«I giovani sono in genere, nell’oggi, l’avanguardia del domani. Dalle domande e dai desideri spesso impetuosi, dalle loro opinioni ed esigenze spesso impazienti ed eccedenti, si può apprendere qualcosa di ciò che passa nella coscienza degli uomini di una data epoca. Chi è molto a contatto con i giovani, incontra due tendenze che sembrano contraddirsi: da una parte i giovani vogliono la vicinanza, l’uguaglianza, l’immediatezza, e chi è lontano da loro o troppo in alto non viene né accettato né capito. Essi desiderano che chi ha da dire qualcosa non sia troppo diverso da loro, ma che conosca allo stesso tempo dal di dentro la loro situazione; vogliono insomma che non si senta al di sopra degli altri, e che non faccia cadere le risposte dall’alto. Nello stesso tempo però – ed è questa l’altra tendenza – scopriamo in loro una grande fame di originalità, di avere un modello davanti, di seguire un Ideale di vita accettabile. I giovani vogliono attingere la loro vita da una profondità che loro stessi non sono più in grado di raggiungere, da una fonte dalla quale si sentono tagliati fuori. Cercano qualcuno che sia loro vicinissimo e che nello stesso tempo “venga dalla terra delle lontane sorgenti” per fargliene bere l’acqua. Cercano qualcuno che sia uguale a loro e nello stesso tempo tutto diverso. Cercano qualcuno che sia piccolo e nello stesso tempo porti con sé una grandezza senza la quale la vita è piatta, frivola e vuota. In un senso più lato di quello specificamente religioso e cristiano possiamo dire: la gioventù, anzi l’umanità di oggi è attirata nello stesso tempo da: pratica e mistica, vicinanza e autorità, fraternità e mandato. Non si tratta forse di nostalgia di Gesù Cristo? del Figlio di Dio che ci viene incontro come figlio di Maria, del Messia che appartiene alla famiglia del falegname? Sì. E questa nostalgia di Gesù Cristo è nello stesso tempo anche nostalgia del sacerdote: di quel sacerdote che rende credibile il suo messaggio con la sua vita personale, e lo testimonia con la sua propria esperienza, pur avendo avuto una investitura da Gesù Cristo stesso. Il sacerdote in sé è un uomo come gli altri; non si eleva al di sopra di essi come uno che è più in su e migliore; ma è anche vero che Gesù Cristo, da parte sua, si è impresso in lui, lo ha preso e lo ha mandato perché avvicini e testimoni Lui stesso e trasmetta il suo Messaggio e la sua Vita. Se nel sacerdote c’è qualcosa di diverso, questa diversità può giustificarsi soltanto a causa di Gesù Cristo e per Lui. Quindi occorre coraggio: coraggio di distinguersi e coraggio di esser vicini; coraggio di vivere in contemplazione e coraggio di servire con semplicità e umiltà; coraggio di salire il monte Tabor e coraggio di lavare i piedi al prossimo: è questa la figura del sacerdote oggi. E questa figura corrisponde ai desideri del nostro tempo, alla nostalgia di quel Gesù Cristo che viene dal Padre che è nei Cieli e nello stesso tempo vive la vita giornaliera della gente semplice. Vivere Cristo, vivere la sua missione, vivere la sua autorità sullo sfondo di Maria serva del Signore, questo significa essere sacerdoti oggi […]». (Continua) Klaus Hemmerle : Il sacerdote oggi/1 Prossimo evento per il mondo sacerdotale:
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