Intervista a Margrit (Francesca Monteiro) in occasione della sua partenza dalla Mariapoli Victoria di Man. Settembre 2021

 

Margrit è una focolarina brasiliana, che ha vissuto più di 30 anni in Costa d’Avorio, prima ad Abidjan poi a Man. Ha contribuito, in queste terre, allo sviluppo del Centro Nutrizionale dei Focolari, e alla vita dell’Opera di Maria in tutti i suoi aspetti. L’abbiamo incontrata prima della sua partenza per il focolare di Lomé, in Togo.

 

Cosa ti resta nel cuore dopo questi oltre 30 anni in Costa d’Avorio?

 

Recentemente, ascoltando la voce di Dio, mi è sembrato che mi chiedesse: “Ti ricordi dove e quando hai lasciato tutto? “. Cioè, il giorno in cui ho seguito Gesù. Allora, un forte invito ho sensito in me, diceva: “Ora ti chiamo per una nuova esperienza”. Poi, è come se mi facesse questa domanda: “Come vuoi farla?” E ho sentito questa risposta dentro, “non ho un desiderio particolare di come fare questa nuova esperienza, ma voglio solo seguire Gesù, come ho cercato di fare in altre situazioni. Seguire semplicemente Gesù”. Questo è quello che ho nel cuore.

Con Mgr Beby Gneba, vescovo di Man

 

Ci racconti la tua più bella esperienza in focolare in Costa d’Avorio?

Ho vissuto molte belle esperienze. Una che mi viene in mente è quella che ho fatto quando ho iniziato ad Abidjan, dove ho vissuto per 10 anni. Eravamo in due ad avviare il focolare di Abidjan. È un’esperienza difficile da sintetizzare, ma ricordo che ad un certo punto è stato forte per me rendermi conto che eravamo chiamati a fare nascere l’Opera. Sono cresciuta in Brasile, nel Movimento già costituito e fino ad allora non avevo mai pensato a come fosse nato il Movimento. Ad Abidjan, l’esperienza più bella è stata rendermi conto che Gesù mi chiamava personalmente per aiutare a costruire quest’Opera, che Gesù contava su di me per costruire l’Opera. Mi sono impegnata molto. Non mi sono posta la domanda su come farlo; ciò che mi ha guidato è stata questa voglia di vivere perché il nostro focolare fosse bello, perché ogni persona che entrava, come diceva Chiara, trovasse Gesù, e nient’altro. La presenza di Gesù non dipende da ciò che si mette in casa, dalle ricchezze, ma è Gesù in mezzo a noi che può agire. Vivo così da anni. Oggi la comunità di Abidjan è lì e dà il suo contributo alla Chiesa.

 

E la tua più bella esperienza come Opera?

Il periodo della guerra del 2002/2004 è stata l’esperienza più forte vissuta come Opera. Ci siamo trovati improvvisamente come Opera, tutte le vocazioni unite, per vivere insieme. La situazione ci ha fatto sperimentare la realtà di famiglia dell’Opera, che non poteva né agire né parlare, ma che testimoniava Dio, come i primi cristiani che mettevano tutto in comune. In seguito si sono visti i frutti di questo periodo e della testimonianza data. La gente ci chiedeva perché non fossimo fuggiti quando potevamo. Li, ho sentito la forza dell’Opera.

 

 

 

Quale pensi sia il disegno della Mariapoli Victoria? e quali sono, secondo te, le prospettive?

Durante la guerra, ho avuto una visione molto chiara del potenziale e del disegno della Mariapoli Victoria, per il popolo della Costa d’Avorio e per l’Africa, senza parlare del mondo. È un disegno di fratellanza. L’ho visto con i miei occhi e ho vissuto questa realtà. Improvvisamente, la Mariapoli Victoria é stata abitata da più di 3.000 persone che vi cercavano rifugio. Passavo per salutare le persone, per vedere se c’erano feriti. Li ho visto nascere uno stile di vita comunitario: le mamme si sono organizzate per preparare i pasti; tutti si sono impegnati personalmente, hanno vissuto per gli altri, in uno spirito di grande generosità, proteggendo tutti, senza pensare solo a se stessi. C’era uno spirito di generosità dove si metteva tutto in comune; è stato molto forte vedere questa realtà di fraternità.

Come prospettive, ho la speranza perché lo spirito dell’Opera è « Gesù in mezzo a noi », “dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Questa è l’unica cosa che mi dà la certezza che l’opera di Dio continuerà.

 

Quali sono gli effetti dell’Ideale che hai visto sul popolo ivoriano?

Quando leggo il Vangelo, mi rendo conto che Gesù viveva in un mondo molto simile al nostro. Le parabole di Gesù ci mostrano come le persone hanno accolto il messaggio di Gesù. Le folle erano attratte da Gesù. Gesù è passato, ha chiamato ma pochi lo hanno seguito e hanno fatto suo il suo messaggio. Penso che l’Opera abbia lo stesso effetto di Gesù. L’Ideale attrae, ma pochi comprendono e rispondono. L’Ideale fa l’effetto di Gesù quando passa. Lo vediamo durante certe manifestazioni; lo abbiamo visto in occasione del centenario della nascita di Chiara nel 2020. Le persone sono attratte e ci sono anche profonde conversioni, sconvolgimenti nella vita, realtà vissute nelle famiglie, che non possono essere che il frutto dell’ideale vissuto.

 

Che esperienza è stata per te il Centro Nutrizionale Focolari ? Qual è l’essenziale di questo lavoro?

Posso di dire che come persona, non ho mai avuto lo spirito missionario, nel senso di venire in Africa per fare qualcosa di particolare. Mi è bastato seguire Gesù. L’esperienza del Centro Nutrizionale è nata come risposta di un gruppo di persone a Gesù in mezzo, una richiesta di fare qualcosa per i bambini. La mia esperienza si può riassumere così: vedere Gesù nei bambini, nelle persone che soffrono e fare ciò che è stato deciso con Gesù in mezzo per il bene di chi si è fatto avanti in cerca di aiuto.

Un giorno, mentre facevo le statistiche del Centro, mi sono accorta che avevamo curato più di 23.000 bambini. La metà dei bambini è stata curata dalla malnutrizione, sfuggendo alla morte, e l’altra metà è riuscita a crescere sana, senza cadere nella malnutrizione. Sono rimasta molto sorpresa dal risultato, non l’avevo notato. Non si sarebbe potuto fare una cosa del genere da soli.

L’essenza di questo lavoro è mantenere uno sguardo soprannaturale, come Gesù, lasciando da parte gli interessi personali. Se accogliamo ogni bambino, amandolo come Gesù, allora avrà sperimentato l’amore di Dio e crescerà sapendo che l’amore esiste.

 

Quale parola di incoraggiamento per noi che rimaniamo?

Se devo dire una parola, direi: non abbiate paura di vivere per Dio a tutti i costi, costi quel che costi, anche se dovete ricominciare più di 7.000 volte. Questo è solo ciò che rimane. Più ricominciamo, più riceviamo luce e possiamo andare avanti.

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