Parte 1 In un ricco scambio di visioni, si guardano le criticità di quattro continenti. Per l’Asia parla Andrew Recepcion, filippino, presidente dell’Associazione dei missiologi cattolici. In un continente dove risiede il 58,8% del totale della popolazione mondiale, e solo il 13,2% è cristiano, le sfide principali che la chiesa affronta partono dall’annuncio del Vangelo – sconosciuto dai più – realizzato attraverso il dialogo con le culture, che rende la Chiesa locale realmente presente nella vita del popolo; con le grandi religioni asiatiche; con i poveri, per unirsi con loro nella lotta per un mondo più umano.
Altra voce, altro continente: Martin Nizigiyimana, sacerdote di origine ruandese, spiega l’oggi della chiesa in Africa, partendo da uno sfondo storico, in cui «leggere, anche nelle vicende dolorose, una crisi di crescita, che chiede umiltà e collaborazione per assumersi la responsabilità storica del regno di Dio nel mondo». In questo contesto la chiesa è chiamata a porsi al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. L’Africa è conosciuta per i suoi problemi, ma adesso c’è uno sguardo nuovo sul continente, quello indicato da Benedetto XVI nel sinodo del 2009: l’Africa come «un immenso “polmone” spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza». E in questo senso cita tre esperienze significative dei Focolari in Africa: l’azione di nuova evangelizzazione a Fontem in Camerun, la scuola per l’inculturazione a Nairobi in Kenya e la testimonianza della Mariapoli permanente di Man in Costa d’Avorio durante la guerra civile.
Dall’America Latina, in collegamento skype da Buenos Aires, José Maria Poirier, direttore della rivista Criterio, offre uno sguardo sul card. Bergoglio prima dell’elezione: «Poco conosciuto dai mezzi di comunicazione, attento ai rapporti personali. Uomo abituato al governo e al tempo stesso molto fraterno sia con i sacerdoti che con i laici. Uomo della cultura dell’incontro, quindi del dialogo». Intuizioni sulle linee guida del papato? Continua Poirier: «Tolleranza zero per la questione abusi, chiarezza sull’economia e sulle finanze vaticane, cambiamenti nello stile della Curia romana. Propensione per il rapporto pastorale tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo. Preoccupazione per i poveri, gli ultimi, coloro che soffrono per squilibri sociali».
Interessanti le voci di tre Paesi europei: Germania, Irlanda, Spagna, ciascuno attraversato da particolari sfide sul fronte chiesa-società. Christian Hennecke, incaricato per il settore pastorale missionaria nella diocesi di Hildesheim, nel nord della Germania, evidenzia le difficoltà economiche, la necessità di crescere nella fede, la diminuzione delle vocazioni di ogni tipo. Ma è proprio in questa situazione che si fanno strada modi nuovi e promettenti di essere Chiesa. Tra le piste indicate da Hennecke, frutto di un cammino condiviso tra chiesa cattolica e protestante, c’è quella di rinforzare l’aspetto della Parola di Dio vissuta comunitariamente.
Che cosa accade oggi alla chiesa in Spagna? si chiede Manuel Bru, sacerdote giornalista a Madrid. Anche lui individua punti di attenzione: la diminuzione della presenza pubblica della chiesa, in un contesto di scelte legislative contrarie alla dottrina della Chiesa cattolica; la riduzione dei membri anche tra i movimenti; l’abbandono della pratica religiosa sia dei giovani che delle donne; la perdita di entusiasmo nei sacerdoti, con un senso di affaticamento. Come servire di più la chiesa in Spagna? «Inserirci nella nuova onda di radicalità evangelica di Papa Francesco, puntando al primato dell’amore concreto».
Mons. Brendan Leahy, di recente consacrato vescovo di Limerick (Irlanda), traccia alcune linee riguardanti il mondo anglosassone. Il riferimento all’impatto degli scandali degli ultimi anni è d’obbligo. «A volte nelle chiese succedono cose che ci fanno fare passi, che altrimenti non avremmo mai fatto: in questo caso è nata una scoperta del ruolo dei bambini e ragazzi nella Chiesa, non tanto come oggetto dell’azione pastorale quanto piuttosto soggetti attivi nella vita della comunità». Di fronte alla cultura sempre più secolarizzata si sente una certa polarità di posizioni dentro la Chiesa: c’è chi cerca la via del dialogo e chi segue una difesa della fede senza compromessi. Occorre trascendere le visioni ideologiche. Come fa Papa Francesco: il suo stile, la spontaneità nei gesti e la sua libertà nel dire le cose colpiscono anche chi non frequenta la Chiesa.
Sono tutte sfide ma anche opportunità, nelle quali si intravede una strada da percorrere, riconoscendo i “segni dei tempi”. Si tratta di ripensare la storia dunque, «con uno sguardo grato allo Spirito Santo che l’ha portata avanti nel tempo» – come ha affermato Maria Voce in apertura dei lavori del laboratorio di riflessione del 12-13 giugno. Dietro gli importanti cambiamenti cui stiamo assistendo, la presidente dei Focolari invita a «sottolineare la regia dello Spirito Santo, la continua capacità della chiesa di rispondere a sfide sempre nuove».
Promuovere la pace attraverso lo sport
Promuovere la pace attraverso lo sport
0 commenti