ‘amare la patria altrui come la propria’”, continua il professore Giuliano Ruzzier. “Sicuramente qualcosa che caratterizza il pensiero e la vita di Chiara è il l’accento che dà alle relazioni di prossimità nella quotidianità. Come lei ha detto, anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili, intelligenti, espressioni del nostro amore. Non c’è gesto piccolo che non abbia una ricaduta sul corpo sociale”.
Il concorso è rivolto a bambini delle scuole elementari, ragazzi delle scuole medie e giovani delle scuole superiori. “Come già è successo negli anni scorsi, anche per quest’anno in modo particolare, speriamo una ampia partecipazione anche da parte delle scuole italiane all’estero giacché la tematica scelta ha una chiara portata internazionale”.
Chiediamo a Giuliano Ruzzier, cosa direbbe lui come insegnante ai suoi colleghi per consigliare di partecipare a questo bando. “A me sembra che con questo concorso venga offerta ai ragazzi la possibilità di riflettere in maniera originale e autonoma su una tematica sicuramente di grande attualità e importanza come quella della pace. Inoltre, offre anche la possibilità di confrontarsi con il pensiero significativo di una donna che ha percorso e ha vissuto in maniera particolarmente significativa il ‘900. E che si è espressa in molteplici forme”.
Il 30 settembre 2024 il Focolare Meeting Point ha ospitato la delegazione coreana della Lee Tae Seok Foudation, insieme al regista Soo-Hwan Goo che ha presentato ai partecipanti il documentario intitolato “Resurrection”. “Resurrezione” racconta la storia di John Lee Tae Seok, noto anche come “Fr. Jolly” (don Allegro), salesiano coreano che ha dedicato la sua vita alla cura dei più poveri e sofferenti, specialmente in Sud Sudan, e la storia di una settantina dei suoi studenti a un decennio dopo la sua morte. Nonostante la sua vita purtroppo breve, Fr. John Lee, ha lasciato un segno indelebile nel cuore delle persone che ha incontrato, grazie al suo impegno come medico, educatore e uomo di fede. La sua eredità continua a ispirare migliaia di persone in tutto il mondo.
Vivere la Chiesa nella sua dimensione comunitaria attraverso il metodo sinodale. Questo uno dei messaggi scaturiti dal Convegno ecclesiale organizzato dal Movimento dei Focolari di Italia e Albania che si è tenuto a inizio novembre presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo in Italia. Un evento che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone, di diverse età e vocazioni, che aderiscono alla spiritualità dei Focolari, ma anche referenti di altre associazioni.
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili dei Focolari in Italia e Albania hanno messo in luce il percorso compiuto finora insieme ad altre realtà della Chiesa italiana. È nato tutto da “un profondo dialogo cresciuto nel tempo, tra sacerdoti e laici; un lavorare insieme, persone di tutte le diramazioni dell’Opera di Maria (ovvero Mov. dei Focolari); una valorizzazione crescente di tutti quelli che a vario titolo operano nella chiesa locale e negli organismi diocesani e nazionali. […] Sentiamo che in questi ultimi anni è molto cresciuta questa sensibilità all’interno del Movimento e sia a livello nazionale che locale si collabora molto di più con altri Movimenti e Associazioni ecclesiali”.
Nella prima giornata, il prof. Vincenzo Di Pilato, docente di Teologia fondamentale e coordinatore Accademico del Centro Evangelii Gaudium ha messo in rilievo (testo) la figura di Maria come Madre di Dio e Madre dell’umanità, evidenziando la radice trinitaria dell’incarnazione e la dimensione sociale di Maria.
A seguire il Card. Giuseppe Petrocchi ha approfondito la realtà dell’essere Chiesa oggi, sottolineando come occorre avere una bussola valoriale per capire come muoversi, quale chiesa essere e come essere chiesa. Bisogna studiare e amare il contesto socioculturale del territorio in cui si agisce e guardare i segni dei tempi: cosa il Signore ci chiede oggi.
Spazio quindi a varie esperienze su progetti educativi rivolti alle persone emarginate, sulle nuove generazioni, la fraternità universale, l’opzione dei “poveri” per una sinodalità inclusiva.
La seconda giornata si è arricchita con la presenza della Dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia, Vita, la quale ha portato il saluto e l’incoraggiamento del Prefetto del Dicastero il Card. Kevin Joseph Farrell. La dott.ssa Ghisoni ha donato una riflessione meditativa dal titolo “Dimensione mariana: una Chiesa dal volto sinodale”. Ripercorrendo la vita di Maria ha affermato che anche noi dobbiamo “fidarci di Dio che è fedele. A noi, lontano da ogni trionfalismo, stare in piedi davanti alle situazioni più dure della nostra società, della nostra famiglia, del nostro movimento. A noi non vergognarci se sembriamo appartenenti ad un gruppo di falliti, se abbiamo tra noi dei pusillanimi, e accogliere la chiamata ad una sempre nuova generatività, annunciando con la vicinanza, la cura, l’ascolto, con intelligenza, attenzione e dialogo, che Dio è fedele, è vicino, è misericordioso”.
