Movimento dei Focolari

Intervista a Vera Araujo

Apr 8, 2001

A conclusione della scuola per gli imprenditori dell'economia di comunione. 9 Apr. 2001

DQuali le novità che sono emerse a conclusione di questa prima scuola degli imprenditori che aderiscono al progetto dell’Economia di Comunione a dieci anni di vita di questo progetto? Dopo 10 anni di vita del progetto di Economia di Comunione si sentiva un po’ dappertutto il bisogno di raccogliersi, di fare il punto della situazione e di vedere quali nuovi traguardi si aprivano davanti a noi. E questo ci è stato indicato da Chiara Lubich nel suo tema programmatico, dove lei ha voluto risottolineare e rilanciare quelle che erano proprio le ispirazioni originali del progetto. Il tema si è svolto in quattro punti fondamentali: Le finalità del progetto, cioè l’aiuto ai bisognosi attraverso la condivisione degli utili delle imprese; La cultura del dare come un humus culturale che sta alla base delle attività delle imprese; Gli “uomini nuovi”, ossia laici impegnati a consacrare le realtà umane; La creazione, a partire da questo… di scuole di formazione per gli imprenditori. Lanciando questi quattro punti, Chiara Lubich ha indicato delle strade da percorrere, raccolte dagli imprenditori presenti con grande serietà ed impegno. Nel programma che abbiamo svolto in tre giorni, anzitutto nel primo ci siamo concentrati sulla vita e sulla realtà delle imprese, nel secondo giorno ci siamo più raccolti intorno alle idee, alle teorie economiche che potrebbero stare a base e che potrebbe illuminare la vita, l’azione delle imprese. In tutto questo lavoro c’è stato un grande contributo anche di esperti che si sono raccolti intorno agli imprenditori per lanciare questa idea. C’è stato anche un gran lavoro di confronto e di raccordo tra gli imprenditori di imprese dello stesso settore, e nell’ambito dei gruppi linguistici, per cui c’è stato un grande dialogo fra tutti, in modo che la conoscenza si approfondisse e che tutte le idee che potevano sorgere fossero raccolte. Un altro punto importante è stato il lancio dell’idea di Chiara di creare intorno alle cittadelle del Movimento dei poli industriali. DDa questa scuola è emersa anche qualche nuova iniziativa? Ecco, l’iniziativa nuova è stata appunto la richiesta di Chiara di creare un Polo industriale nelle cittadelle del Movimento. Già 10 anni fa, era nato il polo industriale accanto alla cittadella Araceli, vicino a S. Paolo in Brasile, un polo che in questi 10 anni si è sviluppato e che conta oggi 6 aziende ed è un faro di credibilità per l’Economia di Comunione. Chiara quest’anno ha lanciato l’idea che questa realizzazione avvenga anche in Italia, nella cittadella del Movimento qui a Loppiano, vicino Firenze. Come per il Brasile, Chiara diceva: “Siamo poveri, ma tanti”, e quindi si tratta di fare una raccolta di fondi da parte di tutti, cioè che vengano non solo dagli imprenditori, ma da tutti quelli che amano l’Economia di Comunione, del Movimento e fuori del Movimento. DUna forma di azionariato popolare? Sì, una forma di azionariato popolare che si è incominciato a fare ancora durante l’incontro e che ha già raccolto una somma considerevole per iniziare questa attività. DE quale è il significato di queste cittadelle con un Polo industriale? Una cittadella del Movimento ha come identità gridare con la sua vita il Vangelo. E’ una testimonianza di vita evangelica in un contesto normale, ma con rapporti di carità, di unità, di solidarietà fra popoli, etnie diverse. Ora il polo industriale conferisce alla cittadella un’altra dimensione: dare testimonianza che la vita evangelica è capace di penetrare tutti gli aspetti della vita umana, sia quelli spirituali, sia quelli più temporali. DDal dibattito emerso in questi giorni, qual’ è l’ apporto dell’Economia di Comunione all’attuale crisi dell’Economia mondiale che crea un sempre maggiore divario tra ricchi e poveri? In questo senso il professor Stefano Zamagni ha dato un suo contributo specifico nella tavola rotonda fatta da 4 esperti di varie nazionalità. Lui ha detto che uno dei contributi essenziale dell’Economia di Comunione era proprio quello di immettere in questo clima di competizione, che ormai non è solo tipico della vita economica ma che sta invadendo tutte le dimensioni della vita – da quello familiare a quello politico ecc., con delle ripercussioni gravi per la vita umana – un nuovo paradigma, non della competizione, ma un paradigma dell’amore, dell’unità. Lui considerava questo come uno dei più grandi contributi che l’Economia di Comunione può dare. Un ‘altro esperto, la prof. Emanuela Silva del Portogallo, ha affermato che l’EdC porta come contributo teorico il senso della solidarietà e della condivisione in un mondo come quello economico in cui impera l’individualismo, in cui la razionalità scientifica e l’affermazione del proprio io sono paradigmi fondamentali. Con l’Economia di Comunione si immettono in questo tessuto il senso della solidarietà e il senso della condivisione. DNell’attuale ricerca anche a livello teorico nel campo dell’economia i valori testimoniati dalle aziende dell’EdC si può dire che costituiscono una risposta ad una ricerca in atto, oppure si pongono in netto contrasto con quanto sta maturando a livello di elaborazione teorica nel mondo economico? Va in contrasto con quelle che sono le idee dominanti della globalizzazione. Esiste nel mondo dell’Economia oggi tutto un settore che possiamo chiamare economia alternativa o il terzo settore o economia solidale, o economia civile . C’è tutta una serie di proposte che sono in contrasto con questo tipo di economia razionalista ed individualista, neo liberale, l’economia di mercato. L’EdC si inserisce accanto a queste forme di economia alternativa dando però un suo specifico contributo. DQuale? Appunto questo di immettere nell’Economia profit i grandi valori della solidarietà e della condivisione che normalmente vengono richiesti solo dall’economia non profit, cioè quella che non ricerca il lucro. Invece l’Economia di Comunione si attua dentro l’Economia di mercato, cioè quella profit, che ricerca gli utili, però proponendo appunto di condividere gli utili con i meno abbienti della società.  

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