E ha ricordato le parole che il Cardinale Farrell ha indirizzato al Movimento dei Focolari nell’80° della sua nascita: “L’ideale che Chiara (Lubich) vi ha trasmesso rimane sempre attuale, anche nel mondo secolarizzato di oggi, così diverso da quello degli inizi dell’Opera. Il vostro carisma contiene in sé una grande carica vitale, ma come dice spesso il Santo Padre: ‘non è un pezzo da museo… bisogna che entri in contatto con la realtà, con le persone, con le loro inquietudini e i loro problemi. E così, in questo incontro fecondo con la realtà, il carisma cresce, si rinnova e anche la realtà si trasforma, si trasfigura attraverso la forza spirituale che tale carisma porta con sé’”.
Con Marina Castellitto e Carlo Fusco si è approfondito il tema sull’universale vocazione alla santità, attraverso le figure di alcuni membri dei Focolari per i quali è stata avviata la causa di beatificazione.
A seguire l’esperienza della Settimana Sociale dei cattolici italiani tenutasi a Trento nel mese di luglio 2024. “Quei giorni sono stati un’esperienza di ascolto e approfondimento del qui ed ora del nostro tempo: interrogarci sul nostro essere comunità di credenti nella più vasta comunità ecclesiale e quindi politica come storia e trama di relazioni umane” ha affermatoArgia Albanese presidente del Movimento politico per l’unità (Mppu) Italia.
La giornata è proseguita con l’esperienza della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL) alla presenza della segretaria dott.ssa Maddalena Pievaioli. La Consulta è il luogo nel quale esse vivono in forma unitaria il rapporto con l’Episcopato Italiano offrendo la ricchezza delle loro associazioni e accogliendone fattivamente i programmi e le indicazioni pastorali. L’augurio è che si possa sempre più diffondere questa realtà all’interno delle Associazioni.
A chiudere la condivisione di alcune buone pratiche come il Centro Evangelii Gaudium, le esperienze del Movimento Diocesano di Pesaro e Fermo e approfondimenti sul dialogo ecumenico e su quello interreligioso, sul dialogo con persone di convinzioni non religiose e su quello con il mondo della cultura.
L’ultimo giorno ha visto la partecipazione di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari. Margaret ha raccontato la sua recente esperienza al Sinodo in quanto convocata tra nove personalità in qualità di invitati speciali. “Il Sinodo, con i suoi 368 partecipanti, tra vescovi e laici, di cui 16 delegati fraterni di altre Chiese cristiane, ci ha offerto un esempio perfetto della dimensione universale di questa speranza – ha affermato Margaret –. Venivamo da 129 nazioni e ciascuno di noi era portatore della propria realtà: di pace, di guerra, di povertà, di benessere, di migrazione, di gioie e dolori di ogni genere. Per questo direi che il primo messaggio forse il più importante, è la dimensione profondamente missionaria del Sinodo. […] E la prima lezione che abbiamo imparato è: camminare insieme, testimoniare insieme, abbiamo bisogno gli uni degli altri. La seconda lezione è stata la pratica spirituale del discernimento che richiede: libertà interiore, umiltà, fiducia reciproca, apertura alla novità”. (…) La nostra responsabilità è “quella di farsi portatori di sinodalità in ogni ambito: quello ecclesiale in primis, basti pensare a quanti tra noi, e qui sarete moltissimi! sono impegnati nella propria Chiesa locale. Ma, noi membri dell’Opera di Maria, non possiamo limitarci solo a questo ambito, siamo un Movimento laico e questa laicità è essenziale, viene dal Carisma e non possiamo perderla. Il Sinodo ha sottolineato in moltissime occasioni che dobbiamo ‘allargare la nostra tenda’ per includere proprio tutti, specialmente quelli che si sentono fuori”.
Jesús Morán ha tenuto una meditazione-riflessione sull’essere oggi Chiesa di speranza. “La speranza – ha affermato – ci fa superare la paura. La speranza va unita alla fede e all’amore, le tre sorelle della vita teologale. La speranza è una virtù comunitaria, ci libera dall’isolamento dell’angoscia e ci lancia verso il “noi”; un “noi” che diviene amore concreto al fratello”.